Videogiochi > Assassin's Creed
Ricorda la storia  |      
Autore: Fluxx    22/02/2011    6 recensioni
NON è YAOI.
(Non che io abbia qualcosa contro lo yaoi, solo che visti i personaggi e la 'lemon', si potrebbe pensare..)
1192 d. C.
Dopo la morte di Al-Mualim erano pochi gli assassini rimasti a voler continuare ad adempiere al loro compito. Con il tradimento e la morte del grande capo gli assassini caddero in un grande sconforto e la maggior parte abbandonarono le vesti.
Malik ed Altair presero il controllo degli assassini rimasti ma, Altair, era follemente innamorato di una templare.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Altro personaggio, Malik Al-Sayf
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un nuovo inizio




1192 d. C.
Della Mela non c'era più traccia e la guerra tra Templari ed Assassini sembrava essersi placata ma non finita.
Dopo la morte di Al-Mualim erano pochi gli assassini rimasti a voler continuare ad adempiere al loro compito. Con il tradimento e la morte del grande capo gli assassini caddero in un grande sconforto e la maggior parte abbandonarono le vesti.
Altair e Malik credevano fermamente in tutto ciò che gli era stato insegnato da Al-Mualim. Era vero, quest'ultimo aveva infranto per primo i suoi stessi insegnamenti ma i due assassini ci credevano davvero.
Non ci furono problemi per ristabilire un nuovo ordine: Malik prese il posto di Al-Mualim, diventò il 'saggio', il capo degli assassini e governatore di Masyaf. Altair, invece, continuò comunque il suo cammino da assassino, allo stesso livello del compagno.. Ma credeva che Masyaf e gli assassini avrebbero avuto bisogno di una persona come Malik. Sicuramente quest'ultimo era più saggio di lui e non si lasciava trasportare dal suo istinto, come un animale, come invece faceva Altair.
Trovarono presto nuovi assassini ed anche quelli vecchi pian piano riacquisirono fiducia. Insomma, tutto filava per il meglio, al momento. Una nuova e migliore setta di assassini stava nascendo e, questa volta, le loro fondamenta non si sarebbero poggiate su della semplice sabbia.


Il cavallo nero galoppava veloce, le frecce delle guardie scoccavano dagli archi e andavano a mancare rovinosamente il bersaglio, infilzandosi a terra.
“Vai! Vai! Più veloce!” Gridò Altair, calciando i fianchi del cavallo e tenendosi ben saldo alle redini. Il vento gli accarezzava il viso ambrato e gli muoveva la tunica bianca. Sentiva le grida delle guardie alle sue spalle. Li aveva quasi seminati, stava percorrendo la stretta via di alberi e tronchi caduti oltre la quale le guardie non sarebbero andate. Non lo avrebbero preso. Non questa volta. Ancora no.
Continuava a galoppare veloce, gli occhi scuri fissavano l'orizzonte al quale poteva scorgere le mura in legno di Masyaf. Era a casa, sano e salvo anche questa volta.
“Ooohhh!” L'Assassino tirò le redini ed il cavallo, dal galoppo, passò al trotto, poi al passo. Era sulla discesa che precedeva l'entrata di Masyaf. La percorse lentamente, facendo riprendere fiato all'animale, una volta arrivato alla scuderia rimodernata fuori dalle mura della cittadina scese da cavallo, tenendone le redini. Lo legò ad un palo e gli fece una carezza sul lungo muso, guardandolo negli occhi. Gli diede una pacca e poi si diresse verso l'entrata, varcandola.
Camminava a testa alta, come sempre dopo la vittoria. Aveva riportato le informazioni che servivano a Malik ed aveva ucciso quell'uomo che fin'ora si era rivelato solo una spina nel fianco.. E tutto era filato liscio come l'olio.
Arrivò fino alla fortezza di pietra dove risiedeva il compagno. Fuori, nel campo, v'erano sempre molti assassini ad allenarsi.
“Altair! Sei tornato con la vittoria in mano, come sempre, non è così?” Chiese Dalam, uno degli assassini di più alto grado.
L'Assassino non rispose ma dal sorriso sul suo volto si poteva constatare che era andato tutto bene.
Entrò dentro la fortezza e salì le scale, dietro al tavolo di legno scuro e pregiato c'era Malik che guardava fuori dal finestrone, sentendo i passi di Altair si voltò.
“Altair! Già di ritorno?” Chiese l'uomo dai capelli neri e la pelle scura.
“Mi sottovaluti come sempre, Malik.” Disse l'assassino con tono fintamente altezzoso. Tirò fuori una carta che somigliava ad una mappa, “Ecco a te.”
“Ottimo lavoro.” Si congratulò l'uomo.
I due assassini ormai avevano messo da parte l'odio che avevano provato l'uno per l'altro. Tra i due era nato un sentimento d'amicizia, quasi di fratellanza.
Malik si chinò sul tavolo, osservando la mappa.
Altair appoggiò le mani alla ringhiera dietro di lui e portò una gambra davanti all'altra, tenendone una a riposo.
“Ahh, mi è stato riferito...” Iniziò Malik, dal tono si poteva evincere che stava sorridendo. “Che c'è un assassino che spesso la notte lascia Masyaf.. Ne sai qualcosa a riguardo?”
Altair trattenne un sorriso, “Io? Dovrei?”
“Non lo so. Dovresti?” Alzò lo sguardo verso l'uomo di fronte a lui. “Dalle occhiaie che porti spesso la mattina azzarderei a tirare ad indovinare. Che forse quell'assassino sia tu?”
Le labbra di Altair ora si distesero in un sorriso completo e rilassato. “Può darsi.”
Malik aveva indovinato. Riconosceva quel sorriso: un sorriso colpevole. “E come mai, se è dato saperlo? Ci siamo forse innamorati di una donna?”
L'assassino a quel punto tornò serio. Di certo non poteva dirgli che ogni notte si vedeva con Maria Thorpe, l'attuale capo dei templari. “Può darsi..” Rimase sul vago.
“E quando hai intenzione di presentarcela, Altair?”
“Vedremo Malik, vedremo. Ora perdonami ma vorrei ritirarmi per meditare e riposare un po'.”
“Oh certo, fa pure.. Non vorrei farti arrivare stanco e senza forze dalla tua bella, questa notte.” Lo schernì Malik ma non in modo cattivo.
Altair sorrise e gli fece un cenno, scese lentamente le scale ed abbandonò la fortezza, dirigendosi verso il villaggio.

***


Era notte. Ad Acri i civili erano ormai tutti rincasati e per le vie c'erano solo guardie templari. Tuttavia, per quanto la lotta tra templari ed assassini potesse essersi placata, dopo la morte di Roberto De Sable i templari stavano molto più attenti al fatto che un assassino potesse aggirarsi per le loro città. Questo però ovviamente non spaventava Altair che pur di vedere la sua bella, Maria Thorpe, era disposto a rischiare tutte le notti, o quasi, per andarla a trovare.
L'assassino si trovava in piedi sulle mura di Acri, la brezza notturna gli spostava dolcemente la veste bianca da assassino e, con lo sguardo, già poteva scorgere da lontano l'abitazione di Maria. Da lì sopra aveva un'ampia veduta, studiava le guardie ed i loro movimenti che ormai conosceva quasi a memoria.
Saltò giù e si 'tuffo' in un cumulo di paglia sotto le mura. Non era intenzionato ad uccidere nessuno, sempre che non fosse stato necessario, avrebbe solamente allarmato i templari e rischiato di far aumentare la sorveglianza.
Uscì dal mucchio di paglia e si guardò intorno furtivo, corse fino alla casa di fronte a sé e, appiglio per appiglio, vi si arrampicò sopra. Da sopra i tetti non avrebbe attirato troppa attenzione. Cominciò a correre con passo agile e felino, saltando di palazzo in palazzo con grande maestria. Non ci impiegò molto tempo a ritrovarsi davanti la dimora di Maria. La sua casa era recintata da delle mura non molto alte, era un palazzo modesto. Spesso la gente 'importante' intorno a Maria gli suggeriva di spostarsi in un palazzo più prestigioso e sorvegliato ma lei, per comodità di Altair, ogni volta disdegnava quegli inviti, usando la scusa che spesso non era in città e che quindi sarebbe stato solo un palazzo sprecato.
Altair saltò da una casa fin sopra le mura e, da esse, fino a terra. Alzò lo sguardo e cominciò ad arrampicarsi fino alla sua finestra. Era aperta e già poteva scorgere Maria di spalle. Aveva dei capelli neri, non molto lunghi. Indossava la sua 'divisa' da templare. Era una donna intelligente, bella, coraggiosa.. Altair ne era pazzo.
Dopo averla osservata per qualche istante saltò dentro la finestra, il rumore di qualcuno entrare allarmò Maria che si voltò subito e vide il suo amante.
“Altair!” Disse la donna, andandogli incontro. Altair la raggiunse e le portò entrambe le mani sulle guance, baciandola con passione senza lasciarle il tempo di aggiungere altro.
La voleva. La voleva tutta per se. La voleva subito.
“Non saresti dovuto venire questa notte. Hanno trovato una guardia uccisa e stanno aumentando la sorveglianza.”
“Non posso starti lontano, Maria.” Disse l'assassino guardandola negli occhi. “Per quanto tempo ancora dovremmo tenere tutto ciò nascosto?”
“... Non lo so...” Ammise la donna, “Neanche io posso e voglio starti lontana, Altair.”
Maria amava pronunciare il suo nome, le sembrava così melodioso...
Erano passate alcune notti dall'ultima volta che si erano visti. La voglia per l'altro, ogni notte che passava senza che i due si vedessero, cresceva a dismisura. Ciò significava che ogni volta che i due si rivedevano dopo giorni, cadevano in un vortice di passione e concludevano con infinite dolci effusioni fino all'alba, quando l'assassino doveva lasciare la sua amante.. Alla fine era questo che erano ora: amanti. Amanti che non potevano farsi vedere alla luce del sole insieme.. Il che, sotto certi punti di vista, era anche intrigante e spingeva l'assassino ogni notte a dare sempre il meglio di sé, a soddisfarla a pieno affinché la donna non sentisse troppo la sua mancanza nei giorni a seguire... Ma era anche molto stancante e poco appagante.
Altair la baciò nuovamente con passione, ora la voleva, non gli interessava del resto. Per il resto ci sarebbe stato tempo dopo, ora voleva farla sua.
Maria contraccambiò il bacio dell'assassino, sentendo le mani di quest'ultimo cominciare a percorrere il suo corpo esile ma sinuoso, desiderose di lei. Le mani della donna, invece, cominciarono a liberare l'assassino da tutte le inutili, in quel momento, armi. Coltelli, spade, pugnali.. Tutto lasciato cadere a terra.
L'uomo scese a baciarle il collo mentre con le mani provvedeva a spogliarla dalle sue vesti da templare. Non ci mise molto a lasciarla semi-nuda.
La donna sospirò silenziosamente, portandogli le mani sulla schiena mentre l'assassino la spingeva verso il letto, continuando a riempirla di attenzioni. Prima di ricadere sul letto, lei, gli sfilò la lunga tunica bianca, lasciandolo solamente con i pantaloni e scoprendo quel fisico asciutto e perfetto che amava ammirare. Ogni singolo muscolo era ben definito, la pelle scura, ambrata, percorsa da numerose cicatrici. Deglutì, passando una mano sul petto di lui, tornandolo a guardare negli occhi scuri e profondi. Lo baciò.
Altair la fece adagiare sul letto e si sdraiò sopra di lei, evitando di appoggiare troppo peso e contraccambiando tutti i suoi baci, nel silenzio della notte si sentiva solo lo schioccare delle loro labbra. Ora, tolte le loro vesti, non dovevano più recitare una parte che non gli apparteneva, non erano più nemici o rivali.. Erano solo un uomo ed una donna, semplicemente quello.. E, come tali, avevano il diritto di potersi amare.
Lei sentì un brivido percorrerle il corpo, socchiuse gli occhi e si lasciò andare alle attenzioni di lui. “A-Altair..”
L'uomo le prese entrambe le mani, intrecciando le dita con le sue e portandole in alto sul letto, oltre le loro teste. Guardò Maria negli occhi, in silenzio, lei sentì un vuoto allo stomaco ogni volta che incrociava quello sguardo che dava l'impressione di volerla risucchiare. Guardarlo troppo a lungo le sembrava rischioso, come un labirinto dal quale non avrebbe più trovato l'uscita ma, nel quale, si sarebbe persa volentieri. L'assassino aveva gli occhi annebbiati dal desiderio e non aspettava altro che un cenno d'assenso da parte della sua amata. Lei si inumidì le labbra, persa ormai in quello sguardo così profondo e bello, in silenzio annuì appena con il cuore che le batteva forte, come se fosse un'adolescente alle prese con il suo primo amore.
L'uomo si liberò, finalmente, dalla costrizione dei pantaloni e, pochi istanti dopo, era dentro di lei.
Lei riaprì gli occhi, cercando i suoi, poi lo baciò, espirando rumorosamente.
Altair contraccambiò il suo bacio muovendosi dapprima piano dentro di lei poi, man mano, aumentando il ritmo.
Sentiva la sua partner soffocare alcuni gemiti in gola, mentre i due continuavano a baciarsi e a giocare l'uno con la lingua dell'altra. Non ci volle molto perché i due dimenticassero tutto ciò che li circondava, il luogo dov'erano, il fatto che erano 'nemici', la stupida guerra tra templari ed assassini... Tutto perdeva di significato quando erano insieme, quando erano una cosa sola.
I due non si diedero limiti di tempo, quella notte continuarono a lungo, finché la voglia di essere una cosa sola non spariva o, per lo meno, si affievoliva.

“.. Ahh, A-Altair!!” Gemette la donna, l'uomo incollò le labbra a quelle di lei, in modo da farle evitare di fare rumore. Avevano entrambi il respiro corto, affannato. Lei aveva le guance arrossate ed ansimava forte, lui la fronte imperlata di sudore.
Maria mugolava, portando entrambe le mani sulla schiena dell'assassino, avvinghiandosi a lui e spingendo le unghie nella carne dell'uomo così da farlo gemere... Il corpo era percosso da forti brividi e, insieme, raggiunsero l'apice del piacere.

Altair cedette sul corpo di Maria, adagiandosi lentamente, appoggiando la testa sul petto della donna. Sentiva ancora lievi brividi percorrergli il corpo. Scivolò poi sul letto, accanto a lei, tirando la donna a sé che si appoggiò con una mano e con il capo sul suo petto muscoloso.
L'assassino con l'altra mano le afferrò dolcemente il mento, facendole alzare il capo in modo che lo guardasse. La baciò lievemente sulle labbra, prima di guardarla negli occhi.
“Ti amo..” Sussurrò lui.
La donna sorrise. “.. Anche io ti amo, Altair.”
Silenzio.
Maria aveva riappoggiato il capo, socchiudendo gli occhi. Altair era rimasto in silenzio a guardare fuori dalla finestra, accarezzando il capo della donna.
Passarono lunghi attimi di quiete finché l'assassino non riportò lo sguardo sulla donna. “Maria.. Fuggiamo insieme.” Sussurrò.
“... Cosa?” Lei riaprì gli occhi all'istante, guardandolo.
“Fuggiamo insieme.” Ripeté Altair. “Ti insegnerò a vivere secondo il nostro credo... Andremo lontano e lo diffonderemo nel mondo dove ancora non è arrivato, insieme... E diventerai la madre dei miei figli.” Continuò a bassa voce.
Maria deglutì, guardandolo negli occhi. Le sue labbra furono percorse da un tremito. Voleva.. E come, ma poteva abbandonare tutto così?
“Ma i templari..”
“I templari, gli assassini..” La interruppe Altair, “Dimentica tutto ciò. Non importa cosa ci lasceremo alle spalle, importa cosa ci ritroveremo davanti e cosa costruiremo insieme. Non sei la sola a rischiare... Abbandonerò Malik che me ne vorrà davvero male.. E abbandonerò Masyaf, luogo in cui sono cresciuto e ho vissuto.. Cosa che non avrei mai fatto. Mai fatto tranne ora. Masyaf non mi è mai sembrata starmi così stretta come da quando ti ho conosciuta Maria. Io voglio stare con te. Vivere la mia vita insieme a te e non dovendo costantemente solo pensare a te.
“Oh.. Altair...”
Ci fu nuovamente silenzio. Altair pregava che la templare accettasse, nulla era più importante di quello, ora come ora.
“.. Va.. Va bene.” Disse la donna, guardandolo.
Altair sorrise, baciandola. “Ti amo, Maria.”

***


Il sole splendeva alto nel cielo. Era mattino, circa le nove, a Masyaf parecchia gente era già in giro.
Malik si stava occupando della mappa portatagli il giorno prima da Altair quando Dalam salì le scale e si fermò davanti al suo cospetto, inchinandosi.
“Sì?” Chiese Malik, alzando lo sguardo.
“Buongiorno Malik. Altair mi ha portato questa e mi ha chiesto di consegnarvela. Ha detto che era piuttosto importante.” L'assassino si alzò e arrivò al tavolo, porgendo all'altro una lettera.
“Altair? Bene, grazie.” Disse Malik prendendola. “Andate in pace, fratello.” Lo congedò.
Dalam chinò la testa in segno di rispetto e si dileguò mentre l'altro apriva la lettera. Chissà cosa si era messo in testa Altair...

'Caro Malik,
E' difficile spiegarti quello che è successo, dovrei cominciare da molto lontano, da prima che Al-Mualim morisse.
Non ho intenzione di dilungarmi molto quindi mi impegnerò a scrivere il necessario, sperando che una volta finito di leggere questa lettera tu non mi odi.. E che se un giorno dovessi tornare, potrai concedermi il tuo perdono.'


Tornare? Aveva letto bene? Nel leggere quelle parole la sua curiosità salì alle stelle, così si sbrigò a continuare a leggere.


'
Penso che ricorderai della donna-templare che aveva preso il posto di Roberto De Sable al funerale a Gerusalemme.
E' stato inevitabile ed un po' me ne vergogno, un assassino non dovrebbe farne di questi errori ma.. Eviterò di dirti perché o come, ma sì. Mi sono innamorato. Sono io l'assassino che, come avevi detto, ogni notte lasciava Masyaf per raggiungere Acri e passare qualche ora con la sua amata. Maria Thorpe.
Puoi stare tranquillo, Malik, non sono passato dalla parte dei templari. Non ho intenzione di finire come il vecchio Al-Mualim.. Al contrario: sono riuscito a convincere Maria a lasciarli e a passare dalla nostra parte.. Ma abbiamo anche preso una decisione: quella di lasciare tutto e andarcene via, lontano ed insieme.
Immagino che non sarebbe stato bello per lei ritrovarsi in un luogo pieno di pregiudizi.
Porteremo il nostro Credo in giro per il mondo, dove ancora gli uomini non ne sono a conoscenza. Troveremo nuovi adepti e creeremo una nuova comunità di assassini.
Maria sarà la madre dei miei figli.

Concludo, Malik, chiedendoti dal più profondo del mio cuore scusa. Scusa per tutto quanto, per i problemi che ti ho creato in passato, che ti sto creando ora e che probabilmente ti creerò in futuro.
Ho intenzione di tornare un giorno e spero di poterlo fare con serenità, tornare a Masyaf ed essere accolto a braccia aperte. Non vi ho abbandonati, vi ho lasciati per un breve tempo perché era la cosa più giusta da fare.
Inoltre, Malik, so bene che te la caverai anche da solo. Sei proprio ciò di cui Masyaf e gli assassini hanno bisogno...

Trattieni la lama dalla carne degli innocenti.
Agire con discrezione.
Non compromettere la confraternita.

So bene che non infrangerai il Credo e lo porterai avanti come dovuto.
Ti auguro una vita di pace e prosperità, Malik.

Altair.'


Malik ci rimase di stucco, strinse la lettera in una mano. “Che figlio di...” Mormorò, lasciando ricadere il foglio stropicciato sul tavolo.
Si voltò, verso la grande vetrata, un sorriso gli si dipinse sul voltò mentre un'aquila volava libera nel cielo.
“Buona fortuna, Altair.” Mormorò.








***

So che dovrei continuare la FF 'After the Death'.. Ma era da un po' che volevo scrivere una one-shot con protagonisti Altair e Maria!!!
Spero sia di vostro gradimento!
Tchuss!!!
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Assassin's Creed / Vai alla pagina dell'autore: Fluxx