1192 d. C.
Della
Mela non c'era più traccia e la guerra tra Templari ed
Assassini
sembrava essersi placata ma non finita.
Dopo la morte di Al-Mualim
erano pochi gli assassini rimasti a voler continuare ad adempiere al
loro compito. Con il tradimento e la morte del grande capo gli
assassini caddero in un grande sconforto e la maggior parte
abbandonarono le vesti.
Altair e Malik credevano fermamente in
tutto ciò che gli era stato insegnato da Al-Mualim. Era
vero,
quest'ultimo aveva infranto per primo i suoi stessi insegnamenti ma i
due assassini ci credevano davvero.
Non ci furono problemi per
ristabilire un nuovo ordine: Malik prese il posto di Al-Mualim,
diventò il 'saggio', il capo degli assassini e governatore
di
Masyaf. Altair, invece, continuò comunque il suo cammino da
assassino, allo stesso livello del compagno.. Ma credeva che Masyaf e
gli assassini avrebbero avuto bisogno di una persona come Malik.
Sicuramente quest'ultimo era più saggio di lui e non si
lasciava
trasportare dal suo istinto, come un animale, come invece faceva
Altair.
Trovarono presto nuovi assassini ed anche quelli vecchi
pian piano riacquisirono fiducia. Insomma, tutto filava per il
meglio, al momento. Una nuova e migliore setta di assassini stava
nascendo e, questa volta, le loro fondamenta non si sarebbero
poggiate su della semplice sabbia.
Il cavallo nero
galoppava veloce, le frecce delle guardie scoccavano dagli archi e
andavano a mancare rovinosamente il bersaglio, infilzandosi a
terra.
“Vai! Vai! Più veloce!” Gridò
Altair, calciando i
fianchi del cavallo e tenendosi ben saldo alle redini. Il vento gli
accarezzava il viso ambrato e gli muoveva la tunica bianca. Sentiva
le grida delle guardie alle sue spalle. Li aveva quasi seminati,
stava percorrendo la stretta via di alberi e tronchi caduti oltre la
quale le guardie non sarebbero andate. Non lo avrebbero preso. Non
questa volta. Ancora no.
Continuava a galoppare veloce, gli occhi
scuri fissavano l'orizzonte al quale poteva scorgere le mura in legno
di Masyaf. Era a casa, sano e salvo anche questa volta.
“Ooohhh!”
L'Assassino tirò le redini ed il cavallo, dal galoppo,
passò al
trotto, poi al passo. Era sulla discesa che precedeva l'entrata di
Masyaf. La percorse lentamente, facendo riprendere fiato all'animale,
una volta arrivato alla scuderia rimodernata fuori dalle mura della
cittadina scese da cavallo, tenendone le redini. Lo legò ad
un palo
e gli fece una carezza sul lungo muso, guardandolo negli occhi. Gli
diede una pacca e poi si diresse verso l'entrata,
varcandola.
Camminava a testa alta, come sempre dopo la vittoria.
Aveva riportato le informazioni che servivano a Malik ed aveva ucciso
quell'uomo che fin'ora si era rivelato solo una spina nel fianco.. E
tutto era filato liscio come l'olio.
Arrivò fino alla fortezza
di pietra dove risiedeva il compagno. Fuori, nel campo, v'erano
sempre molti assassini ad allenarsi.
“Altair! Sei tornato con la
vittoria in mano, come sempre, non è
così?” Chiese Dalam, uno
degli assassini di più alto grado.
L'Assassino non rispose ma dal
sorriso sul suo volto si poteva constatare che era andato tutto
bene.
Entrò dentro la fortezza e salì le scale, dietro
al tavolo
di legno scuro e pregiato c'era Malik che guardava fuori dal
finestrone, sentendo i passi di Altair si voltò.
“Altair! Già
di ritorno?” Chiese l'uomo dai capelli neri e la pelle scura.
“Mi
sottovaluti come sempre, Malik.” Disse l'assassino con tono
fintamente altezzoso. Tirò fuori una carta che somigliava ad
una
mappa, “Ecco a te.”
“Ottimo lavoro.” Si congratulò
l'uomo.
I due assassini ormai avevano messo da parte l'odio che
avevano provato l'uno per l'altro. Tra i due era nato un sentimento
d'amicizia, quasi di fratellanza.
Malik si chinò sul tavolo,
osservando la mappa.
Altair appoggiò le mani alla ringhiera
dietro di lui e portò una gambra davanti all'altra,
tenendone una a
riposo.
“Ahh, mi è stato riferito...”
Iniziò Malik, dal
tono si poteva evincere che stava sorridendo. “Che
c'è un
assassino che spesso la notte lascia Masyaf.. Ne sai qualcosa a
riguardo?”
Altair trattenne un sorriso, “Io? Dovrei?”
“Non
lo so. Dovresti?” Alzò lo sguardo verso l'uomo di
fronte a lui.
“Dalle occhiaie che porti spesso la mattina azzarderei a
tirare ad
indovinare. Che forse quell'assassino sia tu?”
Le labbra di
Altair ora si distesero in un sorriso completo e rilassato.
“Può
darsi.”
Malik aveva indovinato. Riconosceva quel sorriso: un
sorriso colpevole. “E come mai, se è dato saperlo?
Ci siamo forse
innamorati di una donna?”
L'assassino a quel punto tornò serio.
Di certo non poteva dirgli che ogni notte si vedeva con Maria Thorpe,
l'attuale capo dei templari. “Può
darsi..” Rimase sul vago.
“E
quando hai intenzione di presentarcela, Altair?”
“Vedremo
Malik, vedremo. Ora perdonami ma vorrei ritirarmi per meditare e
riposare un po'.”
“Oh certo, fa pure.. Non vorrei farti
arrivare stanco e senza forze dalla tua bella, questa notte.”
Lo
schernì Malik ma non in modo cattivo.
Altair sorrise e gli fece
un cenno, scese lentamente le scale ed abbandonò la
fortezza,
dirigendosi verso il villaggio.
Era notte. Ad Acri
i civili erano ormai tutti rincasati e per le vie c'erano solo
guardie templari. Tuttavia, per quanto la lotta tra templari ed
assassini potesse essersi placata, dopo la morte di Roberto De Sable
i templari stavano molto più attenti al fatto che un
assassino
potesse aggirarsi per le loro città. Questo però
ovviamente non
spaventava Altair che pur di vedere la sua bella, Maria Thorpe, era
disposto a rischiare tutte le notti, o quasi, per andarla a
trovare.
L'assassino si trovava in piedi sulle mura di Acri, la
brezza notturna gli spostava dolcemente la veste bianca da assassino
e, con lo sguardo, già poteva scorgere da lontano
l'abitazione di
Maria. Da lì sopra aveva un'ampia veduta, studiava le
guardie ed i
loro movimenti che ormai conosceva quasi a memoria.
Saltò giù e
si 'tuffo' in un cumulo di paglia sotto le mura. Non era intenzionato
ad uccidere nessuno, sempre che non fosse stato necessario, avrebbe
solamente allarmato i templari e rischiato di far aumentare la
sorveglianza.
Uscì dal mucchio di paglia e si guardò intorno
furtivo, corse fino alla casa di fronte a sé e, appiglio per
appiglio, vi si arrampicò sopra. Da sopra i tetti non
avrebbe
attirato troppa attenzione. Cominciò a correre con passo
agile e
felino, saltando di palazzo in palazzo con grande maestria. Non ci
impiegò molto tempo a ritrovarsi davanti la dimora di Maria.
La sua
casa era recintata da delle mura non molto alte, era un palazzo
modesto. Spesso la gente 'importante' intorno a Maria gli suggeriva
di spostarsi in un palazzo più prestigioso e sorvegliato ma
lei, per
comodità di Altair, ogni volta disdegnava quegli inviti,
usando la
scusa che spesso non era in città e che quindi sarebbe stato
solo un
palazzo sprecato.
Altair saltò da una casa fin sopra le mura e,
da esse, fino a terra. Alzò lo sguardo e cominciò
ad arrampicarsi
fino alla sua finestra. Era aperta e già poteva scorgere
Maria di
spalle. Aveva dei capelli neri, non molto lunghi. Indossava la sua
'divisa' da templare. Era una donna intelligente, bella, coraggiosa..
Altair ne era pazzo.
Dopo averla osservata per qualche istante
saltò dentro la finestra, il rumore di qualcuno entrare
allarmò
Maria che si voltò subito e vide il suo amante.
“Altair!”
Disse la donna, andandogli incontro. Altair la raggiunse e le
portò
entrambe le mani sulle guance, baciandola con passione senza
lasciarle il tempo di aggiungere altro.
La voleva. La voleva tutta
per se. La voleva subito.
“Non saresti dovuto venire questa
notte. Hanno trovato una guardia uccisa e stanno aumentando la
sorveglianza.”
“Non posso starti lontano, Maria.” Disse
l'assassino guardandola negli occhi. “Per quanto tempo ancora
dovremmo tenere tutto ciò nascosto?”
“... Non lo so...”
Ammise la donna, “Neanche io posso e voglio starti lontana,
Altair.”
Maria amava pronunciare il suo nome, le sembrava così
melodioso...
Erano passate alcune notti dall'ultima volta che si
erano visti. La voglia per l'altro, ogni notte che passava senza che
i due si vedessero, cresceva a dismisura. Ciò significava
che ogni
volta che i due si rivedevano dopo giorni, cadevano in un vortice di
passione e concludevano con infinite dolci effusioni fino all'alba,
quando l'assassino doveva lasciare la sua amante.. Alla fine era
questo che erano ora: amanti. Amanti che non potevano farsi vedere
alla luce del sole insieme.. Il che, sotto certi punti di vista, era
anche intrigante e spingeva l'assassino ogni notte a dare sempre il
meglio di sé, a soddisfarla a pieno affinché la
donna non sentisse
troppo la sua mancanza nei giorni a seguire... Ma era anche molto
stancante e poco appagante.
Altair la baciò nuovamente con
passione, ora la voleva, non gli interessava del resto. Per il resto
ci sarebbe stato tempo dopo, ora voleva farla sua.
Maria
contraccambiò il bacio dell'assassino, sentendo le mani di
quest'ultimo cominciare a percorrere il suo corpo esile ma sinuoso,
desiderose di lei. Le mani della donna, invece, cominciarono a
liberare l'assassino da tutte le inutili, in quel momento, armi.
Coltelli, spade, pugnali.. Tutto lasciato cadere a terra.
L'uomo
scese a baciarle il collo mentre con le mani provvedeva a spogliarla
dalle sue vesti da templare. Non ci mise molto a lasciarla
semi-nuda.
La donna sospirò silenziosamente, portandogli le mani
sulla schiena mentre l'assassino la spingeva verso il letto,
continuando a riempirla di attenzioni. Prima di ricadere sul letto,
lei, gli sfilò la lunga tunica bianca, lasciandolo solamente
con i
pantaloni e scoprendo quel fisico asciutto e perfetto che amava
ammirare. Ogni singolo muscolo era ben definito, la pelle scura,
ambrata, percorsa da numerose cicatrici. Deglutì, passando
una mano
sul petto di lui, tornandolo a guardare negli occhi scuri e profondi.
Lo baciò.
Altair la fece adagiare sul letto e si sdraiò sopra di
lei, evitando di appoggiare troppo peso e contraccambiando tutti i
suoi baci, nel silenzio della notte si sentiva solo lo schioccare
delle loro labbra. Ora, tolte le loro vesti, non dovevano
più
recitare una parte che non gli apparteneva, non erano più
nemici o
rivali.. Erano solo un uomo ed una donna, semplicemente quello.. E,
come tali, avevano il diritto di potersi amare.
Lei sentì un
brivido percorrerle il corpo, socchiuse gli occhi e si
lasciò andare
alle attenzioni di lui. “A-Altair..”
L'uomo le prese entrambe
le mani, intrecciando le dita con le sue e portandole in alto sul
letto, oltre le loro teste. Guardò Maria negli occhi, in
silenzio,
lei sentì un vuoto allo stomaco ogni volta che incrociava
quello
sguardo che dava l'impressione di volerla risucchiare. Guardarlo
troppo a lungo le sembrava rischioso, come un labirinto dal quale non
avrebbe più trovato l'uscita ma, nel quale, si sarebbe persa
volentieri. L'assassino aveva gli occhi annebbiati dal desiderio e
non aspettava altro che un cenno d'assenso da parte della sua amata.
Lei si inumidì le labbra, persa ormai in quello sguardo
così
profondo e bello, in silenzio annuì appena con il cuore che
le
batteva forte, come se fosse un'adolescente alle prese con il suo
primo amore.
L'uomo si liberò, finalmente, dalla costrizione dei
pantaloni e, pochi istanti dopo, era dentro di lei.
Lei riaprì
gli occhi, cercando i suoi, poi lo baciò, espirando
rumorosamente.
Altair contraccambiò il suo bacio muovendosi
dapprima piano dentro di lei poi, man mano, aumentando il
ritmo.
Sentiva la sua partner soffocare alcuni gemiti in gola,
mentre i due continuavano a baciarsi e a giocare l'uno con la lingua
dell'altra. Non ci volle molto perché i due dimenticassero
tutto ciò
che li circondava, il luogo dov'erano, il fatto che erano 'nemici',
la stupida guerra tra templari ed assassini... Tutto perdeva di
significato quando erano insieme, quando erano una cosa sola.
I
due non si diedero limiti di tempo, quella notte continuarono a
lungo, finché la voglia di essere una cosa sola non spariva
o, per
lo meno, si affievoliva.
“.. Ahh, A-Altair!!” Gemette la
donna, l'uomo incollò le labbra a quelle di lei, in modo da
farle
evitare di fare rumore. Avevano entrambi il respiro corto, affannato.
Lei aveva le guance arrossate ed ansimava forte, lui la fronte
imperlata di sudore.
Maria mugolava, portando entrambe le mani
sulla schiena dell'assassino, avvinghiandosi a lui e spingendo le
unghie nella carne dell'uomo così da farlo gemere... Il
corpo era
percosso da forti brividi e, insieme, raggiunsero l'apice del
piacere.
Altair cedette sul corpo di Maria, adagiandosi
lentamente, appoggiando la testa sul petto della donna. Sentiva
ancora lievi brividi percorrergli il corpo. Scivolò poi sul
letto,
accanto a lei, tirando la donna a sé che si
appoggiò con una mano e
con il capo sul suo petto muscoloso.
L'assassino con l'altra mano
le afferrò dolcemente il mento, facendole alzare il capo in
modo che
lo guardasse. La baciò lievemente sulle labbra, prima di
guardarla
negli occhi.
“Ti amo..” Sussurrò lui.
La donna sorrise.
“.. Anche io ti amo, Altair.”
Silenzio.
Maria aveva
riappoggiato il capo, socchiudendo gli occhi. Altair era rimasto in
silenzio a guardare fuori dalla finestra, accarezzando il capo della
donna.
Passarono lunghi attimi di quiete finché l'assassino non
riportò lo sguardo sulla donna. “Maria.. Fuggiamo
insieme.”
Sussurrò.
“... Cosa?” Lei riaprì gli occhi
all'istante,
guardandolo.
“Fuggiamo insieme.” Ripeté Altair.
“Ti
insegnerò a vivere secondo il nostro credo... Andremo
lontano e lo
diffonderemo nel mondo dove ancora non è arrivato,
insieme... E
diventerai la madre dei miei figli.” Continuò a
bassa voce.
Maria
deglutì, guardandolo negli occhi. Le sue labbra furono
percorse da
un tremito. Voleva.. E come, ma poteva abbandonare tutto
così?
“Ma
i templari..”
“I templari, gli assassini..” La interruppe
Altair, “Dimentica tutto ciò. Non importa cosa ci
lasceremo alle
spalle, importa cosa ci ritroveremo davanti e cosa costruiremo
insieme. Non sei la sola a rischiare... Abbandonerò Malik
che me ne
vorrà davvero male.. E abbandonerò Masyaf, luogo
in cui sono
cresciuto e ho vissuto.. Cosa che non avrei mai fatto. Mai fatto
tranne ora. Masyaf non mi è mai sembrata starmi
così stretta come
da quando ti ho conosciuta Maria. Io voglio stare con te. Vivere la
mia vita insieme a te e non
dovendo costantemente solo pensare a te.”
“Oh.. Altair...”
Ci fu nuovamente silenzio. Altair pregava
che la templare accettasse, nulla era più importante di
quello, ora
come ora.
“.. Va.. Va bene.” Disse la donna, guardandolo.
Altair sorrise, baciandola. “Ti amo, Maria.”
Il
sole splendeva alto nel cielo. Era mattino, circa le nove, a Masyaf
parecchia gente era già in giro.
Malik si stava occupando della
mappa portatagli il giorno prima da Altair quando Dalam salì
le
scale e si fermò davanti al suo cospetto, inchinandosi.
“Sì?”
Chiese Malik, alzando lo sguardo.
“Buongiorno Malik. Altair mi
ha portato questa e mi ha chiesto di consegnarvela. Ha detto che era
piuttosto importante.” L'assassino si alzò e
arrivò al tavolo,
porgendo all'altro una lettera.
“Altair? Bene, grazie.” Disse
Malik prendendola. “Andate in pace, fratello.” Lo
congedò.
Dalam
chinò la testa in segno di rispetto e si dileguò
mentre l'altro
apriva la lettera. Chissà cosa si era messo in testa
Altair...
'Caro
Malik,
E'
difficile spiegarti quello che è successo, dovrei cominciare
da
molto lontano, da prima che Al-Mualim morisse.
Non ho intenzione
di dilungarmi molto quindi mi impegnerò a scrivere il
necessario,
sperando che una volta finito di leggere questa lettera tu non mi
odi.. E che se un giorno dovessi tornare, potrai concedermi il tuo
perdono.'
Tornare?
Aveva letto bene? Nel leggere quelle parole la sua curiosità
salì
alle stelle, così si sbrigò a continuare a
leggere.
'Penso
che ricorderai della donna-templare che aveva preso il posto di
Roberto De Sable al funerale a Gerusalemme.
E' stato inevitabile
ed un po' me ne vergogno, un assassino non dovrebbe farne di questi
errori ma.. Eviterò di dirti perché o come, ma
sì. Mi sono
innamorato. Sono io l'assassino che, come avevi detto, ogni notte
lasciava Masyaf per raggiungere Acri e passare qualche ora con la sua
amata. Maria Thorpe.
Puoi stare tranquillo, Malik, non sono
passato dalla parte dei templari. Non ho intenzione di finire come il
vecchio Al-Mualim.. Al contrario: sono riuscito a convincere Maria a
lasciarli e a passare dalla nostra parte.. Ma abbiamo anche preso una
decisione: quella di lasciare tutto e andarcene via, lontano ed
insieme.
Immagino che non sarebbe stato bello per lei ritrovarsi
in un luogo pieno di pregiudizi.
Porteremo il nostro Credo in giro
per il mondo, dove ancora gli uomini non ne sono a conoscenza.
Troveremo nuovi adepti e creeremo una nuova comunità di
assassini.
Maria sarà la madre dei miei figli.
Concludo, Malik,
chiedendoti dal più profondo del mio cuore scusa. Scusa per
tutto
quanto, per i problemi che ti ho creato in passato, che ti sto
creando ora e che probabilmente ti creerò in futuro.
Ho
intenzione di tornare un giorno e spero di poterlo fare con
serenità,
tornare a Masyaf ed essere accolto a braccia aperte. Non vi ho
abbandonati, vi ho lasciati per un breve tempo perché era la
cosa
più giusta da fare.
Inoltre, Malik, so bene che te la caverai
anche da solo. Sei proprio ciò di cui Masyaf e gli assassini
hanno
bisogno...
Trattieni la lama dalla carne degli
innocenti.
Agire con discrezione.
Non compromettere la
confraternita.
So bene che non infrangerai il Credo e lo
porterai avanti come dovuto.
Ti auguro una vita di pace e
prosperità, Malik.
Altair.'
Malik
ci rimase di stucco, strinse la lettera in una mano. “Che
figlio
di...” Mormorò, lasciando ricadere il foglio
stropicciato sul
tavolo.
Si voltò, verso la grande vetrata, un sorriso gli si
dipinse sul voltò mentre un'aquila volava libera nel cielo.
“Buona
fortuna, Altair.” Mormorò.
***
So che dovrei continuare la FF 'After the Death'.. Ma era da un po' che volevo scrivere una one-shot con protagonisti Altair e Maria!!!
Spero sia di vostro gradimento!
Tchuss!!!