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Autore: Kiriame    22/02/2011    2 recensioni
Proteggere le persone che ami di più? Fosse così facile...
Una coppia a cui purtroppo in FMA Brotherhood viene dato troppo poco peso per i miei gusti. Siate clementi!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lan Fan, Ling Yao
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dunque rieccomi qua! Per vostra sfortuna... Ah-ha!
Vogliate scusarmi per la poca cura con cui l'ho scritta, ma siate clementi, era l'ora di greco e non avevo nulla da fare! In più amo questa coppia... Che dire? Spero solo di migliorare in futuro... ^///^ 
Vi ringrazio per il tempo che impiegherete (se mai qualcuno se ne darà pena) per leggere questa fanfic, spero di non deludervi! *imbarazzo*
Vedrò se questo capitolo avrà fortuna... In caso ne posterò altri, non c'è nulla di sicuro per il momento.
"Lo scoprireeeemo solo vivendoooo" cit.
Buona lettura! (~'-')~


È davvero possibile provare dolore e nello stesso istante provare una felicità che non hai mai sperimentato nella tua vita?
Io posso dire di sì.
Quella notte fu la più lunga, la peggiore, la più faticosa della mia esistenza...
Eppure non cancellerei quel ricordo per nulla al mondo.
L’emorragia finalmente si era fermata, ma il moncone non smetteva di provocarmi fitte tanto lancinanti da impedirmi di respirare.
Ansimavo,e credo di aver perso i sensi una volta, e mi dovetti trattenere più volte per non lanciare urli che avrebbero rivelato la nostra posizione.
Spostai lo sguardo verso la spalla. La benda era ormai zuppa di sangue scarlatto, e nel buio riuscii a vedere anche numerose macchie rosse sul lenzuolo polveroso, che spuntavano qua e là come funghi. Decisi di volgere la mia attenzione altrove, per distrarmi dal dolore...
Ma fu una scelta decisamente sbagliata.
Perché, perché il mio pensiero andava sempre a lui?
Principe...
Come avrei potuto proteggerlo? In quello stato... Ero inutile.
Dovevo farlo, dovevo aiutarlo a raggiungere l’immortalità, a salvare Xing... Era il mio compito; ero stata addestrata per quello.
Ma, più di ogni altra cosa, lo desideravo.
Desideravo stare sempre al suo fianco, desideravo avere la forza di coprirgli le spalle, pur dovendo arrivare ad uccidere, non m’importava: in questo mondo sopravvive il più forte. Ormai ci ero abituata... Chiunque è destinato a morire, prima o poi.
È giusto così: il flusso del Ki torna alla terra e produce nuova energia.
Tutto scorre...
Ma lui, no. Lui non può morire, non deve morire.
Poi un’esplosione.
Qualcosa saltò in aria, un lato della casa quasi si dissolse di colpo
Mi misi a sedere con grande sforzo, facendo leva sulla mia ormai unica mano, la destra. Ma con mia sorpresa riuscii a reggermi senza crollare: mi voltai e dietro di me vidi il suo viso nell’oscurità.
I capelli neri si fondevano con le ombre, le sue braccia forti mi sostenevano senza alcuna difficoltà.
«Lan Fan, sbrigati! Dobbiamo scappare.»
«Che... Cosa è successo?» sussurrai flebilmente, tentando in tutti i modi di alzarmi in piedi autonomamente, ma senza successo. Caddi a terra su un fianco (fortunatamente non il sinistro) e trattenni un gemito.
In un attimo mi ritrovai sulle sue spalle ad evitare di rimanere stordita dal profumo della stoffa logora, ma pur sempre regale, della sua giacca.
«Quel mostro... Dentro di sé nascondeva un altro mostro.»
Cominciò a correre dalla parte opposta a dove si trovava un attimo prima Gluttony (si chiama così, vero?) e ci disperdemmo tra gli alberi. Oltre la chioma nera e le foglie spinose ci attendeva un’automobile dai paraurti infangati e le ruote quasi completamente sgonfie, e alla guida c’era quel tipo, il dottore che mi aveva salvato la vita.
Fui adagiata sui sedili posteriori, madida di sudore e senza la forza di oppormi, malgrado la mia più ferma volontà nel farlo.
«Le affido Lan Fan, dottore.» fece per voltarsi e correre verso Edward e gli altri, ma esitò un istante.
«Principe...» sussurrai quasi senza esserne cosciente.
«Guarisci in fretta, ok? ...Ho bisogno di te.»
Ora, una guardia del corpo avrebbe interpretato quella frase in un certo modo, ma una ragazzina la interpreta in un altro, completamente diverso.
Ogni tanto mi scordavo perfino di essere una ragazza...
Arrossii violentemente e adagiai la testa sul sedile. Adesso che ne avevo l’occasione, lanciai degli urli di dolore acuti e strazianti, che quasi riuscivano a donarmi sollievo, se non dal dolore, dal pensiero di lui.
Pur di non trovarmi a cercare la sua figura fuori dal finestrino mi focalizzai sul dolore, e gridai fino a perdere le forze.
Credo di aver dormito molto, quel giorno, perché appena riaprii gli occhi vidi sopra di me un soffitto sconosciuto dalla vernice ammuffita ed incrostata, come mai ne avevo vista da quando mi trovavo ad Amestris.
Spalancai gli occhi quando mi scoprii in grado di muovermi senza provare eccessivo dolore, e mi misi a sedere.
   
 
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