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Autore: aoimotion    22/02/2011    6 recensioni
Sentì due braccia cingerlo prima ancora che potesse vederle, e una voce calda sussurrare qualcosa di preoccupante al suo orecchio.
"Penitenza..." Mormorò, e quelle parole suonarono come un'irresistibile minaccia. Ma pur sempre minaccia, cosa che convinse Shoichi a opporre un poco di resistenza. Giusto per fare scena.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shoichi Irie, Spanner
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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lemo Sedeva Shoichi sul freddo pavimento, con indosso il suo pigiama azzurro e in mano una tazza di latte.
Sbadigliò. Erano le sei del mattino dopotutto, e lui avrebbe dovuto trovarsi nel letto, sotto le coperte a rotolare in cerca di calore.
E invece, il caso aveva voluto che lui non avesse dormito per tutta la notte.

"Maledizione, maledizione! Non so cosa fare!" Continuava a ripetersi fissando il liquido bianco dentro la tazza, come fosse di lui la colpa del suo malessere.
La superficie vibrò, partecipe del dolore di Shoichi.
Sospirò. Doveva essere messo proprio male per prenderla con il latte di mucca.
E lo era, effettivamente.

Si alzò da terra, indolenzito. Gli faceva male tutto il corpo, e la testa sembrava sul punto di rotolare via. Gli occhi, privi dei loro occhiali, si sforzarono di mettere a fuoco l'ambiente circostante. Con scarso successo.
Irie Shoichi era ancora più porello e flaccido la mattina, quando il sole non era ancora sorto e il silenzio regnava in casa loro.
Loro... già.
Arrossì.

"Maledetto Spanner..." Mormorò avvilito "E' sempre colpa tua, sempre!" Esplose infine agitando le braccia al cielo con un moto di stizza infantile. Gocce di latte gli caddero sul viso, spaventandolo, e lui mollò la presa della tazza. Questa finì sulla sua faccia con un tonfo sordo, riversando il suo contenuto sui suoi capelli, e infine ricadde al suolo rompendosi in mille pezzi.
"UFFA!" Esclamò sfregandosi gli occhi "Perché sono così sfortunato?!"
Già, perché?

"Buongiorno Shoichi, dormito bene?"
E poi, quella voce.
Shoichi rabbrividì. Non sarebbe dovuto venire, non a quell'ora, non con i suoi capelli zuppi di latte, non con il suo pigiama fradicio, non mentre lui non indossava gli occhiali e non vedeva un accidente.
Perché lui ne avrebbe approfittato, certamente ne avrebbe approfittato.

"Sp-Spanner!" Esclamò isterico "Qual... qual buon vento?"
Silenzio.

"Ho sentito il rumore di un pezzo di ceramica che si sfracellava sulla testa di qualcuno, sicuramente la tua, seguito da una voce imprecante." Rispose infine, e un simpatico sorriso derisorio era apparso sulle sue labbra.
E non aveva il leccalecca in bocca.
E si sa... quando Spanner non ha un leccalecca in bocca, non ragiona.
Non solo, deve assolutamente riempire quel vuoto, con qualsiasi cosa.
E Shoichi era lì, e sembrava un paperotto fradicio.
Tutti sanno sommare 2+2, vero?

"Perché stai sorridendo in quel modo osceno, Spanner?" Chiese lui nel tentativo di darsi un contegno, tentativo che contribuì solo a farlo sembrare ancora più infantile e indifeso di quanto già non lo fosse a quelle ore del mattino.

"Come fai a sapere che sto sorridendo? Non indossi gli occhiali." Chiese lui, perplesso. Sapeva che l'amico era una talpa quando non aveva quelle lenti sul naso, eppure non incontrava nessuna difficoltà nel parlargli guardandolo dritto negli occhi.

"E chi ha bisogno di averli?" Sbottò lui "Io lo sento, quando ti fai beffe di me. Sembra che l'aria vibri di sagace ironia quando incurvi quella tua cavolo di bocca!" Si strizzò i capelli, e gocce di latte caddero per terra con un simpatico, piccolo tonfo umido.

Il sorriso di Spanner si allargò ancora di più.

"Interessante..." Bisbigliò, avvicinandosi all'esile corpo di Shoichi "Ehi Shoichi, sai che giorno è oggi?"

Fu come se un fulmine lo avesse fulminato, carbonizzandogli le sinapsi.
Quella domanda... era una provocazione, vero? Ma certo che lo era.
Shoichi avvampò e cominciò a tremare. Non voleva ricordare che giorno fosse, gli provocava troppo... disagio.
Eppure... rispose. Con un fil di voce, ma rispose.

"S... San Valentino." Mormorò, distogliendo lo sguardo.
Dannazione, perché l'aveva detto? In cosa sperava? Non aveva neppure uno straccio di idea!
E poi... Spanner sicuramente non voleva sapere che giorno fosse perché era San Valentino.
Doveva esserci un altro motivo, doveva. Si sforzò di ricordare... forse era la data di scadenza per quel progetto sui pannelli solari? O per il tostapane a vapore?

"Esatto" la distanza fra i due si stava progressivamente riducendo "e cosa si fa a San Valentino, Shoichi?"
Quel modo di pronunciare il suo nome... gli dava letteralmente alla testa.
Sicuramente non lo faceva apposta, ma Spanner metteva in quella parola una carica erotica che aveva qualcosa di straordinario. Abbastanza per provocargli un'erezione in qualunque momento della giornata.

Shoichi deglutì, ancora.
Non rispondere, si disse, perché se l'avesse fatto la conversazione chissà fin dove si sarebbe spinta.
Lui lo sapeva, lo sapeva benissimo. Sapeva che Spanner senza leccalecca è come un pene senza preservativo, ovvero un pericolo pubblico e privato.
Soprattutto
privato.
"Ehm... le pulizie in soggiorno?" Abbozzò con un sorriso che significava «ti prego, non mi provocare, già è mattino è il pene sta come sta, se ti ci metti pure tu e per giunta nel giorno di Sav Valentino io non mi controllò più!». Chissà Spanner quanto avrebbe colto di quel sorriso disperatamente sorridente.
Niente? Tutto?
Ma tanto, che importava? Lo avrebbe ignorato comunque. Perché aveva deciso come sarebbero finite le cose nel momento in cui, entrando in cucina, aveva visto trasparire dal pigiama bagnato i capezzoli di Shoichi.

"Risposta sbagliata."
La distanza fra di loro era praticamente scomparsa, e Shoichi potè giurare di vedere un rivolo di saliva colare dalle labbra dischiuse di Spanner.
Archiviò quell'immagine come simpatico scherzo della sua mente nonostantetuttoperversa e scosse il testone rosso, impaurito.
Sentì due braccia cingerlo prima ancora che potesse vederle, e una voce calda sussurrare qualcosa di preoccupante al suo orecchio.
"Penitenza..." Mormorò, e quelle parole suonarono come un'irresistibile minaccia. Ma pur sempre minaccia, cosa che convinse Shoichi a opporre un poco di resistenza. Giusto per fare scena.

"N-non possiamo, Spanner! E' appena mattina, puzzo di latte e sono ancora mezzo stordito e---"
Non potè terminare la frase, perché una scossa di inebriante piacere gli bruciò i neuroni, uno ad uno.
Spanner gli aveva posto una mano sul membro, sopra il pigiama, e aveva cominciato a massaggiarlo lentamente.

"Lui non sembra concordare" Disse, fingendosi pensante "non è ingiusto da parte tua reprimerlo così?"
Ah, quanto godeva. Quelle mani erano così... quanto era fortunato, ad avere un ingegnere per coinquilino!

Si impose di fermare quel movimento eccitante, per il bene della sua sanità mentale.
"No, Spanner. Ti prego..." Sussurrò, ansimando leggermente.
In realtà, se avesse avuto il coraggio/la forza gli sarebbe già saltato addosso per divorarlo. Ma non voleva che Spanner facesse il maialino solo perché non aveva il leccalecca. E poi... cavolo, puzzava come un caprone! Come avrebbero potuto, loro due, in quello stato... no, non se ne parlava!
Gentilmente pose la propria mano tremante sulla sua, allontanandola con un gesto delicato.

"Shoichi..." Mormorò deluso, reprimendo la virilità dentro il suo pigiama.

"Scusami, però, davvero... non voglio che... ecco... io e te..." Non riusciva a continuare la frase senza che gli apparissero nella mente immagini lussuriose. Si tinse di rosso cremisi, ma non smise di parlare "La prossima volta... ok?" Sussurrò quelle ultime parole con tutto l'amore, l'eccitazione e il desiderio possibile, abbracciandolo e affondando nel suo petto.
Ah, che meraviglia...

"Posso... almeno baciarti?" Chiese Spanner ricambiando il contatto con egual stato d'animo.
La bocca era ormai secca. Qualcosa doveva riempirla, al più presto.
E lui voleva quelle labbra, dolci come il suo leccalecca alla fragola. E anche di più.

"Mh." Mugolò consenziente.
E Spanner potè dare finalmente svogo al suo quotidiano bisogno di zucchero.

"Ti ringrazio, Shoichi." Gli bisbigliò all'orecchio, prima di sprofondare nella sua calda bocca, giocare con la sua lingua, timida e umida, leccargli il palato e gli angoli della bocca, succhiargli le labbra morbide e rosse come le sue adorate fragole, e godere nel sentirlo gemere dentro la sua cavità orale.
A Spanner piaceva sorprendere Shoichi, nei modi più vari possibili.
Così, un bel giorno che l'amico era uscito di casa per andare da qualche parte, lui aveva visto decine di video inc ui la gente di sbaciucchiava, finché non aveva elaborato un modo tutto suo per divorare la bocca dell'altro.
Con successo, e immenso piacere di Shoichi.

"Sp---" Gli mancava l'aria e voleva staccarsi, ma non ci riuscì, perché Spanner non aveva ancora riacquistato la lucidità e ne voleva ancora, ancora e ancora.
Le mani si posarono sul suo petto, toccando i capezzoli sotto il pigiama e stimolandoli con un veloce movimento delle dita, del tutto inaspettato.
Shoichi gemette di piacere e spinse la sua lingua nella sua bocca, cercando di sfogare quella piacevolissima sensazione.
Le sue mani si erano arpionate alla schiena di Spanner, tirando la pelle per resistere all'impulso di fare qualcosa di molto, molto più audace.
Poi, finalmente - o forse per sfortuna - Spanner si staccò da lui, ingoiando la bava in eccesso.

"Gochisosama." Disse lui congiungendo le mani e facendo un piccolo inchino di ringraziamento.
Ora sì che il suo cervello si era svegliato.

"Soddisfatto?" Chiese Shoichi con un colpo di tosse, tanto per sembrare che era stato lui il figo della situazione.
Tanto per sembrare.

"Molto. Grazie mille, Shoichi." E gli sorrise gentile, facendogli girare la testa e perdere la percezione di sopra e sotto, destra e sinistra.
E pensare che non aveva potuto dormire perché non sapeva cosa avrebbe potuto regalargli per San Valentino... si sentì di una stupidità disarmante. Come aveva potuto farsi un simile problema? Con Spanner? Dove ce l'aveva, quel testone rossiccio?

"P-prego..." Mormorò felice, mentre il suo cuore si scioglieva come neve al sole e sembrare esperti e vissuti non aveva più nessuna importanza, di fronte all'evidenza dell'amore.
E rimpianse di non avere gli occhiali sopra il naso, per nasconderci dietro gli occhi verdi lucidi di gioia.
Ma quanto lo amava, quell'ingegnere da strapazzo?




   
 
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