L’avevo fatto di nuovo, avevo ferito lui e me stessa.
È una storia senza fine, quella delle mie emozioni.
Kaien-dono era il mio raggio di sole, mi scaldava il cuore. Con lui stavo bene e non mi importava se ero solamente la sua subordinata, fintanto che potevo sentire quel calore.
" Ti affido il mio cuore. Grazie. "
Un hollow me lo ha portato via. Da lui, da Aizen e dall’orgoglio. Quell’orgoglio che mi sta allontanando anche dall’altro sole, freddo e nero, che entra nel mio cuore e scioglie l’armatura a riccio che ho costruito con tanta desolazione e tempo.
Il mio orgoglio mi odia. Lo stesso orgoglio che ho sempre usato per difendermi . Orgoglio di shinigami, orgoglio del clan Kuchiki, orgoglio di saper controllare i sentimenti.
Tutto falso.
Importanti.Inutili. Mi state uccidendo, ci state allontanando.
“Tu e il tuo orgoglio, Kuchiki Rukia, solo voi.”
E in fondo lo so benissimo che basterebbe farmi prestare un gigai da Urahara, per rivederlo, ma in che modo potrei arrivare, come se niente fosse?
<< È un po’ che non ci vediamo, Ichigo>> È tutto ciò che sono riuscita a dirgli l’ultima volta, tentando disperatamente di non buttare tutto fuori, di contenermi dal dirgli che mi era mancato.
Non posso, è colpa tua, orgoglio: vuoi che soffra.
Ichigo, perdonami. Prima o poi riuscirò a metterlo da parte. Per me, per te, per la mia anima.
<< Ne’, Rukia, è da tanto che non ci si vede. >>
<< Stolto. >> Piango come non piangevo da anni, nascondendolo e fingendo di essere calma, ma le sento benissimo quelle gocce che cadono inesorabilmente lungo le mie guance. << Stolto. >>
“Disegnatrice fallita, piccola, orgogliosa e irritante shinigami.” Non posso fare a meno di ricordare il nostro primo incontro, Ichigo.
<< Non "shinigami", sono Kuchiki Rukia. >>