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Autore: xadhoom    22/02/2011    3 recensioni
Peter Il Magnifico cercò d'analizzare con attenzione il suo rapporto con Re Edmund Il Giusto. Slash
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Edmund Pevensie, Peter Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Pete! Pete!”

Sorridendo, l'interpellato arrestò il proprio cammino, voltandosi in direzione di quel richiamo

“Si, Ed?” chiese con dolcezza, osservando con manifesto affetto il suo fratellino ritto di fronte alla sua persona, le guance arrossate dalla corsa

Col respiro ancora affannato, il giovane Pevensie rivolse al proprio familiare un sogghigno malcelato, al quale il ragazzo dai corti capelli biondi aveva imparato ad attribuire vari significati: Edmund aveva combinato un'altra marachella, a suo discapito, oppure nei confronti di un terzo e in quest'ultima eventualità il moro ricercava l'attenzione del proprio consanguineo per ottenere da questi protezione; un altro motivo poteva essere riconducibile ad un semplice capriccio. Un gioco, un dolcetto, che Edmund desiderava, ma che gli era stato negato e proprio in conseguenza di questo il giovane si era rivolto all'unica persona che avrebbe potuto assecondare il suo volere; infine rimaneva la terza opzione, la prediletta dal maggiore dei fratelli Pevensie...

Che si manifestò davanti ai suoi occhi quando il bambino alzò le piccole braccia verso la sua persona e mormorò, come se il giovane ritenesse il gesto non sufficientemente esplicativo, “Coccole!”

Peter ignorava se quel calore che ogni volta gli avvolgeva il petto dipendesse dalla tenera voce con cui Edmund pronunciava quelle parole o dal desiderio di affetto che l'altro esibiva. Il ragazzo rinunciava a cercare la causa nell'istante in cui le sue braccia andavano a circondare il sottile corpo del fratello, stringendoselo con forza al petto. A quel punto il moro esclamava tutta la propria approvazione attraverso un gridolino, circondando il collo del fratello con affettuoso slancio.

Il maggiore dei Pevensie riusciva a frenare a stento la propria felicità, poggiando appassionati baci su ogni lembo di pelle che le sue labbra riuscivano a raggiungere, su quel manto d'ebano levigato come seta, sulle palpebre che nascondevano quelle stupende pietre preziose color della notte più profonda, ma illuminate da una luce intensa in grado di catturare sempre lo sguardo dei loro ammiratori, fra i quali Peter si annumerava per primo.

Il suo piccolo fratellino...Il cuore del giovane biondo si era ritrovato irrimediabilmente catturato dalle sue spire cinque anni fa, nel giorno della nascita di Edmund.

Rammentava ancora l'espressione commossa e allo stesso tempo orgogliosa del padre nel momento in cui aveva gentilmente incitato il proprio figlio maggiore a raggiungere il letto dove giaceva la madre, i cui occhi carichi di una luce esausta ma felice erano fissi su un fagottino bianco teneramente avvolto nelle sue braccia. Peter ricordava la viva curiosità verso quel misterioso involucro bianco e il sorriso gentile che la madre gli aveva rivolto nell'istante in cui aveva scorto la sua presenza

“Vieni, Peter...saluta il tuo fratellino Edmund...” e pronunciando quelle parole la donna si era leggermente chinata per mostrare il nascituro al suo primogenito.

Grazie a quel gesto il maggiore dei fratelli Pevensie si era trovato di fronte ad una visione che lo aveva lasciato senza parole: davanti ai suoi occhi giaceva l'essere umano più piccolo su cui avesse mai poggiato lo sguardo (non ricordava granché della nascita di Susan, all'epoca non aveva ancora un anno), un minuscolo esserino dall'apparenza tanto fragile...

Peter era stato inizialmente invaso da una semplice sincera curiosità e perplessità di fronte a quello che i suoi genitori gli avevano presentato come fratello, ma i suoi sentimenti erano mutati radicalmente nell'istante in cui il neo nascituro aveva alzato le palpebre: due immense gemme nere si erano lentamente manifestate, guardandosi intorno stranite, prima di poggiarsi sulla sua persona. Peter si era ritrovato privato della capacità di respirare per gli intensi successivi secondi in cui quelle scure pupille si erano fissate sulle sue, finché il fantolino aveva improvvisamente lanciato un grido festoso, un piccolo braccino teso verso la sua persona. Agendo d'istinto, il futuro re di Narnia si era ritrovato proteso ad afferrare delicatamente una di quelle manine, con un sorriso estasiato sulle labbra, sotto lo sguardo amorevolmente compiaciuto della madre...

“Guarda, tesoro...sembra che al piccolo Edmund piaccia il suo fratellone...”

E nel corso degli anni Peter si era prodigato affinché il proprio consanguineo mantenesse inalterata questa inclinazione nei suoi confronti...

I suoi genitori avevano riso per anni dell'eccessivo zelo con cui il figlio maggiore tendeva ad occuparsi del suo fratellino. Peter mostrava di provare un sincero affetto per tutti i suoi parenti, ma verso Edmund manifestava una particolare predilezione. Qualunque necessità il moro avesse, Peter era sempre pronto a soddisfarla.

Seguiva il giovane ovunque e sebbene in certe occasioni il terzogenito provasse un leggero fastidio per quella soffocante presenza, alla sola vista dell'espressione desolatamente ferita del fratello, la sua irritazione scemava, e con gesto indulgente il giovane alzava le braccia verso il fratello, il quale si apprestava con rasserenato slancio ad assecondare la volontà del fratello.

“Peter, così mi soffochi!” ridacchiò il giovane riportando la mente del biondo al presente, accorgendosi di stare letteralmente soffocando di baci il viso del moro.

Distendendo le labbra in un sorriso carico di tenerezza, il maggiore riprese a poggiare intensi baci sul volto del più piccolo “Oh, cucciolo, ma se ti soffoco è perché ti amo troppo!”

E scene di quel tenore tesero a ripetersi per anni, finché Peter troncò di punto in bianco ogni manifestazione d'affetto nei confronti del suo consanguineo.

Alla mente tornò vivido il ricordo di quando Edmund, fiondandosi in camera terminata la scuola come di consueto, aveva colto con sorpresa il fratello seduto alla scrivania della stanza che condividevano. Il piccolo Pevensie era rimasto stupito dalla presenza dell'altro, in quanto all'epoca il maggiore preferiva rimanere a studiare in biblioteca fino a sera, tornando a casa soltanto all'ora di cena. Peter aveva iniziato a seguire questo protocollo da qualche anno, quasi desiderasse estraniarsi dalla propria famiglia il più possibile. Ma il futuro re di Narnia aveva cominciato a manifestare l'acume grazie al quale avrebbe ottenuto fama imperitura nella terra di Aslan fin in tenera età: la perenna assenza di Peter dal nucleo familiare era per lui riconducibile alla volontà di allontanarsi solo da un unico componente della famiglia. Cercando di mascherare il dolore che il comportamento dell'altro gli procurava, Edmund aveva sfoggiato il più incoraggiante dei sorrisi, avvicinandosi con cautela al fratello

“Ehi, Peter...oggi...oggi non sei rimasto in biblioteca?”

Senza neppure alzare lo sguardo dal testo che stava studiando, il biondo aveva risposto con voce monocorde “Era chiusa per un inventario...”

Il moro aveva annuito silenziosamente, mordicchiandosi le labbra, segno dell'evidente nervosismo che lo stava assillando. Era rimasto tentennante per qualche secondo, prima di alzare con decisione gli occhi verso l'altro membro presente nella stanza

“Ehi, Peter”

Il maggiore si era voltato con misurata lentezza verso il proprio interlocutore, scorgendo le braccia tese del fratello, un sorriso irrequieto dipinto sulle labbra

“M-mi...mi fai le coccole?”

Un tempo Edmund si sarebbe ritrovato imprigionato nell'appassionato abbraccio del fratello in un brevissimo lasso di tempo. In quella circostanza tutto quello che era riuscito a ottenere era stata una gelida occhiata, prima che il biondo riportasse la propria attenzione sul testo che stava leggendo.

Edmund aveva avvertito le lacrime agli angoli degli angoli; era riuscito nondimeno a darsi un contegno, mitigando il tremore della voce nel momento in cui aveva chiesto “Perché mi tratti così male? T-ti ho forse offeso in qualche modo?”

Senza neppure distogliere lo sguardo dal testo, il biondo si era limitato ad allargare la ferita che lui stesso aveva procurato al fratello

“Sei grande per le coccole, Edmund...”

Serrando con forza le dita nei palmi delle mani, il moro non era riuscito a soffocare un impeto di rabbia “A Lucy non lo dici mai, però!”, aveva sibilato, mentre l'ira e la gelosia diventavano tutt'uno.

“Lucy è più piccola di te, inoltre è una bambina...” aveva ribattuto con noncuranza, prima di aggiungere con voce gelida “cerca di crescere, Ed”

Le lacrime che aveva a lungo trattenuto cominciarono a scendere copiose sul suo viso, il viso deformato da una smorfia di astio

“Ti odio, Peter! Ti odio!”

Il rumore violento di una porta che sbatteva era stato l'unico rumore in seguito a quelle parole. Se Edmund fosse rimasto qualche secondo in più nella stanza, avrebbe visto Peter poggiare il capo sulla scrivania, vinto dalle lacrime che a lungo aveva cercato di reprimere.

Il loro rapporto si deteriorò a tal punto che Edmund preferiva spostarsi nello studio del padre nel cuore della notte piuttosto che condividere la stanza col fratello.Caricava la sveglia in modo tale da riuscire a svegliarsi un'ora prima del padre, chiudendosi poi nel bagno che condivideva con i fratelli per prepararsi con calma ad affrontare un'altra giornata. L'aspetto che Edmund ignorava era la perenne presenza di un'altra figura nello studio durante quelle lunghe notti.

Senza essersi mai fatto scoprire, infatti, Peter aspettava pazientemente qualche minuto prima di seguire Edmund, attendendo con trepidazione che questi si addormentasse, per entrare a sua volta nello studio. Rassicurato dal sonno profondo in cui cadeva regolarmente il fratello, il futuro Re il Magnifico si avvicinava alla figura addormentata, inginocchiandosi di fronte ad essa e perdendosi nella sua contemplazione.

Non osava neppure sfiorare quei sottili capelli neri o quella pelle pallida come la neve, paura non dettata dal timore di destare il più giovane, ma dal terrore di non riuscire a reprimere i propri istinti.

Ogni volta che osservava il fratello era invaso da un sentimento devastante, più lacerante di quello che aveva provato negli anni precedenti. Col tempo Peter si era reso conto di bramare con ardore gli istanti in cui Edmund pretendeva la sua attenzione, di sentire le sue labbra bruciare nel solo sfiorare quella pelle profumata; in definitiva, di provare un sentimento che non avrebbe dovuto coltivare nei confronti di un fratello.

Peter era perfettamente consapevole che la società aberrava simili emozioni e il solo pensiero di porre in pericolo il proprio consanguineo lo aveva convinto della necessità di allontanarsi il più possibile da Edmund. Ma la decisione a cui era giunto si era rivelata persino peggiore della cura alla vista dell'espressione ferita e addolorata del giovane Pevensie. Quando quelle pupille colme di dolore si posavano sulle sue, il ragazzo doveva far appello a tutte le sue forze per non fiondarsi sull'oggetto dei suoi tormenti, stringerlo a sé con tutte le proprie forze e non lasciarlo mai più.

E nel momento in cui il fratello cominciò ad estraniarsi da ogni singolo componente familiare, costruendo una barriera di odio e diffidenza verso tutto e tutti, Peter non aveva potuto far altro che guardarlo con il cuore dilaniato dal dolore.

Temeva di aver perduto Edmund per sempre. Ma il futuro riserva sempre delle sorprese.

In seguito alla scoperta del mondo di Narnia, al tradimento di Edmund e alla sua redenzione e resurrezione, Peter si era riavvicinato al fratello. Con l'intenzione di non lasciarlo andare mai più. I suoi sentimenti nei confronti del moro non erano affatto mutati, anzi, nel corso degli anni passati a Narnia, conseguentemente al fatto che lo scorrere del tempo non aveva fatto altro che accrescere la bellezza del giovane Pevensie, l'amore che Peter provava non aveva fatto altro che crescere senza rimedio alcuno.

In certe occasioni Peter era stato certo di impazzire e il lato peggiore della situazione consisteva nel fatto che Edmund, consapevole dello stato di agonia in cui versava perennemente il biondo ma ignorandone con esattezza la causa, si premurava di trasmettergli tutto l'affetto che un fratello poteva provare.

L'unica sua consolazione era quindi bearsi delle carezze che il fratello gli rivolgeva, pretendere ogni sua attenzione. Era perfettamente conscio di comportarsi in maniera infantile nel mostrarsi geloso di qualunque manifestazione d'affetto da parte di Edmund verso le amicizie che aveva stretto a Narnia o verso i suoi subordinati...Tentava con ogni mezzo, anche il più subdolo, di allontanare ogni pretendente dal suo adorato fratellino. Una volta era stato sul punto di fendere il petto di un insistente spasimante nell'istante in cui questi aveva osato baciare Edmund. Diavolo, era persino geloso dei baci e delle carezze delle sue stesse sorelle!

E il suo straordinario fratellino rispondeva a tutte quelle crisi di gelosia con infinita pazienza e amorosa comprensione, attribuendole all'eccessivo senso di protezione di Peter. Per questo, dopo essersi profondamente scusato del comportamento ostile del fratello, correva da questi con un sorriso sconsolato e commosso al tempo stesso, allargando le proprie braccia e permettendo all'altro di precipitarsi tra di esse.

Il loro rapporto non aveva subito ripercussioni negative neppure quando erano tornati in Inghilterra nelle loro sembianze infantili ed adolescenziali. Anzi, Edmund era rimasto l'unico componente della famiglia a cui Peter non aveva riservato un atteggiamento astioso che era seguito al dismettere i panni del re. Il terzogenito era rimasto fedelmente accanto fratello maggiore, sopportando con infinita paziente ogni suo scatto di ira e di questo Peter gli era stato profondamente grato.

Il maggiore dei Pevensie confidava nel solido rapporto che aveva costruito con il moro, un legame che aveva visto in pericolo in seguito al loro ritorno a Narnia. Caspian, il prode futuro re di Narnia, non aveva mirato soltanto alla corona che un tempo era appartenuta a Peter. Egli aveva messo gli occhi sul suo tesoro più prezioso. Ed era stato soprattutto questo il motivo per cui era sorta una violenta rivalità tra i due,una contesa dalla quale Peter temeva di uscire sconfitto.

Perché, come Caspian gli aveva una volta fatto notare con un maligno ghigno sulle labbra, il nuovo re di Narnia ed Edmund non avrebbero incontrato alcun impedimento nell'instaurare una relazione sentimentale. A Narnia non esistevano pregiudizi su coppie formate da persone dello stesso sesso e, soprattutto, tra Caspian ed Edmund non esisteva alcun tipo di parentela.

Al profondo sconforto in cui era caduto, Peter aveva risposto nell'unico modo possibile: fratturando il setto nasale del Telmarine.

E con sua somma soddisfazione il soggetto che aveva beneficiato delle attenzioni di Edmund in quella circostanza era stato proprio il biondo...

Il vantaggio di essere fratelli consiste nel conoscere le debolezze dei propri consanguinei e di sfruttarle al meglio. Per questo Peter aveva esibito un'espressione a tal punto addolorata e persa, del tutto sincera in verità, anche se per altri motivi, che Edmund non solo non aveva prestato cura alcuna a Caspian, ma aveva addossato a questi la responsabilità del pietoso stato d'animo in cui versava suo fratello maggiore.

Era stata veramente dura celare un sorrisetto sadico di vittoria verso Caspian mentre si beava dell'abbraccio di Edmund..

L'unico momento in cui Peter aveva temuto seriamente di perdere il fratello minore era stato durante il successivo viaggio dei Pevensie a Narnia, fuga a cui avevano mancato i fratelli maggiori. Peter aveva vissuto tutto il periodo di separazione dall'oggetto della sua adorazione con uno stato d'animo diviso dalla preoccupazione di un possibile pericolo a cui Edmund avrebbe potuto incorrere, dal terrore di non rivedere mai più il suo fratellino e dalla rabbia e ansia provocate dal pensiero di un certo odiato telmarine appiccicato al suo moretto.

Il professor Kirke aveva guardato con sospirata rassegnazione ogni matita fratturata dal giovane ragazzo a cui stava dando ripetizioni, aspettando pazientemente che il biondo terminasse il suo sproloquio quotidiano di cui riusciva soltanto a cogliere frasi sconnesse o maledizioni rivolte ad -un'idiota telmarine-.

Il futuro aveva poi presentato varie sorprese al maggiore dei fratelli Pevensie, alcune a tal punto stupefacenti che persino il re di Narnia aveva faticato a credere di averle realmente visssute....

“Peter!”

Si voltò di scatto in direzione di quella voce, incatenando il proprio sguardo in quello magnetico del volto che tanto amava.

Il vento accarezzava scherzosamente i capelli color d'ebano dell'altro, conferendo a questi un'aria sbarazzina. Ma sarebbe stato sufficiente osservare le braccia tese in avanti, il sorriso malizioso dipinto su quelle invitanti labbra o la sensualità con cui aveva pronunciato le consuete magiche parole per comprendere che il rapporto tra i fratelli Pevensie aveva subito ulteriori sviluppi.

In quel caso, tutti a beneficio di Peter Il Magnifico.

Fine

  
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