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Autore: Mikhi    23/02/2011    2 recensioni
Una rosa. Ecco come aveva sempre definito Sora, una piccola, delicata e fragile rosa che oscillava perennemente nei suoi più profondi pensieri.
~
Ascolta il cuore di quella persona, potrai sentirlo piangere.
- Eppure, avevi promesso di restargli sempre accanto. Perchè sei andato via?-
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Riku, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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My Little Rose.











~ Lascio che il tempo cancelli il mio dolore e che l'amore riaccenda il mio cuore.















Una rosa. Ecco come aveva sempre definito Sora, una piccola, delicata e fragile rosa che oscillava perennemente nei suoi più profondi pensieri.

Con la sua sola presenza era in grado di scandire il battito del suo animo, trasmutandolo in respiri ansiosi e soffocanti, talvolta in preoccupazioni.
Cosa aveva fatto per essere notato da una bellezza così sfuggente e vivace?
Non aveva mai trovato risposta a quella domanda e, forse, non avrebbe voluto mai trovarla.
Una rosa sfiorita, appassita con il passare del tempo, una rosa che aveva spezzato un sentiero ormai morto, la strada che ormai si poneva dinnanzi a lui in modo uniforme si era sgretolata. Sognava in modo ricorrente la sua sagoma che gli correva incontro, un amore distorto da visioni inconsce, vedeva sfocare pian piano il suo amore, sfiorire con il passare del tempo il suo viso e poi, vi era soltanto la cruda e amara realtà.
A due passi da lui non c'era la figura snella e gioviale di Sora, ma soltanto un suo pallido ricordo che gelido, perdeva forma, lo avvolgeva dentro un ultimo e caloroso abbraccio prima di svanire per sempre nel nulla.
Rimembrava un volto felice che lo osservava con nota curiosità e, seppur con un fil di voce, intonava una risata cristallina mentre i suoi occhi non facevano altro che piangere.
E' avanzata nella notte più profonda, gli ha preso la mano e, come un lieto vagare nella nebbia, l'ha trascinato via co sé. La sua voce gridava, implorava, piangeva; il dolore che era in lui ormai non poteva più scorgerlo, perchè la sua rosa non c'era. Gridava un amore che non riusciva a cogliere.
Era doloroso sentirlo così distante da lui.
Era doloroso amarlo e non poter essere amato.
Era doloroso desiderarlo e non poterlo avere.
Era doloroso non avere più la speranza di essere amato da lui.
Anche quella sera, il vento della notte girava nel cielo e cantava, ed in notti come queste che lo stringeva con amore fra le sue braccia, lo baciava tante volte sotto il cielo infinito. Come non amare i suoi grandi occhi che rispecchiavano il cielo?
Pensare che l'aveva. Sentire che l'ha perduto.
In quella notte stellata, la sua rosa non era lì con lui, e la sua anima non si rassegnava ad averla perduta. La sua voce, il suo corpo così chiaro fra i suoi pensieri, i suoi occhi erano come l'Infinito.
Che senso ha fermarsi a raccogliere le idee? Dov'era la tanto agognata pace interiore che ormai cercava da anni?
Solo e soltanto crepe, ovunque. Voragini di assenze e silenzi, eppure, lui tornava sempre lì, dinnanzi quella pietra fredda e impassibile con un mazzo di rose.
Solo una parola gli sarebbe bastata per sorridere un'ultima volta, solo un abbraccio per dimenticare, solo un gesto per ascoltare il suo cuore.
Forse non poteva udirlo, ma parlava piano, senza far rumore. Pieno di tristezza, di dolore e rabbia infinita, ogni battito ormai è stato frantumato, deriso, ucciso, umiliato, calpestato troppe volte e, seppellito da enormi macigni, aspetta soltanto che la sua rosa se lo porti via con sé.
Tutto quel silenzio pesava sulle sue spalle, non sapeva quanto avrebbe retto ancora, immerso in un mare di malinconia e come unica compagna un'infinita tristezza.
Lacrime di dolore solcavano ancora il suo viso, desideravano rivederlo, riabbracciarlo, poter specchiarsi ancora dentro quelle iridi splendide e senza confronti.
Aveva continuato a nutrire il suo amore come poteva, ma i macigni era troppi, quel viso innamorato di quegli occhi che l'avevano tradito.



- Mi domando se mai riuscirà a superarlo... -
Lo sguardo di Kairi era vacuo, malinconico e allo stesso tempo apprensivo nei confronti del compagno.
Il volto di Riku si era trasformato in una maschera di pietra impenetrabile, senza punti deboli, incapace di essere scalfita. Il dolore che celava era immenso e senza confini, lei lo comprendeva.
- Eppure, avevi promesso di restargli sempre accanto. Perchè sei andato via?-




Cosa rimane? Che cos'altro rimane adesso se non il silenzio?
I giorni trascorrono e le settimane scivolano in mesi nostalgici e privi di alcun senso, ricordi crudeli e allo stesso momento splendidi.
Cercava di scappare, di dimenticare, di ricominciare ad amarlo nuovamente, anche più di prima. Per alcuni istanti si illudeva di controllare, di cancellare, ma l'unica illusione è quella che ormai, da anni, gli dona ancora la forza di andare avanti, fingendo di aver superato il tormeno di giorni di disperazione.
Il ricordo delle sue dolci labbra, del suo sapore, del suo sguardo profondo.
Il ricordo della sua assenza.
Ancora una volta lacrime amare cozzano contro la pietra fredda, e in quel silenzio, si spegne un altro sorriso.
E, adesso, che cosa faccio mia piccola rosa?
Adesso che il sole è scomparso e son rimasto da solo, che faccio?
Adesso che la solitudine è padrona si me ed il mio cuore non riesce a vivere, che cosa faccio mia piccola rosa?


Ascolta il cuore di quella persona, potrai sentirlo piangere.


I suoi occhi, colmi di ingenuità, sono specchi della realtà di un mondo ormai senza pace.
Anche questa notte è fredda, la sua anima è attonita e si immerge nel silenzio della vita cercando una risposta.
Una rosa si è abbandonata fra le braccia della morte, trafitta dagli innocenti raggi del sole.
Adesso, può soltanto soffermarsi ad osservare quella lapide senza espressione, quella figura ormai inesistente contornata da un semplice mazzo di rose.
- Grazie Dio, per avermi permesso di amarlo. - le sue iridi acquamarina erano volte al cielo senza stelle.
- Tu, invece, sei un idiota. Hai preso la mia anima, la mia vita e l'hai portata via con te. - sorrise.
Come si può ancora sorridere quando la tua anima è volata via?
Ed ora, non gli restava altro che un singolo pezzo di carta, su cui erano impresse la uniche memorie della sua felicità.

Ti affido la mia vita, sperando che un giorno il mio ultimo sorriso
ti dia conforto.

Magari non ora, ma un giorno capirai che quando riderai,
non avrai più paura.



- Come? Come si può essere così stupidi? Eh Sora? Come puoi lasciarmi solo in questo mondo? Mi hai abbandonato in questa valle di tristezza ed il mio amore è morto con te. -



Non dimenticarti mai di sorridere alla vita con la tua ingenuità da bambino, mia piccola rosa.


















~  
Angolo dell'Autrice.


Prima di tutto, vi chiedo perdono se questa storia vi ha rattristato. (_ _) *inchino*
Da come potete intuire dal testo, il piccolo Sora (La rosa) ha abbandonato al suo destino il povero Riku, e se vi state chiedendo come ho partorito questa idea evitate, non ne ho idea neanche io. xD
Spero che vi sia piaciuta e che, in un modo o nell'altro, riusciate ad apprezzarla :)

Kisu
~ 





 


 
















   
 
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