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Autore: SLAPPYplatypus    23/02/2011    3 recensioni
non so come mi sia venuta, davvero. è una cosa vagamente ispirata da Restless Heart Syndrome e molto, molto corta. se avete voglia (:
Per questo, smisi di combattere.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'insult to injury.'
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Vorrei solo ringraziare qualche persona, diciamo tutti i triliardi che mi ripetono che sono stra brava e tutto quanto (cosa che io non credo, ma comunque), grazie davvero un sacco. Ma sul serio. Voglio dire, vi strizzerei tutti fino a farvi esplodere gli occhi :3
Posso fare un'ultima, piccola, insensata richiesta?
Leggete piano. Voglio dire, prendetevi tutto il tempo e tutto quanto. Non so come sia venuta fuori questa, ed è davvero una One-shot cortissima, ma leggete piano, senza correre avanti con lo sguardo. Se poi volete davvero farmi felicissima, ma tanto tanto, leggetela ascoltando Disenchanted, dei My Chemical Romance (se avete deciso di essere buoni e accomodanti, potete trovarla qui: http://www.youtube.com/watch?v=K6JansGfpf4).
In ogni caso, leggetela come preferite. Non sarà il massimo, lo so, ma non riesco a descrivere tanto bene cose troppo intense, e se fa schifo vi prego, ditemelo. Non vi ucciderò!
Grazie a tutti, adesso smetto di blaterare e vi lascio leggere :)


_______





E' buffo.

Solo qualche anno fa, mi sentivo il padrone del mondo. Ero il padrone del mondo, in un certo senso; o di un certo mondo, piuttosto.

Adesso no. Adesso è tutto diverso.

E' passata un'eternità da quei giorni, e io l'ho trascorsa qui, immobile, bloccato su questo letto di un bianco sporco, che forse mi sarebbe sembrato abbagliante, un giorno, toccato da mani ruvide e squadrato da occhi che non riconosco.

Non so, di preciso, cosa mi sia successo; non ricordo come sono arrivato qui. Ho immagini vaghe e scontate di tutto, non so più cosa sia reale e cosa no; l'unica certezza che ho è l'unica che vorrei non avere.



Billie Joe, mi bisbigliò una volta Adie nell'orecchio. Billie, riesci a sentirmi? I dottori mi ripetono di parlarti. Io, non lo so, tu... tu non migliori, tu... tu sei così, da giorni e... e non so cosa fare, diceva, con la voce rotta. Tu stai male, Billie Joe; continuano a dirmi che hai una malattia molto grave, ma non spiegano mai cosa sia. Io- io vorrei solo... Mi manchi tanto. N-non ce la faccio, senza di te.

Una malattia? Era questo, che mi aveva ridotto in ginocchio, che mi faceva implorare di riuscire a fare anche un solo respiro senza quel Dolore pulsante nel petto, quella sensazione che una lama infetta mi penetrasse nella carne così tante volte? Era dentro di me, quel nemico che mi aveva strappato alla mia famiglia, al mio mondo, per lasciarmi in questo lacerante universo che non conosceva niente se non bianca Sofferenza?

Ogni volta che sentivo la mia mano scaldarsi leggermente, stretta tra quelle di Adrienne, dentro di me capivo che non poteva andare avanti così.

In bilico tra vita e morte, dolore e felicità. Lei meritava di più; Eighty meritava di meglio. Non potevo lasciare che soffrisse così tanto per me, guardandola piangere senza fare niente. Lei doveva avere una vita migliore di quella.


Per questo, smisi di combattere.

Abbracciai il Dolore come un vecchio amico a cui avevo negato il saluto per troppo tempo, le voci attorno a me si facevano sempre più lontane ed indistinte, mentre sentivo le mie labbra, le mie vere labbra, distendersi lentamente in un sorriso.




Addio, Adrienne.
   
 
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