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Autore: aliasNLH    23/02/2011    4 recensioni
Altrimenti detto: come fare ad ottenere il corpo di Tsunayoshi Sawada (no ragazzi, il doppio senso non ve lo siete immaginato) e tornare tranquillamente nella propria prigione prima di cena.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                 Onore ai piani, contorti, intricati (e inutili) di Rokudo Mukuro.

 


 
 


Altrimenti detto: come fare ad ottenere il corpo di Tsunayoshi Sawada (no ragazzi, il doppio senso non ve lo siete immaginato) e tornare tranquillamente nella propria prigione prima di cena.
 

 

 
 

[Tsuna]



Avete presente quando c’è il sentore che se qualcosa deve andare storto in una giornata…allora andrà inevitabilmente male? E vi assicuro che, per capire questo, non è affatto necessario possedere una qualche esagerata super intuizione Vongola; basta quello che ti circonda. Anche se devo ammettere che vedere uno Squalo mangiare con dolcezza un gelato sulle ginocchia di un sorridente e rilassato Xunxas lo rende alquanto evidente.

Ovviamente non è cominciato tutto così, altrimenti potrei semplicemente rinchiudermi in un istituto psichiatrico e fare una bella revisione del mio stupido super intuito, alla faccia del Primo che quando me l’ha tolto per un po’ ha causato danni; io nemmeno ci voglio diventare un mafioso anche se, più passa il tempo, più l’idea mi stuzzica. Immaginate di poter mettere fine a tutto quello che non vi piace con la vostra sola presenza…abbasso le guerre! Ma sto divagando…dov’ero? Ah, sì! Quindi, quando senti che qualcosa è fuori posto, e tutto quel giorno era decisamente fuori posto, allora qualcosa andrà assolutamente magari non male…ma in modo alquanto strano di sicuro.
Mh…magari non sono stato molto chiaro, vabbé, tanto ora ve lo spiego e, ne sono certo, capirete alla perfezione.
 
Tutto è cominciato più o meno esattamente nel momento in cui, dopo essermi svegliato da solo peraltro, non ho trovato nessuno in casa. Adesso non so se ce l’avete presente casa mia…non troppo grande ma comunque su due piani, un casino pazzesco, una scemucca (altrimenti detta Lambo; accidenti, Gokudera mi sta’ contagiando), un’esperta neonata di arti marziali cinesi (I-Pin), Bianchi che si è istallata nel nostro bagno,  il mio insegnante privato (altro neonato assassino e sadico fino al midollo), Fuuta e i suoi oggetti volanti (con a carico libro pesantissimo che lascia un po’ ovunque facendoti inciampare e previsioni a non finire), mio padre Iemitsu che, non si sa esattamente per quale motivo, è tornato a casa senza nemmeno avvertire (né dare una giustificazione soddisfacente dopo, comunque, tanto la mamma non la chiede mai per fortuna) e soprattutto, soprattutto niente mamma amorevole che prepara la colazione per un reggimento, tutta sorridente in cucina. In altre parole? Ero solo in casa, l’ho detto no?

Un tantino lungo l’elenco, vero? È perché mi sono dimenticato di aggiungere l’inarrestabile processione di amici e conoscenti e nemici e mafiosi che si presentano a tutte le ore, specie se coincidenti con quelle della colazione/pranzo/cena/merenda/spuntino (vedere Gokudera, Yamamoto, Sasagawa e sorella, Haru, Dino, Hibari quando chiomato per motivi non esattamente da sbandierare ai quattro venti [ma qui ci ritorneremo poi], Mukuro e compagnia per assurde sfide e gare di mangiate [il cibo centra sempre alla fine]), del giorno e della notte.

In ogni caso, qual giorno, ero completamente solo; il che non era di per sé molto normale ma la situazione è peggiorata quando, vestito, sono sceso in cucina trovandola vuota. Già il silenzio (inquietante se non ci sei più abituato) mi aveva allarmato ma vedere tutto lindo, pulito e soprattutto intero mi aveva visto costretto a sedermi per farmene una ragione.

Insomma…ho trovato sul tavolo un biglietto tutto pasticciato (ci vedevo la mano di mio padre lontano chilometri anche senza il disegnino della sua faccia come firma) che m’informava gentilmente che lui e la mamma erano partiti per un viaggio con destinazione non ben identificata (avrebbe dovuto essere un’isola quella indicata nella piantina da prima elementare disegnata a pastelli?) e con l’avvertimento che non sarebbero stati di ritorno almeno per una settimana.

Che dite…? Avvertire in anticipo no? Ma in fondo ci avevo fatto l’abitudine (è strano da dire, lo so’) e mi rassegnai a dover sopravvivere da solo per un po’. Ovviamente gli scrocconi si sarebbero dovuti arrangiare, col cavolo che gli avrei preparato io tutto quanto; sarebbe stato già tanto che mi fossi fermato a mangiare da solo a casa.

Completamente immerso in riflessioni di quel genere mi stavo quasi dimenticando del fatto che era a tutti gli effetti lunedì e che sarei dovuto andare a scuola. Meno male però che posso contare su Gokudera che, puntuale come la morte (sì, anche questo è strano da dire ma, ve lo assicuro, perfettamente vero) mi chiama dalla porta.

«Arrivo» gli gridai infilandomi le scarpe e chiudendo a chiave (da quanto tempo non portavo le chiavi con me? Gli interrogativi della vita…bha…ma andiamo avanti che è meglio).

«Buongiorno Judaime!» mi salutò allegro come al solito, forse un po’ troppo «oggi sono arrivato prima di quel Yakyubaka (altrimenti vedersi Yamamoto), ha! Lo dicevo io di essere il più degno come braccio destro, sempre puntuale!» ed ecco spiegato il mistero, sospirai, anche se espresso in un giapponese un po’ alternativo…quelli erano i momenti in cui si notava maggiormente quanto Gokudera venisse dall’Italia.

Ma a parte quella piccola precisazione tutto stava andando, o almeno così credevo, nel verso giusto: Yamamoto ci avrebbe raggiunto, ci sarebbero state le solite liti ovviamente tutte a carico di Gokudera perché l’altro si sarebbe limitato a ridacchiare, sarebbero volate un paio di bombe (tutto nella norma) e un Hibari spuntato dal nulla avrebbe massacrato Gokudera e anche quasi tutti quelli intorno già che c’era, giusto per mettere in chiaro che nessuno poteva avvicinarsi troppo alle sue proprietà (anche su questo ci torneremo poi).

È assolutamente incredibile come la normalità possa essere, già di per sé così straordinaria (chi può inserire un paio di massacri a colazione, delle bombe per merenda, due o tre sparatorie prima di cena e un’ultima esplosione prima di andare a dormire, giusto per salutare decentemente la fine della giornata? Io di certo), insomma dicevo, com’è possibile che questa normalità alternativa possa venire, ancora e in modo tanto radicale, sovvertita?

Certo, perché quello che si profilava all’orizzonte era sicuramente Yamamoto e quelli che partirono dalla bocca di Gokudera erano sicuramente insulti. Peccato solo che niente di tutto il resto fosse destinato a rimanere uguale.

«Buongiorno anche a te, Hayato» ecco, questo è un buon modo escogitato sul momento da Yamamoto per zittire Gokudera. E quando mai l’aveva chiamato così familiarmente per nome?

Gokudera farfugliò qualcosa prima di riprendere la sequela di insulti, precedentemente interrotta dalla sorpresa, con un tono ancora più alto se possibile.
«Come ti permetti Yakyubaka di rivolgerti al braccio destro del Judaime in questo modo così familiare? Razza di-» ecco, probabilmente stava per dire qualcos’altro di offensivo a descrizione del giovane di fronte a loro quando, con un movimento repentino, il suddetto giovane, si chinò lievemente in avanti fino a far combaciare le proprie labbra con quelle dell’italiano, troppo scioccato per fare altro che rimanere immobile ad assaporarle.

Ero rimasto scoccato? Assolutamente. Ma niente, nemmeno quello choc era abbastanza elevato per non lasciar spazio ad altro sconcerto quando, con un sorriso malizioso, Yamamoto si staccò da Gokudera e gli sussurrò qualcosa che assomigliava pericolosamente ad una proposta oscena (insomma, aveva sentito distintamente parole come: circuire, sesso e posizioni ma, Dio santo, mettetele in bocca a Yamamoto…per poco non mi prendevo un infarto) si staccò da lui e cominciò a indietreggiare fino a cominciare a correre in una direzione che mi sembrava quella di casa Gokudera senza che quest’ultimo si smuovesse di un millimetro.

C’è da dire a discolpa dell’italiano che non si aspettava affatto una cosa del genere.

Anche se, pochi secondi dopo la sparizione dello spadaccino della pioggia, con il viso simile a quello di un’aragosta (per il colore, non la forma, precisiamo) lanciò un urlo belluino e, bombe alla mano, partì all’inseguimento dell’altro lasciandomi lì da solo. Doveva essere proprio scioccato.

Sospirando (quella mattina lo stavo facendo un po’ troppo spesso) decisi istintivamente di non seguirli. Potevo anche essere il loro capo o similia (visto? Conosco il latino e non ho paura di usarlo), potevo essere colui che sarebbe stato in grado di calmare Gokudera per un tempo sufficiente a Yamamoto di spiegarsi ma…diciamolo…chi non aveva notato la tensione sessuale tra di loro? Se lo spadaccino aveva finalmente preso il coraggio a due mani, buon per lui. Non volevo certo immaginarmi quei due…
Scuotendo con forza la testa tornai a rivolgermi in direzione della scuola quando, come due schegge impazzite mi vidi arrivare contro Gokudera e Yamamoto che si dirigevano nella stessa direzione di prima, ma provenienti dalla parte opposta. Cos’è? Mi chiesi vedendoli sfrecciare accanto a me senza peraltro notarmi, avevano fatto il giro dell’isolato?

E per quale motivo Yamamoto sembrava indossare una maglia di colore differente? E Gokudera aveva veramente addosso solo una canottiera?

Ma quella era una giornata strana, l’ho già detto, no? Ecco…sorridiamo e annuiamo, ok?

Senza pensarci più, forzandomi soprattutto a non pensare a quei due, varcai il cancello dell’istituto.

 

[Yamamoto]



Quella mattina mi ero svegliato insolitamente tardi, non avevo sentito la sveglia e non ero nemmeno andato a fare i miei soliti allenamenti mattutini; che stessi covando un’influenza? Possibile ma poco probabile. C’è però da dire che i sogni che mi avevano tormentato per tutta la notte (tormentato, che parola brutta, allietato no?) avrebbero potuto essere un avvertimento nemmeno troppo velato: insomma, vedersi un Gokudera in…abiti discinti?...o senza del tutto…voi che dite? Certo che mi sono svegliato prima di fargli qualcosa di poco etico nei confronti di un amico! Per chi mi prendete, per quel pervertito di Mukuro? Certe cose voglio farle da sveglio! Pervertiti.

Insomma, me ne stavo un po’ abbacchiato per il sogno interrotto così bruscamente e un po’ dispiaciuto per aver saltato così la solita corsa rilassante (che casualmente passava almeno dieci volte davanti a casa di Gokudera) quando mio padre mi ha urlato dalla cucina che c’era un mio amico e che stava salendo perché doveva assolutamente parlarmi.

Un po’ confuso perché qualunque amico avesse voluto parlarmi poteva farlo benissimo a scuola, tanto ci sarei andato tra dieci minuti, indossai la prima maglietta che mi capitò sotto mano e feci per raggiungere la porta della camera quando questa si spalancò con una foga tale da farmi cadere a terra per la sorpresa; come se la visione della persona apparsa non fosse da meno.

In piedi con un’espressione a dir poco scandalosa stava il tanto chiamato Hayato Gokudera con addosso solo i pantaloni della divisa scolastica e una canottiera bianca (forse sarebbe meglio dire tanto usata da essere trasparente); e voi volete dirmi ora come me ne potevo stare ora calmo?

Ridacchiando nervosamente mi portai una mano dietro la testa (per evitare che finisse incontrollata tra i suoi di capelli) e mi alzai in piedi.

«Gokudera!» lo salutai «che ci fai qui? Non dovresti essere a prendere Tsuna?»

L’italiano, invece di rispondermi, mosse qualche passo verso di me e mi arrivò a pochi centimetri di distanza, rilasciando un sospiro che ebbi quasi la paura di interpretare. Ma aveva sempre avuto quel profumo, di sigaretta e shampoo, così avvolgente? E gli occhi erano sempre stati così verdi? E la pelle così morbida…? Pelle?

Con un singhiozzo sconvolto mi allontanai di scatto; come avevo fatto a non accorgermi del fatto che si stesse bellamente strusciando contro di me? Oddio!!!
Con un altro sospiro Gokudera mi si avvicinò facendo aderire le nostre guance e cominciando a muoversi lentamente fino a far sfiorare con le sue labbra la pelle del mio collo. Incapace di muovermi lo lasciai fare almeno fino a quando non mi prese il lobo tra i denti e tirò dolcemente (oddio, ho appena messo Gokudera e dolcemente nella stessa frase! Selvaggiamente, animalescamente, cazzo cosa sta’ facendo…mmmmh…per la miseria, stiamo parlando di Gokuder-ah…oddio, oddio, oddio!!)

Ansimando pesantemente mi staccai (no! Perché lo sto facendo!?) e lo fissai in volto.

«G-Gokudera…?» bene, rimettiamo in pista il cervello solo per un attimo, ok? Sono in camera mia? Sì. E’ Gokudera quello di fronte a me? Sembra proprio di sì anche se comincio ad avere qualche dubbio. Mi ha baciato? No, ma ha cominciato a fare ben altro… «c-cosa stai…f-?»

«Yamamoto» il sussurro era talmente intriso di aspettativa e di desiderio che il poco di cervello che ero stato in grado di racimolare mi fece ciao ciao con la manina e se ne andò alle Bahamas con tanto di biglietto di sola andata.

A mia discolpa posso solo dire che me ne sarei dovuto accorgere che c’era qualcosa di strano ma provate voi a ragionare con uno come Gokudera in quello stato di fronte a voi! Non mi biasimo mica di averlo afferrato e aver cominciato a baciarlo! Ovviamente tutto questo prima che lui si allontanasse ansimante (ah! Non ero l’unico in quelle condizioni) e mi sussurrasse all’orecchio di seguirlo; cosa che feci immediatamente senza pensarci nemmeno troppo, seguendolo giù per le scale, in strada, passando accanto ad uno Tsuna sconcertato, ma senza vederlo veramente, e rincorrendolo per quella che, ne ero praticamente certo, era casa sua.

La cosa stava prendendo una piega decisamente interessante.
 

 

[Gokudera]



Punto primo: come diavolo si era permesso quello di baciarmi, di fronte al Judaime poi!?

Punto secondo: gliel’avrebbe fatta pagare, e anche cara…eccome se l’avrebbe pagata…(no Gokudera, scaccia quel pensiero osceno dalla mente! L’avrebbe appeso per i piedi e l’avrebbe usato come tiro a segno per il suo nuovo tipo di Roket Bomb, lo avrebbe incatenato…mmmmh, incatenato…NO Gokudera! Ho detto di no!) l’avrebbe pagata comunque.

Punto terzo: ma da quando aveva quelle labbra morbide? No, qui ci vuole uno studio! Com’era possibile che quel fissato potesse avere delle labbra del genere? Che mangiare sushi un giorno sì e l’altro pure portasse a queste conseguenze?

Punto quarto: rivedere il punto terzo e farlo esplodere perché politicamente scorretto, certo pensieri non si fanno. Ecco, magari non esplodere che se no la mente si danneggia e…

Al diavolo! Ma da quando quel Yakyubaka è così veloce? Non sono ancora riuscito a raggiungerlo e...ma questa non è casa mia?

Rallentando il passo e rischiando di perdere di vista la preda (…la preda…) salii le scale fino ad arrivare di fronte alla porta del mio appartamento. Perché mi aveva portato qui? Perché si era fatto inseguire fino a qui? E soprattutto…dove diavolo si era cacciato?

Imprecando per l’averlo perso di vista già meditavo di mettere tutta la mafia alla sua ricerca per fargliela pagare quando un respiro ansimante mi raggiunse dalle spalle. Yamamoto.

Assottigliando gli occhi accesi nuovamente le bombe che tenevo in mano. Esattamente…cosa ci faceva lì? Non era di fronte a me? E poi, lo osservai con attenzione, quando si era cambiato la maglietta? La sensazione che qualcosa di strano stava accadendo mi colpì con maggiore forza ma non potei fare a mano di ignorarla, specie dopo averlo visto negl’occhi. Esattamente…da quando c’era quella scintilla di malizia?

«Gokudera…» e quella voce…merda.

«C-cosa ci fai lì, Yakyubaka? Non eri di fronte a me?» la voce era solo un tantino tremante ma cercai di non farci troppo caso, il grande Gokudera che balbetta…oddio si sta’ avvicinando…no Hayato, concentrati «e-e poi…come ti sei permesso di baciarmi?»

L’altro non mi ascoltò, o fece finta di non sentirmi, e mi si avvicinò talmente tanto che il suo respiro affannato si univa al mio, tra i capelli scompigliati della frangia che mi era scivolata davanti.

«Gokudera…» ripeté facendomi trasalire «perché ti sei rimesso la maglietta?»

Non avevo esattamente capito ma l’averlo così vicino e così intraprendente…

«Maglietta…?» perché diavolo stavo ansimando?

Non feci nemmeno in tempo a finire la frase che Yamamoto mi prese tra le braccia e mi trascinò con una furia che non credevo gli appartenesse dentro casa mia per poi farmi stendere sul mio letto, bloccandomi i polsi con le mani. Oddio, è un tipo intraprendente, così uomo…no, scaccia certi pensier- Insomma! Io sto’ cercando di trovare un senso a tutta questa follia e quello cosa fa? Mi toglie la camicia!? …anche se a pensarci…

Con un gesto secco me lo tolsi di dosso quel tanto che bastava per poterlo guardare in viso. Ora basta, si doveva tornare al punto cruciale della questione se non ne saremmo più usciti (e chi aveva voglia di uscire da lì? Per me l’avrei anche chiuso dentro camera mia e…)

«Come ti sei per-messo di baciarmi?»

«E tu di strisciarti a quel modo per poi scappare via?» la voce carica di desiderio mi raggiunse come un pugno allo stomaco (e anche un po’ più in basso la situazione era alquanto critica, non credete…) già abbastanza compromesso tra l’altro.

«Io non ti ho mai-»

«Tutta questa storia è strana e mi puzza tanto di complotto» mi interruppe nuovamente, la voce sempre più roca e un nuovo tono di urgenza, stringendo la presa sui miei polsi e costringendomi addosso a lui, le labbra ad un soffio di distanza «ma francamente mi va benissimo così».

Andiamo…cosa credete avrei potuto fare io? Allacciai le gambe dietro al sua schiena e spensi definitivamente il cervello andando a strusciare le labbra contro quelle eccitate di lui e cominciando ad imporre un ritmo che difficilmente avremmo abbandonato nel giro di mezza giornata.

Tanto per cominciare.
 

 

 


 
 
NLH
 
 
?
?
Allora? Che ne dite? Vi è piaciuto!? Santissimo…spero di sì, con tutta la fatica che ho fatto per scriverlo…ahah           A dire la verità era da un po’ che l’idea mi frullava in testa ma non ne volevo sapere di metterla per iscritto poi, ieri, mi stavo per mettere ad aggiornare una fic (Il sonno del cuore genera mostri  per chi fosse anche solo lontanamente interessato [sì, questa è pubblicità e non ho paura ad usarla]) e non sono riuscita a farne a meno.
Spero vi siate divertiti almeno un po’ J; almeno quanto me a scriverla.
 
Un bacio


p.s ho diviso la storia in due capitoli perchè mi è stato fatto notare essere un po' troppo lunga tutta in una volta...
buona continuazione :-)









 
 

 

  
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