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Autore: LemonKing    24/02/2011    2 recensioni
1. « Mi dispiace, siamo in ritardo!
Mi segua, per favore. »
2. « Non puoi andare così al cospetto del Re! Lui è l’unico in grado di farti uscire da questo posto, perché lui è la tappa finale. »
3. « Kanra-san mi ha informato del tuo arrivo e mi ha mandato questo via Email: è un piccolo regalo di benvenuto nel Paese della Crudeltà.
Mi ha detto ciò che ero in grado di fare per te. »
[Comprende ShinraxCelty]
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Salve a tutti >///<
Premetto che questa storia è strana, ma ho cercato di darle una logica.
I personaggi si rifanno a quelli di "Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie" (Lewis Carroll), ma non ci sono tutti e alcuni li ho aggiunti io.
Quindi, vi sono evidenti riferimenti, ma anche differenze sostanziali.
Spero che la fanfiction vi piaccia e la seguiate con piacere <3

PDA (Personal Digital Assistant - spesso detto computer palmare): un dispositivo elettronico portatile che può includere funzioni presenti su un computer, un telefono cellulare, un lettore musicale o video, di una fotocamera o videocamera.
Questo è l'oggetto che utilizza Celty e che nella fanfiction chiamo, appunto, PDA.


 


C r u e l t y l a n d ~


 

Il Corriere senza testa sfrecciava a bordo della motocicletta nera.
La tuta scura e il veicolo della donna si fondevano con le tenebre del cielo.
Stava tornando a casa, dopo aver terminato un incarico.
Il motore ruggiva, illuminato dalla luna.

D’improvviso una ragazza le tagliò la strada.
Celty frenò, mentre quella continuò a correre, senza curarsi di aver rischiato la vita. Si voltò solo a guardarla un momento, fissando il casco, senza che le gambe, però, smettessero di muoversi.
Era buio ed era notte fonda. Dove stava andando tutta sola?
Stava scappando? Da chi?
A rincorrerla non vi era nessuno.
Per di più i suoi abiti la rendevano alquanto strana: aveva una corta gonna azzurra, una camicia bianca, un grande fiocco rosso al colletto, due occhiali tondi con la bordatura dorata; le scarpe erano stivaletti rossi.
Soprattutto aveva due lunghe orecchie bianche da coniglio sulla testa e una codina, simile a un batuffolo di lana.
Celty decise di seguirla.
Fu facile, poiché in strada non vi erano né auto, né pedoni. Sì, Ikebukuro era vuota.
Anche quella era una cosa sospetta.
La ragazza si fermò ad un semaforo non funzionante e aspettò che il Corriere senza testa si arrestasse dinnanzi a lei.
Le fece segno di scendere dalla moto, accompagnando la richiesta con un elegante e gentile inchino.
Celty aveva l’impressione di averla già vista prima, ma non riusciva a ricordare in quali circostanze l’avesse incontrata o vista prima d’ora.
Era una ragazza molto carina, con il seno abbondante.

« Mi dispiace, siamo in ritardo!
Mi segua, per favore. »

Ancora una volta piegò cortesemente il busto in avanti, poi corse via.
Celty la seguì, perché era questo che lei voleva. L’aveva aspettata, le aveva anche parlato, nonostante non avesse capito cosa volessero dire quelle parole.


Giunsero su una grande terrazza, all’ultimo piano di un palazzo grigio e vecchio.
Ci era passata una volta, forse anche di più, per di là. In quel momento, però, Celty non ricordava neanche per quale motivo.
La ragazza si avvicinò alla rete di protezione e la sorpassò, riducendo la distanza tra lei e l’aria che creava un vuoto, data l’altezza dell’edificio.
I capelli scuri si fondevano con la notte, illuminata solo dalla luna, visto che il resto delle stelle era coperto dalle nubi.

“Qual è il tuo nome?”, scrisse Celty sul PDA, raggiungendola.

« Sonohara Anri », si presentò lei, timidamente.

Aveva una voce dolce e pacata. Ma non sorrideva, era imbarazzata piuttosto.
La donna senza testa si chiese il perché l’aveva portata lì e rispetto a cosa erano in ritardo.
Non ricordava dovesse fare altro dopo l’incarico appena svolto, perché sì, aveva svolto un incarico, ne era sicura, ma si chiese che tipo di incarico.
Fu allora che si paventò: non le veniva in mente nulla. Era come se non avesse avuto una vita, come se fosse appena nata. Ma era sicura di aver vissuto una vita felice, fino a quando aveva visto quella ragazza.
Possibile che la sua testa, chissà dove, stesse prendendo i minuti che passavano per immagazzinarli nel cervello?
Decise di chiedere ad Anri qualcosa su ciò che stava accadendo, ma fu proprio quando prese il PDA, che precedentemente aveva fatto sparire nella manica d’ombra, che una botta alla schiena le fece perdere l’equilibrio.
Cadde nel vuoto.
Più che sentire l’aria che la accarezzava e accompagnava la discesa del corpo, ebbe come l’impressione di essere risucchiata da qualcosa.
L’ultima cosa che vide fu la ragazza che stringeva una katana al contrario: nella mano teneva la lama, il manico con il quale l'aveva colpita, invece, era ancora rivolto verso di lei.

« Mi dispiace », disse Anri, abbassando il capo.

Le mostrò poi un orologio, piegando un poco gli angoli delle labbra verso l’alto.

Celty udì il nitrito del suo amato compagno di corse e decise di non utilizzare l’ombra che poteva padroneggiare per salvarsi, perché la moto avrebbe salvato lei.






- Ringrazio A li per la correzione. :3 -

  
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