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Autore: Little Fanny    24/02/2011    3 recensioni
La storia del ragazzo che attese per più di duemila anni la donna che amava.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rory Williams
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: Waiting for you
Fandom: Doctor Who
Personaggi: Rory Williams
Rating: G
Genere: introspettivo, malinconico, romantico
Conteggio parole: 2760
Avvertimenti: spoiler! 5x13 “The Big Bang”, missing moment, one-shot
Riassunto: La storia del ragazzo che attese per più di duemila anni la donna che amava.
Note: partecipante alla missione della seconda settimana del Cow-T @maridichallenge, con il prompt Prigionia per il Vampire!Team.
Disclaimer: La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.




Waiting for you






Questa scatola ha bisogno di un guardiano, perché l'ultimo l'ho ucciso io.


Rory sguainò la spada, mettendosi a difesa della Pandorica.
Aveva fatto la sua scelta: non avrebbe abbandonato Amy, non adesso che l’aveva finalmente ritrovata. La amava, loro due erano legati da un sentimento profondo che nessuno sarebbe stato in grado di cancellare. Dovevano sposarsi la mattina seguente, per l’amor del cielo! Anche se, a valutare il nuovo ordine degli eventi, gli ci sarebbero voluti almeno duemila anni prima di poterla portare sull’altare.
Sospirò guardandosi attorno, osservando quelle figure sospese per sempre nel tempo e che sarebbero state la sua unica compagnia molto a lungo.
Ma Amy valeva la pena.
L’avrebbe aspettata in eterno, proteggendola in silenzio, combattendo la solitudine per lei.
Lei l’aveva riportato in vita e lui avrebbe assicurato un futuro per loro due, di nuovo assieme.

Si sedette sul basso muretto su cui era posata la Pandorica e si preparò a una lunga attesa. Sentiva l'elmo iniziare già a pesare sul proprio capo e i piedi, protetti da miseri calzari romani, diventare freddi. Si mosse inquieto, le orecchie vigili e lo sguardo attento mentre l'oscurità si faceva ancora più fitta.
“Oh Amy, cosa mi hai fatto?” chiese al vento, posando il capo contro quella scatola chiusa. Si passò una mano sul volto, ritrovandola sporca di terra e lacrime. “Guardami. Chissà… forse rideresti della mia scelta folle, ma in cuor tuo sapresti che non avrei potuto fare altrimenti.”
Si alzò in piedi e prese a camminare intorno alla Pandorica, la scatola che teneva prigioniera il suo cuore.
“Amy, mia dolce Amy. La mia tenace Amy, che non mi ha mai lasciato andare. Sei riuscita a riportarmi indietro nel mio tempo, mi hai trovato nella tua memoria. Sono una... cosa aveva detto il Dottore?” si fermò, sovrappensiero, posandosi su una di quelle losche figure di cui non conosceva il nome. La osservò curioso: aveva il volto di un rinoceronte ma il corpo da uomo bloccato in una posa battagliera.
Gli diede una pacca sulla spalla.
“Tanto vale che ti dia un nome, amico, visto che staremo per lungo tempo assieme.”
“Rinoman ti piace?” lo occhieggiò curioso, arricciando il labbro superiore.
“Rinox?” provò di nuovo sorridendo alla statua. “Fa molto inossidabile” continuò con tono colloquiale, cercando di convincerlo che il nome che aveva scelto per lui fosse davvero un buon nome.
“Silenzio è pari ad assenso, quindi, mio caro Rinox, stavo dicendo che... ah sì! Il Dottore dice che sono duplicato di plastica, creato dalla coscienza Nestene. Un corpo di plastica con sentimenti umani.”
Rory si posò contro una colonna di pietra, abbracciandosi stretto per scacciare il freddo che sentiva scavargli la carne, fino alle ossa.
“Ma se fossi davvero in plastica, non dovrei sentire freddo” ragionò con un filo di voce.
“Ehi! Dottore! Cosa mi dici adesso?” urlò nella stanza vuota, rivolgendosi verso l’ultimo punto dove aveva visto quel Signore del Tempo. “Chi è umano tra di noi? Tu o io?”

“Perché sento freddo? Perché provo questa rabbia? Perché ho sentimenti?” domandò ancora, parlando velocemente, con la voce che si abbassava di tono per ogni parola di smarrimento che si disperdeva in quella oscurità crescente.
“Se sono solo una coscienza imprigionata in un ammasso di plastica, incapace di provare emozioni reali, beh sappi che non mi sono mai sentito più umano di come mi sento adesso!” gridò con quanto fiato aveva nei polmoni. Avvertiva il proprio corpo bruciare e gli occhi pizzicare dalle lacrime che non voleva versare. Provava un senso di rabbia crescente, la tensione invadere tumultuosa le braccia e le gambe.
Urlò.
Urlò tanto.
Urlò fino a quando la sua voce non si ridusse a un bisbiglio indistinto.
Aveva preso la strada più semplice lui, il Dottore. Ma non avrebbe fatto cambio. Mai.
Era orgoglioso della scelta fatta poiché non poteva abbandonare Amy. Fosse anche morto nel proteggerla ne sarebbe valsa la pena.
Posò la fronte contro la scatola chiusa, mentre le lacrime scorrevano libere sul suo volto, scacciando via la rabbia e facendolo sentire più umano.

~o0o~


Erano passati dieci anni dall'ultima volta che aveva parlato con qualcuno.
Dieci lunghi anni di solitudine e silenzio.
A ben vedere lui era libero e poteva andare dove voleva, a differenza di Amy. Ma allo stesso tempo era imprigionato, proprio come lei. In modi diversi condividevano lo stesso destino, come se il fato avesse voluto giocare ancora una volta con le loro esistenze, per metterli di nuovo alla prova.

“Chissà...” mormorò dando un calcio a sasso, che andò a sbattere con forza contro una parete della stanza. Se avesse scelto la strada più corta adesso potrebbe essere da qualche parte nello spazio e in qualche tempo a stringere Amy tra le braccia, potrebbe vederla di nuovo ridere e sorridere come solo a lui è concesso. Invece di essere bloccato lì, sotto Stonehenge, con il Lupo di Neanderthal, Nerdy e Lucertolone. Non erano malvagi come compagnia, solo che alle sue battute rimanevano di sasso!
Rory rise alla sua stessa uscita spiritosa, ma ne risultò una risata amara che nulla aveva a che fare con le risate spensierate che Amy riusciva a strappargli.
Il suo preferito, comunque, rimaneva Salarino.

Scrollò le spalle, muovendo piano le articolazioni, la pelle liscia come il giorno in cui il Dottore l'aveva salutato lasciandogli quel mezzo avvertimento rubato dal tempo. Si mosse con attenzione, ripetendo i movimenti che l'esercito romano gli aveva inculcato a forza nel cervello.
Stava per finire la sequenza di affondi e parate, quando un rumore di ciottoli lo bloccò sul posto. Con passi felpati tornò di fronte alla Pandorica, calò l'elmo sul proprio viso e sguainò la spada, in posizione di difesa.
“Sta lontano dai...” aveva detto il Dottore e, Rory ci avrebbe scommesso la mano armata, la frase doveva finire con: “guai!”

Attese in silenzio con il cuore in gola, mentre sentiva i passi avvicinarsi e aumentare di numero. Dovevano essersi calati in una mezza dozzina – avrebbe potuto farcela – ragionò velocemente.
Inoltre dalla sua aveva il vantaggio dell'effetto sorpresa!
Rafforzò la presa sull'elsa della spada. Sentiva il proprio cuore battere imbizzarrito nel petto, mentre gli uomini dall'altra parte della porta cercavano di forzarne l'ingresso.
“O magari era scritto che dovessi rimanere qui, a vegliare sulla Pandorica. E, per quanto il Dottore blateri sempre che il Tempo può essere riscritto, sono convinto che ci siano determinati momenti che non possono e non devono essere cambiati.”
Rory annuì al proprio ragionamento, di nuovo battagliero e pronto ad affrontare chiunque fosse giunto in quel posto, alla ricerca della fantomatica Pandorica.

Con un cigolio sui cardini la porta si aprì, rivelando un manipolo impaurito di soldati. Erano poco più che ragazzi, con le cotte di maglia che cadevano grandi sulle loro gracili spalle. Le spade nelle loro mani tremavano vistosamente alla debole luce delle torce; si muovevano tutti assieme, come un unico corpo, cercando di farsi coraggio a vicenda.
“Chi è là?” urlò il più tarchiato del gruppo con voce baritonale. Fece qualche passo avanti ai suoi compagni, brandendo la spada davanti a sé e fendendo l’aria con movimenti sicuri.
Rory si mosse lentamente, il rosso mantello che ondeggiava piano alle sue spalle, il corpo in posizione d’attacco nella sua presa ferma e minacciosa delle sue mani.

“Chi sei?” domandò ancora l’uomo, avanzando di altri due passi.
“Stai indietro” gli ordinò Rory, con voce più profonda di quanto ricordasse. Si mosse nell’oscurità, sfruttando le ombre e la conoscenza della stanza per scivolare lungo le pareti fino a trovarsi di fianco all’uomo. Lo disarmò con movimenti veloci, puntandogli poi la spada alla gola.
“Un solo passo ed è morto” disse al gruppo dei giovani soldati, avvisandoli di stare indietro.
“Bada,” cominciò con voce tonante, “ti risparmio la vita solo se mi giuri che non tornerai mai più. Ascoltami bene, perché lo dirò una volta sola. Andatevene via di qui” disse con tono grave, fissando i soldati uno per uno.
“Altrimenti?” si azzardò a chiedere il capo con tono belligerante.
Rory gli si parò davanti, premendo la punta della spada contro il costato, ma senza scalfire la pelle. “Altrimenti sarà peggio per voi.” Li minacciò rinfoderando la spada e facendo loro cenno d'uscire.
“É l'ultimo avvertimento,” riprese vedendo il gruppo fermo ma tentennante, “e io non do mai seconde possibilità.”

“Siamo in sei e tu sei da solo,” chiosò il capo, ringalluzzito dalla sfida lanciata, “potremmo batterti facilmente.”
Rory ci pensò su un momento, prima di sorridere sornione.
“Potreste battermi, certo. Avete la superiorità numerica,” argomentò tranquillo, “ma io ho questo!” esclamò gettando a terra la spada e mostrando la mano armata. Sparò due colpi. Uno andò a conficcarsi ai piedi del gruppo di soldati mentre l’altro sfilò accanto all’orecchio del capo, facendolo barcollare all’indietro.
Rory li osservò fuggire via, mentre un ghigno di soddisfazione si dipingeva sul suo volto.
“Non così in fretta,” li richiamò, bloccando il più giovane tra di essi. Lo afferrò per un braccio e gli fece fare una piroetta su se stesso, in modo da guardarlo bene in volto.
Doveva avere una quindicina di anni al massimo. Gli occhi sembravano due fanali brillanti di terrore nell’oscurità e il suo corpo era scosso da brividi di paura.
“Raccontate in giro che la Pandorica è ben difesa. Un guardiano la proteggerà per sempre, anche a costo della propria vita. Fate entrare la Pandorica nella leggenda ed assicuratevi che nessuno osi mettere piede qui dentro per molto tempo ancora.”
Li fissò uno per uno, serio.
“Non sarò così indulgente la prossima volta.”

Sentì i loro passi tornare frettolosamente indietro, salire veloci le scale e chiudere l’accesso alla stanza. Rory espirò di sollievo, mentre pian piano la tensione abbandonava il suo corpo.
Abbassò il suo sguardo sulle sue dita armate, carezzando con timore le canne ancora fumanti.
“Sono di plastica” constatò con tono piatto, mentre la sua mano tornava normale.
Aprì e chiuse le dita, incerto e ancora sconcertato dal suo strano corpo, mentre piano piano l’eco di voci e di persone spariva, lasciando un’ombra remota dietro di sé.
Si sedette di fianco la Pandorica e attese, in silenzio, la venuta di qualche altro ricercatore.

Ci vollero trecento anni prima che altri uomini mettessero piede nella stanza.
Li spaventò e raccomandò loro di alimentare le voci della leggenda che lo volevano a difesa della Pandorica.

~o0o~


“Ho vinto io!” esclamò Rory ancora una volta, quando i dadi lo decretarono vincitore.
“Ah, Salarino, questa volta la fortuna non è proprio dalla tua parte” disse con tono fintamente triste, dando una pacca affettuosa alla corazza impolverata della creatura.
“Sai,” continuò con tono colloquiale, “Amy mi ha parlato di te. Vi siete incontrati durante il Blitz di Londra e tu e i tuoi compagni eravate occupati nel versare il the. Molto inglese da parte vostra.”
Bussò piano sull’occhio vitreo sgretolato dal tempo, senza ricevere nessuna risposta. Gli sarebbe piaciuto avere qualcuno con cui combattere o almeno discutere. Tutto quel silenzio l’avrebbe fatto diventare pazzo. Anche se doveva ammettere che l’ultima storia che aveva raccontato doveva aver sortito il suo effetto, visto che erano più di mille anni che nessuno metteva piede sotto Stonehenge.
“Diceva che eri l’essere più terrificante dell’universo intero. Bella definizione, non pensi Salarino? Pure il Dottore è stato preso in contropiede dalla vostra apparizione.” Sbuffò ripensando al Signore del Tempo e chiedendosi cosa stesse facendo lui adesso. Si domandò se il piano fosse andato come doveva andare, si chiese, ancora una volta, se Amy fosse viva.
Espirò con calma, cercando di placare l’ansia.
“Comunque poi è successo qualcosa, non ho mai ben capito cosa a voler essere sinceri, viaggi nel tempo, creature aliene... era difficile averne a che fare. Mentre Amy sembrava sempre così a suo agio, sembrava capirne sempre di più, come se l’universo stesso si fosse riversato nella sua mente.”
Abbassò lo sguardo sulle proprie mani tremanti.
“Sai, Salarino, mi ha detto che eri la creatura peggiore dell’universo, assetato di morte e distruzione. Ma anch’io sono così. Io-”
La voce gli morì in gola, non aveva il coraggio per continuare.
“Io l’ho uccisa. Cosa mi rende diverso da te? Da voi?” domandò con le lacrime agli occhi. “Ho ucciso Amy e non volevo farlo. Sono prigioniero di un corpo di plastica, schiavo di una coscienza che mi ha plasmato.” Disse osservandosi con disprezzo.
“Sono prigioniero della mia scelta, bloccato qui, a difesa di questa scatola. Sono succube dei miei sentimenti. Sono umano e allo stesso tempo non lo sono!” Gridò al vuoto, mentre sentiva il senso di colpa invadere il suo corpo.
Abbassò le braccia stremato, mentre sentiva la rabbia pulsare frenetica nelle sue vene. Tirò fuori la spada e si mosse rabbioso nella stanza, brandendola contro nemici invisibili fino a quando le sue giunture di plastica non urlarono pietà.
“Sono Rory Williams di Leadworth. Sono l’uomo che si sposerà con Amelia Pond!”

~o0o~


Rimase sotto Stonehenge per altri cinquecento anni, indisturbato dalle catastrofi naturali che sconvolgevano la terra sovrastante.
Dopo di che, con l’avvento delle armi con polvere da sparo, la sua esistenza divenne più frenetica e pericolosa. Non aveva più il vantaggio della tecnologia, ma poteva sempre contare sull’effetto a sorpresa.
Si tenne il più possibile lontano dai guai, memore delle ultime raccomandazioni del Dottore che non lo volevano al centro di risse.
Si spostò tanto, attraverso i secoli e i continenti: il centurione solitario e la Pandorica.
In molte culture fu adorato come un dio, in altre fu dipinto come il caos.
In molti si tennero alla larga dalla sua figura, mentre in tanti, troppi, cercarono di forzare la sua difesa per aprire la Pandorica prima del tempo. In un modo o nell’altro riuscì a uscirne indenne, mentre la sua storia entrava nelle leggende di tutto il mondo.

Continuò il suo vagabondare errante, prigioniero della sua scelta, fino a quando un gruppo di archeologi e studiosi gli offrì un posto sicuro: il National Museum a Londra.
Accettò dubbioso, ma con le nuove tecnologie doveva per forza fermarsi da qualche parte e Londra doveva essere la sua meta finale. Rimase a difesa della Pandorica, combattendo strenuamente contro la burocrazia e la curiosità degli storici. Offrì le sue conoscenze, fece di tutto pur di non far cadere la sua Amy nelle mani sbagliate.
Continuò così fino al bombardamento di Londra, quando la sua vita cambiò di colpo.

“Sei plastica vivente, ma non sei immortale. Non ho idea di quanto durerai.” Gli aveva detto il Dottore, tanti secoli addietro. “E non sei indistruttibile. Stai lontano dal calore e dai segnali radio, quando arriveranno. Non puoi guarire né ripararti, ogni danno sarà permanente."

Le parole del Signore del Tempo si ripetevano nella sua testa, accavallandosi le une sulle altre.
“Stai lontano dal calore” mormorò sottovoce mentre passava una corda attorno alla Pandorica. “Più facile a dirsi che a farsi, Dottore.”
Attorno a lui la stanza era in fiamme, i calcinacci cadevano al suolo in un fragore di scintille. Strinse saldamente la corda attorno al prezioso tesoro e la afferrò con le mani, iniziando a tirare. L’aveva fatto tante volte ormai, muovendosi con cura, attento a non provocare nessuno scossone che potesse mettere in pericolo l’incolumità di Amy. Ma stanotte non aveva tempo.
Questa notte Londra bruciava e lui doveva salvarla, ne fosse andata della sua stessa vita.
Portò la corda sopra le proprie spalle e tirò con tutta la forza che aveva in corpo. Sentiva la fune sfregare sulle mani, iniziando a lasciare segni che non sarebbero riusciti a guarire.
Faceva male, un male tremendo, ma non se ne curò: Amy veniva prima di tutto.

Il Dottore ha detto che l'Universo è vasto e ridicolo, e che a volte i miracoli accadono.
Ora come ora, un miracolo ridicolo mi farebbe davvero comodo.


Avanzò lentamente tra le fiamme, trascinando la Pandorica attraverso il fuoco. Sentiva un caldo tremendo avvolgerlo e l’aria farsi irrespirabile. La presa delle sue mani si faceva meno forte sulla corda, come se la plastica si stesse lentamente sciogliendo.
“Rory! Devi resistere!” urlò a se stesso, cercando di incoraggiarsi, mentre l’edificio intorno a lui crollava completamente avvolto dal fuoco.
Accadde tutto in un attimo: il mantello rosso, ancora drappeggiato sulle sue spalle, prese fuoco e l’edificio si ripiegò su se stesso, in un fragore di pietre e polvere.
Cadde un silenzio innaturale, mentre le lingue di fumo e fiamme avvolgevano ogni cosa in un crepitio mortale. Rory era riuscito a fuggirne indenne, e con lui anche la Pandorica.
La portò in un posto isolato, lontano dal fuoco e dagli sguardi dei curiosi.
Aveva avuto ragione: con lui accanto Amy sarebbe sempre stata più al sicuro. E lui l’avrebbe protetta fino alla fine dei suoi giorni.


Fine


Note finali: le parti in corsivo sono dialoghi presi dalla puntata 5x13 “The Big Bang”, traduzione ad opera di Itasa.
E ora la parte più divertente: giocare a scoprire i soprannomi!
Rinox: Judoon
Lupo di Neanderthal: Sycorax
Nerdy: Cyberman
Lucertolone: Silurian
Salarino: Dalek





   
 
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