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Autore: Ionela    24/02/2011    1 recensioni
Sono tutti stupidi, e amano divertirsi, sono ragazzi. Non pensano di certo a trovare l'amore della loro vita, la vita va vissuta come viene, non programmata. Lo pensa Ali, e pure Davide, lo pensano Rebecca e Viviana, lo pensa il prof di Matematica, filosofo e chitarrista, e persino la De Santi. Ma se l'amore arriva lo stesso?
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                           Sei nel caos di questo alfabeto muto.

Sono le 8.00, del primo lunedì del nuovo anno scolastico, e nonostante l’ora il caldo mi infastidisce più che mai. Svegliarsi presto, dopo tre mesi di dolce far niente, è stancante e lo zaino già pesa un quintale. Solitamente il primo giorno di scuola non si fa niente, eppure la mia tracolla è già colma di libri, che probabilmente neanche userò.

Il cortile dell’unico liceo artistico della città è pieno di ragazzi pronti ad iniziare un nuovo anno, ma pronti si fa per dire, capiamoci. Ci sono i soliti ragazzi dell’anno scorso, c’è chi è cambiato totalmente, e chi è rimasto uguale, ci sono pure le solite oche, che già di prima mattina starnazzano come sempre. Poi, in diversi angoli, tutti soli e impauriti, come se dovessero morire tra poco, ci sono i nuovi arrivati, o i primini, come siamo abituati a chiamarli noi dalle seconde in su.

Ero esattamente come loro anch’io, avevo paura di ritrovarmi in un classe piena di sconosciuti che mi avrebbero presa in giro, non avevo amici e mi sentivo sola, posso capirli e quasi provo pena, nel vederli così, ma alla fine, come sono riuscita ad ambientarmi io e a trovarmi anche qualche amico, ce la faranno anche loro.

Rebecca, la mia migliore amica, è troppo occupata a specchiarsi nel cellulare e sistemarsi i capelli, per accorgersi che è appena suonata la campanella. Ma lei è fatta così, mette l’aspetto esteriore spesso al primo posto. Intendiamoci bene, non è superficile, bisogna solo saper prenderla per il verso giusto. E io che l’ho presa bene, ho avuto l’occasione di scoprire che, quando vuole, sa essere dolce come il miele, e mette da parte l’acidità e la vanità. Siamo totalmente diverse, e forse è proprio per questo che non litighiamo mai, non ne abbiamo nè l’occasione nè i motivi.

‘Muoviti Reb se no i posti in fondo ce li sognamo.’

Insieme ci dirigiamo verso la nostra classe, sempre la solita, secondo piano, quinta aula in fondo al corridoio, la 3 A, e non sembra neanche una classe, più che altro un rifugio. Le mura sono in continua ristrutturazione da noi, da ormai tre anni, con il passare del tempo i disegni si sono sovrapposti fino a creare un caos “artistico”, come siamo soliti dire noi. Siamo sì disordinati, ma fa parte del nostro essere, l’ordine non ci piace, non riusciamo a viverci. I banchi sono anch’essi distrutti, i bidelli ci hanno fatto l’abitudine e neanche provano più a pulirli, sono sempre gli stessi, a vederli passa anche la voglia di cambiarli.

‘Oh ragà, si ricomincia.’ Grida Marconi, il pagliaccio della classe, in poche parole. E’ qui da cinque anni, la voglia di studiare non sembra essergli amica, ma il disegno è la sua vita, e ci sa fare davvero. Gran parte dei disegni sulle pareti sono opere sue, a furia di rifare le stesse cose, c’ha proprio preso la mano.

‘Cosa abbiamo alla prima, Gin?’ La secchiona di turno si gira a guardarmi con aria superiore, per poi rigirarsi e ignorarmi. Non le vado proprio giù, questo si è notato, ma ho fatto una domanda mica l’ho minacciata.

‘Ali muoviti che ho preso i posti.’ Mi grida Reb dal fondo della classe, dove mi dirigo con la tracolla in spalla e la giacca nella mano sinistra alzata a mezz’aria.

‘Ragazzi su sedetevi, è suonata.’ La De Santi entra in classe accompagnata dal solito rumore dei tacchi da 12 che incontrano dolcemente il pavimento in legno. La strega, soprannome che le abbiamo gentilmente affibiato, è la nostra prof di Storia dell’Arte. E’ una donna sui quarant’anni, magrolina e bassa, di certo non di bell’aspetto, ma è una che sa imporsi. Ha i capelli neri lunghi perennemente raccolti in una coda di cavallo perfettamente sistemata, il viso segnato dalle rughe è un po’ rotondetto e una piccola ciocca di capelli che sfugge dalla stretta della coda ricade su di esso. I suoi occhi sono grandi e marroni, quasi neri, che sembrano guardarti costantemente, anche quando magari sono rivolti verso qualcun’altro, le labbra invece sono piccole e sottili colorate dal rossetto rosso, che non manca quasi mai.

La classe, come sempre succede quando lei entra, in men che non si dica è perfettamente ordinata, tutti sono seduti ai loro posti e non vola neanche una mosca.

Le due ore di Storia dell’Arte passano lentamente, la noia è talmente tanta che quasi mi addormento, e non sono l’unica, al suono della campanella il disordine invade di nuovo l’aula, e la prof con fare scocciato esce.

Il professore di Matematica entra e si siede alla cattedra con il suo solito fare sbrigativo, si mette a fare strani gesti con la mano verso la porta ancora aperta, da dove subito dopo entra un ragazzo. ‘Beh, fate un po’ di silenzio maleducati.’ Ci sgrida, mentre sbatte la mano contro la cattedra per attirare la nostra attenzione. ‘Lui è Davide, il vostro nuovo compagno. Davide, loro sono le belve con cui dovrai passare i prossimi due anni.’ Dice riferendosi infine a lui, che sorride e con un gesto della mano saluta tutti, per poi andarsi a sedere nel banco libero, proprio davanti al mio e quello di Rebecca, vicino a Viviana, l’oca starnazzante di turno, che non fa altro che fissarlo, e sembra quasi che voglia mangiarselo con gli occhi.

‘Oi Secchi, non te lo devi mica mangiare.’ Le sussurra la mia compagna di banco tagliente, scoppiando poi a ridere, e io insieme a lei.

Da quando eravamo alle elementari, Viviana Secchi è sempre stata una ragazzina viziata e insopportabile. I capelli biondi tinti e gli occhi azzurri le danno d’aria da oca, e posso affermare che non sempre l’apparenza inganna, lei e il suo gruppetto di amiche sono le più insopportabili figlie di papà che ci siano in questa scuola, e non esagero, dovete credermi. Mi sono spesso chiesta come facciano ad essere le più popolari della scuola, ma con il carattere superficiale che si ritrovano è comprensibile, son brave solo a farsi vedere.

‘Che c’è Rossi, sei invidiosa?’ risponde lei a tono, con la sua solita vocina irritante.

‘Se c’è da essere invidiosi di te, siam proprio messi male.’ Dico io questa volta per farla tacere una volta per tutte, e la cosa funziona, perchè si gira e ricomincia a fissare il nuovo arrivato con la bava che scende, tra un po’.

La lezione procede come sempre, io in matematica sono una frana, quindi passo l’ora a disegnare soggetti inesistenti o incomprensibili, qualche volta il professore mi riprende, ma ormai anche lui è a conoscenza del mio buon rapporto con la Matematica.

All’intervallo io e Reb andiamo alle macchinette a prendere da mangiare, e mentre camminiamo per il corridoio noto Davide già invaso dalle vocine insignificanti di tutte le amichette della regina delle oche ( Sì, mi sto riferendo a Viviana ).

Lui non ne sembra di certo dispiaciuto, e questo mi fa capire che è esattamente uguale a tutti i componenti del gruppo degli esaltati della scuola.
Perso anche questo.

 
  
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