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Autore: _Zexion_    25/02/2011    1 recensioni
Un suono, diverso da quelli che offrivano la natura, attirava l’attenzione dei curiosi, che cercavano di capire da dove provenisse senza però riuscirvi. Un suono forte, deciso, ma al tempo stesso dolce e melodioso. Un suono, che sembrava volerti trasportare via con sé in un mare di ricordi e di nostalgia.
Nessuno sapeva da dove provenisse. Ma chiunque lo sentisse sapeva, sapeva che chi suonava quella cornamusa era triste. Triste, e solo.
{Avviso: In questa Fic è presente l'OC di Scozia. }
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nh, Già, a volte scrivo anche su altro XD Dunque, avendo avuto molto tempo mi sono dedicata a scrivere un pò. Un giorno di questi, mi sono sentita dire dalla mia scozzese "Tu non scrivi mai storie ScotUk, ma solo FrUk". Avevo un mio parere in merito, ma una sera ascoltando delle canzoni.. beh, le mani hanno iniziato a scorrere da sole.
Spero che sia quanto meno decente e che piaccia, quindi.
Scozzese, questa fic è dedicata a te. Spero ti piaccia, davvero ._. -panico-
Io.. consiglierei di ascoltare la theme di Braveheart e Start Again, poi.. non so xD Ah! Il personaggio che è presente, Ewan, è l'OC di Scozia. Copyright by Lien XD.
Non mi perdo in altre parole, lascio alla lettura, va u.u


Remember~



Il vento soffiava sulle scogliere, dove si infrangevano le onde. La notte era limpida e mostrava il cielo stellato, unica luce ad illuminare quelle terre piene di verde e che tutti ammiravano.
Un suono, diverso da quelli che offrivano la natura, attirava l’attenzione dei curiosi, che cercavano di capire da dove provenisse senza però riuscirvi. Un suono forte, deciso, ma al tempo stesso dolce e melodioso. Un suono, che sembrava volerti trasportare via con sé in un mare di ricordi e di nostalgia.
Nessuno sapeva da dove provenisse. Ma chiunque lo sentisse sapeva, sapeva che chi suonava quella cornamusa era triste. Triste, e solo.
 
«Brother, brother!
Un bambino chiamava insistentemente il fratello, mentre allegro muoveva la mano come a volergli dire di seguirlo, addentrandosi sempre di più nel verde.
Gli occhi verdi ed i capelli biondi arruffati sbucavano da un mantellino verde, un po’ più scuro rispetto agli occhi di quel bambino.
Dietro di lui un ragazzo più grande, dagli stessi identici occhi ma con i capelli rosso fuoco lo seguiva, un po’ scocciato un po’ preoccupato che quella stupida peste del fratellino più piccolo potesse farsi di nuovo male, inciampando in qualcosa.
«Arthur, sono stufo di seguirti, quanto manca ancora?
«Is here, is here! Com’on Broth- AH!
Il rumore inconfondibile di un tonfo nell’acqua fece sospirare il bambino più grande, mentre superava l’ultimo ostacolo dei cespugli e vi trovava un piccolo fiumiciattolo dall’acqua limpida e poco profondo. Dentro di esso, il fratello completamente bagnato come un pulcino.

Un sorriso divertito gli solcò le labbra, facendosi scappare un risolino.
«Mpfh. Stupid little brother, te le vai sempre a cercare eh?
Arthur non rispose, restando per un attimo fermo con un broncio sulle labbra, prima di allungare le manine verso il fratello, come a chiedergli di aiutarlo.

Il maggiore sospirò, prendendogli una mano ma contrariamente a quello che pensava, l’altro lo tirò dentro l’acqua, ridacchiando divertito.
Ci volle un attimo per farlo riprendere, troppo sorpreso dalla mossa inaspettata di quel piccolo birbante. Quando però si rese conto di tutto quanto si alzò, troneggiando sull’esile figura di Arthur, in maniera alquanto minacciosa. Il più piccolo si bloccò, guardandolo senza ridere e indietreggiò piano.
«Ahn.. Ewan, io..
Un attimo. Si alzò, cominciando a correre via, ma l’altro lo afferrò comunque per la collottola del mantello, alzandolo con estrema facilità. Arthur cercò di divincolarsi, senza particolare successo.
«A-andiamo Ewan, scherzavo!
«Oh, non lo metto in dubbio. Ma adesso ti insegno io a scherzare, eh?
L’altro lo osservò timoroso, mentre sulle labbra di Ewan c’era un sorriso poco rassicurante. In lontananza, si poterono solamente sentire delle preghiere da parte di Arthur, di farlo scendere.
 
La musica cambiò di ritmo, facendosi più rabbiosa seppur continuasse a conservare un che di triste. Quali erano i ricordi che riaffioravano nella mente di quella persona? Nessuno poteva saperlo. Perché quelle situazioni, solo loro potevano viverle.
Solo loro Nazioni, costrette ad avere tutto in una mano e col tempo, osservarla andare via, perdendola, forse per sempre.
 
«ARTHUR!
L’inglese si girò, spada in mano, il volto e i vestiti sporchi di sangue. C’erano centinaia di persone su quel campo di battaglia che vedeva la Scozia e l’Inghilterra darsi la guerra per far ottenere agli scozzesi quella libertà che gli era stata tolta, una guerra interna con già molti, forse troppi, morti alle spalle. Centinaia di persone, ma avrebbe riconosciuto la voce del fratello tra mille.
Arthur strinse la presa sull’elsa della spada, parando con non poca difficoltà la spada del “fratello”, rabbiosa quanto chi la possedeva. Si specchiò nei suoi occhi e vide rabbia, dolore, delusione. Ed era stato lui a fargli avere quello sguardo, ora assottigliato e di un verde più scuro e profondo.
Respinse come potè l’altro, ansimando per lo sforzo.
«Ewan…
Un respiro, ma che per loro due risultava più forte di qualsiasi altro rumore si potesse sentire in quel momento. Il dolore incontrollabile di due fratelli costretti a lottare per la propria patria ora nemica, il dolore di chi ha tradito e da chi è stato tradito.
Ewan non si lasciò prendere in inganno, non permise all’altro di dire qualcosa. Lo attaccò, nuovamente, con maggiore forza. Per la propria patria, per la propria gente che era stata costretta ai soprusi, alle violenze, agli ordini di chi sempre più voleva, sempre più toglieva. Per la gente morta per la propria libertà.
Furioso, la furia era il sentimento che più comandava le azioni del ragazzo dai capelli rossi in quel momento. Null’altro. Eppure, dentro di sé, sentiva un dolore troppo forte per essere descritto.
Ed alla fine una spada volò lontano, lontano dalle mani dell’inglese che si ritrovò a terra, con la spada di Ewan puntata alla gola. Nessun respiro, solo un significato.
Chi aveva vinto.
Ewan rimase fermo a guardare Arthur negli occhi, ansimando e cercando di mandare giù tutti i sentimenti che lo stavano coinvolgendo in quel momento. Doveva ucciderlo, liberarsi completamente.
Ma non fece nulla.
Ritrasse piano la spada, guardandolo un ultima volta deluso e poi si allontanò piano.
«Vattene. Non farti mai più vedere.
Arthur si tirò a sedere, toccandosi la gola, guardandolo ferito e sentendo un magone a bloccargli la voce. L’aveva.. risparmiato?
«B-Brother..
«Zitto. Non sono più tuo fratello, ora. Non chiamarmi più così.
Se n’era andato mentre la pioggia lavava il sangue dalla terra, dalle cotte di maglia dei superstiti e lavava via le lacrime dai volti di due fratelli, separati brutalmente, traditi da ciò che erano.
 
Stop. Il silenzio assoluto. Nessun suono sferzò più il tempo in quel momento. Quel qualcuno aveva smesso di suonare ed ora, seduto sopra un masso, abbandonato ai ricordi, osservava il cielo.
Si toccò il petto, Ewan, respirando a fondo. Nonostante gli anni, i secoli passati, faceva male. Faceva così dannatamente male che si odiava ancora di più, sé stesso ed Arthur. Sapeva che non avevano avuto scelta, sapeva che avrebbe dovuto essere razionale. Ma non era facile.
Era un tradimento che non poteva essere perdonato. Tirò fuori il pacchetto di sigarette dalla tasca, accendendone una ed aspirandone il fumo fino a che non fu dentro i polmoni, per poi buttarlo fuori, restando ad osservare quella piccola luce rossa che creava il tabacco che bruciava.
«Arthur…
 
Il rumore di vetro infranto bloccò il tempo in quel momento. Arthur osservava spaventato Ewan alzarsi lentamente dopo aver lanciato il vaso sopra il tavolino direttamente a pochi centimetri dal suo viso, che superandolo si era infranto sul muro.
Non sapeva se Ewan l’avesse mancato di proposito o no, ma il sorriso poco raccomandabile che solcava le labbra del fratello maggiore non lo rassicurava e gli assicurava che era meglio non glielo
«Well, Arthur.. Non credevo saresti stato così coraggioso da avvicinarti a me da solo.
«Ewan…
Troppo tardi. Il fratello era a pochi centimetri da lui, e lo aveva spinto direttamente contro il muro dietro di sé, prendendogli il viso in una mano, stringendo la presa quasi fino a fargli male.
«Ma come? Non mi chiami più “brother”? Ovviamente no. Per te il tuo unico e tenero fratellino è l’americano, vero? O forse perché non hai il diritto di chiamarmici?
Arthur non seppe cosa rispondere. Sentiva la presa stringere e non capiva cosa passasse in quel momento nella testa di Ewan. Era la prima volta dopo secoli che si ritrovavano da soli a parlare, da quel giorno a dirla tutta, e seppur avesse previsto di non essere ben gradito, tutto quello.. Gemette, quando lo sentì rafforzare la presa e cercò di divincolarsi ma si ritrovò i polsi stretti nella morsa ferrea del fratello.
«Oh? Vuoi scappare Arthur? Non si fa così, lo sai. Sono sempre stato più svelto, ad acchiapparti.
«E-Ewan, Wait.. I.. I..
Gli occhi del rosso si assottigliarono e fu un attimo. Un dolore forte, acuto, si impadronì della mano di Arthur che si ritrovò ad urlare, sentendo un bruciore insopportabile. Non appena la presa di Ewan scomparve si strinse la mano, inginocchiandosi a terra e guardando la bruciatura visibile al di sopra di essa. Si morse il labbro per ricacciare indietro le lacrime di dolore ed osservò la sigaretta oramai spenta del fratello, che lo guardava con un sorriso meschino sulle labbra.
«Fa male, Arthur?
Non rispose, sentendo dei brividi lungo la schiena a quegli occhi e quel sorriso. Aveva paura, paura quasi come quando lo faceva arrabbiare quando era piccolo. Paura, perché in quel momento la sentiva entrargli quasi nelle ossa.
«Per quanto tu possa scappare.. io ti lascerò sempre segni indelebili che non ti permetteranno di dimenticarti di me. Never.
Arthur si ritrovò ad abbassare lo sguardo dinanzi a quello gelido di Ewan e poco dopo, sentì solo la porta chiudersi alle sue spalle.
‘Perché?’
L’unica cosa che poteva chiedersi in quel momento.
‘Perché, Ewan? Cos’ho fatto.. questa volta?’
Ma oramai lo scozzese era lontano e non avrebbe potuto nemmeno rispondere. Arthur si lasciò andare a lacrime silenziose, per il dolore, per il fratello perduto, perché non capiva. Quanto ancora avrebbe dovuto scontare la pena per ciò che era accaduto?
In realtà sapeva perfettamente la risposta. Gliel’aveva detta Ewan stesso poco prima, e la mimò nuovamente con le labbra e il suono che uscì fu ancora peggio, detto da sé stesso.
«For ever.
 
Lentamente, Ewan vide il sole sorgere e illuminare le sue terre indipendenti, libere, magiche.
Si rialzò dal masso, buttando a terra la sigaretta oramai finita e osservando quel piccolo bagliore rosso prima di calpestarla per spegnerla completamente. Riprese la propria cornamusa, avviandosi verso casa, in silenzio assoluto.
 
In quello stesso momento, Arthur vedeva sorgere il sole dalla finestra della sua comoda casa a Londra. La mano, copriva quella bruciatura che seppur ormai cicatrizzata aveva ripreso per un attimo a bruciare.
  
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