Eyes
La
verità è celata negli occhi.
Le parole di
Reborn
riecheggiavano ancora nella mente del giovane Decimo boss della
famiglia
Vongola.
Il suo
maestro aveva insistito,
per un’estenuante ora, sul suo rapporto e quello dei vari
Guardiani, ribadendo
più volte che necessitava di conoscere alcuni di loro
meglio, per cercare di
capirli e trovare quindi il modo giusto per avvicinarli.
“Tsuna,
se non capisci ciò che scalda il loro cuore non potrai mai
dire di conoscere
davvero nessuno di loro.
Per
essere un buon boss hai bisogno di apprendere fino in fondo tutto
questo. Solo
così i tuoi guardiani si fideranno di te e ti seguiranno in
qualunque
situazione.”
L’Arcobaleno
non gli aveva dato
nemmeno il tempo di ribattere che a lui non importava nulla di
diventare un
boss ed aveva continuato.
“Osserva
i loro occhi. Cerca di capire per cosa si accendono e riuscirai a
capire cosa
custodiscono nel cuore, perché la verità
è celata degli occhi, Tsuna. Sempre.”
E
così, seppur non fosse nelle
sue intenzioni, si era ritrovato a studiare uno per uno tutti i suoi
guardiani.
Non che si
fosse rivelato un
compito molto arduo –dopotutto, poteva affermare con
sicurezza di conoscere
abbastanza bene almeno alcuni dei suoi guardiani- ma c’erano
state sorprese
inaspettate.
Lambo si era
rivelato più
semplice del previsto, dato che, essendo ancora un bambino, sembrava
che tutto
ciò che potesse attirare la sua attenzione per
più di cinque secondi netti
fosse in grado di emozionarlo o di coinvolgerlo, anche se nulla
sembrava
battere la cucina di sua madre.
Più
di una volta, però, il
giovane Vongola si era chiesto se avrebbe dovuto studiare le reazioni
anche del
Lambo adulto, ma, sebbene si sarebbe rivelato forse più
interessante del suo
alterego bambino, aveva deciso di non farlo: ora, con lui,
c’era il Lambo
bambino, avrebbe avuto tutta la vita –e a questo pensiero
rabbrividì
involontariamente- per imparare a capire quello adulto.
Ma se il
Guardiano del Fulmine si
era rivelato una sorta di libro aperto, le sorprese erano iniziate con
tutti
gli altri, anche con chi credeva di conoscere alla perfezione.
Per un
periodo molto breve, aveva
creduto che l’unica cosa in grado di accendere il fuoco negli
occhi del
Guardiano del Sole fosse la boxe, ma, sebbene questa entrasse appieno
nei motivi
che lo spingevano fino all’“estremo”,
Tsuna si scoprì a comprendere che non era
l’unico.
Gli occhi
grigi di Ryohei
sembravano splendere anche per altro.
L’aggiungere
Kyoko-chan a quella
specie di lista mentale che stava creando per cercare di capire i suoi
Guardiani non fu un vero e proprio shock, anzi, quando notò
l’affetto che
legava i due fratelli non poté fare a meno di incurvare le
labbra in un sorriso
gentile.
Ma la sua
dolce Kyoko non era
l’unica capace di smuovere il cuore del ragazzo. Sembrava
incredibile -e di
certo lui non voleva sapere come fosse successo- ma a
quell’elenco si andò ad
aggiungere Hana Kurokawa.
La ragazza
sembrava in grado di
far nasce re nel suo Guardiano la voglia di fare qualsiasi cosa ad ogni
costo
con un semplice sorriso. Era stupefacente.
Era
preoccupante, anche, ma
sembrava che Ryohei fosse felice così, e in ogni caso non
intendeva certo
intromettersi in qualcosa di così estremamente pericoloso!
Le sorprese
maggiori giunsero,
però, da Yamamoto e Gokudera.
Sebbene
sapesse della passione
viscerale del Guardiano della Pioggia verso il baseball e per la sua
katana, e
conoscesse appieno la devozione e il rispetto che il Guardiano della
Tempesta
riversava su di lui –sia in qualità di amico che
di Decimo-, non avrebbe mai
pensato di aggiungere “Tempesta” nella lista della
Pioggia, ne tantomeno
l’opposto.
Eppure
quella luce era lì e
brillava più che mai nell’attesa che, entrambi, si
accorgessero della sua
esistenza.
Era
sorprendente quante cose
aveva notato osservando i suoi due migliori amici mentre bisticciavano
scherzosamente per un non nulla, che nemmeno loro stessi erano riusciti
a
capire.
Erano legati
indissolubilmente da
uno sguardo che restava in attesa di trovare un significato, a cui
Tsuna –forse
grazie all’aiuto del suo sangue Vongola- aveva già
assegnato un nome.
Riscontrare
che fosse lo stesso
scelto per Hana e Ryohei fu un duro colpo, ma, dopo molte notti insonni
a
rifletterci, il decimo boss arrivò alla conclusione che,
finché loro erano
felici, non gli importava.
Le cose si
erano fatte complicate
quando aveva deciso di esaminare la Nebbia.
Chrome
sembrava sfuggente più che
mai, ma, le poche volte che era riuscito a scrutare nel suo unico
occhio viola
aveva visto diverse cose per cui la ragazza aveva scelto di combattere.
Certo, lui
non avrebbe mai
pensato di inserire Ken e Chikusa nella sua lista, ma sapeva che, per
la
ragazza, i due ragazzi della Kokuyo rappresentavano qualcosa di molto
simile
alla famiglia, anche se tutti e tre –chi per timidezza, chi
per orgoglio- si
guardavano dal dichiararlo apertamente.
C’erano
poi, in un piccolo spazio
che sembrava crescere ogni giorno sempre di più, Kyoko-chan,
Haru ed I Pin. Le sue
prime amiche, le prime persone con cui la Guardiana della Nebbia era
riuscita
ad aprirsi e a confidarsi: sebbene fosse solo un piccolo bocciolo non
ancora
fiorito, la ragazza lo considerava molto importante.
E poi
c’era lui, a sovrastare
tutto e tutti, dominando completamente il cuore di Chrome.
Mukuro
Rokudo.
Per lei,
Mukuro rappresentava l’inizio
della sua nuova vita, il punto d’origine su cui tutto era
focalizzato. Ma sebbene
Chrome fosse in grado di guardare con estrema dolcezza anche verso gli
altri,
Tsuna si sorprese di vedere –nelle rare occasioni in cui la
sua strada si incrociava
con quella del ragazzo- che gli occhi bicolore del ragazzo sapevano
brillare
solo per lei.
Nemmeno
l’odio per la mafia, la
voglia di combattere o il desiderio di avere il suo corpo potevano
concorrere
con l’amore che si poteva leggere nelle iridi di Mukuro
quando guardava “la sua
piccola Chrome”.
Infine, vi
era un ultimo sguardo
da studiare.
Se fosse
stato per lui ne avrebbe
fatto volentieri a meno, ma Reborn lo costrinse, minacciandolo nei
più svariati
e brillanti modi, e così si ritrovò ad analizzare
quegli occhi grigi che tanto
gli facevano paura.
Gli occhi di
Hibari erano freddi
e spenti.
Per quanto
li osservasse non
riusciva a vedere quella luce di cui parlava Reborn. Era arrivato ad
osservarlo
durante il suo “lavoro” da disciplinare, nei suoi
combattimenti, aveva pesino
chiesto a Ryohei e Mukuro di provocarlo, ma, sebbene potesse vedere il
suo
divertimento negli scontri con i due guardiani, nulla di tutto
ciò aveva acceso
anche solo una piccola fiamma in quelle iridi gelide.
Erano gli
occhi di chi non crede
in nulla, di chi non ha nulla da amare o proteggere se non se stesso
–e nemmeno
di quello, dopotutto, poteva essere sicuro.
Erano gli
occhi di una persona
morta.
Tsuna era
rabbrividito a questo
pensiero ed era fuggito, rintanandosi nella sua camera, dove Hibari
sicuramente
non lo avrebbe trovato, e aveva scacciato a forza dalla sua testa
l’idea di
conoscere meglio il Guardiano della Nuvola.
E la cosa
aveva funzionato per un
paio di giorni.
Perfino
Reborn sembrava aver
compreso l’impossibilità di scrutare quegli occhi,
tant’è che non cerco di
forzare il suo allievo nemmeno una volta.
Poi, un
giorno, improvvisamente,
Tsuna vide quel ghiaccio sciogliersi, per trasformarsi in una vera e
propria
fiamma.
Era una
mattina come altre, in
cui stava andando a scuola come sempre, accompagnato dai suoi due
fidati amici,
quando una voce conosciuta aveva chiamato il suo nome, appena fuori
dalla
scuola.
Il Decimo
boss non aveva fatto
nemmeno in tempo a rispondere al saluto del Decimo Cavallone che Hibari
era
apparso dal nulla, come faceva sempre, e aveva iniziato a combattere
con Dino.
E li
l’aveva vista, quella fiamma
che aveva reso di nuovo vivi quegli occhi morti.
Dino
Cavallone. L’unico elemento
presente nella lista del suo Guardiano della Nuvola, ma che, il suo
sangue
Vongola gli suggeriva, valeva per tutte le sfumature che essa poteva
esprimere.
“Ne
Tsuna, e che mi dici di te?”
“Di
me?”
“Certo!
Guarda che eri compreso anche tu nella
lista! E, dato che non hai portato a termine appieno ciò che
ti avevo chiesto,
raddoppierò i tuoi allenamenti!”
“Cosa?!
Reborn!”
°Sproloqui
vari°
Emh…non
so nemmeno io cosa sia
questa roba °A°
Mi
è venuta in mente mentre
andavo in università l’altro giorno (con il
rischio di schiantarmi in moto) ed
eccola qui….
Puro
nonsense accompagnato da un
orribile forma espressiva, ma che ci vogliamo fare. La vita va
così.
Grazie a
tutti coloro che avranno
il coraggio di leggere, e mi scuso per eventuali errori (fatemeli pure
notare!)
e per la poca comprensibilità di tutto ciò!
Baci,
Seki