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Autore: Seki    25/02/2011    3 recensioni
Osserva i loro occhi. Cerca di capire per cosa si accendono e riuscirai a capire cosa custodiscono nel cuore, perché la verità è celata degli occhi, Tsuna. Sempre.
[Accenni shonen-ai a 8059 e D18] [Accenni a 6996 e 3387]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eyes

La verità è celata negli occhi.

Le parole di Reborn riecheggiavano ancora nella mente del giovane Decimo boss della famiglia Vongola.

Il suo maestro aveva insistito, per un’estenuante ora, sul suo rapporto e quello dei vari Guardiani, ribadendo più volte che necessitava di conoscere alcuni di loro meglio, per cercare di capirli e trovare quindi il modo giusto per avvicinarli.

“Tsuna, se non capisci ciò che scalda il loro cuore non potrai mai dire di conoscere davvero nessuno di loro.

Per essere un buon boss hai bisogno di apprendere fino in fondo tutto questo. Solo così i tuoi guardiani si fideranno di te e ti seguiranno in qualunque situazione.”

L’Arcobaleno non gli aveva dato nemmeno il tempo di ribattere che a lui non importava nulla di diventare un boss ed aveva continuato.

“Osserva i loro occhi. Cerca di capire per cosa si accendono e riuscirai a capire cosa custodiscono nel cuore, perché la verità è celata degli occhi, Tsuna. Sempre.”

E così, seppur non fosse nelle sue intenzioni, si era ritrovato a studiare uno per uno tutti i suoi guardiani.

Non che si fosse rivelato un compito molto arduo –dopotutto, poteva affermare con sicurezza di conoscere abbastanza bene almeno alcuni dei suoi guardiani- ma c’erano state sorprese inaspettate.

Lambo si era rivelato più semplice del previsto, dato che, essendo ancora un bambino, sembrava che tutto ciò che potesse attirare la sua attenzione per più di cinque secondi netti fosse in grado di emozionarlo o di coinvolgerlo, anche se nulla sembrava battere la cucina di sua madre.

Più di una volta, però, il giovane Vongola si era chiesto se avrebbe dovuto studiare le reazioni anche del Lambo adulto, ma, sebbene si sarebbe rivelato forse più interessante del suo alterego bambino, aveva deciso di non farlo: ora, con lui, c’era il Lambo bambino, avrebbe avuto tutta la vita –e a questo pensiero rabbrividì involontariamente- per imparare a capire quello adulto.

Ma se il Guardiano del Fulmine si era rivelato una sorta di libro aperto, le sorprese erano iniziate con tutti gli altri, anche con chi credeva di conoscere alla perfezione.

Per un periodo molto breve, aveva creduto che l’unica cosa in grado di accendere il fuoco negli occhi del Guardiano del Sole fosse la boxe, ma, sebbene questa entrasse appieno nei motivi che lo spingevano fino all’“estremo”, Tsuna si scoprì a comprendere che non era l’unico.

Gli occhi grigi di Ryohei sembravano splendere anche per altro.

L’aggiungere Kyoko-chan a quella specie di lista mentale che stava creando per cercare di capire i suoi Guardiani non fu un vero e proprio shock, anzi, quando notò l’affetto che legava i due fratelli non poté fare a meno di incurvare le labbra in un sorriso gentile.

Ma la sua dolce Kyoko non era l’unica capace di smuovere il cuore del ragazzo. Sembrava incredibile -e di certo lui non voleva sapere come fosse successo- ma a quell’elenco si andò ad aggiungere Hana Kurokawa.

La ragazza sembrava in grado di far nasce re nel suo Guardiano la voglia di fare qualsiasi cosa ad ogni costo con un semplice sorriso. Era stupefacente.

Era preoccupante, anche, ma sembrava che Ryohei fosse felice così, e in ogni caso non intendeva certo intromettersi in qualcosa di così estremamente pericoloso!

Le sorprese maggiori giunsero, però, da Yamamoto e Gokudera.

Sebbene sapesse della passione viscerale del Guardiano della Pioggia verso il baseball e per la sua katana, e conoscesse appieno la devozione e il rispetto che il Guardiano della Tempesta riversava su di lui –sia in qualità di amico che di Decimo-, non avrebbe mai pensato di aggiungere “Tempesta” nella lista della Pioggia, ne tantomeno l’opposto.

Eppure quella luce era lì e brillava più che mai nell’attesa che, entrambi, si accorgessero della sua esistenza.

Era sorprendente quante cose aveva notato osservando i suoi due migliori amici mentre bisticciavano scherzosamente per un non nulla, che nemmeno loro stessi erano riusciti a capire.

Erano legati indissolubilmente da uno sguardo che restava in attesa di trovare un significato, a cui Tsuna –forse grazie all’aiuto del suo sangue Vongola- aveva già assegnato un nome.

Riscontrare che fosse lo stesso scelto per Hana e Ryohei fu un duro colpo, ma, dopo molte notti insonni a rifletterci, il decimo boss arrivò alla conclusione che, finché loro erano felici, non gli importava.

Le cose si erano fatte complicate quando aveva deciso di esaminare la Nebbia.

Chrome sembrava sfuggente più che mai, ma, le poche volte che era riuscito a scrutare nel suo unico occhio viola aveva visto diverse cose per cui la ragazza aveva scelto di combattere.

Certo, lui non avrebbe mai pensato di inserire Ken e Chikusa nella sua lista, ma sapeva che, per la ragazza, i due ragazzi della Kokuyo rappresentavano qualcosa di molto simile alla famiglia, anche se tutti e tre –chi per timidezza, chi per orgoglio- si guardavano dal dichiararlo apertamente.

C’erano poi, in un piccolo spazio che sembrava crescere ogni giorno sempre di più, Kyoko-chan, Haru ed I Pin. Le sue prime amiche, le prime persone con cui la Guardiana della Nebbia era riuscita ad aprirsi e a confidarsi: sebbene fosse solo un piccolo bocciolo non ancora fiorito, la ragazza lo considerava molto importante.

E poi c’era lui, a sovrastare tutto e tutti, dominando completamente il cuore di Chrome.

Mukuro Rokudo.

Per lei, Mukuro rappresentava l’inizio della sua nuova vita, il punto d’origine su cui tutto era focalizzato. Ma sebbene Chrome fosse in grado di guardare con estrema dolcezza anche verso gli altri, Tsuna si sorprese di vedere –nelle rare occasioni in cui la sua strada si incrociava con quella del ragazzo- che gli occhi bicolore del ragazzo sapevano brillare solo per lei.

Nemmeno l’odio per la mafia, la voglia di combattere o il desiderio di avere il suo corpo potevano concorrere con l’amore che si poteva leggere nelle iridi di Mukuro quando guardava “la sua piccola Chrome”.

Infine, vi era un ultimo sguardo da studiare.

Se fosse stato per lui ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma Reborn lo costrinse, minacciandolo nei più svariati e brillanti modi, e così si ritrovò ad analizzare quegli occhi grigi che tanto gli facevano paura.

Gli occhi di Hibari erano freddi e spenti.

Per quanto li osservasse non riusciva a vedere quella luce di cui parlava Reborn. Era arrivato ad osservarlo durante il suo “lavoro” da disciplinare, nei suoi combattimenti, aveva pesino chiesto a Ryohei e Mukuro di provocarlo, ma, sebbene potesse vedere il suo divertimento negli scontri con i due guardiani, nulla di tutto ciò aveva acceso anche solo una piccola fiamma in quelle iridi gelide.

Erano gli occhi di chi non crede in nulla, di chi non ha nulla da amare o proteggere se non se stesso –e nemmeno di quello, dopotutto, poteva essere sicuro.

Erano gli occhi di una persona morta.

Tsuna era rabbrividito a questo pensiero ed era fuggito, rintanandosi nella sua camera, dove Hibari sicuramente non lo avrebbe trovato, e aveva scacciato a forza dalla sua testa l’idea di conoscere meglio il Guardiano della Nuvola.

E la cosa aveva funzionato per un paio di giorni.

Perfino Reborn sembrava aver compreso l’impossibilità di scrutare quegli occhi, tant’è che non cerco di forzare il suo allievo nemmeno una volta.

Poi, un giorno, improvvisamente, Tsuna vide quel ghiaccio sciogliersi, per trasformarsi in una vera e propria fiamma.

Era una mattina come altre, in cui stava andando a scuola come sempre, accompagnato dai suoi due fidati amici, quando una voce conosciuta aveva chiamato il suo nome, appena fuori dalla scuola.

Il Decimo boss non aveva fatto nemmeno in tempo a rispondere al saluto del Decimo Cavallone che Hibari era apparso dal nulla, come faceva sempre, e aveva iniziato a combattere con Dino.

E li l’aveva vista, quella fiamma che aveva reso di nuovo vivi quegli occhi morti.

Dino Cavallone. L’unico elemento presente nella lista del suo Guardiano della Nuvola, ma che, il suo sangue Vongola gli suggeriva, valeva per tutte le sfumature che essa poteva esprimere.

“Ne Tsuna, e che mi dici di te?”

“Di me?”

“Certo! Guarda che eri compreso anche tu nella lista! E, dato che non hai portato a termine appieno ciò che ti avevo chiesto, raddoppierò i tuoi allenamenti!”

“Cosa?! Reborn!”

 

 

°Sproloqui vari°

Emh…non so nemmeno io cosa sia questa roba °A°

Mi è venuta in mente mentre andavo in università l’altro giorno (con il rischio di schiantarmi in moto) ed eccola qui….

Puro nonsense accompagnato da un orribile forma espressiva, ma che ci vogliamo fare. La vita va così.

Grazie a tutti coloro che avranno il coraggio di leggere, e mi scuso per eventuali errori (fatemeli pure notare!) e per la poca comprensibilità di tutto ciò!

Baci, Seki

   
 
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