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Autore: Soe Mame    25/02/2011    5 recensioni
Principi, fate, sovrani, strane creature, streghe, corvi e le conseguenze di un invito mancato, nella storia della Bella Addormentata nel bosco con i personaggi di Yu-gi-oh!.
Genere: Demenziale, Generale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

UN ALTRO PO' DI EPISODI



Filyugi rabbrividì.
Non sapeva da quanto tempo fosse in quella cella cupa e semibuia, malamente illuminata da una fiaccola sul muro, con delle pesanti catene che gli cingevano i polsi e le caviglie.
Non c'era neanche un posto dove sedersi, quindi era stato costretto a rimanere seduto sul freddo pavimento di pietra, la schiena contro la gelida parete di roccia.
Tuttavia, Filyugi non tremava per il freddo, seppur non fosse una componente da ignorare.
Era l'uomo che aveva seduto d'innanzi che lo impauriva.
In realtà, da quando era entrato - Filyugi non sapeva quanto tempo prima ma, sicuramente, si trattava di molto tempo prima - non aveva fatto altro che sedersi di fronte alla porta di ferro e fissare il piccolo principe.
E basta.
Il fatto era che, se già essere fissati è fonte di una certa inquietudine, essere fissati da uno stregone dalla maledizione mortale facile e dal gusto di arredamento alquanto macabro porta ad avere un certo timore.
- Ehm... - fece Filyugi, non sopportando più né quel silenzio tombale né quello sguardo sadico puntato contro: - ... c'è un motivo per cui mi stai fissando da circa due ore? - chiese, cauto.
- No. - fu la candida risposta di Malikura, minimamente sorpreso di quella domanda.
Il principe rimase ammutolito.
Ma provò di nuovo: - E allora, perché mi stai fissando? - domandò, decisamente a disagio.
- Non serve un motivo per fare qualcosa. - rispose lo stregone, senza scomporsi: - Però, se vuoi, posso inventarmi qualcosa... -.
- No, no, non ti disturbare! - si affrettò a dire Filyugi, improvvisamente più spaventato di prima: qualcosa - forse un sesto senso, forse l'istinto di sopravvivenza - gli diceva che era meglio evitare che quell'uomo pensasse a qualcosa da fare durante un momento di noia.
- Posso sapere almeno perché sono stato trascinato qui? - provò a dire, parlando piano, come se soppesasse attentamente ogni parola: - E' per fare da esca, questo l'ho capito. Ma cosa c'entro io con il povero principe che hai maledetto? -.
Sembrò fosse cambiato qualcosa sul volto di Malikura, sebbene Filyugi non sapesse dire esattamente cosa.
Però aveva forse parlato troppo.
- Le tre pucciose fatine d'Egitto... - esordì, mentre il suo tono mortalmente calmo si faceva via via più divertito: - ... stanno cercando di risvegliare il principe Aurathem e hanno bisogno di te. -.
Sospirò: - Tuttavia, sono talmente imbranate che sarebbero capaci di arrivare qui tra circa cento anni... -.
- Hanno bisogno di me? - ripeté Filyugi, stupito: - E... - esitò, facendo improvvisamente caso ad un particolare: - ... quando dici "cento anni"... è un'iperbole, vero? -.
- Hanno bisogno di te. - confermò Malikura, mentre sulle sue labbra appariva un inquietante sorriso rassicurante quanto una spada di Damocle: - E, quando dico "cento anni", intendo "cento anni". -.
- ... è un po' tanto. - notò il piccolo principe, allibito: "Non penseranno davvero di venirmi a salvare tra un secolo?" si chiese, con abbastanza inquietudine: "Io non so neanche se sarò vivo, tra un secolo!".
- E' un tempo insignificante. - lo contraddì l'altro: - Anche se... - rise, alzandosi in piedi, in un fruscio della poco coprente veste nera che indossava: - ... forse un umano potrebbe non concordare. -.
- Senza il condizionale. - precisò Filyugi, ormai preda dello sconforto: - Un umano non concorda. -.
Malikura si limitò a ridere delle sue parole: - Anche se sarebbe decisamente umiliante, per le fatine, giungere qui e trovare solo i resti della loro unica speranza... -.
"... aiuto." gemette silenziosamente il principe, maledicendosi per aver accettato l'invito di colui che aveva scoperto essere il principe Aurathem.
"Già, era così ovvio che fosse un principe..." sospirò, affranto.
Scosse la testa: "Ma non è colpa sua! E' colpa di Ushioh, che mi ha costretto a fuggire!".
Si fermò, rendendosi conto solo in quel momento che... "...se Ushioh non mi avesse inseguito, io non avrei mai incontrato Aurathem...".
- Ugh... - fece Malikura, con un leggero tic all'occhio: - I monologhi interiori contraddittori... - intuì, nauseato.
- Potresti farmi finire il mio monologo interiore contraddittorio? - chiese Filyugi, contrariato: - Almeno questo! -.
- Finisci pure! - sospirò lo stregone, alzando gli occhi al soffitto: - E cominciane quanti altri te ne pare... -.
Senza dare modo al principe di ribattere, uscì dalla stanza passando attraverso la porta di ferro, come un fantasma.
In quel momento, Filyugi si ricordò che, effettivamente, non lo aveva sentito entrare.
In quel momento, Filyugi rimase un filino scosso.

Lo stregone era giunto in una delle torri più alte del castello di Kul Elna, la torre interamente riservata a lui: chiunque altro vi fosse entrato, sarebbe diventato il nuovo giocattolo di Dyaboundh, l'adorabile, gigantesco, sanguinario spettro metà antropomorfo metà ofide dagli occhi di fuoco.
Eh, il dolce Dyaboundh aveva questa tendenza a rompere facilmente e brutalmente i suoi giocattoli...
C'era solo un'altra persona che poteva entrare in quella torre senza conseguenze cruente e quella persona si trovava in quella torre anche quando Malikura arrivò nella stanza più alta, quella a lui riservata.
Seduto sull'unica finestra della stanza, Malic vi scese con un ondeggiare di piume nere, raggiungendo lo stregone appena giunto.
- Ebbene? - chiese il corvo, divertito: - Il piccolo principe è una compagnia gradevole? -.
- Ha tremato tutto il tempo. - si limitò a rispondere l'altro, con noncuranza: - Credo non trovi accogliente la stanza che gli abbiamo riservato. -.
- Che maleducato... - sospirò Malic, scuotendo la testa: - E dire che è una delle migliori stanze per ospiti di tutto il castello! -.
Malikura, tuttavia, non lo stava più a sentire, minimamente interessato.
Malic alzò un sopracciglio, esasperato, decidendo di cambiare discorso: - Sai, Malikura... - esordì, avvicinandoglisi: - ... ho sentito che molti umani si chiedono perché i nostri nomi si somiglino così tanto. Malicorvo, Malikura, Malishid... -.
- Oh, gli umani si curano dei nostri nomi? - finse di sorprendersi lo stregone: - Credevo fossero troppo impegnati ad avere paura, a maledirci o a sbavarci dietro... -.
- A quanto pare, trovano anche il tempo per fare certe osservazioni di grande interesse sociale. - rispose Malic, semplicemente: - E poi, "Malicorvo" è il mio nome e io stesso ho chiamato Malishid così perché suonava bene... Sei tu che hai cambiato nome, Carakura. -.
Sul volto di Malikura apparve una leggera espressione di stizza: - Piantala! - sibilò, con uno strano tono omicida: - Come avrei potuto fare altrimenti? Sembra il nome di una strana forma di calcare. O di un pappagallo. -.
Malic ridacchiò, minimamente spaventato; al contrario, si avvicinò ancora all'uomo, fino ad azzerare del tutto la distanza fra loro: - E' per questo che hai scelto un nome così cattivo, mio signore? - rise, sfiorandogli con le dita il petto scoperto: - Non lo sai che chi fa cose cattive deve essere punito? - gli domandò, accostando il viso al suo, la mano che si insinuava fin sotto la lunga giacca scura.
Prima che potesse fare altro, Malikura gli prese il volto, costringendolo a guardarlo negli occhi: - Diamo la precedenza a chi commette cose cattive da più tempo. - sussurrò, cingendogli la vita con un braccio e traendolo a sè: - Io ho questo nome da qualche tempo, tu da quando sei nato. - gli fece notare, senza alzare la voce: - Sei tu che hai la precedenza, sei tu che devi essere punito. -.
L'altra mano di Malic era andata ad infilarsi sotto l'altro lembo della giacca, facendola scivolare lungo le spalle dell'altro: - Ma così... - mormorò: - ... a meno che io non decida di cambiare nome, sarò sempre io ad essere punito. -.
Malikura quasi gli parlò sulle labbra: - Vuoi cambiare nome, Malic? - gli chiese.
La giacca era ormai caduta a terra, insieme a qualche piuma nera.
- No, mio signore. -.
Erano tante le piume nere cadute a terra.
Così come, in quella stanza, era caduto un leggero silenzio.
Malikura si scostò da Malic, lo sguardo irritato verso la finestra.
- ... che tempismo di me**a. -.
Il corvo sgranò gli occhi, perplesso: - ... eh? -.
BOOOOOM!
- ... eh? - Malic si voltò verso la finestra, scioccato, notando un fitto fumo salire dal basso.
- Che tempismo di me**a. - ripeté Malikura, vistosamente contrariato.

- Bastava un piccolo foro per poter passare inosservate, non c'era bisogno che abbattessi metà delle mura di Kul Elna! - gemette Anzauna, guardando le spesse mura di pietra ormai ridotte ad un cumulo informe di sassi.
- Non ho abbattuto metà delle mura! - protestò Manerella, arrossendo.
- D'accordo. - acconsentì la fata rossa, con un sospiro: - Ne hai abbattuti due quarti. -.
Le tre pucciose fatine d'Egitto, guidate dal piccolo Mohkwbah fuori dal margraviato di Kayibah e ripulitesi della poltiglia che era precipitata loro addosso girovagando a caso nel grattacielo, avevano volato fino alla cima della montagna, fino a Kul Elna, fino a raggiungerne le spesse e alte mura di pietra.
Però, sul serio, ragazze, che tempismo di cacc-
- Temo che ora non passeremo più inosservate... - pigolò Shizulora, preoccupata.
- Dobbiamo fare presto! - esclamò Anzauna: - Dobbiamo trovare il principe Filyugi prima che Malikura trovi noi! -.
- ... perché ho come l'impressione che ci abbia già individuate? - gemette Manerella, esitante.
- Perché metà delle mura che circondano il regno sono completamente crollate e il punto dove sono maggiormente disintegrate è questo? - provò ad indovinare Shizulora, con fare innocente.
- E basta... - borbottò Manerella, completamente rossa in viso, evitando lo sguardo delle altre due fate.
Kul Elna si trovava sulla sommità di un'alta montagna in apparenza perennemente avvolta nell'oscurità, a giudicare dalle nuvole nere nel cielo che impedivano quasi del tutto ai raggi del sole di giungere fino a terra.
Eppure, nonostante si trovassero in alta montagna, non soffiava neppure un filo di vento, dando un'impressione di immobilità assoluta; impressione accentuata dalla quasi totale assenza di rumori, salvo l'appena percettibile frusciare dei rami dei pochi alberi - morti - presenti.
Il regno non era minimamente differente dall'ambiente circostante: avvolto nel silenzio, debolmente illuminato, senza vento; il suolo era un terreno secco, scuro, da cui spuntava qualche sparuta radice di qualche albero annerito.
I pochi edifici presenti erano piccoli, squadrati, malandati, ricoperti di ruggine e sabbia, quasi fosse un regno in rovina o un regno da tempo abbandonato; il castello di pietra, posto sulla parte più alta della montagna, era quasi invisibile, dato il suo colore nero che lo fondeva con il cielo scuro, rendendo impossibile anche solo valutarne l'altezza o la grandezza.
- Questo posto mette i brividi... - sussurrò Anzauna, intimorita, stringendosi nelle braccia.
- L'Egitto e il nostro bosco sono molto più carini! - concordò Shizulora, tremando appena di fronte a ciò che vedeva, circondata da quel silenzio irreale.
- Io conosco questo posto! - mormorò Manerella, sgranando gli occhi, sorpresa, attirando su di sé gli sguardi stupiti delle altre due fate: - Questo... questo è Silent Hill! - capì la fata azzurra, guardandosi intorno.
Anzauna e Shizulora la guardarono, incapaci di ribattere.
- ... forse non avremmo dovuto regalarle la Playstation... - disse la fata verde, a bassa voce.
- Dobbiamo aspettare il suono della sirena anti-bombardamento! - esclamò Manerella, convinta: - Così tutto ritornerà più o meno alla normalità. -.
- Non siamo a Silent Hill e siamo anche in ritardo! - sospirò Anzauna, prendendo la ragazza dalla pelle scura per un polso e trascinandola in una direzione a caso, seguita da Shizulora.
Non sapevano esattamente dove andare, ma partire dal castello sembrava la scelta più ovvia e sensata - sopratutto perché era stato detto loro di recarsi lì.
Camminavano in fila, all'ombra delle piccole costruzioni, sperando di non essere notate; eppure, in strada, sembrava non esserci nessuno...
- Ah! -.
- Shizulora! -.
Anzauna e Manerella si voltarono verso l'ultima della fila, vedendola sfregarsi il collo, spaventata: - Ho sentito una specie di soffio... - disse la fata verde, intimorita.
- Non ti far suggestionare! - la avvisò la fata rossa, dalla testa della fila: - Devono essere stati i tuoi capelli... -.
Quasi con le lacrime agli occhi per la paura, Shizulora annuì, poco convinta.
Ripresero il cammino, finché la stessa Anzauna non avvertì una strana carezza fredda lungo un braccio, rabbrividendo: "Non ti far suggestionare..." si ripeté, cercando di darsi forza: "Non ti far suggestionare, non ti far suggestionare...".
- Uno spiffero sulla gamba! - gemette Manerella, osservandosi il polpaccio come se temesse di trovarvi qualche creatura mostruosa.
- Qui non c'è vento... - notò Shizulora, il cuore che le batteva così forte da poter essere quasi udito: - ... e non c'è niente o nessuno che si muova, a parte noi... e non possiamo essere noi a generare questi piccoli spostamenti d'aria... -.
- Oh, avanti, Shizulora... - rise Anzauna, terrorizzata: - ... non vorrai mica dire che a Kul Elna ci sono i fantasmi? -.
- No, infatti! - fece la fata verde, tremando.
- Sarebbe assurdo! - concordò la fata azzurra, nervosa.
Così, ridendo atterrite, le tre fate ripresero il loro cammino.
Per poi bloccarsi non appena un numero incalcolabile di sfere nebbiose si parò d'innanzi a loro.
Sfere nebbiose su cui sembravano essere state malamente dipinte delle orbite vuote, delle bocche spalancate in un lamento; sfere nebbiose che, quando si muovevano, lasciavano dietro di loro una fitta scia di caligine.
Silenzio.
- Non sono fantasmi... - rise la fata rossa, sudando freddo: - ... sono solo delle sfere nebbiose! -.
- Non ci posso fare niente... - annuì la fata verde, indietreggiando.
- Sono solo sfere nebbiose che appaiono e scompaiono, che ci sfiorano senza che noi possiamo vederle e che hanno un aspetto molto ectoplasmatico! - fece loro eco la fata azzurra, con un sorriso sconvolto.
Le tre fate si scambiarono un'occhiata.
Poi guardarono le sfere nebbiose sempre più vicine.
Non appena sentirono una leggera folata di vento all'altezza delle spalle, urlarono e fuggirono via, inseguite dalle sfere nebbiose.
- Presto, una macchina fotografica! - esclamò Manerella.
- Dove sono gli accalappiafantasmi, quando servono? - pigolò Shizulora.
- E i medium? - le fece eco Anzauna.
Dopo qualche minuto di corsa, le fate si ricordarono di essere provviste di ali; grazie ad esse, riuscirono a volare lontano, seminando le sfere nebbiose e atterrando su quello che sembrava il cornicione di un piano del castello.
Esauste e spaventate, le tre fate si lasciarono cadere lungo la parete nera.
- Ma dove si è mai sentita una cosa del genere? - protestò Manerella, boccheggiando per la corsa e il volo frenetico: - Da quando in qua le fate devono salvare il principe? -.
- Dovrebbe essere il principe a salvare la sua dolce metà e noi dovremmo solo fornirgli gli oggetti necessari e un supporto morale... - concordò Shizulora, ansimante.
- Mi auguro, almeno, che il principe Filyugi sia un valoroso combattente per cui valga la pena attraversare regni su regni su margraviati per salvarlo! - sospirò Anzauna, una mano sulla fronte.
Le tre fate tacquero, indecise sul da farsi.
- Dovremmo infiltrarci nel castello? - chiese Manerella, cercando una possibile entrata.
- Beh, Malicorvo ci ha invitate al castello di Kul Elna... - fece notare Anzauna, ricordando le parole del re Sugorokuh.
- Non penso che entrare dalla porta principale sia una grande idea, vero? - azzardò Shizulora, preoccupata.
- A giudicare dal macabro gusto che hanno da queste parti, sospetto che "invitare qualcuno al castello" significhi "farlo giungere presso il castello e non lasciarlo uscire vivo". - commentò la fata rossa, con un sorriso tirato e spaventato.
- Se solo trovassi un fungo, potrei crescere e diventare più potente... - borbottò Manerella, pensierosa.
- Non stiamo andando a salvare la principessa Peach, Manerella. - le ricordò Anzauna, esasperata.
- In ogni caso... - riprese la parola la fata azzurra: - ... se tengono prigioniero il principe, lo terranno senz'altro nelle segrete e le segrete sono sempre nei sotterranei! - fece notare.
Stupita da quel ragionamento chiaro e sensato, la fata rossa annuì: - Esatto. Quindi dobbiamo trovare il modo di entrare nel castello e scendere il più possibile... -.
- Potrei far saltare in aria un pezzo di castello... - propose Manerella, subito fermata da Anzauna: - No, meglio di no... -.
- Oh, avanti, a parte quei cosi nebulosi, non è accorso nessuno quando ho aperto quel varco nelle mura del regn- Shizulora? - la chiamò la fata azzurra, notando la fata verde fissare lei e la fata rossa con occhi sbarrati.
- Ehm... tutto bene? - provò a chiederle Anzauna, preoccupata.
Meccanicamente, Shizulora alzò un braccio e indicò un punto alle loro spalle, ammutolita.
Lentamente, Manerella e Anzauna si voltarono.
Un colossale essere dal busto d'uomo e dal corpo di serpente torreggiava sopra di loro, gli occhi di fuoco puntati contro; nonostante stesse emergendo dalle torri più alte, il nero predominante e il colore scuro dell'essere lo facevano apparire come un mostro che affiorava dalle tenebre.
- ... questa non è la amena creaturina di Malikura? - chiese Manerella, scioccata.
- ... sì. - confermò Anzauna, altrettanto sconvolta.
Senza aspettare oltre, Dyaboundh si scagliò contro le tre fate che, prontamente, presero il volo, sfuggendo al primo attacco.
- Ci farà a pezzi! - gemette Manerella, una terrorizzata Shizulora attaccata ad un braccio.
- Dobbiamo trovare il principe! - esclamò Anzauna, ben conscia che non avrebbero mai potuto sconfiggere quell'essere.
Improvvisamente, lo videro sparire, come se si fosse velocemente dissolto.
Le tre fate si guardarono intorno, perplesse.
- ... è fuggito? - chiese Manerella, speranzosa.
- Temo di no... - pigolò Shizulora, tremando.
Istintivamente, le tre ragazze si voltarono, scoprendo il gigantesco Dyaboundh alle loro spalle, pronto a afferrarle con le sue colossali mani, come se fossero giocattoli.
- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH! -.
Velocemente, le tre fate volarono via, verso il terreno; Manerella, incurante degli avvertimenti di Anzauna, lanciò un incantesimo al piano terra del castello, abbattendone una considerevole quantità di parete e creando un passaggio decisamente poco inosservato.
- Manerella! - la rimproverò la fata rossa: - Se abbatti le fondamenta, ci crolla il castello addosso! - le fece notare.
- Ma è un castello magico, non crollerebbe neppure se sparisse l'intero piano terra! - osservò Manerella, volando all'interno del passaggio da lei creato.
- Ha ragione. - ammise Shizulora, lasciando Anzauna senza parole.
Ben presto, tutte e tre furono all'interno del castello, lontane da quel coso antropofide.
L'interno del castello non era certo migliore dell'esterno: interamente costruito con della pietra, le stanze erano notevolmente strette, i soffitti notevolmente alti.
- Kul Elna non è affatto un regno accogliente. - decretò Anzauna, guardandosi intorno.
- Sbrighiamoci a trovare il principe Filyugi! - esortò Shizulora, ben decisa ad allontanarsi in fretta da quel luogo.
- Secondo voi, ci stanno seguendo? - chiese Manerella, stringendo nervosamente il bastone azzurro che aveva con sé.
- Ce ne accorgeremmo. - la rassicurò Anzauna, senza minimamente accorgersi delle due figure che le osservavano dall'alto delle travi del soffitto.
Così, le tre fate vagarono per il castello di Kul Elna, una serie di stanze e corridoi identici, vuoti, silenziosi.
- Sentite. - esordì Manerella, dopo un tempo imprecisato: - Visto che con le buone non riusciamo a fare niente, tanto vale usare le cattive! -.
Detto questo, si allisciò la gonna azzurra, si tolse i lunghi capelli castani dalle spalle e si sistemò il copricapo velato, per poi alzare il suo bastone nodoso.
- Cosa hai intenzione di fare? - chiesero Anzauna e Shizulora, con un terribile sospetto.
- Prendere l'ascensore per le prigioni! - rispose Manerella, decisa.
Prima che le altre due fate potessero fermarla, la fata azzurra abbatté con forza il bastone sul terreno, causandovi una piccola crepa che, rapidamente, formò una fitta ragnatela sul pavimento, fino a distruggerlo del tutto.
Le pietre del pavimento del piano terra piovvero nel sotterraneo, creando un immenso cratere; sfortunatamente, le tre fate non avevano fatto in tempo a prendere il volo ed erano precipitate assieme al pavimento, rovinando sui calcinacci che ormai invadevano le prigioni.
Rialzandosi a fatica, ricoperte di polvere, le tre ragazze si guardarono intorno; o meglio, cercercarono di vedere oltre la fitta nebbia di polvere che si era alzata a seguito del crollo.
- Tutto a posto? - chiese Manerella, arrancando tra i sassi, in cerca delle altre due fate.
- Sì... - fece Shizulora, alzandosi a fatica, mentre Anzauna sputava la polvere che le era finita in bocca, disgustata.
- Ecco come arrivare alle prigioni! - esclamò la fata azzurra, soddisfatta della demolizione appena avvenuta.
- E se avessi schiacciato il principe Filyugi? - le domandò Anzauna, ironica, alzandosi in piedi.
Manerella sgranò gli occhi: - Ecco... - balbettò, improvvisamente a disagio: - ... beh, se è davvero un valoroso principe, avrà trovato il modo di salvarsi! - si giustificò, convinta.
- Principe Filyugi! - lo chiamò Shizulora, salendo sopra un sasso particolarmente grande: - Non sei rimasto schiacciato, vero? -.
- Temo che, nel caso sia rimasto schiacciato, trovi difficoltà nel risponderti. - le fece notare Anzauna, cercando qualsiasi forma di vita con lo sguardo.
Era anche piuttosto paradossale che le tre fate stessero demolendo un castello senza che nessuno intervenisse.
Spettri e mostro a parte.
- ... voi siete completamente pazze! - protestò una voce maschile, nelle vicinanze.
Le tre fate trasalirono, cercando di capire da dove provenisse quella voce; avanzando lentamente, ben presto si ritrovarono d'innanzi ad un muro.
- La voce veniva da qui... - notò Shizulora, posando un orecchio sulla parete.
- Sono qui, veramente... - parlò di nuovo la voce, quasi esasperata.
- E' vicina! - esclamò Anzauna, guardandosi alle spalle.
- Molto più vicina di quanto credi... - disse di nuovo la voce, ormai quasi irritata.
- ... ragazze... - le chiamò Manerella, indicando un punto sul terreno.
Seguendo la direzione indicata dalla fata azzurra, le altre due fate notarono un ragazzo seduto sul pavimento, i polsi e le caviglie bloccati da pesanti manette, costretto al muro a causa delle catene.
La cosa più assurda era che avevano già visto una capigliatura così bizzarra, degli occhi così viola...
- Ma questo... - mormorò Anzauna, incredula.
- ... sembra un Rosyami scolorito... - sussurrò Shizulora, sorpresa.
- ... e puccioso! - completò Manerella, gli occhi che le brillavano.
Di fronte a quegli sguardi, Filyugi capì che avrebbe fatto meglio a tacere.
Un istante dopo, al grido di: - CHE CARINO! -, si ritrovò stritolato negli abbracci di tre pazze, incapace di liberarsi o anche solo di muoversi per colpa delle catene.
- Aiuto! - implorò il piccolo principe, disposto anche a farsi aiutare dal corvo psicotico o dallo stregone sadico: - Qualcuno mi aiuti! -.
Alle sue urla disperate, le tre fate lo liberarono, un po' dispiaciute.
- Scusaci... - fece Shizulora, con un sorriso imbarazzato.
- E' che sei un Rosyami piccolo e puccioso, non abbiamo potuto farne a meno! - si giustificò Manerella, come se fosse un motivo sensato.
- "Rosyami"? - ripeté Filyugi, perplesso.
- Ehm, staremmo cercando il principe Filyugi... - disse Anzauna, cambiando argomento: - Sai per caso in che cella è tenuto? - gli domandò.
Lo sguardo del piccolo principe andò prima alla fata rossa, poi alla fata azzurra, poi alla fata verde, per poi ritornare alla fata rossa.
- Veramente sarei io. - rispose, a disagio.
Silenzio.
- ... no, dai, sul serio. - fece Anzauna, con un sorriso: - Dov'è il principe Filyugi? -.
- ... ti ho detto che sono io. - ripeté Filyugi, gli occhi a mezz'asta: - Principe Filyugi di Domino, nipote del re Sugorokuh. -.
Silenzio.
- ... si discosta un po' dalla mia idea di "principe". - confessò Manerella, la testa costellata di punti interrogativi fluttuanti: - Non era esattamente questo che intendevo con "simile a Rosyami"... -.
- Ecco... - provò a dire Shizulora, imbarazzata: - ... non pensavamo fossi così... -.
- Sì, lo so. - sospirò Filyugi, minimamente sorpreso dalle reazioni di quelle che aveva riconosciuto come le tre pucciose fatine d'Egitto: - Tutti si aspetterebbero uno come Aurathem, e invece si beccano me. - disse, tagliente, mettendo ancora più a disagio le tre fanciulle.
- E poi... - riprese Filyugi, riuscendo ad alzarsi: - ... lo so che siete state voi a darmi questi capelli assurdi! -.
Le tre fate fecero le vaghe, guardandosi intorno e rendendosi conto di aver abbattuto una parete della cella del principe: era da lì che erano riuscite ad entrare e a trovarlo.
- I-in effetti, la persona che stiamo cercando deve essere proprio lui... - balbettò Shizulora, completamente rossa: - ... ha con sé quello strano oggetto che Rosyami si portava dietro da un po' di tempo... - notò, facendo caso al dorato puzzle piramidale al collo del ragazzo.
- Bene! - esclamò Manerella, recuperando la sua vivacità: - Ora che abbiamo trovato il principe Filyugi, salviamo il gioco e mettiamoci in marcia verso l'Egitto! - decise, determinata.
- "Salviamo il gioco"? - ripeté Filyugi, confuso.
- Ignorala. - sospirò Anzauna, liberandolo dalle manette con un colpo di bacchetta.
- Dobbiamo fare in fretta! - disse Shizulora, ancora un po' rossa sulle guance, guardando verso il cratere sopra di loro; un attimo dopo, indietreggiò: - Temo che quella via sia inaccessibile... - pigolò, spaventata.
Le altre due fate e il principe alzarono lo sguardo, accorgendosi che non c'era più alcun cratere: il pavimento si era perfettamente riformato, così come anche la parete abbattuta della cella di Filyugi.
- Si è ricomposto? - mormorò Manerella, incredula.
- Ecco perché nessuno ci ha fermate! - capì Anzauna, abbracciando il principe come se fosse una bambola: - Possiamo distruggere quello che vogliamo, tanto ogni cosa si riformerà! -.
- Però... - balbettò Shizulora, spaventata: - Noi abbiamo avanzato distruggendo tutto, non abbiamo idea di come uscire senza rompere niente! -.
- E ora che siamo nei sotterranei non possiamo far crollare nulla... - si rese conto la fata rossa: - ... perché il pavimento ci crollerebbe addosso comunque... -.
- Dobbiamo tornare al piano di sopra! - esclamò Manerella, mentre Shizulora si affrettava a raggiungere la porta della cella e ad aprirla con un incantesimo.
- Anzauna, smettila di spupazzarti il principe! - la rimproverò la fata azzurra, notando come la fata rossa stesse coccolando più del dovuto un sempre più imbarazzato Filyugi.
- Ma è la versione pucciosa di Rosyami! - si giustificò Anzauna, stringendo a sé il poveretto.
- Aperta! - gioì Shizulora, aprendo la porta della cella.
Le tre fate e il principe, liberato dalla morsa della fata rossa, uscirono nello stretto corridoio di pietra, gli sguardi in cerca di scale che portassero al piano superiore.
- Sentite... - fece Filyugi, improvvisamente preoccupato: - ... che intenzioni avete, esattamente? - chiese, ricordando le parole che gli erano state dette circa il fatto che quelle tre pazze avessero bisogno di lui per risvegliare il principe Aurathem.
- Attualmente, il nostro principale obiettivo è uscire da qui. - rispose Anzauna.
- Ed evitare il mostro. - le fece eco Shizulora.
- E i fantasmi. - aggiunse Manerella.
- ... - Filyugi preferì non indagare ulteriormente.
- Temo non possiate avanzare oltre, signorine e principe. -.
Una voce maschile, incolore, portò l'attenzione dei presenti sul gigantesco uomo ammantato di nero improvvisamente apparso nel corridoio, il volto impassibile come il tuo timbro.
- E' Pyramid Head! - urlò Manerella, sconvolta: - Ora ci farà a fette con la sua Masamune! -.
- Temo tu stia facendo un po' di confusione... - osservò Anzauna, alzando un sopracciglio.
La fata azzurra ci pensò un istante, poi notò: - In effetti, non ha una grossa piramide di latta sulla testa... -.
- E' quell'uomo che era con quel corvo! - lo riconobbe Filyugi.
- In effetti, era fin troppo strano che nessuno dei piani alti fosse ancora intervenuto... - notò la fata verde, pensierosa.
- Quella via è bloccata... - capì sagacemente Anzauna, notando l'impressionante mole di Malishid.
- Allora useremo l'altra! - esclamò Manerella, afferrando il principe per un polso e trascinandolo nella direzione opposta al gigante in nero, subito seguita dalle altre due fate.
Dopo pochi istanti, però, un grido di Shizulora li fece fermare: la fata verde era stata catturata senza troppa difficoltà, una mano di Malishid che la teneva ferma per un braccio.
- Lasciala! - intimò Anzauna, sguainando la bacchetta.
- Non lo farò. - rispose l'uomo, serio, del tutto incurante dei tentativi della piccola fata di liberarsi.
- Lasciala subito! - urlò Manerella, puntandogli contro il suo bastone nodoso: - Oppure... -.
- Rischiate di colpire la fanciulla, signorina. - le fece notare Malishid, senza alcuna espressione.
La fata azzurra si bloccò, rendendosi conto della veridicità di quelle parole; Anzauna fu costretta a fare altrettanto.
Filyugi, sprovvisto di poteri o armi di alcun genere, non poteva far altro che rimanere a guardare.
Shizulora tremava, senza sapere cosa fare.
- Dietro di te! - urlò improvvisamente Filyugi, indicando qualcosa alle spalle di Malishid: - Una lavastoviglie! -.
- E' un trucco poco efficace, principe. - gli fece notare il gigante, impassibile.
- No, no! - fece il principe, convinto, dando una leggera gomitata alla fata a lui più vicina, Anzauna, sperando che capisse: - E' proprio una lavastoviglie! -.
- E' vero, è una lavastoviglie! - intervenne Manerella, stupita.
La fata rossa, finalmente, intuì e mosse leggermente la bacchetta, senza farsi notare.
- E' proprio una lavastoviglie! - si sorprese, sgranando gli occhi.
Convinto da quegli sguardi così sinceri, Malishid osò voltarsi, ritrovandosi di fronte... una lavastoviglie.
Per l'incredulità, lasciò andare Shizulora, avvicinandosi allo strano oggetto: - Una lavastoviglie... - ripeté, come se non se ne capacitasse, mentre la sua mente volava perdendosi in profonde riflessioni esistenziali.
Cosa ci faceva, lì, una lavastoviglie?
Chi aveva condotto, lì, la lavastoviglie?
Da dove proveniva quella lavastoviglie?
Dove andava quella lavastoviglie?
Qual era il significato di quella lavastoviglie?
Nel frattempo, le tre fate e il principe avevano approfittato della sua distrazione per scappare lungo il corridoio opposto, fino a giungere ad una rampa di scale che conduceva al piano superiore.
- Come sapevi che avrebbe funzionato? - chiese Anzauna, colei che aveva fatto apparire dal nulla quella lavastoviglie.
- Perché è una cosa estremamente stupida. - rispose Filyugi, tranquillamente.
Finalmente, i quattro riemersero dai sotterranei, ritrovandosi in chissà quale zona del castello.
- E ora, come facciamo ad uscire? - domandò Shizulora, cercando una via di fuga con lo sguardo.
- Esattamente come siamo entrati. - sorrise Manerella, alzando il suo bastone.
Anzauna cercò di fermarla: - Manerella, non è il cas- -
- IPER-RAGGIO! -.
BOOOOOOOOOOOM!

- Sei distruttiva! - gemette Anzauna, una volta fuori dal castello di Kul Elna, rivolta a Manerella la Fata Demolitrice.
- Oh, avanti! - protestò la diretta interessata, mettendo le mani ai fianchi: - Quello là ha maledetto a morte il nostro Rosyami, ti lamenti pure se gli faccio crollare il castello? -.
La fata rossa ci pensò un istante.
- Messo sotto questo punto di vista, in effetti... -.
- Qualcuno si degna di spiegarmi cosa sta succedendo? - fece Filyugi, richiamando l'attenzione delle fate su di sè.
- Rosyami è stato maledetto... - spiegò Shizulora, triste.
- Rosyami sarebbe Aurathem? - chiese il principe, sempre più confuso.
- Sì. - rispose Anzauna: - E' una storia un po' lunga da spiegare, ma sappi che, ora, Rosyami è caduto in un sonno profondo assieme all'intero regno d'Egitto e tu sei l'unico che può risvegliarlo. -.
- Quello che mi è stato sempre detto. - borbottò Filyugi, alzando un sopracciglio: - Qualche informazione in più, tipo perché proprio io? -.
Prima che una delle tre fate potesse rispondere, però, i presenti percepirono qualcosa sopra le loro teste.
Alzarono lo sguardo, come una sola persona.
Dyaboundh.
A meno di due metri da loro.
- Oh... - rise Manerella, atterrita: - ... il serpente da guardia... -.
Tra l'altro, visto da così vicino, notarono come il serpente da guardia fosse provvisto di due file di canini affilati, che rendevano ancora meno invitante l'idea di farsi catturare da lui.
Senza emettere alcun suono, troppo spaventate per poter anche solo parlare, le tre fate si diedero ad una dignitosa fuga, Anzauna che aveva preso in braccio il principe Filyugi.
Perché fuggirono in volo, ovviamente.
Lo so che avete pensato che questo gesto fosse dovuto alla scarsa altezza del principe e dunque alla sua impossibilità di correre alla stessa velocità delle tre ragazze.
- Secondo voi, per seminarlo, basterà uscire dalle mura di Kul Elna? - chiese Shizulora, notando come le mura che circondavano il regno fossero di nuovo integre.
- Non ne ho idea... - rispose Anzauna, dubbiosa: - Ma sarà senz'altro un buon punto di partenza! -.
Un attimo dopo, però, qualcosa colpì le tre fate, scaraventandole a terra: la coda di serpente di Dyaboundh.
L'impatto le ferì vistosamente, pur senza ucciderle: erano pur sempre fate; Filyugi, dal canto suo, si salvò solo perché la prima di loro due a cadere era stata Anzauna, attutendo il colpo.
- Che male... - gemette Manerella, rialzandosi in ginocchio.
- Quel coso mi fa paura... - confessò Shizulora, osservando il mostro nel cielo tornare a scagliarsi verso di loro.
- A me fate più paura voi che sopravvivete dopo un colpo del genere... - bisbigliò Filyugi, senza essere udito.
- Ma vola? - si stupì Anzauna, rendendosi conto del fatto che Dyaboundh fosse lontano dal castello: - Quell'affare vola? -.
- Portate il principe da Rosyami! - esclamò Manerella, alzandosi in piedi: - Questo mostro lo fermo io! -.
- Non fare la stupida e fuggi! - la riprese Anzauna, ma la fata azzurra era decisa: - Se provi a non scappare lasciandomi qui, ti farò un incantesimo! - la minacciò, lasciando ben sottointendere cosa questo potesse comportare.
La fata rossa tremò ma non poté far altro che rispettare la volontà dell'altra: - Ti aspettiamo in Egitto, allora! - le disse: - E ricorda che ti aspetta anche Mhahadh! -.
Manerella annuì, mentre Anzauna trascinava via due sconvolti Filyugi e Shizulora.
"Se i miei incantesimi sono così devastanti..." si disse la fata dalla pelle scura, stringendo il bastone azzurro: "... allora dovrebbero bastare ad abbattere un gigante del genere!".
Dyaboundh era d'innanzi a lei, semi-mimetizzato nell'oscurità di Kul Elna.
Era come se avesse intuito la sfida della fata, accettandola.
Un istante dopo, tuttavia, era scomparso.
- Eh? - fece la fata azzurra, perplessa.
Si guardò intorno, cercando il mostro: - Ehi! - urlò, irata: - Esci fuori e combatti! -.
Due sfere infuocate che si avvicinavano dall'alto.
Sempre più grandi, sempre più grandi...
"Un attacco dall'alto!" capì la fata, alzando il bastone: - TU! NON PUOI! PASSARE! - urlò, conficcando la sua arma nel terreno.
Una potente luce azzurra investì in pieno Dyaboundh, illuminando, per una volta, almeno una piccola porzione del regno.
Per il contraccolpo, Manerella cadde a terra: "Era il mio attacco più potente..." si disse, agitata: "Se non ha funzionato questo, allora sono decisamente fot -"
- Ahio! -.
Qualcosa le era caduto in testa, mentre la luce azzurra andava via via spegnendosi.
Andando a vedere cosa fosse la cosa precipitata dapprima sulla sua testa, per poi rimbalzare sul terreno, la fata si accorse che si trattava di un piccolo peluche nero, metà vagamente umano e metà serpentello, con due grandi occhioni rossi e dei piccoli dentini di stoffa.
- A-avrei dovuto polverizzarlo... - balbettò Manerella, incredula, dando cautamente un colpetto al peluche: - ... non trasformarlo in un... -.
- Pi! -.
Il peluche rispondeva al suo tocco e alle sue parole con uno strano verso acuto.
Era così... così...
- QUANT'E' PUCCIOSO! -.

- Quella luce azzurra... - mormorò Anzauna, guardando dietro di sé: - Era sicuramente Manerella... -.
Filyugi non osò parlare, temendo di poter dire qualcosa di sbagliato.
- Anzauna... principe Filyugi... - li chiamò Shizulora, una nota di terrore nella voce.
Quando i due seguirono lo sguardo della fata verde, si ritrovarono di fronte ad un esercito di sfere nebbiose.
- Fantasmi!? - gemette Filyugi, indietreggiando.
- Non sono fantasmi! - cercò di convincersi Anzauna: - Sono solo sfere nebbiose! -.
- A me sembrano fantasmi. - notò il principe.
- No, no, sono sfere nebbiose. - lo contraddì la fata rossa.
- Scusate, non mi pare il caso... - cercò di fermarli Shizulora, invano.
- Si vede lontano un miglio che sono spettri! -
- Ti dico che sono solo delle palle di caligine molto somiglianti a spettri, ma non sono spettri! -
- Scusate... -
- Ma perché neghi anche ciò che è palese? -
- Dannazione, sto cercando di convincermi che NON sono fantasmi! -
I cosi indefiniti, stanchi di quel battibecco, si scagliarono sui tre, riuscendo non si sa come a gettarli a terra.
- E' lo spostamento d'aria! - intuì Anzauna, rialzandosi.
- Ma non possono farci nient'altro, no? - chiese Filyugi, osservando gli spiriti tornare verso di loro.
Nuova caduta.
- Come li mandiamo via? - gemette Shizulora, preoccupata.
- Qualcuno ha conoscenze di esorcismi? - chiese Anzauna.
Silenzio.
- Perfetto. - ironizzò la fata rossa, mentre gli spettri passavano nuovamente sopra le loro teste - senza però farli cadere, dato che avevano preso la saggia decisione di rimanere a terra.
- Potremmo strisciare fin fuori le mura... - propose Filyugi, ma Anzauna scosse la testa: - E una volta arrivati, come facciamo ad uscire dal regno? Non appena proveremmo a volare o ad alzarci, ci ributterebbero giù! -.
- E allora? - chiese il principe, disperato.
La fata rossa non seppe cosa rispondere.
- Se solo potessi fare qualcosa... - pianse Shizulora, affranta: - ... finora non ho fatto niente se non farmi catturare da quell'uomo in nero e... e... -.
Improvvisamente, nella sua mente si materializzò la scena del suo salvataggio e della fuga da Malishid, subito seguita dalle parole che il principe e Anzauna si erano scambiati.
Una cosa estremamente stupida...
Decisa, come se sapesse da sempre come affrontare fantasmi / sfere nebbiose, Shizulora si alzò in piedi e, con un colpo di bacchetta, fece apparire un aspirapolvere, per poi puntarlo contro gli spettri.
Non appena spinse il pulsante d'accensione, gli spiriti furono risucchiati all'interno del tubo aspirante, fino a raggiungere il bidone contenitivo con urla disumane.
Dopo pochi istanti, quando ormai non c'erano più sfere nebbiose in vista, la fata verde spense l'aspirapolvere, per poi cadere in ginocchio, con un sospiro di sollievo.
Quando si voltò verso Anzauna e Filyugi, li trovò che la osservavano con gli occhi completamente spalancati.
- ... come sapevi che avrebbe funzionato? - farfugliò la fata rossa, incredula.
Shizulora alzò le spalle: - Perché è una cosa estremamente stupida. -.

- EEEEEEEEEEEHIIIIIIIIIII! -.
Qualcosa travolse Filyugi, facendolo cadere a terra, sotto gli sguardi perplessi di Anzauna e Shizulora: Manerella era volata fin da loro, atterrando sul povero principe.
- Manerella! - esclamò Anzauna, correndo da lei.
- Stai bene! - gioì Shizulora, avvicinandosi.
- Ve l'avevo detto che avrei sconfitto quel mostro! - sorrise la fata azzurra: - E' stato un combattimento durissimo ma, alla fine, ho avuto la meglio su di lui! -.
- Io invece ho sconfitto quei fant- ehm, sfere nebbiose! - le disse la fata verde, correggendosi ad un'occhiataccia della fata rossa.
- Sei stata bravissima anche tu! - esclamò Manerella, prendendole le mani.
- E' vero. - concordò Anzauna: - Siete state entrambe bravissime, amiche mie. - sorrise, mentre la spaventosa ombra di un pennarello faceva la sua apparizione in una sua mano: - Ce l'avete fatta grazie al vostro amichevole desiderio di proteggere le vostre amiche! -.
A quelle parole, Filyugi rabbrividì, intuendo un qualche pericolo; Shizulora e Manerella fissarono Anzauna con occhi sbarrati.
- Le fate liberano il principe, le fate sconfiggono i mostri, le fate fanno tutto mentre il principe si prende tutti gli onori. - sospirò una voce divertita, interrompendo quell'ameno momento amichevole.
Le tre fate e il principe alzarono lo sguardo, accorgendosi solo in quel momento della presenza del bello e piumato Malicorvo.
Probabilmente perché era appena arrivato.
- In effetti è un po' atipico... - concordò Manerella.
- I poteri li avete voi, non io! - protestò Filyugi, sentendosi accusato.
- Non state ad ascoltare le sue non-amichevoli parole, amici miei! - li avvertì Anzauna, decisa: - Sono sicura che questo non-amico ha intenzione di gettare non-amicizia tra di noi! -.
- Non ci fai paura! - esclamò Manerella, facendogli una linguaccia: - Abbiamo sconfitto il mostro e anche quei cosi nebbiosi! Non sarai certo tu a fermarci! Del resto, sei da solo contro di noi! - gli fece notare, trionfante.
Malic sorrise, pacato: - E chi vi dice che io sia solo? - chiese, innocentemente.
In quel momento, le tre fate e il principe furono circondati da un folto gruppo di persone ammantate di nero che, senza esitare, li afferrarono per le braccia, impedendo loro di muoversi.
- Ora sono preoccupata. - ammise Manerella, cercando di divincolarsi.
Anzauna tentò di liberarsi: - Avrei dovuto sospettare che Kul Elna non fosse disabitata come sembrava! -.
- Vi ringrazio per aver accettato il nostro invito. - sorrise Malic, avvicinandosi ai quattro prigionieri: - Perché noi, quando mandiamo degli inviti, ci premuriamo sempre che arrivino a destinazione. -.
- Ah, giusto! - sibilò la fata rossa, a denti stretti: - Tutto questo è nato nel momento in cui tu hai fatto sì che non giungesse l'invito alla festa in onore di Rosyami! - ricordò.
- ... davvero? - chiese Filyugi, spiazzato: - Mi state dicendo che tutto questo caos è nato solo da un invito non arrivato? -.
- Lo stregone Malikura è un tantino esagerato... - sospirò Shizulora.
- Per l'appunto. - precisò Malic: - Per questo motivo, non posso permettervi di portare il principe Filyugi dal principe Aurathem: la vendetta del mio signore deve compiersi fino in fondo. -.
Le tre fate fecero per lanciare un incantesimo, ma il corvo le fermò: - Oh, non ve lo consiglio. - sorrise, malizioso: - Chi vi dice che quegli attacchi non vi ritornino indietro? -.
Anzauna, Shizulora e Manerella si bloccarono.
- Perché tu non hai dei poteri! - notò la fata azzurra, nonostante stesse esitando.
- Chi vi dice che il mio signore non sia qui, adesso? - domandò Malic, tranquillo.
- Lo avremmo percepito! - rispose Anzauna, seppur dubbiosa.
Il ragazzo piumato rise, divertito: - Ma se non vi siete accorte di noi per tutto questo tempo! -
- Cosa? -
- Vi abbiamo pedinato per tutto il tempo, dal momento in cui avete fatto saltare le mura fino al momento in cui siete uscite dal castello. - spiegò, sotto lo sguardo esterrefatto dei quattro.
- Ma... ma... - balbettò Manerella, confusa: - Perché non siete intervenuti? -.
- Perché volevamo vedere fin dove foste in grado di arrivare. - rispose Malic, come fosse ovvio: - Era divertente vedervi vagare per Kul Elna senza sapere cosa fare. -.
Alzò le spalle: - Tuttavia, è ormai giunto il momento di eliminarvi dalla scena. -.
- Eliminarci? - chiesero i quattro, in coro, senza smettere di cercare di divincolarsi dalle prese che li bloccavano.
In tutta risposta, Malic svitò il manico dello scettro d'oro che aveva con sé, rivelandone un'affilata lama: - Vogliamo vedere se è vero che i principi hanno il sangue blu? - chiese, avvicinandosi ad uno scioccato Filyugi.
- NO! - urlarono le tre fate, incapaci di muoversi.
"Cosa possiamo fare?"
Malic era d'innanzi al principe.
"Cosa possiamo fare?"
La lama si alzava.
"Cosa possiamo fare?"
Stava per colpire.
"Ma perché proprio io?????"
Stava per calare sul principe.
In quel momento, Manerella individuò, non troppo distante da loro, una gigantesca moto con a guardia uno degli uomini ammantati.
Istintivamente, senza pensarci, urlò: - Quello là ti ha rigato la moto! -.
La lama si fermò di colpo, a pochi millimetri dal cuore di Filyugi, il volto di Malic improvvisamente sconvolto.
Il ragazzo piumato si voltò, lo sguardo d'ametista verso la moto: su un fianco, più sottile di un capello, più corto di una scheggia, invisibile ad occhio nudo, percepibile solo con il più potente dei microscopi, c'era un minuscolo graffietto di un decimo di millimetro.
L'uomo ammantato accanto la moto, non appena vide Malic avvicinarsi, tremò vistosamente.
Gli altri uomini in nero, terrorizzati, presero la saggia decisione di darsi alla fuga, lasciando i prigionieri, confusi.
- Passi l'essere accusato di tingermi i capelli... - sibilò il ragazzo piumato, lo sguardo irato fisso sulla povera vittima: - ... passi l'essere interrotto mentre il rating s'impenna vertiginosamente... -.
Strinse i denti, il volto ricoperto di vene, i capelli in preda ad un'improvvisa elettricità statica: - ... ma chi mi riga la moto deve pagare con la vita! -.
L'uomo era atterrito, incapace di muoversi.
- Ci vorrà un solo turno... - ridacchiò Malic, con una luce di pura follia negli occhi.
- Io direi di andarcene. - disse Anzauna, prendendo nuovamente in braccio Filyugi e trascinando via Shizulora, che a sua volta si portava via Manerella.
Erano già distanti quando udirono una voce spaventosa, simile a quella del ragazzo piumato, ma più profonda e sanguinaria, urlare: - ONE TURN KILL! -, mentre quello che sembrava un gigantesco volatile di fuoco appariva nel cielo, illuminandolo di una cupa luce dorata, per poi abbattersi con violenza sul terreno.
- Non voltatevi e non fermatevi! - avvisò la fata rossa, fuggendo il più velocemente possibile, seguita dalle altre due fate.

In quel luogo era rimasto solo un gigantesco cratere.
E la moto, perfettamente intatta.
E il poveretto, traumatizzato, prontamente portato via su una barella da altri uomini in nero.
Malic rideva, indemoniato, compiacendosi di tutta quella distruzione.
- Avvisami quando hai finito. -.
Una voce distolse Malic dalla sua risata psicopatica, facendolo tornare normale, senza più vene sulla faccia, senza più elettricità statica ad alzargli i lunghi capelli biondi.
Malikura.
- Sono scappate. - lo informò, come se non fosse successo nulla.
- Era abbastanza ovvio. - notò l'altro, accarezzando la strana cosa che teneva sull'altra mano.
Guardando meglio, Malic si rese conto che era...
- Pi! -.
- Dyaboundh? - chiese, incredulo.
- Me l'hanno ridotto così. - sospirò Malikura, teatrale: - Oh, non avrei mai, mai, immaginato che sarebbero riuscite a fuggire portando via il principe, che disgrazia! -.
- ... tu ti sei solo divertito nel vederle andare avanti e indietro per regni e margraviati, oltre che a Kul Elna? - capì Malic, alzando un sopracciglio.
- E' stato difficile scegliere se portare a termine la mia vendetta o posticiparla guardando tre cretine che fanno avanti e indietro senza meta. - ammise Malikura, melodrammatico.
- ... va bene. - si arrese il ragazzo piumato: perché era lui a sentirsi un idiota?
- Stanno tornando in Egitto. - gli disse Malikura, tranquillamente, tra gli squittii di Dyaboundh.
Malic guardò il piccolo peluche, un po' a disagio: - Hai intenzione di lasciarlo così? - chiese, perplesso.
- E' ciò che si merita per essersi fatto sconfiggere in così poco tempo. - rispose l'altro, piatto: - Così come gli spiriti rimarranno chiusi in quell'aspirapolvere fino a tempo indeterminato. -.
- Possiamo far sparire quella lavastoviglie, però? - domandò Malic: - Malishid ci sta scrivendo sopra un trattato filosofico... -.
- E va bene. - acconsentì Malikura, lasciando Dyaboundh a terra, libero di girovagare dove voleva: - E' il caso che mi rechi anch'io in Egitto: voglio sperare che le tre fate e il principe di Domino gradiscano le sorprese che vi troveranno. -.
Malic rabbrividì, ricordando improvvisamente una cosa: - Ehm... - fece, esitante: - Stai attento, mi raccomando. Stai molto attento. -.
La successiva occhiata di Malikura, semplicemente, lo terrorizzò: - C'è qualcosa che mi stai nascondendo, Malicorvo? - chiese, lapidario.
- Ehm... -
- Sì, Malicorvo? -
- ... sono stato da mia sorella. - confessò, infine, il corvo, abbassando lo sguardo: - Sono stato da Ysys. -.
Silenzio.
- Malic... -
Il ragazzo piumato alzò lo sguardo, incontrando lo strano sorriso di Malikura.
- Caro Malic... -
- Oh, mio Ra! E' vero, ho sbagliato, nella mia vita ho commesso tante cose crudeli, ma non è che si potrebbe fare un piccolo sconticino sulla pena? -
- Mio amato Malic... -
- OH, MIO RA! FA' CHE SIA VELOCE E INDOLORE! -
Malikura lo afferrò per il mento, costringendolo a guardarlo, il sorriso sanguinario sempre più accentuato, gli occhi furiosi: - Quando pensavi di dirmelo, Malicorvo? -.
- In realtà, speravo di non dovertelo dire. - confessò Malic, vago.
Malikura lo lasciò, esasperato: - L'aura di sfiga di quella donna ci ha colpiti. Ecco perché Dyaboundh e gli spiriti sono stati sconfitti così facilmente... -.
- E ora? - chiese Malic, intimorito, non sapendo come avrebbe reagito lo stregone.
- Ora vado in Egitto. - rispose l'altro, irritato: - Per quando sarò di ritorno, voglio Kul Elna tappezzata di cornini e ferri di cavallo! -.

Le tre fate e il principe erano finalmente riusciti ad uscire dalle mura di Kul Elna.
Le avevano nuovamente abbattute, ma l'importante era essere riusciti ad uscire.
- Dobbiamo fare presto! - esclamò Anzauna, mentre Shizulora, con un fischio, richiamava qualcosa.
- Andremo in volo? - domandò Filyugi, continuando a chiedersi come avrebbe risvegliato il principe e perché ciò toccasse proprio a lui.
- No. - fu la semplice risposta della fata rossa, lo sguardo verso le pendici della montagna.
Improvvisamente, lasciando dietro di loro un non indifferente polverone, tre grandi uccelli scuri dai lunghi colli corsero velocemente verso di loro, arrestandosi a meno di un metro dalla loro posizione.
Erano tre struzzi.
- Uh, i Chocobo! - trillò Manerella, saltando a cavallo di uno degli uccelli.
- Sono struzzi, Manerella, non Choc- No, niente... - tentò di dirle Anzauna, salvo poi rinunciarci.
- Ma... sono tre! - fece notare Filyugi: - Io con cosa vado? -.
- Con un cavallo! - rispose la fata azzurra, dandolo per scontato.
- Io non ho un cavallo. - disse il principe.
Le tre fate gli lanciarono delle occhiate incredule.
- Ma sei o non sei un principe? - domandò Anzauna, perplessa.
- Sì! - rispose Filyugi, arrossendo: - Ma non è ovvio che i principi abbiano un cavallo! -.
- E' un principe meno principesco di quanto credessi... - ammise Shizulora, aggrottando la fronte.
- Però non possiamo far apparire essere viventi dal nulla... - ricordò Anzauna.
- Tieni questa! - esclamò Manerella, facendo apparire d'innanzi a Filyugi una scopa volante, sull'estremità superiore un cartoncino con su disegnata la testa di un cavallo.
- Uffa! - sbuffò la fata azzurra: - Io volevo apparisse il cavallo di una giostra! -.
- Stai scherzando, vero? - boccheggiò il principe, incredulo, fissando quella sottospecie di scopa.
- Sali su quella scopa. - sospirò Anzauna, facendovi un incantesimo: - Ho inserito le coordinate del castello d'Egitto: non devi far altro che salirci e lei stessa ti guiderà fino a destinazione. -.
- Ma perché non potete volare? - chiese Filyugi, restìo a salire su quel coso.
- Perché saremmo anche un po' stanche! - protestarono all'unisono le tre fate, zittendolo del tutto.
Così, arrendendosi, il principe salì sulla scopa volante / prode destriero, per poi venire brutalmente trascinato chissà dove, seguito dai tre struzzi con a bordo le tre fate.

Note:
"Carakura": il vero nome della strega della Bella Addormentata è Carabosse; è solo nella versione Disney che si chiama Malefica.
"sirena anti-bombardamento": riferimento al videogioco "Silent Hill" e alla sirena anti-bombardamento che avvisa del cambiamento di dimensione.
"macchina fotografica": riferimento al videogioco "Project Zero/Fatal Frame", in cui la protagonista si serve di una macchina fotografica per esorcizzare i fantasmi.
"- Se trovassi un fungo, potrei crescere e diventare più potente... -": riferimento al videgioco "SuperMario" e ai funghi che lo fanno diventare più forte.
"principessa Peach": la principessa da salvare in "SuperMario".
"Pyramid Head": personaggio di "Silent Hill", dalle sembianze di un uomo con una grossa piramide di latta sulla testa e una colossale spada.
"Masamune": la spada di Sephiroth in "Final Fantasy VII".
"Iper-Raggio": uno dei colpi dei Pokemon.
"- TU! NON PUOI! PASSARE! -": Gandalf contro il Balrog ne "Il Signore degli Anelli".
"Chocobo": creature di "Final Fantasy VII" simili ad un incrocio tra struzzi e pulcini.

Quando ho scritto questo capitolo ero particolarmente entrata in fissa con Silent Hill. °°
E Carakura e Malic si danno alla gioiosa gaiosità. *O* la dimostrazione che le scene che vanno oltre il bacio di sfuggita non fanno per me XD
Ebbene, questo è il penultimo capitolo. ^^ di già? °°
In realtà, è un po' strano essere già praticamente giunti alla fine di un'altra storia dopo "Notre Dame de Domino", soprattutto perché questa ce l'avevo già scritta. °°

Vi ringrazio dei complimenti e dei commenti! *^*
x AliceWonderland: Ebbene sì, è lui. U.U xD
Il forno? Devi soltanto dare un'informazione alle tre pucciose fatine d'Egitto. ^^ Ma ricorda, le istruzioni sono in finlandese. U.U
Buoni i Plasmon! ** Però i Pavesini sono più gialli. ù.ù *... eh?*
A-Alice? o.O *guarda nel tombino* Ci sono porte e strane bottiglie con su scritto "Bevemi", laggiù? °°
Grazie! X///D
x Justeyes: *legge* Caste, Thief, Puzzle, Apprentice... e magari ti piacciono pure la Mizu e la Polar? *___*
Manerella non poteva certo permettere che l'incantesimo venisse spezzato da cotal avventato gesto! oAo
"Per curiosità, la diga che è crollata è quella del Vajont? o.O"
... non ho il coraggio di chiederglielo. °°
Come già detto ad Alice, se vuoi il forno, ti basta soltanto dare un'informazione alle tre pucciose fatine d'Egitto - ma ricorda di munirti di dizionario Finlandese-Italiano. U.U
XD Guarda, temo che Oresama ai fornelli comporterebbe il suo dare fuoco alla casa. Volontariamente. Felicemente.
Rubare il forno a Sehtoh? Certo, se riesci ad orientarti nel margraviato di Kayibah, ad evitare tutte le trappole e a fuggire prima che Sehtoh ti veda in uno dei suoi colossali monitor-spia. A___A
Grazie del commento! ^^
  
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