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Autore: _Zexion_    25/02/2011    4 recensioni
Odiava quel suo modo di rendersi unico con dei gesti inaspettati.
Odiava quando gli stava troppo appiccicato, quando continuava a sorridere dinanzi ai suoi insulti, quando gli preparava da mangiare solo perché sapeva che amava una determinata pietanza.
Odiava tutto di lui.
E odiava soprattutto, quando non gli dava più quelle attenzioni.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, premettendo che questa.. cosa è stata scritta di getto perché d’improvviso la mia frog se né uscita con “Voglio una fic per quando torni”, beh, sono stata assalita dal panico e.. l’unica cosa che ho ‘partorito’ alla fine è stato questo XD
Spero comunque che sia di gradimento e.. non sia OOC o scritta male. (anche se ho i miei dubbi .w.)
Detto ciò.
Come tutte le FrUk che scrivo, è dedicata alla mia FranScesse che mi stressa la vita ed è diventata una costante ormai di ogni giorno (XP). Ti voglio bene scema <3
E.. lo sai cosa penso.. ç_ç
 
 

Love Or Hate

 
Sempre, l’aveva sempre odiato.
Sin da quando aveva memoria, non gli era mai stato simpatico. Con il suo modo di fare appariscente, con il suo modo di parlare e di rapportarsi e..
 
«Arthùr! Guarda qui!»
Un giro su sé stesso, mostrando il nuovo vestito, moda di quei tempi appena cominciata. Arthur lo guardò sorpreso, segretamente affascinato. Qualcosa nel suo modo di fare rendeva.. gradevole, quel vestito. Tuttavia..
«Mpfh, sembri una femminuccia.»
Francis continuò a sorridere, riprendendo a parlare della moda francese del momento.
 
Una cosa che non aveva mai sopportato di Francis, era il modo in cui cercava insistentemente di.. stargli appiccicato. Non avrebbe saputo descrivere o specificare il perché gli desse fastidio. Forse, era perché era l’unico che sembrava cercarlo sempre. Forse, perché sembrava l’unico a tenere alta la  sua attenzione.
 
«Ci si rivede, Arthùr.»
Un sorriso ironico capeggiava le labbra del francese, mentre gli parlava dalla nave poco distante da quella della flotta inglese.
Arthur era rimasto fermo, ben conoscendo ormai il modo di fare di Francis e sapendo che per prima cosa si sarebbe premurato di fargli sapere chi fosse a capo della nave che stava per attaccarlo.
Divertito, lo guardò a mo di sfida.
«Stupid, stupid, Frog. Sei venuto a morire, questa volta?»
Francis aveva riso, beffandosi delle parole di Arthur, inchinandosi.
«Chenille, ci sarà solo una nave oggi ad uscire da qui. E non è la tua.»
 
Ricordava precisamente ogni singola battaglia, ogni singola mossa accaduta durante quei lunghissimi cento anni, percorsi solo da brevi momenti di pace tra Inghilterra e Francia. Non riuscivano ad andare d’accordo, ed ancora oggi gli veniva difficile cercare di mandare giù il “rospo” onnipresente da quando era costretto a collaborare con Francis quasi tutti i giorni, ormai in pace.
Non lo sopportava, tutti lo sapevano ed era difficile non rendersene conto.
Guardando il giornale nelle sue mani, gli venne difficile persino capire COME poteva sopportare una figura così noiosa e specialmente GELOSA, come quella del Francese.
Gelosia poi, che non aveva fondamenti.
Forse.
 
«What… FRANCIS! What are you doing!?»
Si avvicinò velocemente, strappando praticamente un Alfred bambino dalle ‘grinfie’ di quel stupido mangiarane che aveva davanti a sè.
Aveva fatto appena in tempo ad entrare quando aveva visto il suo “fratellino” piangere e Francis davanti. Oramai sapeva che Alfred stava crescendo, ma aveva ancora le fattezze di un bambino di a mala pena 12 anni e non gli piaceva che qualcuno lo attaccasse. Da quando era diventato suo fratello, aveva iniziato ad avere un attaccamento.. quasi morboso, per l’americano.
Francis rimase in silenzio, alzandosi e osservando Arthur apparentemente tranquillo.
«Facevo solo presente al piccolo che prima o poi dovrà crescere, mon Arthùr. Non può sempre stare incollato a te. Gli ho offerto solo.. il mio aiuto.»
Un sorriso divertito, ma che ad Arthur non piaceva per nulla. Assottigliò lo sguardo, indicando la porta al francese.
«Vattene, Francis. Rivolgi le tue “saggezze” verso qualcun altro, evitando di venire a scocciare me ed il mio fratellino.»
Francis era andato tranquillamente verso la porta, girandosi solo per un momento.
«Non rimarrà per sempre il “tuo fratellino”. Dovresti rendertene conto, Arthùr.»
 
Pensandoci ora, a distanza di tanti anni, Francis aveva come.. inserito il tarlo, come se fosse riuscito a presagire ciò che sarebbe accaduto in futuro. E a volte, aveva dato la colpa a lui se era successo quello che era successo.
Francis era sempre stato in qualche modo geloso di Alfred. Non in maniera esplicita, semplicemente.. sembrava infastidito. E lo ignorava, se poteva. Ed era proprio per quello, che non aveva mai capito perché alla fine l’avesse aiutato..
 
«Why… WHY!? Tu.. come hai potuto aiutarlo a fare questo!? Sapevi che ci tenevo! Sapevi!»
Pioveva. Tutti i suoi giorni peggiori, ma forse anche quelli migliori, erano caratterizzati dalla pioggia. E per questo non sapeva se doveva odiarla, od amarla.
Come in quel momento, mentre osservava Francis davanti a sé, la spada in mano e i lunghi capelli fradici che gli coprivano in parte il volto non concedendo di vederne il viso.
«Why..»
Arthur sentiva la gola bruciare, da tanto urlava. Ma Francis non rispondeva. L’unica mossa che gli vide fare, fu puntargli contro la spada e quando riuscì finalmente a vederne il volto, rimase praticamente sorpreso.
Non era felice. Non era triste. Era serio, come quella serietà che solo poche volte gli aveva visto avere ed era solo per essere sicuro di avere cose sue.
«Te l’avevo detto, mon Arthùr, che non sarebbe rimasto per sempre il tuo fratellino.»
 
Sospirò, mettendo giù il giornale e passandosi una mano tra i capelli. Era doloroso, ricordare quei momenti.
Che tra l’altro non facevano altro che confermare il fatto che odiava Francis e non lo sopportava. Insomma, cos’aveva fatto di bello per lui? Cos’aveva fatto per renderlo felice, tranquillo, o qualsiasi altra cosa?
… Niente.
 
«Arthùr!»
Un sussulto aveva fatto girare l’inglese di scatto, ritrovandosi a pochi centimetri il volto di Francis. In un primo momento era rimasto shockato, per poi reagire ed allontanarlo, sentendo un lieve calore imporporargli le guance.
Che, fottuto, colpo.
«S-stupid frog! Ti sembra il caso di avvicinarti così tanto!?»
Un risolino e poi Francis gli aveva preso la mano, porgendogli un fiore. Un giglio. Lo aveva osservato corrucciato, per poi guardarlo confuso.
«What..?»
Francis aveva scosso il dito in senso di diniego, per poi guardarlo divertito.
«Arthùr, hai troppe rose con le spine. Dovresti tenere un giglio.»
«Francis, il giglio è il TUO fiore. Cosa c’entra in mezzo a mille rose?»
«Oh, Arthùr, non è difficile. Pensaci.»
 
Si alzò, andando alla finestra ed osservando il giardino che ora presentava un piccolo pezzo di terra solo con dei gigli. Non sapeva com’era successo, ma a quanto sembrava quel singolo giglio si era moltiplicato.
Ed ora, in  mezzo alle sue rose, vi erano un altro tipo di fiori.
Odiava quel suo modo di rendersi unico con dei gesti inaspettati.
Odiava quando gli stava troppo appiccicato, quando continuava a sorridere dinanzi ai suoi insulti, quando gli preparava da mangiare solo perché sapeva che amava una determinata pietanza.
Odiava tutto di lui.
E odiava soprattutto, quando non gli dava più quelle attenzioni.
 
Di nuovo. Lo vide sorridere a quel bambino di nome Matthew. Da quando c’era Francis gli rimaneva attaccato, sempre. Capiva amasse i bambini, però..
«Arthùr, non trovi che sia un bel bambino?»
L’inglese lo guardò male, prima di rivolgere uno sguardo al piccolo, vedendolo rivolgergli uno sguardo timido, abbracciando di più quell’orso dalla quale sembrava non volersi mai separare.
«.. Yes.»
Francis sorrise a quella risposta, accarezzando i capelli del piccolo, tornando ad ignorare Arthur. Cosa che causò all’inglese ancora più nervosismo. Cercò di controllarsi, guardando attentamente il piccolo Canada ed un sorriso si dipinse sulle sue labbra.
Magari, una colonia in più non avrebbe fatto male alla sua terra.

 
Forse, ed era meglio ripetere forse, a volte anche lui era stato eccessivo.
Ma la storia tra lui e Francis, tra l’Inghilterra e la Francia, era tutta caratterizzata da cose eccessive. I periodi di pace risalenti al passato erano pochi e per la maggior parte anche mirati ad ottenere qualcos’altro. Non che ne facesse una colpa, almeno non a sé stesso.
Era sempre, ovviamente, colpa di Francis. Perché?
Il suo modo di fare. Ora non poteva di certo dichiarare guerra alla Francia ma.. non poteva dire di avere un buon rapporto, tranquillo, con il francese.
 
«YOU! SHUT THE FUCK UP!»
Francis rideva, scappando da Arthur e schivando ogni singolo oggetto che l’inglese lanciava contro di lui con l’intento, ne era certo, di beccarlo e fargli molto male.

«Chenille, quante storie fai! Era solo un innocente palpatina..»
Un vaso si infranse a pochi centimetri dal suo viso e per un attimo il sorriso morì sulle sue labbra. Per poco, quel pazzo inglesino non lo prendeva. E avrebbe potuto farlo secco.
«Se ti prendo, stupido mangiarane, giuro che ti CASTRO!»
Nonostante le minacce e gli oggetti però, Francis non riusciva a smettere di essere realmente contento. Perché il lieve rossore che c’era sul viso di Arthur lo ripagava di tutto quel trambusto.
Chissà che reazione avrebbe avuto se la volta successiva avesse provato a baciarlo..
 
Un abbraccio improvviso lo distolse dai suoi pensieri, ma non si mosse. Oramai conosceva perfettamente quelle braccia e quasi avrebbe potuto abituarsi a sentire la presenza costante di quel petto contro la propria schiena, di quel calore, di quel profumo.
Con un sospiro continuò a guardare fuori dalla finestra, sentendo le labbra conosciute baciargli il collo.
«A cosa pensi, chenille?»
Non rispose subito, continuando a guardare quel giardino, per poi scrollare le spalle e liberarsi, ma non del tutto, di quell’abbraccio, voltandosi verso Francis.
«Nulla di rilevante.»
Un sorriso birichino nacque sulle labbra di Francis, mentre avvicinava le labbra a quelle dell’inglese e la mano, lenta, scivolava dalla schiena più giù..
«Allora, potremmo pensare ad altro..»
Arthur sorrise, in una maniera che non aveva nulla di rassicurante.
«Se la tua mano scende ancora, Frog, dovrai pensare solo al numero dell’ambulanza.»
Il francese ridacchiò, fermandosi e annuendo. Fu come una presa in giro, dato che se in un primo momento Arthur aveva pensato di avergli fatto capire, poco dopo sentì la palpatina fugace di Francis e lo sguardo con cui si volse verso di lui fu omicida.
Lo vide correre via ancora prima che riuscisse a prendere qualcosa e ne fu sicuro.
Nonostante tutto, odiava ancora Francis.
 
«C-Cosa?»
Francis guardò sorpreso, forse anche troppo, l’inglese fermo davanti a sé con quell’aria spavalda. Non era sicuro se ciò che aveva sentito fossero parole oramai dettate dalla sua mente, o fosse tutto incredibilmente vero.
Se era un allucinazione però, doveva preoccuparsi, dato che non aveva nulla di fasullo.
Dal canto suo, Arthur rimaneva li impaziente e come se avesse a che fare con uno stupido.
«Tendo a non amare ripetermi, Frog. »

«Io.. credo di non aver capito bene.»
Sbuffò, Arthur, davanti alla reazione di Francis. Insomma, che aveva detto di così strano? Di  nuovo, la scena si ripetè.
Tossì, cercando di schiarirsi la voce e lo guardò con un espressione seria ed arrabbiata, un lieve rossore a colorargli le guance.
«Ho detto che ti amo, Francis. I love you. In quale lingua devo dirtelo per fartelo capire? E sappi che mi rifiuto di parlare in francese.»
In realtà, Francis era rimasto al “ti amo”. Quanti anni erano passati, da quando aveva iniziato (consapevolmente) a volerselo sentire dire? Tanti, forse troppi. Ed ora che era arrivato quel momento, non gli sembrava nemmeno vero.
Avrebbe voluto osare chiedere di nuovo, ma l’espressione di Arthur gli fece cambiare idea. Di fatti l’inglese non sembrava contento e stava già per andare via.
«D’accordo, ho capito. Non sono ricambiato. Dovevo immaginarlo dato come ti comporti sempre, tu non-»
Le sue parole vennero bloccate dalle labbra di Francis, già sulle sue. Come al solito, il francese non aveva ascoltato una singola parola, limitandosi a baciarlo.
Ti amo. Si, gli aveva detto ti amo per davvero.
Arthur era rimasto sorpreso, per poi arrossire un po’ di più. Cercò di allontanarlo, lamentandosi, ma Francis lo stringeva sempre di più a sé e quella vicinanza era.. assuefante.
«Frog…»
«Je T’aime Arthùr. Je t’aime.»
Dinanzi a quella confessione ricambiata Arthur mugolò in dissenso, sentendo la fronte di Francis sulla propria. Insomma, era imbarazzante.
«Francis.. o fai qualcosa, o me ne vado. E’ assurdo restare così. Non è mica avvenuto un miracolo..»
E Francis aveva riso, sinceramente, davanti a quelle parole. Inglesi. Aveva baciato di nuovo Arthur, sentendolo finalmente lasciarsi andare.
Ah, per lui, era proprio avvenuto un miracolo.
 
Silenzio.
Era quello che regnava in quel momento in casa Kirkland. Nessun rumore di oggetti rotti, urla, null’altro.
Nemmeno la polizia, nel caso Arthur avesse mandato a segno uno dei suoi colpi.
L’unica cosa certa, era il rumore incessante dell’acqua della doccia che scorreva e al suo interno, due voci, non proprio intente a parlare.
 
 
Arthur lo sapeva, quando aveva visto Francis salire al piano di sopra, che sarebbe finita così.
Ma con un ghigno divertito, quella volta, aveva seguito volentieri Francis solo per un motivo.
Dopo tanto stare insieme, era giusto ricordare all’altro una cosa essenziale.
Non per forza, il passivo doveva essere lui.
E se Francis avesse accettato, forse, avrebbe potuto odiarlo un po’ di meno.
 
 
 
 

Il confine tra odio e amore è più sottile di un foglio di carta.

  
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