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Autore: kia84    09/01/2006    0 recensioni
Ciao a tutti, propongo una 7 serie di uno dei telefilm più amati degli ultimi tempi e che è finito. Prima di leggerlo scordatevi l'ultima puntata "Per sempre", tutto inizia da quando Joey torna da Parigi e molte cose sono cambiate nel corso delle vacanze: nuovi amori, vecchi ritorni e amicizie che si consolidano... leggete e ogni dubbio sarà risolto, spero vi piaccia. Ad agosto continuo a postare nuovi episodi.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico, Drammatico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima scena
Capeside, B&B – Music sottofondo “Clint Eastwood” dei Gorillaz.
E’ mattina presto e vediamo Pacey aggirarsi dietro il Break and Breakfast Potter alla ricerca di qualcuno. Cerca di non fare troppo rumore mentre entra in cucina ma viene preso d’assalto da un bambino che gli si aggrappò al collo urlando a squarciagola il suo nome. Riprendendosi dall’agguato, prese il bambino in braccio facendolo saltare in aria divertito per poi fargli il solletico.
Alex: Pacey! Basta, basta! (grida ridendo con le lacrime agli occhi)
Pacey: Soffri il solletico proprio come una femminuccia!
Alex: Io non sono una femminuccia!
Pacey: E invece si! (gli rifà il solletico mentre il bambino si dimena dal ridere) Sembri proprio tua zia Joey.
Entra Bessie con uno strofinaccio sporco di sugo su una spalla.
Bessie: Hey bruto che stai facendo a mio figlio?
Pacey: Bessie, la mia cara sorellona! (le da un rapido ma caloroso abbraccio) Finalmente ti rivedo…mi togli questa peste dai piedi?
Bessie: Da ciò che vedo puoi farlo benissimo da solo.
Si guardano con sfida ma Bessie è consapevole del lato infantile e affascinante di Pacey e scuote la testa rassegnata mentre lui le fa un sorriso birichino.
Bessie: Su Alex, vai in camera a prepararti. Oggi è il tuo primo giorno di scuola e non devi fare tardi.
Alex: Ma Pacey…
Bessie: Fila in camera Alexander!
Alex saluta Pacey ed esce dalla cucina come un condannato che deve raggiungere il patibolo.
Pacey: Un Potter che non vuole andare a scuola? Non avrei mai pensato di poterlo vedere con i miei occhi…sei sicura che quello è tuo figlio?
Bessie: E’ tutta scena, fa i capricci perché non vuole che lo accompagni a scuola…un po’ come faceva Joey. come mai sei qua? A quest’ora Andie dorme ancora.
Pacey: Lo so, voglio farle una sorpresa…è per questo che sono qui, ma prima dovrei chiederti un favore. Dov’è Bodie?
Bessie: A fare rifornimento di provviste, tornerà tra poco. Cosa ti serve da lui che non puoi chiedergli domani sera?
Pacey: Una sostituzione per domani al Leery’s Fresh Fish…tanto oggi lavoro e dopodomani è giorno di chiusura del ristorante. E comunque viene quasi ogni sera a revisionare l’andazzo in cucina.
Bessie: (ammicca maliziosamente) Un viaggio romantico come ai vecchi tempi Pacey?
Pacey: Il lupo perde il pelo ma non il vizio (sorride) e poi Andie ne ha proprio bisogno…due giorni interi con Pacey Witter, una favola che diventa realtà. Ogni donna lo vorrebbe.
Bessie: Non montarti la testa Pacey, non è il caso. Voglio proprio sapere come andrà a finire domani. Non preoccuparti, Bodie ti sostituirà voi due divertitevi e non pensate ad altro.
Pacey: Certo sorellona! (la bacia su una guancia dopo averla abbracciata per poi dirigersi verso la porta) Non dire nulla ad Andie, seguirò il tuo consiglio. Ci vediamo!
Sigla
Seconda scena
Worthington, lezione del professor Hetson – Musica in sottofondo “Take me away” di Avril Lavigne.
Vediamo entrare gli studenti nell’aula mentre parlano tra loro e cercano un posto libero per sedersi. La maggior parte di loro abbronzata e con ancora addosso vestiti estivi che lasciavano intravedere i segni del costume oppure quelli in evidente esposizione alle lampade solari. Tutti iniziano a zittirsi appena entra il professor Hetson con la sua borsa piena di test di inizio corso e manifestando il suo solito sorriso sarcastico esaminando attentamente ogni persona presente in quell’aula.
Hetson: A quanto vedo ci sono molti superstiti dello scorso anno...non preoccupatevi, non sapendo cosa fare ieri sera vi ho preparato alcuni test. Chi li reputa difficili può benissimo lasciare questo corso già da oggi, di certo mi fareste un gran favore.
Si avvicina alla cattedra e posa la borsa sopra e a togliere i test sotto gli sguardi allibiti degli studenti vecchi e da quelli terrorizzati delle matricole. Si vedeva lontano un miglio che Hetson si divertiva. Improvvisamente la porta si spalancò ed entrò Joey quasi cadendo, e si mise seduta al primo posto libero. Era estremamente imbarazzata di quel ritardo e ancor di più per quell’entrata davanti ad Hetson che sembrava compiaciuto di aver trovato un altro modo per poterla tormentare pure quell’anno.
Hetson: Come al solito signorina Potter lei è in ritardo e siamo solo al primo giorno, cosa dovrò aspettarmi a fine anno?
Joey: Siccome è inutile darle una risposta, non mi scuserò di nuovo con lei. Quest’anno mi rifiuto di essere il mirino di tutte le sue osservazioni sarcastiche e cattive, è di pessimo gusto starla ad ascoltare mentre tormenta lo studente di turno e io farò di tutto per non esserlo di nuovo. Non starò più al suo gioco professore.
Hetson: Mi dispiace signorina Potter che il mio modo di insegnare non sia di suo gusto. Se vuole evitare questa tortura come la chiama lei e che a me da molte soddisfazioni a confronto di alcune persone, può sempre cancellare il corso dalla lista delle sue cose da dare quest’anno. (sorride sarcastico intuendo soddisfatto la risposta pronta dell’alunna)
Joey: Divertente professore. Ricordo ancora due giorni fa quando sono andata in segreteria per sapere dei miei corsi e mi hanno gentilmente informata che se non seguivo il suo corso potevo dire addio ad un altro corso di letteratura specialmente perché l’anno scorso ero risultata uno dei suoi migliori studenti e guarda caso un certo professore mi aveva nominato come “aiutante” durante le sue lezioni. Non so se ringraziare la sua vena autolesionista o bruciarla vivo.
Hetson: Si contenga signorina Potter, magari a casa può provare a fare qualche seduta spiritica contro di me o prendere una bambolina voodoo per farmi il malocchio. Decida lei, si può mettere d’accordo con Harley visto il successo che sto riscotendo in quella bambina. Ah, mi aspetto che pure quest’anno continui la sua opera pia su di lei visto che siete nello stesso dormitorio e se viene a scocciare più volte a notte faccia finta di essere uscita e non risponda.
Joey: Harley non è più una bambina e tanto per la cronaca quando ha deciso senza il mio consenso che dovrò fare a sua figlia da tutor?
Hetson: Nonostante tutto ha fatto un ottimo lavoro l’anno scorso e Harley continuava a chiedere di lei, per di più la sua coinquilina ha insistito con quest’idea malsana solo per scaricarsi la responsabilità della ragazza. Ho acconsentito, dopotutto quanto mai ricapiterà l’occasione di trovare una single secchiona come lei in tutto il dormitorio? (qualche risatina e Joey si guarda intorno sentendosi in imbarazzo)
Joey: Come fa a dire che sono single?
Hetson: Dal suo aspetto…si è vista stamattina allo specchio? Le mancano solo gli occhiali, un frustino e una collana di perle e potrebbero scambiarla per un’istitutrice tedesca! La prossima volta niente più classico alle mie lezioni…e poi non vedo gironzolare intorno a lei quel tizio che per poco non mi faceva ricoverare. A lei piacciono solo quei tipi li e per il momento non ne vedo traccia nelle sue vicinanze.
Joey: A parte il fatto che non credo che sia affar suo la mia vita privata e quindi non dovrei nemmeno scusarmi con lei, sono andata ad un colloquio di lavoro prima quindi è per questo che sono vestita così. Per quanto riguarda Eddie…non ha reso la vita facile nemmeno a lui e per quanto mi piacciano quei tipi le assicuro che sono capace anch’io a tirare pugni a chi non gradisco o a chi mi offende, non ho bisogno di un uomo per farlo. E tanto per farle piacere Eddie è tornato e se vuole continuare a controllare la mia vita a posto di guadagnarsi il posto di lavoro con le rette che le nostre famiglie vi danno ogni anno le assicuro che avrà pane per i suoi denti.
Hetson: Non si smentisce signorina Potter. Invece di perdere tempo in sciocchezze mi può spiegare perché la sua amica si sta dimenando la fuori per attirare la sua attenzione? Sono tutte così le sue amiche? Dovrebbe presentarmele.
Joey segue lo sguardo sarcastico di Hetson e si sentì estremamente in imbarazzo mentre osservava Audrey saltellare per raggiungere il rettangolo di vetro della porta gesticolando a più non posso nella sua direzione. Chiuse gli occhi mortificata cercando di abbassarsi ancor di più nella sedia.
Hetson: Signorina Potter non ho tutta la lezione da passare sulla sua vita inutile. Vada fuori a vedere cosa vuole la sua coinquilina e non si faccia vedere per tutto il giorno da me.
Il professore si volta dandole la schiena e Joey raccoglie imbarazzata la sua borsa e si dirige verso l’uscita per prendere Audrey per un braccio e farla smettere di saltare come una pazza e la porta in disparte non fidandosi di Hetson.
Joey: Cosa ti è preso?
Audrey: Bigiamo!
Joey: Cosa? Sei pazza?
Audrey: Te ne sei accorta adesso coniglietto? E poi non eri tu quella che si lamentava che non stavamo molto insieme? Bene, questo pomeriggio sono impegnata ci resta solo la mattinata per fare cose stravaganti insieme. Dobbiamo andare a fare shopping Joey.
Joey: Mi hai fatto cacciare da Hetson solo per questo? Oh mio dio, inizio a sentirmi male. (si mette una mano alla tempia)
Audrey: Su su, non fare così vedrai che ti divertirai. Oggi bigeremo insieme per fare compere e dopo mi ringrazierai. E se proprio non vuoi ammettere che quest’uscita ti farà bene pensa allora che ti ho rapita contro il tuo volere. Adesso andiamo che la mia carta di credito si sta annoiando nel portafoglio.
Prende l’amica a braccetto e la porta via lungo il corridoio di Worthington e il giardino adiacente.
Terza scena
Capeside, Leery’s Fresh Fish – Musica sottofondo “Nothing Hill” di Roan Keating
Vediamo Gale ed Andie parlottare sedute al bancone mentre i camerieri sparecchiavano i tavoli. Improvvisamente dalla cucina esce Pacey in grembiule mentre si rimboccava le maniche.
Pacey: Cosa vedono i miei occhi! Due delle mie donne preferite che parlano tra di loro.
Gale: Sono lusingata di essere una tra loro Pacey. (gli sorride)
Pacey: Signora Leery lei è una delle prime…se non la prima. Praticamente la mia vera madre.
Gale: Non ne sarà molto felice tua madre.
Pacey: Non credo che gliene importi più di tanto visto come ha sempre preso le difese di mio padre oppure quando sviolina le doti del caro buon vecchio Doug. McPhee come mai qui?
Andie: Non sapevo cosa fare e la signora Leery mi ha chiesto di passare per fare due chiacchiere…e non credere che parlavamo di te. Non sei poi così importante.
Pacey: McPhee tu sai proprio come ferire il mio ego. (si porta la mano al cuore come se gli avesse infilzato un pugnale)
Andie: E’ lo scopo della mia vita…non sarei realizzata se almeno una volta al giorno non ti scocco qualche frecciatina giusto per rimetterti a posto. E poi devo recuperare gli anni.
Pacey: La gente non cambia mai! (scuote la testa divertito) E’ destino avervi incrociate entrambe adesso, volevo parlarvi.
Gale: Sono curiosa di sapere cosa ti passa per la mente…vuoi partire per le Hawaii?
Pacey: Non proprio…volevo chiederti due giorni liberi…o meglio un giorno, visto che dopodomani il ristorante è chiuso per la gioia di tutto il personale.
Andie: Per fare cosa?
Gale: Accordati. Ti farà bene un po’ di riposo…anche se la cucina ne subirà un trauma.
Pacey: Oh, non preoccuparti. Ho pensato pure a quello, verrà Bodie a sostituirmi fino a quel giorno. Bessie è d’accordo e ha detto che per la sera se la caverà da sola con il B&B Potter.
Gale: (unisce le mani tutta entusiasta come una bambina a natale) Come hai fatto?
Pacey: Le ho promesso una mano con dei tubi che perdono e con la lavatrice andata in tilt…perde acqua pure lei.
Gale: (si alza sorridendo) Buon viaggio Pacey, vuoi che ti prenoto l’aereo?
Pacey: Non si disturbi (sorride ai suoi modi un po’ troppo affabili) Ho la mia moto che ha voglia di correre.
Andie: E dove vorresti andare?
Pacey: E qui entri in scena tu. (si volta verso l’amica) Ti porto al B&B, prendi le cose estremamente necessarie per una notte fuori e ti porto via. Non insistere, voglio farti una sorpresa.
Andie: Dove vuoi portarmi?
Pacey: McPhee non mi scucirai nient’altro dalla bocca altrimenti che sorpresa sarebbe?
Gale: Andie fidati di lui e parti senza nemmeno pensarci. Se non cogli al volo le sorprese impulsive di Pacey non so quando ti accadrà di nuovo questa opportunità. Vai e divertiti tu che puoi farlo. Io rimarrò a mangiarmi le unghie dall’invidia qua dentro.
Pacey: hai sentito la signora Leery? Sbrigati o faremo tardi. (si slaccia il grembiule lasciandolo sul bancone mentre aspettava l’amica vicino all’uscita)
Andie: Ok…ma tu non correre! Altrimenti tuo fratello ci fermerà prima che usciamo da Capeside. (lo segue fuori salutando Gale)
Quarta scena
Los Angeles, hall dell’hotel dove alloggia Dawson – Musica sottofondo “What’s your flava” di Craig David.
Dawson e Oliver hanno appena ricevuto i messaggi del giorno e si dirigono verso due poltroncine della hall e si siedono. Dawson sospira esausto chiudendo gli occhi mentre Oliver ride.
Oliver: Lo stallone impetuoso Dawson Leery! (continua a ridere)
Dawson: Oliver abbassa la voce! (si guarda intorno imbarazzato)
Oliver: Non è tutti i giorni che posso dire di conoscere il magnate del sesso.
Dawson: Molto divertente! (fa una smorfia abbassandosi una mano sugli occhi)
Oliver: Finché resteremo qui ad aspettare la decisione finale dovrai subirmi visto che gli ultimi gossip scottanti li hai creati tu!
Dawson: E a te questo non piace. (sogghigna guardandolo)
Oliver: E chi te lo dice?
Dawson: La tua voglia di essere sempre al centro dell’attenzione, tu vuoi essere il protagonista delle vite degli altri.
Oliver: E chi in fondo non lo vorrebbe? A me basta che mi dai la parte del protagonista nel film e che metti qualche scena cruenta.
Dawson: Ti ho detto che non ci sarà nessun omicidio ma soltanto una tragica morte…dovuta ad uno stupido incidente stradale.(guarda il pavimento perso tra i ricordi)
Oliver: Nessun serial killer da introdurre?
Dawson: Nessuno. (volge altrove lo sguardo triste e sbatte più volte gli occhi tentando di non piangere)
Oliver: Nemmeno uno sgozzamento?
Dawson: Oliver ti prego…
Oliver: So cos’è successo e so cosa si prova in quei momenti nonostante siano passati anni. Sei riuscito ad andare avanti, adesso prosegui su questo percorso e non voltarti…hai accettato di lasciarlo andar via e te ne sei fatto una ragione, pensa solo che resterà per sempre accanto a te.
Dawson: (lo guarda stupito) Non sapevo…chi era?
Oliver: Mio nonno, tutti lo detestavano e hanno tirato un sospiro di sollievo alla sua morte…tranne io, un ragazzino di dieci anni che era molto legato a un vecchio odioso che sputava sentenze e che puzzava sempre di sigari cubani illegali. In realtà era tutta la mia famiglia, ho preso da lui la mia eccentricità. Lasciamo stare, è una storia triste e patetica e noiosa, specialmente per due come noi che stanno per entrare nel vero mondo del cinema.
Dawson: Perché? Non lo eravamo già?
Oliver: Film di serie b e c, niente di speciale da mandare al cinema. Con questa sceneggiatura, nonostante tutto, credo che riceveremo almeno due nomination agli oscar.
Dawson: Nonostante tutto o nonostante i tuoi gusti cruenti? No, non rispondere! so già cosa vorresti ribattere e io oggi sono stanco morto.
Oliver: Stanco di oziare?
Dawson: Se non ricordi male mi hai trascinato da una parte all’altra di Los Angeles solo per trovare due magliette particolari di star trek…alquanto stupide e inutili. Siamo stati fuori per tre ore e posso dichiararmi semplicemente stanco.
Oliver: Però quando dovevamo prendere i regali per tua madre e i tuoi amici io non ho detto niente…specialmente per quello di Joey. se sapesse cosa hai speso per prenderglielo ti sposerebbe subito su due piedi.
Dawson: Me lo potevo permettere e poi devo molto a lei.
Oliver: Allora le invierò i soldi per la tua parcella…il mio costo non è di certo basso ma riuscirà a pagare le tue sedute dallo psichiatra?
Dawson: Da quando ti sei preso la laurea in psichiatria? Mentre ero in bagno?
Oliver: Da quando la tua vita si è fatta complessa. (guarda alle spalle dell’amico e sorride con sguardo voglioso) C’è una mora prosperosa che sta puntando proprio verso di te!
Dawson: si volta sorpreso e si trova davanti Natasha, sempre con quel sorriso sfacciato, vestita di tutto punto. Senza degnare di uno sguardo Oliver, lo saluta a malapena dedicandosi completamente all’oggetto del suo desiderio.
Natasha: Ti aspettavo, sei in ritardo!
Dawson: Non mi sembra che avevamo preso un appuntamento, me ne ricorderei altrimenti ma forse ho dimenticato l’agenda in camera.
Natasha: Devi imparare a leggere tra le righe.
Dawson: Non sono un espero in quello. Lo sai che dobbiamo parlare.
Natasha: Tu non fai altro che parlare, lasciati andare e divertiti per una volta senza riflettere sul domani.
Dawson: Non posso.
Natasha: Oh si che puoi!
Lo prende improvvisamente per il colletto della polo e, facendolo alzare, lo tira verso di se baciandolo con foga ricambiata, lasciandogli tracce di rossetto dappertutto. Oliver ridacchia accorgendosi di non essere il solo a guardare quello spettacolo e si mette a ridere appena vede Natasha tirare Dawson per la polo e trascinalo con passione nell’ascensore. Prima che le porte si chiusero poté notare divertito che la ragazza iniziava a spogliare il suo amico mentre lui la sbatteva con foga alla parete. La scena sfuma.
Quinta scena
New York, esterno condominio – Musica sottofondo “My happy ending” di Avril Lavigne
Vediamo Andie stringersi a Pacey mentre il ragazzo sfrecciava a gran velocità tra il traffico cittadino della grande mela.
Andie: Rallenta! Ti prego, Pacey rallenta! Se non rallenti subito l’unico a rimetterci sarà il tuo giubbotto di pelle! (gli tira dei pugni sulla schiena per farsi sentire)
Pacey si ferma di colpo con un sorriso birichino e si volta a guardarla attraverso la visiera del casco nero. Se lo tolse spegnendo il motore e scese dalla moto guardandola con ironia.
Andie: Cosa c’è? Perché mi guardi così? Come mai ci siamo fermati?
Pacey: Calma McPhee! Siamo arrivati a destinazione, il condominio è quello giusto. Su, andiamo.
Andie lo segue stranita togliendosi il casco un po’ impacciata e si diede una scrollatina ai capelli biondi, ormai più lunghi di due anni prima, per rimetterli a posto. Si fermarono davanti alla porta d’ingresso suonando il campanello e, mentre aspettavano, Andie si voltò a guardarlo accorgendosi che quel sorriso ironico era ancora stampato sulla sua faccia.
Andie: Vuoi dirmi perché sorridi come uno scemo?
Pacey: Perché nonostante gli anni passati tu rimani la stessa Andie McPhee di sempre…con la necessità di avere tutto sotto controllo, ti disturba il fatto che sono venuto a farti una sorpresa della quale tu sei letteralmente all’oscuro. Mi diverte farti irritare!
Andie: Già, lo vedo! (fa una smorfia)
Improvvisamente la porta si spalancò e comparì davanti a loro Jack in maglietta e boxer che si stropicciava gli occhi tra uno sbadiglio e l’altro. Appena si accorse dei due amici, si destò di colpo e senza preamboli abbracciò la sorella che non vedeva da tanto tempo. Sentendo uno strano silenzio, Jen sbucò dalla cucina vestita di tutto punto con in mano una tazza di caffè e in bocca un pancarrè tostato. Quando li riconobbe si dimenticò del pancarrè in bocca, che per poco gli cadde a terra, e andò ad abbracciare Pacey e successivamente Andie alla quale, per disattenzione, rovesciò il caffè sulla maglietta bianca.
Pacey: Lindley non ti smentisci mai! (scuote la testa ridendo)
Jen: (ingoia l’ultimo boccone con espressione mortificata) Cavolo! Andie mi dispiace! Scusa non volevo…che idiota che sono!
Andie: Non preoccuparti…spero solo che si smacchi, è la mia preferita.
Jack: Sicuro Andie! Fidati altrimenti a quest’ora Jen sarebbe in bancarotta per rifarsi il guardaroba non so quante volte…è molto imbranata. (Pacey ride con Jack)
Jen: Grazie tante Jack! (gli da uno spintone) Su Andie vieni con me, ti presto una maglietta mentre facciamo il bucato. Lasciamo soli questi due sfaticati a parlare di noi.
Andie: Si prima che Pacey si ammazzi dalle risate. (gli fa la linguaccia e segue Jen in camera sua mentre i due ragazzi continuano a ridere guardandole andar via)
Sesta scena
Boston, Hell’s Kitchen – musica in sottofondo “Everywhere” di Michelle Branch
Vediamo Joey entrare all’Hell’s Kitchen con titubanza e nostalgia trovando il locale come lo aveva lasciato tre mesi prima. Le era mancato quel posto ormai del tutto familiare…mancavano solo i suoi amici al solito tavolo, Audrey sul palco a cantare, Emma che le ricordava le ordinazioni ed Eddie. Proprio lui che la scrutava da dietro il bancone ogni volta che gli passava davanti come se volesse leggerle nel pensiero, lui che era scappato per poi dirle di amarla e tornare di nuovo nella sua vita. Guardò dietro al bancone e trovò un uomo di spalle che asciugava i bicchieri e che, dalla sua visuale, le sembrava Eddie solo un po’ più basso e più scuro di capelli ma questo lo notò solo successivamente. Joey si avvicina confusa al bancone.
Joey: Eddie!
L’uomo si volta di scatto guardandola di traverso per poi cambiare espressione in palese interessamento. Joey rimane stupita e leggermente infastidita che l’uomo non fosse Eddie.
Lucas: Non sono Eddie dolcezza.
Joey: L’ho appena notato…mi scusi. (si sta per voltare ma la sua frase la ferma)
Lucas: Però potrei esserlo oppure potrei essere di meglio di questo Eddie.
Joey: (non raccoglie ma fa una smorfia decidendo di proseguire nello scopo che si era prefissata ormai da due ore) Cercavo il nuovo proprietario del locale.
Lucas: Lucas Harrison al tuo servizio. Cosa volevi?
Joey: Sono Joey Potter…lavoravo qui quando il locale lo gestiva Emma e visto che il mio contratto non è scaduto sono tornata per lavorare.
Lucas: Sono completamente all’oscuro di tutti quei precedenti accordi con quell’inglese.
Joey: Si chiama Emma! Prima di ricordarsi che il suo permesso di soggiorno fosse scaduto, Emma mi aveva fatto firmare una nuova proroga di contratto…
Lucas: Ma certo! Joey Potter studentessa modello e ottima cameriera…ho letto quegli appunti, buone credenziali per cercarsi un posto in un ristorante.
Joey: Non cerco di entrare a far parte del personale di un ristorante. Sono venuta per lavorare visto che il mio contratto non è scaduto.
Lucas: No, al cambio di gestione voglio dare una nuova faccia al locale e quindi cambiare personale è una delle cose principali che mi sono prefissato appena sono entrato qui.
Joey: Non può, potrei citarla in tribunale e perderebbe di sicuro. quel contratto esiste e lei non può ignorarlo sbattendo fuori prima del tempo.
Lucas: Solo perché non la reputo la persona giusta per questo locale? (mette lo strofinaccio sulla spalla e si appoggia al bancone dilungandosi verso di lei ironico)
Joey: Cessione improvvisa e anticipata di contratto non legale, molestie verbali in luogo di lavoro…e pure per essere un presuntuoso maschilista, non ho visto una donna nel raggio di un miglio che sia alle sue dipendenze. Non studio legge ma so che dovrà sborsare molto per un caso del genere.
Lucas: Mi piace la tua grinta e il tuo corpo e ammetto che non ti ci vedo servire ai tavoli ma in un altro posto…
Joey: Diciamo che preferirebbe che le donne non lavorassero e che rimangano a casa ad aspettare la loro dolce metà che tira su la famiglia.
Lucas: Ma propri per questo ti lascerò lavorare qui.
Joey: Che onore. Attento, so che le servo ma se continua con questi suoi atteggiamenti non può nemmeno immaginare cosa potrei fare. Sputare nei bicchieri sarebbe il minimo.
Lucas: Forza Potter vai dietro a cambiarti. Il tuo armadietto è lo stesso e ricordati che il tuo turno è iniziato dieci minuti fa quindi la tua pausa è finita per oggi.
Joey: Grazie tante. (si avvicina alla porta che da accesso solo al personale)
Lucas: Potter, mi chiamo Lucas e dammi del tu…abbiamo la stessa età e non voglio che ti rivolgi a me come se fossi un ultra ottantenne. Adesso sbrigati.
Lucas sorride mentre Joey grugnisce e scompare dietro la porta. Lucas scuote la testa divertito e prende le ordinazioni che gli ha portato un cameriere e si rimette al lavoro.
Settima scena
New York, salone casa di Jen – Musica in sottofondo “Who said” dei Planet Funk
Pacey: Che si dice amico?
Jack: Che la nonna uscirà fra poco dall’ospedale e che inizio a detestare il college di New York. Tu?
Pacey: Il solito, lo sai anche tu che a Capeside non succede nulla da quando ti sei dichiarato gay.
Jack: Dimentichi il test rubato e tutto…dalla tua estate con Andie, quei tre mesi in barca con Joey, la nascita di Lily, la morte del signor Leery…(le conta sulla punta delle dita) il film di Dawson, la tua assunzione al Leery’s Fresh Fish…ho tralasciato qualcosa?
Pacey: A parte i primi scandali Potter e Witter, non hai menzionato il ritorno di Andie e alcuni commenti non molto buoni di alcuni cittadini della piccola Capeside.
Jack: Le creano problemi?
Pacey: Tu conosci Andie, ora come ora ha trovato la forza di ignorarli e andare avanti per la sua strada. È cambiata la fragile Andie.
Jack: Me ne sono accorto durante i nostri ultimi incontri o anche solo per telefono, ma mi preoccupa. So che mi nasconde qualcosa.
Pacey: Lo so e ho tutta l’intenzione di starle accanto mentre soffre in silenzio. Sono sicuro che prima o poi verrà a confidarsi con me o con te…dobbiamo solo darle il tempo che chiede.
Jack: Si ma mi sento impotente, lei è mia sorella e io non so come aiutarla.
Pacey: Come va a Jen?
Jack: Non riesco a perdonarmi il fatto di non essere andato a prenderla quella sera quando aveva più bisogno di me.
Pacey: Non devi incolparti, non potevi saperlo e nemmeno Jen. Dobbiamo ringraziare Cj per essere andato a tormentarla di nuovo.
Jack: Già Cj. Quando meno te lo aspetti ti arriva alle spalle. Se non sapessi che amava Jen a quest’ora avrei pensato che fosse lui il maniaco. Jen crede di sapere chi sia.
Pacey: Chi? Potremmo denunciarlo!
Jack: E’ un tipo alto biondo con i lineamenti del viso decisi, un corpo ben piazzato…pettorali e fondoschiena da favola, per non parlare degli occhi magnetici e dei bicipiti…
Pacey: Ma stai descrivendo l’uomo copertina di Vouge o il pazzo maniaco di Jen?
Jack: Senti ho occhi per vedere e questo è il risultato. È un bell’uomo che Jen ripete che la perseguita ovunque…anche se non le si è mai avvicinato per parlarle.
Pacey: Mi sembra uno strano comportamento per un maniaco. Altri segni particolari?
Jack: Fuma e possiede una vecchia Ford grigia…almeno credo che sia sua. Hai sentito gli altri tre?
Pacey: Ho chiamato una volta Dawson ma era talmente impegnato che ha chiuso dopo cinque minuti, mentre Audrey ed io ci siamo sentiti qualche volta.
Jack: Già più o meno lo stesso anche noi. E Joey?
Pacey: Lei…sembra quasi aver dimenticato il mio numero, non ci parliamo da un bel po’ di tempo.
Jack: Recentemente ci siamo scritti via e-mail. Hai saputo della sua improvvisa partenza per Parigi?
Pacey: Si…un colpo di testa, un gesto impulsivo che nessuno si aspettava da lei e capitano poche volte questi colpi di testa. Avrà trovato le risposte che cercava.
Jack: Perché dici questo?
Pacey: Immagino sia così…e poi ieri h sentito Audrey che mi ripeteva che Joey è strana da quando è tornata. Avrà lasciato l’amore a Parigi.
Jack: Credi?! Come mai tu e mia sorella siete venuti insieme qui a New York?
Pacey: Per una rimpatriata tra vecchi amici e per stare un po’ vicino a Jen e alla nonna. Dopotutto Andie non resterà per molto a Capeside quindi è meglio cogliere l’occasione al volo.
Jack: Lo so…stai pensando di rimetterti con lei? Sai, sono suo fratello e dovrei sapere certe cose in anticipo.
Pacey: (sorride mettendo le mani avanti come per bloccarlo) Calma McPhee! Ora come orale incasinerei soltanto di più la vita se mi presentassi a lei con quest’idea. Non so come andranno le cose tra Andie e me, si vedrà.
Jack: Ti vedo strano…sembri pensare ad altro…cos’hai combinato quest’estate?
Pacey: Lo sai, ho rivisto Andie e ho conosciuto una persona che mi ha fatto capire che se si combatte per i propri sogni possono diventare realtà…mi ha fatto ricredere su molte cosa e ammetto che mi manca molto la sua compagnia.
Jack: La storia s’infittisce…(sorride sfregandosi le mani con curiosità) ma come siete arrivati a New York? So che c’erano scioperi alla stazione e da quel che so non hai più l’auto.
Pacey sorride sicuro di se e apre la finestra che si affaccia all’entrata del condominio indicandogli la moto parcheggiata sul marciapiede. A Jack quasi venne un colpo a vederla ed esce di corsa scalzo con occhi luccicanti e adoranti puntati sull’Harley. Pacey lo segue ironico scotendo la testa.
Pacey: Su quella e ho dovuto subirmi gli strilli di tua sorella per la velocità quando ero nella norma del limite. Ti va di fare un giro?
Jack: E me lo chiedi pure? Pacey sei il mio idolo!
Pacey gli da il casco mentre si allaccia il suo e accende il motore aspettando l’amico. Intanto vediamo Andie e Jen di fronte alla lavatrice a guardare tutta la sua lavorazione come se fossero davanti a un programma interessante della televisione. Il rombo di un motore che si allontanava le riscosse da quell’ipnotica visuale e si guardarono in faccia)
Andie: Sicuramente Pacey avrà portato Jack a fare un giro sulla sua moto.
Jen: Pacey si è fatto la moto? Ma non ha i fondi nonostante lavori dai Leery…e poi cosa mi dici della patente?
Andie: E’ usata…anche se è praticamente nuova e il vecchio proprietario ha fatto un incidente distruggendo la carrozzeria. Pacey se n’è innamorato subito e non si è dato pace affinché tornasse nel suo stato naturale…non è proprio come uscita dalla fabbrica ma si è talmente messo d’impegno e devo ammettere che ha fatto un ottimo lavoro. Dovresti vederla…e poi ha fatto tutto da solo, è orgoglioso di se stesso come quando ha rimesso in sesto quella vecchia barca distrutta dall’uragano che poi è diventata la Tue Love. A proposito della patente l’ha presa quest’estate appena si è visto sfrecciare davanti una Yamaha che lo ha quasi investito…si è innamorato subito di quella moto e ha fatto di tutto per avere quella maledetta patente.
Jen: Non sapevo che a lui piacessero le moto. Comunque sono curiosa di vederla.
Andie: Sai è stato durante quest’estate che gli è venuta questa passione…ma non si è mai scordato del mare, ne sente ancora la mancanza.
Jen: Cosa sta succedendo tra voi?
Andie: Nulla siamo solo amici.
Jen: Sicura?
Andie: Ci siamo riavvicinati molto ultimamente, ma per ora siamo solo amici…chissà.
Jen: Vorresti qualcosa di più?
Andie: Non lo so neanch’io. Ho saputo del maniaco da Jack.
Jen: La notizia corre in fretta! Ora non ne voglio parlare, non me la sento di rivivere quel momento…non roviniamo tutto, oggi è un bel giorno. Finalmente ci rivediamo dopo tanto tempo.
Andie: Già…i vecchi tempi quando ero ancora ossessionata dallo studio.
Jen: E io dal mio travagliato passato a New York…i tempi non cambiano, eccomi di nuovo qua.
Andie: Jen non nasconderti dietro a scuse stupide solo per paura di soffrire, vivi la tua vita e goditela fino in fondo. Sii egoista e prenditi del tempo per te stessa…ne hai bisogno, non devi star dietro a tutti e a tutto la nonna non lo vorrebbe. Vuole che tu sia felice e so quanto lo desideri pure tu. Staccati per una volta da tutte quelle responsabilità che credi siano solo tue e divertiti, te lo meriti.
Jen: Me lo merito ma la nonna non si merita questa malattia come Jack non si merita che l’ho praticamente costretto a seguirci fino a qui, so che non è felice nonostante mi abbia ripetuto più volte che ci avrebbe seguite ovunque e non ci avrebbe lasciate sole. Meritiamo tutti una vita migliore, essere felici e trovare l’amore ma non tutto va sempre nel verso giusto.
Andie: Provaci Jen, fallo per te stessa. Io ci sto provando e per ora sono ancora in una specie di limbo ma ti assicuro che è bello godersi la vita. (sorridono amaramente e la scena sfuma mentre tornano a guardare la lavatrice)

Ottava scena
Los Angeles, hotel stanza di Dawson – musica in sottofondo “In my place” dei Coldplay
Dei rumori lo svegliarono da un sonno profondo mentre sognava di ballare un tango con una donna col viso velato da una maschera. Non sapeva chi fosse ma percepiva l’intensità che li univa e si ridestò chiedendosi chi fosse la donna misteriosa. Sbadigliò stiracchiandosi e si girò, con gli occhi ancora socchiusi, verso il lato di Natasha ma lo trovò stranamente vuoto. Si mise seduto ascoltando l’acqua del bagno scorrere e si rilassò finché non notò una valigia vicino alla porta. Finalmente lei uscì, perfettamente truccata pettinata e vestita. Non si sarebbe mai detto che aveva appena fatto sesso sfrenato tre volte in due ore. Lo degnò appena di un sorriso e s’infilò le scarpe.
Dawson: Hey aspetta! Non mi merito una spiegazione?
Natasha: Parto, mi hanno offerto una parte in un film che gireranno nell’Oregon.
Dawson: Avevi intenzione di dirmelo o saresti partita così senza nemmeno salutarmi?
Natasha: Te lo avrei detto…avevo intenzione di lasciarti questo foglio sul cuscino ma ti sei svegliato prima del previsto.
Dawson: Mi dispiace aver rovinato i tuoi piani. (si alza dal letto avvolgendosi il lenzuolo ai fianchi)
Natasha: Sarebbe stato meglio così. Ci siamo divertiti insieme e tu decisamente sai come arrivare nei desideri di una donna.
Dawson: Mi hai usato.
Natasha: Come tu hai usato me, se non ricordo male non ti sei mai opposto anzi contraccambiavi con la stessa passione. Non negare.
Dawson: Perché hai fatto questo?
Natasha: Sapevo che eri tornato a Los Angeles e siccome mi sentivo sola sono venuta a trovarti…avevi bisogno di sfogarti e divertirti, eri troppo teso per quella stramaledetta firma.
Dawson: Sei venuta a letto con me solo per quello?
Natasha: No, volevo farlo perché mi attrai ancora nonostante il fatto che tra noi non possa funzionare. Tu vuoi una storia seria e duratura, io non posso darti questo.
Dawson: Me l’avevi già chiarito a natale e mi hai mollato prima che mi coinvolgessi completamente nel nostro rapporto e lo hai fatto di nuovo ora. (scuote la testa sospirando come se si stesse togliendo un macigno di dosso) Non sono arrabbiato con te…anzi si lo sono, ma non tanto come se avessi perso una persona che mi è cara e fondamentale nella mia vita.
Natasha: Già lo so, non sono Joey la brunetta della tua vita. (gli sorride malinconica ma felice di aver chiarito) Mi dispiace Dawson.
Dawson: Non dirlo, non devi. Ti devo ringraziare per questi piacevoli momenti…non mi hai fatto pensare ai finanziamenti. (le regala un mezzo sorriso)
Natasha: Ti ho tenuto impegnato con piacere. (si scambiano un sorriso sbarazzino e Dawson arrossisce lievemente ai ricordi delle loro gesta in quella camera da letto)
Dawson: Immagino. Credo sia venuto il momento. (tornano seri e si avvicinano alla porta e Dawson la apre)
Natasha: Non ti dimenticherò mai Dawson Leery, sei una persona che non si scorda facilmente. Non rinunciare ai tuoi sogni. (lo abbraccia posando la testa sulla sua spalla e chiude gli occhi stranamente turbata da quel distacco)
Dawson: Spero che un giorno trovi un uomo che riesca a farti cambiare idea, tutti noi siamo fatti per amare ed essere amati e tu non sei da meno, arrenditi all’evidenza. Buona fortuna.
Natasha: Buona fortuna a te giovane Spielberg. (si scioglie dall’abbraccio, prende la valigia ed esce senza voltarsi indietro lasciando Dawson deluso e triste per essere tornato solo. Distoglie lo sguardo da lei come se gli facesse male vederla e chiuse la porta sperando che se ne aprisse un’altra nella sua vita. L’immagine sfuma sulla porta chiusa.)
Nona scena
Boston, Hell’s Kitchen – musica in sottofondo “Cleaning out my closet” di Eminem
Lucas: Joey il tavolo 18 aspetta di ordinare.
Joey: Che ne dici di uscire da quel bancone e prendere il mio posto? Posso ricordarti che a noi essere umani è permesso l’uso di solo due braccia?
Lucas: Il tuo spirito da acida zitella migliora ora dopo ora, non riesco a capire come mai i clienti abituali siano molto affezionati a un tipo come te.
Joey: Forse perché oltre al corpo ho anche un cervello. Sbrigati a darmi quelle birre.
Lucas: Adesso sei venuta a darmi ordini?
Joey: Sentimi bene, lavoro da cinque ore senza nemmeno staccare per prendermi un attimo di pace, oggi sembra che ci sia un concerto degli U2 perché non ho mai visto tanta folla nemmeno quando avevamo una band che suonava e a quanto ne deduco due dei tuoi preziosi camerieri sono a casa ammalati. Non credo che tu sia nella posizione di fare un po’ di spirito. Ti conviene cancellare quel tuo sorriso ironico e perditempo dalla faccia e darmi quelle stramaledette birre. Muoviti Lucas!
Lucas: Sei fortunata che il locale è pieno altrimenti ti avrei fatto rimangiare quell’odiosa impertinenza che sfoggi come se fosse niente. (mette le birre sul vassoio di Joey che gli fa una smorfia lanciandogli un’occhiataccia acida)
Joey: Continua così Lucas e non avrai più una cameriera e ti ritroverai così tanto nei casini che verrai in ginocchio a supplicarmi di lavorare ancora per te. (gli volta la schiena e si dirige verso il tavolo per servire mentre Lucas continua ad osservarla ironico e con un’occhiata di apprezzamento, Joey se ne accorge ma fa finta di niente continuando a lavorare. Dieci minuti dopo, con suo disappunto, dovette tornare al cospetto del capo a ritirare altre ordinazioni)
Joey: Hai finito di fissarmi mister spirito da patata?
Lucas: A quanto pare eri concentrata ad ogni mio sguardo…strano per una che declama a gran voce la sua repulsione per un essere meschino e maschilista come me. Devo leggere tra le righe un certa attrazione o è solo un piacere momentaneo per una viziata acida e pure secchiona come te?
Joey: Simpatico Lucas, continua così e vincerai l’oscar per più scemenze dette in un giorno. Ah, quella ragazza del tavolo 6 mi ha detto di riferirti che sei estremamente sexy e ti ha lasciato il suo numero di telefono. (toglie dalla tasca del grembiule un fogliettino stropicciato con il numero di telefono di una bionda vorace che lo salutava con un cenno della mano e che, secondo Joey, era troppo giovane per frequentare un posto del genere a quell’ora dove il personale non si faceva molti scrupoli a dare alcolici anche ai minorenni solo perché troppo stanchi per controllare le carte d’identità)
Lucas: (prende il foglietto e saluta la bionda con un sorriso) Carina la tipa, credo che le telefonerò.
Joey: Potrebbe avere 16 anni per quanto ne sai e non credo ti farebbe piacere avere una minorenne tra i piedi…e poi ti metteresti ancor di più nei casini specialmente se lo scoprono i suoi. Sarebbe bello vederti colto in fragrante mentre amoreggi con quella li.
Lucas: Vorresti essere tu la dolce vittima che mi cadrà tra le braccia bramando un mio bacio? Lo so Joey, lo leggo dal tuo sguardo.
Joey: Allora ti servono un paio di occhiali perché quella è una cosa che non vedrai mai da me. Sbrigati! (sospirando d’impazienza si allunga dietro il bancone per prendere le birre e lo sherry che Lucas aveva preparato ma si accorse troppo tardi della vicinanza tra loro e non capì subito le intenzioni sfacciate di Lucas che si protese verso di lei baciandola. Fu un bacio molto breve perché lei si ritrasse subito indispettita e arrossata e gli gettò in faccia lo sherry.) Non provarci mai più!
Lucas: Non contarci zuccherino, la prossima volta non ci sarà alcun sherry da buttare e alcun pubblico da fermarci. (si porta una mano nel viso strafottente e se lo pulisce, ma quella distrazione gli fu fatale perché qualcuno gli si fiondò addosso mettendolo ko con un pugno. L’impatto fu violento e Lucas andò a sbattere la testa contro il mobiletto di dietro mentre un rivolo di sangue gli uscì dalla bocca sporcando il suo bel viso)
Joey: Oh mio dio! Lucas! (gli si avvicina inginocchiandosi e rivolgendo uno sguardo quasi di odio all’aggressore ma Lucas, ancora un po’ intontito, cercò di rialzarsi senza volere l’aiuto di Joey) Come hai potuto?
Lucas: Joey, lasciami…vai via ti prego, fuori. (Joey si sentì male e in colpa a vederlo così per terra ma sapeva di non poter far nulla per lui, seguendo il suo desiderio si tolse il grembiule e uscì dalla porta sul retro lasciando Eddie a contemplare la sua opera di distruzione mentre iniziò a sentirsi a disagio sotto le occhiate accusatorie dei presenti. Senza indugiare seguì Joey)
Decima scena
New York, salone casa Jen – musica sottofondo “I promise you” dei Backstreet Boys
Jack raggiunse la sorella sul divano e le mette un braccio sulla spalla per farla appoggiare a se come quando erano bambini e ascoltavano le storie fantastiche di Tim.
Jack: E’ bello riaverti qui con noi. (la stringe di più scambiando un sorriso con la sorella)
Andie: Concordo pienamente…l’ultima volta sei venuto tu in visita a Firenze e per poco non tornavi in America con dieci chili in più, la zia è brava a cucinare ma abbonda nelle dosi.
Jack: Si ma si trattava di due settimane di due estati fa…e poi io non ingrasso facilmente nonostante, come dice Jen, mangio come un maiale. Mi mancavi sorellina.
Andie: Adesso non fare il sentimentale dopo la storia del maiale! Ci siamo sentiti spesso in questi anni.
Jack: Ma non è lo stesso…prima vivevamo sotto lo stesso tetto adesso in due stati diversi. Cosa hai deciso di fare con la facoltà di medicina?
Andie: Ancora non lo so, mi sono presa un po’ di tempo per pensarci. Ora come ora è tutto confuso e non saprei cosa dirti.
Jack: Ancora non mi hai spiegato esattamente cos’è successo a Firenze.
Andie: Ti prego Jack, non ora!
Jack: E di Pacey? Cosa mi dici di lui?
Andie: Quello che ho ripetuto a Jen, siamo solo amici che si sono riavvicinati dopo molto tempo. Gli voglio molto bene e so che la cosa è reciproca.
Jack: Non gli hai detto ancora nulla dell’università?
Andie: Jack non insistere, lo so che devo farlo ma non me la sento ancora di parlarne con qualcuno. Voglio godermi questo tranquillo istante di inconsapevolezza del domani e del futuro.
Jack: Non posso far altro che associarmi sorellina. Il dolce far nulla…mi mancava proprio. (Jack sospira chiudendo gli occhi rilassandosi completamente sul divano con Andie finché entrambi non scoppiano a ridere)
Andie: Anche oggi hai lavorato in miniera? Oppure hai cambiato e hai scelto di arare il terreno dove cammini?
Jack: Hai fatto cilecca Holmes! Sono entrato in ogni camino di New York…non sai che fatica saltare da un tetto all’altro imitando Mary Poppins!
Andie: So che muori dalla voglia di parlarmi del vostro giro in moto.
Jack: Noo, scherzi!?
Andie: Spara, non riesci nemmeno a fingere disinteresse. (Jack le sorride orgoglioso e inizia a raccontarle il giro che aveva appena fatto con Pacey. La scena sfuma mentre si sorridono)
Undicesima scena
New York, cucina casa di Jen – musica sottofondo “Nina” di Comedy of live.
Jen entra in cucina e trova Pacey che esce cibo da frigorifero.
Jen: Sapevo di trovarti qui! (gli va alle spalle quasi spaventandolo ma lui non lo da a vedere e continua nella sua esplorazione come se niente fosse)
Pacey: Tua madre è allergica a qualcosa?
Jen: No, ma tanto oggi non torna. Ha trovato miracolosamente un lavoro e non pranzerà con noi…e poi è un po’ difficile in fatto di cucina, per questo usa tutta quella roba surgelata. Non c’è bisogno che cucini anche oggi.
Pacey: Cucinare mi rilassa…ma voi comprate solo cose confezionate o in scatola? È un insulto per uno come me! Non so come faccio ancora ad esserti amico.
Jen: Uno che ha tramutato un risotto in colla e non ha cotto a dovere la carne?
Pacey: Donna non calpestare il mio ego come se fosse niente che già ci pensa Andie e Joey prima di lei…era la mia prima cena e tu e Dawson eravate il souvenir imprevisto di quella sconvolgente serata. Non dare solo la colpa a me se è andato tutto storto, adesso sono migliorato in cucina.
Jen: Sicuro? Non è che Gale ti ha assunto solo per conoscenza e perché gli facevi pena?
Pacey si volta verso di lei aprendole in faccia una lattina di fanta, precedentemente agitata, che schizzò da tutte le parti bagnandola e rendendola appiccicosa. Jen scosse la testa e riaprì gli occhi sconcertata da quel gesto infantile e, appena si riebbe, passò all’azione riflettendo mentre lo guardava torvamente cercando di non ridere.
Jen: Nonostante tutto l’affetto che provo per te me la pagherai nel peggiore dei modi!
Esce a gran velocità raggiungendo il marciapiede, ovviamente seguita da un Pacey alquanto preoccupato, e si avvicinò lentamente all’Harley dell’amico.
Pacey: Jen qualsiasi cosa tu abbia intenzione di fare dimenticala ti prego! Ti chiedo scusa…e se vuoi mi metto pure in ginocchio.
Jen: (tira fuori dalla tasca le chiavi di casa avvicinandole pericolosamente alla moto mentre Pacey sudava freddo) Prima fai il danno e poi chiedi scusa? Adesso tocca a te Pacey…lo farò o non lo farò? Dimmi Pacey, sei pronto a rischiarla?
Pacey: Farò tutto quello che vuoi…stirerò persino i tuoi tanga, dammi quelle chiavi ti prego.
Jen: Non porto tanga e non mi serve una colf. C’è qualcosa di più importante di questa moto per te?
Pacey: Jen mi conosci da anni e sai le persone che mi stanno veramente a cuore, ma quell’Harley vale molto per me!
Jen: Ma se l’hai presa da poco!
Pacey: Si ma mi ricorda dei momenti belli di quest’estate. È speciale per me appunto per questo…non sai cosa c’è dietro, Jen non farlo ti prego. È tutto quello che ho. Ripensaci.
Jen: Ok…dopotutto potrebbe servire allo scopo.(gli lancia le chiavi che Pacey prende al volo e si siede sulla moto lasciando lo spazio per l’amico) Su monta in sella. Volevo portarti in un posto che per me significa molto…e guido io.
Pacey: In condizioni abituali ti avrei risposto scordatelo la mia Black (Jen scuote la testa divertita a quel nomignolo) non si tocca, ma mi stavi facendo prendere un infarto e adesso devo ancora riprendermi…però metti il casco. (le porge il casco che aveva tenuto durante il viaggio Andie e lui si mette il suo salendo dietro l’amica). Sei tu la guida di New York, vai cicerone!
Dieci minuti dopo arrivarono a destinazione e guardarono dall’alto in basso la grande mela in pieno movimento.
Jen: Toglie il fiato questo panorama vero? Non sarà il palazzo più alto di New York ma da qui si vede una buona fetta della città.
Pacey: E’ enorme…chissà come sarebbe da qua vedere le stelle e dopo assistere all’alba del giorno dopo.
Jen: Di stelle se ne vedono poche con queste luci ma l’alba è spettacolare, l’ho provato personalmente ma di certo non è come vederla a Capeside…o su una barca in pieno oceano.
Pacey: Sempre allusioni velate Lindley?
Jen: Non puoi credere che nessun altro te le farà neanche dopo anni e anni almeno finché non ci sarà una risposta definitiva.
Pacey: Allora tu non ascoltare queste sciocchezze e dai il buon esempio. Fatevi una ragione che forse non ci sarà mai una risposta o che forse se arriverà ormai sarà troppo tardi.
Jen: Ho i miei dubbi ma cambiamo pure discorso. Lei lo ha visto.
Pacey: (si gira verso l’amica di scatto) Che cosa?
Jen: Questo. (indica New York) Durante l’ultimo anno di liceo ricordo che ci hanno dato un giorno di libertà mentre tu sei stato obbligato a rimanere a scuola. Joey si è offerta si accompagnarmi qui ad affrontare mio padre e il mio passato. È stata una vera amica…ricordo di averla portata qua a vedere un pezzo della mia vita passata e lei giustamente ha avuto il dubbio che non sarei più tornata con lei a Capeside, per un po’ ci ho pensato anche dopo aver affrontato a viso aperto mio padre…poi l’ho raggiunta alla stazione.
Pacey: Non lo sapevo…quel giorno ero troppo impegnato a mettermi nei casini.
Jen: Lo so, ti ho voluto portare qui per questo. Per farti vedere cos’hai perso con lei.
Pacey: Lo sapevo già. (si appoggiano entrambi al parapetto sospirando ad osservare la città sotto di loro. La scena sfuma)
Dodicesima scena
Boston, strada fuori l’Hells Kitchen – musica sottofondo “Try” di Nelly Furtado
Vediamo Joey andare avanti e indietro agitata mentre Eddie cerca invano di calmarla, ma è tempo inutile e lui lo sa bene.
Joey: Perché lo hai fatto?
Eddie: Perché dava fastidio a me e importunava te. Non dovevano sbarazzarsi di Emma così facilmente e prendere quel cafone come nuovo gestore.
Joey: Adesso dimmi tu come posso presentarmi domani a lavoro? Sono rovinata!
Eddie: Puoi trovare lavori migliori e soprattutto capi adeguati…e poi non volevi cambiare lavoro? Meglio di così si muore!
Joey: E’ l’unico lavoro che per il momento posso fare e nonostante le mance e lo stipendio che non mi permettono di fare il giro del mondo in crociera, bastano per vitto e alloggio e guardaroba…e non dimentichiamoci del contributo monetario di mia sorella. Eddie…ma ti rendi conto di cosa hai combinato?
Eddie: L’ho messo al suo posto e devi ammettere che non sono andato oltre come volevo. Gli ho dato la stessa lezione che spero abbia capito il caro Hetson…l’ho solo colpito, il resto era tutta scena da duro non gli ho fatto nulla!
Joey: Nulla? Ma se è finito a terra e ha sbattuto la testa…hai visto il sangue che gli colava o lo hai scambiato per ketchup?
Eddie: Sicuramente adesso starà ballando con la prima sprovveduta che gli voleva fare da crocerossina!
Joey: Perché sei tornato?
Eddie: Per ringraziarti.
Joey: No…dimmi la verità.
Eddie: Perché ti amo e non ho assolutamente intenzione di tornare in California senza aver chiarito le cose tra di noi…senza aver fatto la cosa giusta e portarti via con me.
Joey: Cosa?!
Eddie: Sapevi perché ero venuto appena mi hai rivisto sulla soglia della tua stanza. Ho pensato molto a noi due insieme e l’unica soluzione che ho trovato per riempire questo vuoto dentro di me è rimettermi con te.
Joey: Stavamo bene insieme ma ti ho lasciato per dei motivi ben precisi.
Eddie: Potevamo rimanere insieme nonostante il tuo rifiuto di partire in Europa con me.
Joey: Non è per questo che ti ho lasciato e lo sai bene. Ci sono molte differenze tra di noi che superano quello che provavamo entrambi l’uno per l’altra. Eddie non ho cambiato idea su di noi e la cosa peggiore che tu potessi fare è tornare qui a rivangare il passato.
Eddie: Perché? Spiegamelo visto che non ci arrivo.
Joey: Perché io sono cambiata…rimango sempre la stessa Joey Potter che tutti conoscete ma dentro ho altre esigenze, ho altri desideri…tu mi stai di nuovo mettendo in crisi. Dio ma come ci riesci? (scuote la testa frastornata)
Eddie: Forse è perché mi ami pure tu.
Joey: Sono passati mesi dalla nostra rottura…non saprei definirti se è amore, ma rivederti è come aprire il vaso di Pandora. Tutti quei sentimenti che ho tentato di chiudere e dimenticare stanno riemergendo…e io non lo voglio.
Eddie: Perché? Questa è la prova lampante che anche tu vuoi stare con me, non negarlo. (le si avvicina per baciarla)
Joey: No! (lo ferma allontanandolo) Non voglio che succeda tutto come l’ultima volta, c’è gente che ne ha sofferto…dannazione, non so più niente non…(scappa estremamente turbata e confusa non sapendo più che dire e lascia Eddie per strada solo che continua a fissarla mettendosi le mani nei capelli in gesto di stizza)

Tredicesima scena
New York, ospedale
Jen e Jack entrano nella stanza di Grames con i volti sorridenti per la felicità nonostante la vista della nonna stesa sul letto ancora un po’ pallida e debole per la terapia.
Jen: (le si avvicina prendendole una mano con affetto) Nonna abbiamo una sorpresa per te.
Andie e Pacey si fanno avanti notando commossi l’espressione piacevolmente meravigliata dell’anziana donna. Ad Andie venne da piangere ma si trattenne e corse ad abbracciarla felice di rivederla. Pacey restò per un momento in disparte cercando di realizzare la fragilità di quella donna che lui aveva sempre reputato forte e decisa. Non riusciva ancora a credere che fosse malata, quella notizia aveva sconcertato tutti e il mondo di Jen era caduto a pezzi.
Grames: Pacey, benedetto ragazzo, cosa ci fai li? Vieni ad abbracciarmi ragazzo.
Pacey si avvicina sorridendo e l’abbraccia con tutta la cautela possibile che si ha muovendosi in un negozio di cristalleria. Grames se ne accorse e lo strinse più forte a se per fargli capire il contrario, dopotutto lei era ancora quella donna che abitava lungo il fiume e che se l’era sempre cavata da sola in ogni problema.
Grames: E’ bello rivedervi ragazzi, specialmente tu Andie. Quanto rimarrete?
Andie: Domattina presto ritorneremo a Capeside, Pacey deve lavorare.
Grames: Allora dovremmo fare in modo di rendervi più divertente il vostro soggiorno a New York.
Jen: Nonna ci stiamo pensando io e Jack, rimpiangeranno di non poter rimanere qui il più a lungo possibile.
Andie: Lo stiamo già rimpiangendo.
Grames: Pacey non fare quella faccia, prima o poi tutti dovremo morire il segreto è vivere la vita fino in fondo amando…ma non voglio lasciarvi tanto presto, non preoccuparti.
Pacey non sa che dire imbarazzato e turbato e sposta lo sguardo per terra. Andie cerca di riprendere in mano la conversazione.
Andie: Abbiamo saputo la bella notizia, finalmente tra poco uscirà dall’ospedale.
Grames: Si per poi tornarci ogni giorno per la terapia, gran cambiamento. (i ragazzi si guardano stupiti dallo strano e pessimista comportamento di Grames)
Jen: Nonna almeno staremo insieme di più e finalmente potrai dormire nella tua stanza, come paziente ti sei lamentata parecchio di questa camera e pensare che eri un’infermiera! Se eri un dottore sarebbe stato ancora peggio per il personale dell’ospedale! Sii grata che esci.
Grames: Lo sono Jennifer, se sono ancora in vita è perché il signore ha altre cose in serbo per me e io non posso far altro ringraziare di essere ancora con voi…ma è dura, a volte credo di non potercela fare e spero che quello sia il mio ultimo giorno ma poi mi risveglio sempre…la chemioterapia ha i suoi difetti.
Jen: Non pensarci nemmeno, questo è il tuo posto, tu sei una donna combattiva non cedi a niente. (le si avvicina al letto stringendole una mano e portandosela alla guancia)
Jack: Jen ha ragione, mollare tutto adesso non è da te e nessuno vuole che tu lo faccia.
Grames: Ragazzi calmatevi, non ho detto che pensavo a un lento suicidio o a una morte rapida e indolore. Mi avrete tra voi tutto il tempo che dio vorrà.
Andie: Allora speriamo che duri ancora per molto questo tempo. Ormai è diventata la nonna del nostro gruppo, di tutti noi e di certo nessuno vorrebbe che i suoi pensieri non iguardino altro che guarire.
Grames: Sei una ragazza molto dolce Andie. Visto che di Pacey bene o male so tutto grazie ai due ficcanaso che avete di fianco, parlami un po’ di cosa avete fatto in questi tre anni Andie.
Andie: Beh frequento la facoltà di medicina a Firenze, è impegnativa e mi porta via molto tempo…ovviamente non abbastanza per fare nuove conoscenze.
Grames: Buono, ti sei fatta nuovi amici.
Andie: Si ma non per questo mi sono dimenticata di quelli vecchi.
Pacey: Ovviamente McPhee, stai diventando disgustosamente dolce con l’età.
Jen: Senti chi parla il romanticone impulsivo che se si innamora si dimentica di tutto e di tutti e sfiderebbe mari e monti per lei.
Pacey: Patetica ed invidiosa! (le fa la linguaccia)
Jack: Bugiardo e casinista…ti ricordo che sei venuto persino alle mani per una ragazza.
Pacey: E io ti ricordo che Dawson una volta ti ha messo ko per colpa di una di quelle ragazze!
Jen: E se la memoria non m’inganna, Dawson ha messo ko anche te in due occasioni…una tra le quali ha avuto come pubblico contrariato quella certa ragazza di cui stiamo parlando e che è venuta a farti da crocerossina…ok, adesso la finiamo di parlare di una certa persona senza omettere il nome? (lancia occhiate maliziose)
Pacey: Ficcanaso come sempre Lindley.
Grames: Sembrate tutti dei bambini dell’asilo e non dei quasi 22enni in procinto di trovare la propria strada. Stavo parlando con Andie e non sono ammesse ulteriori interruzioni. (si rivolge ad Andie guardandola attentamente come se volesse leggerle l’anima quasi da metterla in imbarazzo) Mia cara ragazza cosa mi dici dell’amore?
Jen: E adesso chi è la ficcanaso nonna? (tutti scoppiano a ridere)
Quattordicesima scena
Los Angeles, parcheggio hotel
Dawson sospira ed entra nella sua jeep dove Oliver per l’ennesima volta lo stava aspettando muovendosi a ritmo come un pazzo sulle note di We will rock you nella versione di Robbie Williams. Allacciandosi la cintura abbassò leggermente il volume della radio scongiurando mentalmente che l’amico non gli facesse il terzo grado su Natasha ma Oliver continuava a guardarlo sornione.
Dawson: So a cosa stai pensando ma non chiedermi nulla, rischieresti grosso in questo momento.
Oliver: Io non ho aperto bocca!
Dawson: Ma stavi per chiederlo, lo leggo dalla tua espressione da vecchia pettegola! Non c’è nulla da dire. (mette in moto)
Oliver: Mi dispiace interrompere il tuo religioso silenzio da film drammatico, ma che intenzioni hai adesso?
Dawson: (si volta verso l’amico con espressione seccata e spegne il motore di scatto arrabbiato) Ma quali intenzioni? Mi ha usato fin dall’inizio e ora è tutto finito. Per sempre, il capitolo Natasha è definitivamente nel dimenticatoio insieme alle briciole del mio orgoglio calpestato e maltrattato. Cavolo! (da una botta al volante e poi ci appoggia la testa esausto chiudendo gli occhi e sospirando)
Oliver: E adesso chi è che manipola i discorsi? Chiedevo che intenzioni hai. Sappiamo entrambi che dobbiamo aspettare il si definitivo dei produttori, ma chissà quando arriverà…(Dawson apre gli occhi e lo guarda sconsolato girando leggermente la testa) e poi tu devi scrivere una bozza del finale se non sbaglio.
Dawson: Quasi dimenticavo, hai ragione devo sbrigarmi…la firma conta anche su quella dannata bozza, ho perso tempo inutile.
Oliver: Non compiangerti addosso che non serve a niente e poi non credo proprio che sia inutile, ci sarebbero uomini che vorrebbero essere al tuo posto e nel suo letto! Non è né perso né inutile fidati, ringraziala che ti ha fatto distrarre per il tempo necessario a rilassarti e concentrarti.
Dawson: Era solo una distrazione…
Oliver: Appunto! Ti sei divertito e rilassato accantonando problemi e risposte che non venivano…e se non ricordo male avevi una specie di blocco sul finale, credo che grazie a lei ti sia passato. Ho letto alcune bozze sul tuo pc.
Dawson: (sorride stanco) La privacy non esiste?
Oliver: Volevo sapere a che punto eri e poi mi annoiavo mentre voi vi divertivate a fare sesso in camera tua…non credo avresti accettato la mia presenza come spettatore mentre lo facevate. Ti ha sbloccato amico, devi solo proseguire senza il suo stimolo.
Dawson: Ora che mi ci fai pensare credo che tu abbia ragione. Forse devo ancora trovare l’idea giusta per il finale ma lei mi ha decisamente sbloccato…anche meglio di Joey. con lei mi confondevo sempre di più nonostante i suoi ottimi consigli perché mi perdevo in lei, nell’idea di noi due insieme che coronavamo una volta per sempre il nostro destino. Joey è fondamentale nella mia vita, ma per una volta è stata Natasha la mia musa e credo che sia stato meglio così. Le sono molto riconoscente. (si tira su finalmente più sereno e apre la portiera di scatto per scendere dalla jeep)
Oliver: E adesso che ti salta in mente? Non dovevamo farci un giro?
Dawson: E’ rimandato. L’ispirazione ha la precedenza su tutto e io ho un finale da scrivere. Ci vediamo. (scappa nell’ascensore del parcheggio senza nemmeno aspettarlo e Oliver lo seguì con sguardo stranito e con un alzata di spalle alzò il volume della radio al massimo cantando a squarciagola mentre i passanti lo guardavano male prendendolo per matto)
Quindicesima scena
New York, hotel
Vediamo Jen raggiungere un umile hotel a tre stelle che si potevano permettere solo studenti o artisti squattrinati. Saluta con un mezzo sorriso il proprietario assonnacchiato che ha ancora la forza di lanciarle un’occhiata curiosa ma non ricevendo alcuna attenzione o risposta sposta di nuovo lo sguardo annoiato verso il programma televisivo che stava seguendo. Senza degnare di altre attenzioni, sale imperterrita le scale fino al secondo piano e si ferma davanti la stanza numero 9. Facendosi prendere dal panico per quell’idea folle che le era venuta in testa, stava per fare dietrofront finché non si fece coraggio e bussò alla porta. O la va o la spacca, non ho niente da perdere. Pensò lei aspettando impaziente che venisse ad aprirle la porta e quando finalmente lo fece, senza preamboli ne giri di parole, gli si gettò al collo baciandolo con passione mentre con un calcio sbatté la porta. Un’ora dopo Jen si sciolse dal suo abbraccio e si mise seduta a guardarlo dormire pacificamente. Era un bel ragazzo, le era piaciuto dal primo giorno che si erano incontrati e le piaceva ancora adesso. A chi non sarebbe piaciuto un ragazzo come lui? Si chiese mentalmente sorridendo mentre gli accarezzava dolcemente il volto. Quel gesto gli fece socchiudere gli occhi svegliandolo completamente mentre un sorriso felice si apriva sul suo viso. Prese la mano di Jen e se la portò alla bocca baciandole il dorso per poi posarla sul proprio petto.
Cj: Non riesco ancora a crederci, sei di nuovo qui con me. È bello svegliarsi così.
Jen: (ritira la mano con espressione malinconica e dispiaciuta) Dobbiamo parlare Cj.
Cj: Cosa c’è da dire? Sei con me e non ci sono più problemi.
Jen: No. Questa notte non ha cancellato nessun problema. Noi due non possiamo stare insieme.
Cj: Ma stanotte…
Jen: Era solo sesso. (si alza iniziando a radunare i suoi vestiti per evitare di guardarlo in faccia)
Cj: Non ne staremo parlando se fosse stato solo sesso, non saresti rimasta ad aspettare che mi svegliassi e soprattutto non sentirei questo dolore sordo che mi attanaglia il petto.
Jen: (si allaccia la gonna e si mette le scarpe girandosi verso di lui con espressione angosciata) Ti prego Cj! Non rendermi le cose ancora più difficili quanto lo sono già, non credere che per me sia facile dirti questo ma lo devo fare. Tu mi hai chiesto un’altra possibilità ma non posso dartela, ormai è finita Cj fattene una ragione!
Cj: Perché dici questo? Dammi almeno una spiegazione plausibile e non accamparti scuse inutili.
Jen: Da quando ti conosco mi sei sempre stato vicino e ti sei preso cura di me come fai con gli altri. Non nego quello che c’è stato tra noi ma la storia ormai era al capolinea quando mi sono trasferita qui con Jack e la nonna. La mia vita ha subito un cambiamento drastico, sono sempre la stessa Jen che hai conosciuto l’anno scorso ma ho altre priorità adesso. La salute di mia nonna è la cosa fondamentale per me in questo momento.
Cj: Stai facendo lo stesso discorso di quando mi hai lasciato.
Jen: Oggi ho rivisto una mia amica che mi ha fatto capire che nonostante tutte le avversità che ho dovuto affrontare la vita va avanti e che non devo vivere la vita degli altri mettendomi in secondo piano…nascondendomi dietro bugie inutili. Ho fatto un esame di coscienza e so che ha ragione, la nonna è gran parte della mia vita ma ho ancora molte esperienze da fare. Voglio vivere fino in fondo Cj ma questo lo farò senza di te.
Cj: Mi sa che non abbiamo più nulla da dirci.
Jen: Io si. Questa notte è stata un addio ma non voglio che tu te la prenda con me. Presto capirai che ho fatto la scelta giusta e concorderai con me il modo in cui ci siamo lasciati, ti ricorderai della nostra storia con un sorriso…tutti noi siamo ricordi nella vita degli altri, è questo che ci rende speciali gli uni con gli altri. Un giorno incontrerai la ragazza giusta e mi ringrazierai, la stessa cosa farò io. Addio Cj, vivi la tua vita al meglio. (si alza sulle punte per baciarlo sulla guancia e, dopo un ultimo sguardo malinconico esce dalla sua vita per sempre)
Sedicesima scena
Boston, dormitorio
Vediamo Joey rannicchiata sul suo letto che stringe il cuscino tra le braccia e guarda, con occhi turbati e ancora arrossati dal precedente pianto, il regalo che le aveva fatto Dawson per il compleanno. Avrebbe voluto che fosse li con lei a consolarla in quel momento e non lontano mille miglia da lei. Improvvisamente la porta si apre ed entra Audrey che appena la vede molla la borsa a terra e le si raggomitola contro la schiena appoggiando il mento sulla sua spalla preoccupata.
Audrey: Ne vuoi parlare?
Joey: A cosa servirebbe?
Audrey: A toglierti quell’espressione angosciata che ti porti dietro. Cosa ha fatto stavolta?
Joey: Avevi ragione tu e io non ti ho nemmeno ascoltata.
Audrey: Capita coniglietto. Forse speravi nell’impossibile ma era ovvio che lui aveva solo quello scopo. Chi è quel sano di mente che si farebbe un viaggio California-Boston solo per ringraziarti? È da matti.
Joey: Mi chiedo perché ancora credo nelle favole dopo tutte le batoste che ho preso…sembro Dawson.
Audrey: No, lui è l’ottimista sognatore tu invece la realista pessimista che a volte si concede una pausa con i propri sogni. Sei come Pacey.
Joey: Vorrai dire il suo opposto.
Audrey: Per niente. Tu e Dawson siete simili di carattere ma tu e Pacey vi completate…questo non vuol dire necessariamente che siete destinati a stare insieme ma che avete più cose in comune di te e Dawson. Pacey è più simile a te di quanto tu possa immaginare, ma adesso non stavamo parlando di voi tre ma di te e il fantomatico ritorno del principe azzurro che è meglio resti fantomatico.
Joey: Non è il mio principe azzurro ma pretende che col suo ritorno lo diventi. Non può fare così…non capisco più niente.
Audrey: Calmati, se lui ti fa sentire confusa in questo modo ci sarà pure una ragione che va oltre la mia logica. Vi siete già messi insieme due volte e ha ancora mandato in tilt il tuo sistema cerebrale.
Joey: Dannazione io…
Audrey: Chiudi gli occhi e lascia che quei pensieri lascino la tua mente…fallo Joey, chiudi gli occhi. (Joey segue il suggerimento dell’amica) Ora pensa al momento più bello della tua vita e torna indietro negli anni o anche solo una settimana e rivivilo nella tua mente. Ora ti chiedo di riflettere sul significato di quel momento e di far chiarezza nei tuoi sentimenti.
Joey: (apre gli occhi sorpresa e felice) Ho visto…
Audrey: No, non dirmelo adesso. Forse un giorno condividerai con me quel momento ma adesso è troppo presto per te…conosco quell’espressione, vuoi che per il momento resti un tuo piccolo segreto e io sono d’accordo. Nessuno ti corre dietro, prenditi tutto il tempo che vuoi per dargli una risposta anche perché scommetto che lui rimarrà nei dintorni finchè non avrai deciso…e se non lo farà saprai che non ne valeva la pena e che non era così innamorato come diceva.
Joey: Grazie Audrey, sei un’amica speciale. (sorride stringendole la mano)
Audrey: Lo so, sono qui apposta per i tuoi tormenti amorosi. Modestie a parte, posso dormire qui con te? (sbadiglia)
Joey: Perché? Il tuo letto è solo a tre passi dal mio…forse quattro.
Audrey: Sono troppo stanca per muovermi e poi il tuo letto e più comodo.
Joey: Lo sai che sei pazza?
Audrey: Una delle due deve essere più pazza dell’altra e nonostante il tuo possibile ritorno con Eddie non riuscirai a spodestarmi dal trono e togliermi il titolo.
Joey: Io non sono pazza!
Audrey: Su piccola, domani ti ricompreremo gli psicofarmaci. Non preoccuparti.
Joey: Si, sono pazza. (ridono e quando si sono calmate Joey chiude gli occhi rilassata e felice continuando a sorridere) Buonanotte Audrey, ti voglio bene. (spegne la luce)
Diciassettesima scena
New York, stanza di Jen
Andie è seduta sul letto di Jen a guardare le fotografie dell’amica in compagnia di Jack scattate durante la loro prima estate a Majorca trascorsa insieme. Sembrava abbattuta e triste scorgendo quella felicità palpabile che proveniva da quelle polaroid e lei ne sentiva la mancanza, avrebbe voluto assaporare di nuovo quella felicità prenderla al volo e non lasciarla più ma forse per lei era ormai troppo tardi. Così la trovò Pacey, appena tornato dal suo giretto in moto con Jen. Andie si accorse di lui ancor prima che fiatasse.
Andie: Ciao.
Pacey: Come mai tutta sola qui? Credevo fossi con Jack. (le si siede accanto a guadare le foto appese alla parete)
Andie: Si ma poi è dovuto uscire per un appuntamento. Finalmente ha ripreso a frequentare altri dopo David…diciamo che è la sua prima vera uscita dopo la storia con David, non ho voluto che ci rinunciasse solo per farmi compagnia. Io sono sua sorella e in un modo o nell’altro gli sarò sempre vicina ma queste occasioni non sono frequenti per Jack.
Pacey: E’ una buona cosa per tuo fratello, gli serve un po’ di distrazione dopo quel tipo e la malattia della nonna…e anche a Jen servirebbe fermarsi un attimo e godersi la vita.
Andie: Non so nulla di questo Cj (indica una foto storta dove Jen e Cj sono abbracciati mentre Jack scatta la foto e si vede la punta del dito sull’obbiettivo) ma vedo che lei gli è ancora molto affezionata. Dovrebbe vivere una vita sua e non nascondersi dietro la malattia della nonna. Con quella scusa allontanerà chiunque voglia conoscerla meglio. A jen servirebbe un uomo col quale avere un rapporto serio e stabile.
Pacey: Chi, uno come Dawson?
Andie: No, non è mai durata molto tra loro…
Pacey: Le servirebbe uno come Jack però che fosse etero, il ragazzo gay c’è l’ha già! (sorride birichino ed Andie tenta di camuffare il sorriso con una smorfia tirandogli un pugno nella spalla)
Andie: Grazie di avermi dato questa magnifica giornata Pacey.
Pacey: E’ servita al mio scopo, ho visto finalmente uno sprazzo autentico di felicità in te che non vedevo da tanto tempo. (le circonda le spalle con il braccio stringendola affettuosamente)
Andie: E’ merito tuo. Non hai ancora detto niente di cos’è successo quest’estate?
Pacey: Non credo possa interessare a nessuno a parte noi due.
Andie: Ti assicuro che lo vorrebbero sapere e che sarebbero tutti felici della notizia, nessuno escluso Pacey. Ormai sono anni che facciamo tutti parte della vita dell’altro, non puoi nascondere una cosa simile per molto tempo. Presto si saprà, ma è meglio che la sappiano dai diretti interessati.
Pacey: Per il momento sono intenzionato a tenere il segreto per me e prendere tempo e Andie…
Andie: Si ho promesso, non dirò nulla finché non ne saremo d’accordo anche se mi sembra una grandissima stupidata.
Pacey: Per me è molto importante…la cosa più importante della mia vita. Abbiamo bisogno di tempo Andie.
Andie: Lo so, ma non c’è molto tempo. (chiude gli occhi e si abbandona tra le sue braccia sospirando) Ti voglio bene Pacey.
Pacey: Anch’io McPhee. (la scena sfuma)
Diciottesima scena
Boston, Hell’s Kitchen
Joey entra titubante nel locale vuoto e raggiunge silenziosamente il ragazzo seduto al bancone che aveva appena aperto il registro contabile. Lui si accorse subito della sua presenza ma non si voltò fingendosi concentrato e senza alcun problema a svolgere il suo attuale lavoro.
Lucas: E’ chiuso!
Joey: Lo so.
Lucas: Vai via.
Joey: Continuerai ad ignorarmi in eterno? Quanto durerà il tuo prezioso silenzio stampa?
Lucas: Che ne dici per un tempo indefinito? Cavolo! (si accorge di aver sbagliato a fare i conti e cerca di cancellare per poi rovinare il foglio)
Joey: Lucas sono venuta qui a scusarmi con te.
Lucas: Perché? Il tuo fidanzato ha la coda di paglia? Ha paura di confrontarsi con me in modo leale?
Joey: Eddie non è il mio fidanzato.
Lucas: Allora ho fatto la conoscenza del famoso Eddie! Quanto sono felice! (cerca di ridere sarcastico ma non ci riesce e fa una smorfia di dolore toccandosi la mascella livida)
Joey: Oh mio dio! Lucas! (gli si avvicina preoccupata) Posso fare qualcosa per te?
Lucas: Andartene? No, non toccare. (l’allontana in malo modo)
Joey: Tu hai bisogno di me.
Lucas: Non sopravvalutarti Potter ormai ti ho sostituito, non era così difficile in fin dei conti. Puoi scomparire benissimo dalla mia vita come sei entrata, non me ne accorgerei neppure e tirerò finalmente un sospiro di sollievo.
Joey: Hai sbagliato di nuovo a fare i conti…se proprio non vuoi pagare un contabile, scrivi tutto a matita così se sbagli cancelli più facilmente e non calcare altrimenti verrà una porcheria.
Lucas: Sai qualcosa di contabilità?
Joey: (si china per controllare le spese del registro) Mia sorella è proprietaria di un Bed and Breakfast e io l’aiutavo parecchio quando ero ancora a Capeside. Forse non sarò una cima e sicuramente non diventerò una matematica ma me la cavo meglio di te.
Lucas: Bene, accomodati pure. È tutto tuo, buona fortuna. (si alza e prende la giacca)
Joey: Hey tu! Dove credi di andare?
Lucas: Ricordi la bionda? Abbiamo un appuntamento tra dieci minuti.
Joey: Lucas!
Lucas: E’ solo un appuntamento Joey, non farò nulla che lei non vorrà. Ah tieni! (le butta delle chiavi che Joey riuscì a prendere al volo prima che cadessero a terra) Chiudi il locale appena hai finito con quel registro e controlla le finestre. Il registro puoi infilarlo in uno dei cassetti della scrivania dell’ufficio.
Joey: Lucas ma…
Lucas: Sei ancora assunta Potter nonostante il lavoretto che mi ha fatto il tuo ragazzo, non credere che ti dia anche un aumento! Scordatelo! E vieni in orario domani, ciao.
Esce di corsa mentre Joey lo osserva seccata ma con un lieve sorriso che le aleggia in viso. Rimboccandosi le mani tornò a registrare le fatture del locale.
Diciannovesima scena
New York, fuori casa di Jen, mattina presto
Jen si alza dalla sedia e fa un lungo sospiro malinconico mentre guarda il suo migliore amico triste.
Jen: E’ ora dei saluti.
Jack: Giaà, è ora. (sospira anche lui angosciato)
Jen: Non fare quella faccia, la rivedrai presto. Non credo che scapperà di nuovo a Firenze in un batter d’occhio, forse Pacey le farà cambiare idea…lui è un tipo molto persuasivo e ha un grande ascendente su tua sorella.
Jack: Credo che tu abbia ragione ma mi mancherà.
Jen gli sorride e lo abbraccia, poi si scosta leggermente aspettando che lui ricambi il sorriso infatti non aspettò a lungo. Lo prende per un braccio e lo trascina fuori dove Pacey stava controllando in ogni dettaglio le condizioni della moto ed Andie si sistemava meglio lo zainetto sulle spalle. Appena i due amici si avvicinano i quattro si abbracciano con un senso di tristezza per il fatto che tra pochi secondi sarebbero stati lontani per l’ennesima volta gli uni dagli altri.
Andie: (sussurra all’orecchio di Jen abbracciandola) Ricorda quello che ti ho detto, non rinunciare a vivere e soprattutto non rinunciare all’amore.
Jen: Grazie Andie, nemmeno tu…e tienimi aggiornata sul chissà tra te e Pacey. (si scambiano un sorriso malizioso)
Jack: Hey amico stai attento a mia sorella quando tornerete a Capeside.
Pacey: Contaci e tu invece tieni sott’occhio la bella e sfrenata newyorchese, potrebbe combinare un’altra guerra mondiale.
Jack: (si rivolge alla sorella puntando un dito in direzione di Pacey) E tu stai in guardia da lui…ottimo amico ma in quanto impulsi amorosi bisogna stargli alla larga, combinerebbe di tutto! (si mettono tutti a ridere mentre Pacey prende la testa di Jack sotto il braccio e gli sfrega un pugno sulla cute mentre l’amico cerca di divincolarsi ridendo)
Andie: Lo farò. Abbracciate di nuovo la nonna per noi e Jack…si chiude una porta e se ne aprono a migliaia, basta cogliere l’occasione giusta e assaporerai di nuovo la felicità. Ragazzi vi voglio un mondo di bene ed è stato bello rivedervi di nuovo, spero che non passeranno di nuovo anni per la prossima rimpatriata.
Jen: Tre anni sono già stati sufficienti e credo che non ce ne saranno altri e nella prossima rimpatriata ci saremo tutti, compresi Joey e Dawson e magari all’ora staremo tutti a Capeside.
Jack: E conoscerai pure Audrey, ti piacerà un sacco.
Pacey: A tutti piace Audrey.
Jen: Tranne ad Eddie.
Pacey: Lui è un caso a parte…molto a parte. (cambia leggermente espressione e l’unica ad accorgersene è Andie che lo fissa un po’ preoccupata)
Andie: Chi è Eddie?
Jack: L’ex ragazzo di Joey te ne ho parlato a volte durante i nostri lunghi discorsi telefonici.
Andie: Ah ho capito! Quello che ha creato problemi a…(guarda Pacey e si blocca intuendo i pensieri dell’amico che le lanciava sguardi e segni di avvertimento)
Jen: Ha creato problemi a chi?
Andie: Oh nessuno…credo di averlo scambiato con qualcun altro. A quanto pare mi sono persa molte cose in questi tre anni.
Jen: Non credo così tante Andie…sembra che tu sia più informata di noi su certe cose. (la guarda un po’ sospettosa e curiosa)
Pacey: Ora è meglio andare o incontreremo un traffico ce nemmeno si può immaginare. Ragazzi vi voglio bene, è stato bello ma adesso addio. (monta in sella nascondendo il sorriso sbarazzino dietro il casco ben allacciato ma si vedeva che i suoi occhi erano ironici)
Jen: Spiritoso Witter. Ci sentiremo presto.
Jack: (guarda Andie) Hai fornito la scusa giusta a Jen per indagare senza scrupoli sulla storia eddie-joey. complimenti sorellina adesso mi tormenterà per settimane finché non l’aiuti.
Andie: E’ un piacere alimentare le sue assurde curiosità da vecchia zitella. (bacia il fratello sulla guancia e dopo fa lo stesso con Jen, si mette in sella dietro di Pacey infilandosi il casco)
Jen: Vi contagiate a vicenda voi due! Fate buon viaggio.
Jack: E tu non correre troppo, ricordati che dietro hai mia sorella!
Pacey: Sopporterò questo gravoso fardello comportandomi da bravo ragazzo. Ciao ragazzi. (mette in moto e parte mentre Andie si volta leggermente a salutare. Jen e Jack li guardano sfrecciare nell’affollata New York pregando che con tutti quei sorpassi alla Witter non si rompessero l’osso del collo. La scena sfuma…)
Ventesima scena
Los Angeles, aeroporto
Vediamo Dawson pagare e scendere da un taxi, con un borsone in spalla, per poi dirigersi verso l’interno dell’aeroporto affollato. Dopo aver fatto una lunga fila per dieci minuti, finalmente arrivò il suo turno alla biglietteria dove una donna, con una targhetta sulla divisa con scritto su Kelly, gli fece un sorriso a 32 denti dopo averlo guardato attentamente.
Kelly: Salve.
Dawson: Buongiorno. (sorride guardando il suo orologio da polso: erano le 5 di mattina)
Kelly: Buongiorno anche a lei, vedo che è molto mattiniero. Destinazione?
Dawson: Boston…ho prenotato questo pomeriggio un biglietto a nome Dawson Leery.
Kelly: (lo guarda sorpresa) Dawson Leery? Quel Dawson Leery?
Dawson: Non so se esista un mio omonimo.
Kelly: E’ uno dei migliori registi emergenti…ho assistito alla prima di The creek. Mio fratello è una matricola all’Università di Los Angeles, la stessa che frequenta lei, e non fa altro che parlare di lei, l’ha perfino seguita al film festival dove ha portato il documentario su quel vecchio regista.
Dawson: Arthur Brooks, l’ho conosciuto prima che si spegnesse.
Kelly: E’ molto bravo. È sicuro di voler andare proprio a Boston? Se vuole ci sono pullman per Capeside.
Dawson: No, devo raggiungere una mia vecchia amica. Boston è la meta giusta per i miei scopi.
Kelly: Come vuole ma il prossimo volo per Boston parte alle 7.
Dawson: Non c’è problema, vale la pena aspettare. (sorride al ricordo di Joey)
Kelly: Allora buona nottata e faccia buon viaggio.
Vediamo Dawson andare a sedersi e prendere il cellulare selezionando in automatico il nome di Joey per l’ennesima volta nelle ultime sette ore. Provo a chiamarla ma il cellulare risultava ancora staccato. Rimise il telefono nel taschino e si appoggiò allo schienale stanco e distrutto da quella strana giornata e, dopo aver dato una rapida occhiata all’orologio, chiuse gli occhi sospirando e sperando che quelle ore passassero in fretta. La scena sfuma…

   
 
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