Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: Appl3Head    25/02/2011    2 recensioni
Stavo camminando verso casa con le cuffie nelle orecchie; nascosta dalle lenti scure dei miei Ray-Ban, mi divertivo a osservare le persone che incontravo sul mio cammino, il paesaggio e le sfumature del cielo che a quell’ora si tingeva di rosa. Ad un certo punto notai una persona in nero venire verso di me..era abbastanza alta, portava occhiali da sole e un cappello in testa … mi sorrideva.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavo camminando verso casa con le cuffie nelle orecchie; nascosta dalle lenti scure dei miei Ray-Ban, mi divertivo a osservare le persone che incontravo sul mio cammino, il paesaggio e le sfumature del cielo che a quell’ora si tingeva di rosa. Ad un certo punto notai una persona in nero venire verso di me..era abbastanza alta, portava occhiali da sole e un cappello in testa … mi sorrideva. Mi svegliai di colpo. Solo un sogno. Già … Improvvisamente sentii delle voci provenire dalla strada. Mi precipitai fuori dalla porta e mi affacciai al balcone. Eccolo di nuovo. Il signore che tanto mi aveva incuriosito nel sogno era sotto casa mia, intento a parlare con omoni in giacca e cravatta appoggiati ad un suv nero. “Michael!” urlai. Il signore girò la testa e mi guardò; uno sguardo così intenso da abbattere anche le lenti dei suoi occhiali da sole. Non disse nulla, semplicemente mi sorrise. Fui presa dalla voglia di scendere da lui, correre, saltargli addosso, abbracciarlo, dirgli quanto gli sono grata e di dirgli quanto mi dispiacesse il fatto di averlo accolto nel mio cuore troppo tardi … ma qualcosa me lo impediva. Che sensazione orribile. Non riuscivo a muovermi, ero come pietrificata. Perché? Finalmente avevo davanti a me il sogno che per due anni aveva regnato nei pensieri e ora? Niente. Chiusi gli occhi … un respiro profondo e poi fui libera da quelle catene che fino a pochi istanti prima mi impedivano di raggiungere la felicità. Mi misi a correre con il cuore in gola, la vista offuscata dalle lacrime di gioia che finalmente scorrevano libere sulle mie guance. Finalmente arrivo davanti al portone che mi separa dal cortile nel quale si trovava tutto quello di cui avevo bisogno in quel momento. Lo aprii. Mi guardai intorno. Non c’era nessuno. Incominciare a pensare a uno scherzo. “Michael esci fuori!”. Nulla. Il mio sguardo si posò sul parcheggio vuoto dove prima stava la sua macchina nera. “Michael!” urlai ancora. Ma nessuno mi rispose; ero sola e nessuno sembrava interessarsi a me. Quelle che fino a pochi minuti prima erano lacrime di gioia e di stupore, divennero lacrime di abbandono, di solitudine, di rabbia verso me stessa … Se n’era andato. Se n’era andato troppo presto. Poi la sveglia suonò.
  
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