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Autore: Shari Deschain    26/02/2011    2 recensioni
[Being Human (UK)] Si dice che non sia mai inutile o troppo tardi per chiedere scusa, e magari è anche vero, ma George sa che ci sono cose per cui proprio non si può essere perdonati.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Personaggi: George Sands/Nina Pickering
Rating: PG
Warning: Spoiler fino alla 2x04, Missing Moment, Bad Language
Wordcount: 1072 (FDP)
Disclaimer: Non possiedo niente, non mi pagano niente, blablabla.
N/A: Scritta per il mio bellissimo team orgiastico angelico del COW-T missione #2, prompt perdono.



 
Sorry just isn't enough anymore




Si dice che non sia mai inutile o troppo tardi per chiedere scusa, e magari è anche vero, ma George sa che ci sono cose per cui proprio non si può essere perdonati.
E nonostante lo sappia non ha potuto fare a meno di comprare un mazzo di enormi fiori gialli dal profumo vagamente disgustoso e una scatola di cioccolatini – che sì, fa davvero molto cliché, ma chi ha detto che i cliché non siano una cosa buona? George, personalmente, pensa che i cliché siano un'ottima cosa, perché se non ci fossero i cliché lui non saprebbe cosa fare.
Non che ora si senta sicuro di quello che sta facendo, lì in piedi davanti alla porta di casa, vestito tutto di nero come un becchino, con quei due classici cliché sotto il braccio – e se il suo stipendio gli consentisse di fare qualcosa di più che pagare l'affitto e le bollette, avrebbe volentieri comprato un diamante, giusto per non farsi mancare niente; ma i soldi sono quelli che sono, e comunque Mitchell ha detto che i diamanti sono solo per le amanti o per le mogli tradite, e Nina non è né l'una né l'altra (ma d'altra parte George non crede che abbiano inventato dei regali apposta per le donne accidentalmente trasformate in licantropi dai loro fidanzati).
L'unica cosa di cui George è sicuro, è che ha bisogno di chiedere scusa a Nina.
Chiederle scusa per averle rovinato per sempre la vita, trasmettendole una maledizione che ogni notte di luna piena la costringerà a subire una dolorosissima trasformazione che farà di lei un mostro assetato di sangue e totalmente fuori controllo.
Dio, come si può chiedere scusa per una cosa così?
Oh, e già che c'è può anche chiederle scusa per essere stato un egoista e un insensibile, per averle detto di andarsene, per non aver capito, per non aver prestato abbastanza attenzione.
E magari può anche chiederle scusa per essersi scopato Daisy (e ancora non riesce a credere di essersi davvero scopato una fottuta vampira – quella fottuta vampira, in particolare –, né di essersela scopata in quel modo, come un− bé, come un maledetto animale. È stata tutta colpa di quella cosa, del lupo. Per forza. Lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere se fosse stato nel pieno delle sue facoltà mentali).
Forse dovrebbe fare una lista, una bella lista numerata e in ordine alfabetico, giusto per essere sicuro di non dimenticarsi nulla.
Giusto per essere sicuro che Nina sappia con esattezza che razza di stronzo sia il suo ragazzo. Uno stronzo egoista e traditore, sì, ma anche uno stronzo dispiaciuto, uno stronzo che ha bisogno del suo perdono.
Un perdono che lei non gli darà mai, si dice amaramente George mentre tende una mano per bussare, e il suo pugno si immobilizza, rimanendo sospeso in aria, a pochi centimetri dalla porta. Senza davvero rendersene conto, il ragazzo fa un passo indietro, stringendo la presa sul mazzo di fiori e facendo scricchiolare fastidiosamente la carta che li avvolge.
Poche ore prima, nel parlare con Mitchell e nel costringersi a comprare quegli stupidi regali, credeva che la cosa importante fosse chiederle scusa, e credeva di essere pronto a sentirsi rispondere “Troppo tardi” o “Con le tue scuse mi ci pulisco il culo”, ma in quel momento, lì davanti alla porta, a pochi metri da lei, capisce che non è così.
Sapere dentro di sé che lei non potrà mai perdonarlo non è neanche lontanamente doloroso come il sentirselo dire dalla sua bocca.
È semplicemente troppo.
Quindi George volta le spalle alla porta e attraversa la strada per gettare fiori e cioccolatini dritti nel bidone dell'immondizia.
Ha bisogno di una birra, decide. E anche di Mitchell. Andare a bere una birra con Mitchell sarebbe proprio la cosa ideale, pensa, avviandosi verso l'ospedale.
Certo, l'amico gli avrebbe fatto una lavata di testa mica da ridere, ma in fondo...
« George? », chiama improvvisamente una voce stanca e sottile.
Il ragazzo sobbalza e si volta immediatamente indietro, verso la soglia di casa, fino a ritrovarsi faccia a faccia con la figura minuta di Nina, avvolta in un accappatoio.
Osservando la sua espressione al contempo preoccupata e perplessa, George si dà mentalmente dell'idiota. Avrebbe dovuto immaginarlo. Dopo la trasformazione, i sensi di un licantropo rimangono sovrasviluppati ancora per qualche giorno prima di tornare alla normalità. Probabilmente Nina ha sentito il suo profumo anche da dentro casa – e, ad essere onesti, non deve essere stato molto difficile, visto che prima di uscire per comprare quegli inutili e banalissimi regali George ci ha fatto praticamente il bagno nella colonia, tanto che Mitchell gli ha imposto almeno due metri di lontananza dal suo naso fino alla prossima doccia.
« Io... uh. Ciao », biascica in risposta, il cervello che si rifiuta categoricamente di elaborare qualcosa di più complesso. È solo grato di avere già buttato via i fiori e il cioccolato.
« Cosa fai? », domanda Nina, e George si rende conto di quanto ridicolo debba sembrare ai suoi occhi, lì impalato nel mezzo della strada, con il vestito della festa e un litro di colonia addosso.
Per un attimo la tentazione di buttarsi ai suoi piedi e cominciare a scusarsi per tutto quello che le ha fatto è davvero fortissima, ma ha già perso così tanto nella sua vita, e non può, davvero non può, perdere anche Nina.
« Birra. Con Mitchell », borbotta quindi, in stile telegramma, con quella poca voce che riesce a trovare.
« E perché stavi davanti alla porta? Ho sentito questo odore, e poi degli strani rumori... ho pensato che... », Nina si interrompe e scuote la testa, come a voler scacciare qualsiasi pensiero le sia venuto in mente.
George la guarda con un'espressione vuota, stringendo i pugni sprofondati nelle tasche dei pantaloni gessati.
« Credevo di dover fare qualcosa prima, ma mi sono sbagliato. Scusa se ti ho spaventata », risponde poi, e non riesce ad impedirsi di pensare che quella è probabilmente una delle ultime cose per cui dovrebbe chiederle scusa.
Nina rimane a guardarlo per un lunghissimo minuto, un'espressione illeggibile sul volto.
« Non mi hai spaventata », replica infine, piuttosto freddamente, poi gli volta le spalle e rientra in casa. « Buon divertimento », aggiunge prima di chiudere la porta.
George rimane a fissare la porta chiusa, incapace anche solo di pensare di fare il seppur minimo movimento.
Sono uno stronzo egoista, traditore e vigliacco, pensa semplicemente. E mi dispiace.



   
 
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