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Autore: Vahly    26/02/2011    2 recensioni
A volte è facile credere di essersi redenti, quando non si ha più davanti alcuna tentazione. È facile credere che tutto si sia concluso così, semplicemente.
Se non si stesse sentendo così fottutamente male, Sam riderebbe di sé e della sua stupidità.

Coda dell'episodio 5x14, “My bloody valentine”
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione
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My Bloody Valentine

Note: coda dell’episodio 5x14, “My bloody valentine”. Spoiler, leggero wincest, scritta per la seconda settimana del COW-T (qui) con il promptperdono”. Non è betata, ma l’ho riletta 3 volte quindi spero non ci siano errori in giro >_<

 

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A volte è facile credere di essersi redenti, quando non si ha più davanti alcuna tentazione. È facile credere che tutto si sia concluso così, semplicemente, con un viaggio in aereo e l’aiuto di un Dio che ora sembra non volerli più degnare della sua attenzione.

Metadone soprannaturale, l’aveva definito Dean.
Se non si stesse sentendo così fottutamente male, Sam riderebbe di sé e della sua stupidità: era stata tutta un’illusione, non era mai guarito veramente. Probabilmente se avesse prestato maggiore attenzione se ne sarebbe potuto accorgere, ma era fin troppo facile mentire a se stesso – e questo lui fra tutti lo sa bene – quindi perché avrebbe dovuto porsi delle domande scomode?
Si accuccia a terra, sentendo di non avere più fiato per gridare – e con il dubbio che probabilmente non ci sia più nessuno ad udirlo, fuori da quella porta – domandandosi cosa potrà fare ora. Con che coraggio guarderà negli occhi Dean, chiedendogli di perdonarlo di nuovo? Potrebbe dire che non è stata colpa sua, potrebbe dire che è stata colpa di carestia – che tutti hanno ceduto e che perfino Castiel ha ceduto e come poteva dunque resistere lui come poteva? – e che non accadrà mai più… ma sa che non è vero. Carestia ha tirato fuori ciò che era già dentro ad ognuno di loro, non ha inventato nulla. Ed ora che ha assaggiato un altro sorso, non è neppure così sicuro di poter riuscire a smettere nuovamente.

Maledizione.

 

 

È ancora seduto sul pavimento, quando la porta si apre. Non si accorge di stare tremando finché Dean non gli sfiora il braccio, finché non sente la sicurezza del fratello in contrasto con la sua disperazione.

Non ha il coraggio di alzare lo sguardo, né di dire alcunché. Così si alza in silenzio e si allontana, varcando la soglia della Panic Room. Si accorge quasi subito che Dean non lo sta seguendo – dopotutto, perché dovrebbe? per quale motivo dovrebbe ancora volerlo con sé, ora che Sam l’ha deluso di nuovo? – e quando esce di casa, si sente perso esattamente come quando ha deciso di andarsene per la sua strada, di lasciare la caccia. È una sensazione orribile, e tutto quello che vorrebbe è poter chiedere scusa a suo fratello, chiedergli di non odiarlo, perché non ce la può fare senza di lui, senza la sua fiducia, e l’ha già sperimentato sulla sua pelle.

Ma poi… poi riemerge dai suoi ricordi l’espressione di Dean che gli dice che non potrà mai credere di nuovo in lui, che non saranno mai più ciò che erano prima. Sente di nuovo il proprio cuore spezzarsi, sente di nuovo quelle lacrime che premono per uscire ma per qualche motivo non lo fanno. Non vuole rivedere quello sguardo, mai, mai, mai più.

 

 

Quando rientra, trova ad accoglierlo una casa così silenziosa da sembrare vuota.

Sono passate diverse ore dal momento in cui è uscito, ed il sole è già tramontato da un pezzo, così si domanda per un attimo se Dean non stia già dormendo. Ma basta una rapida ispezione delle camere per sapere che non è lì.

Poggia un sacchetto sul tavolo per poi sedersi su un letto, lo sguardo rivolto alla finestra. Per un attimo è tentato di scappare ancora, di lasciare tutto… ma sa che questa volta non servirebbe a nulla, perché per quanto lui possa fuggire, la sua vita da cacciatore ed il suo destino da vessel lo troveranno sempre. Perché non gli è rimasto più nessun’altra persona né nessun altro luogo in cui tornare. Perché nessun luogo in cui non ci sia anche Dean può definirsi “familiare” per lui – non più, oramai.

Non si accorge del rumore di passi che si avvicinano, così si sorprende a sussultare quando una voce alle sue spalle lo raggiunge.

«Dove sei stato?»

Non si volta.

«Avevo bisogno di prendere un po’ d’aria. Di… di riflettere.» Mormora con un filo di voce, il tono più colpevole di quanto non sia necessario.

«E di altro sangue, per caso?»

Sam si sente ferito, eppure sa che Dean ha ragione a dubitare di lui. Dopo tutto ciò che è accaduto, chi non lo farebbe?

«Se ti dicessi di no, comunque non mi crederesti, non è vero?»

Per un attimo interminabile Dean tace e Sam si domanda se un giorno riuscirà a riacquistare la fiducia di suo fratello. L’attimo successivo sente qualcosa premere sulla sua schiena e due braccia stringerlo per la vita, ed è come se all’improvviso tutto fosse più facile, più accettabile. Sente Dean poggiare la testa sulle sue spalle, affondare nella sua maglietta abbastanza leggera da permettergli di sentire le labbra del fratello muoversi mentre parla ancora.

«Non è stata colpa tua, non questa volta. E sei stato sincero con me quando hai sentito il bisogno del sangue… perciò sì, ti crederò, qualunque cosa mi dirai. E non mi arrabbierò se mi dirai che hai ceduto ancora, davvero, per cui ti prego…»

«No,» lo interrompe Sam, «non sono andato in cerca di sangue. Volevo solo… ho solo…»
Dean lo stringe di più, come per incitarlo a continuare. Sam non è sicuro di farcela, ma ha giurato a se stesso di essere sempre sincero con Dean, e sa che tenere dentro ciò che prova è tutto meno che la soluzione giusta.

«Ho solo avuto paura che tu mi considerassi un mostro, un traditore, di nuovo e… non ce l’ho fatta.» Conclude, stringendo le mani di Dean come se fossero l’unico appiglio che ha in quel momento.

Per un attimo Dean scioglie l’abbraccio, e Sam ha paura – paura che Dean pensi esattamente ciò che lui gli ha appena detto, che nonostante si sforzi di essere gentile ancora non riesca a perdonarlo.

Ma poi il fratello gli si siede accanto, gli prende il volto tra le mani e lo bacia.

È un bacio lento, delicato, come non se ne scambiavano da mesi ormai, per quello che ad entrambi era parso un tempo infinito e nessuno dei due avrebbe saputo dire se sarebbe mai terminato.
Quando si separano Dean ha un sorriso triste, ma il suo sguardo è intenso e fisso su Sam.

Poi abbassa la testa, e inizia a parlare.

«Non ti considero un mostro, non potrei mai. È vero, ti ho odiato per avermi tradito, per aver scelto Ruby invece che me… e credevo non avrei mai potuto perdonarti. La verità è che non so ancora se sono riuscito a perdonarti del tutto, e non credo che riuscirò a dimenticare quello che è successo… ma non ti odio. Se avessi potuto odiarti forse sarebbe stato tutto più semplice, sai? Ma la verità è che non ne sono in grado. Però non è solo questo: tu hai lottato, Sammy, per te stesso e per noi, anche se sapevi che io non credevo più in un “noi”. E so che non è stato facile per te come non lo è stato per me… quando ti ho visto sporco di sangue, davanti a Carestia, credevo che sarebbe tutto finito, che le cose si sarebbero rovinate per sempre. Ma quando lui ti ha servito quei demoni su un piatto d’argento, quando ti ha dato la possibilità di scegliere di stare dalla sua parte e di avere quel potere di cui sentivi il bisogno… tu hai detto di no. Sei riuscito a vincere il bisogno di sangue pur di non perdere ciò per cui avevi lottato. Sei riuscito a fare la scelta giusta nonostante tutto. E questo conta più di ogni altra cosa. Io… ci ho dovuto pensare su, perché all’inizio vedevo tutto nero. Ma ora credo che le cose forse miglioreranno se ci sforziamo di farle migliorare. Possiamo farcela.»

Sam per un attimo si domanda se quel discorso era davvero rivolto solo a lui, o se Dean non stia cercando di convincere anche se stesso. Ma è solo un attimo, e poi le parole non contano più: sono lì, insieme, questo è ciò che conta davvero, e i pezzi di quell’assurdo puzzle prima o poi troveranno la loro giusta collocazione.

«Dean, grazie. Davvero, grazie.»

E lo abbraccia forte, inspirando l’odore di suo fratello maggiore, imprimendosi nella mente il suo calore, la sensazione di averlo lì. Per così tanto tempo erano stati lontanissimi nonostante fossero tornati a lavorare fianco a fianco, e solo ora si rende conto di quanto realmente gli è mancato suo fratello.

Dean non dice niente, ma lascia che il suo volto affondi nell’incavo del collo di Sam – che non può vederlo, ma sente le lacrime calde del fratello posarsi sulla sua pelle, e sa che tutto ciò che può fare in questo momento è stringerlo maggiormente a sé e giurare nuovamente di non tradirlo mai più.

Ci sarà tempo per cercare di tirargli fuori tutto ciò che non va e che lo fa star male, e forse Dean non glielo racconterà mai, forse non avranno nessun altro stupido momento da donnicciole nei prossimi tempi, ma Sam davvero non vuole forzare la mano e sente che già sta avendo troppo. Anche se non è stato del tutto perdonato, Dean sta provando a farlo e magari ci riuscirà, un giorno.

Nel frattempo Sam cercherà di essergli più vicino possibile, e di sorreggerlo come Dean ha sempre fatto con lui.

   
 
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