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Autore: PhoenixIntoFlames    26/02/2011    3 recensioni
Tutto quello che Damon ed Elena non riescono a dirsi.
Tutto quello che Stefan non è pronto ad accettare.
Tutto quello che noi vorremmo vedere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il pensionato Salvatore si preparava per la sua imminente promozione ad ostello. Da qualche giorno, un via vai di ragazze affollava il vialetto che conduceva all’abitazione di Stefan e Damon. Anche quel giorno acuti gridolini provenivano dall’interno della casa e Stefan, che faceva ritorno dal suo spuntino di metà pomeriggio, puntò dritto verso la camera del fratello, rischiando di farsi travolgere da due ragazze su di giri che ne uscivano di corsa. La spenta espressione sul viso delle due gli suggeriva che le sventurate non avevano alcuna idea sul perché si trovassero in quel posto. Portavano i segni di Damon addosso, il marchio del vincitore, come tutte le ragazze che si erano succedute in quei giorni. Chi sul braccio, chi sul collo, chi sulle gambe o sulla schiena che Stefan riusciva a intravedere da quei vestitini striminziti ed estivi che lasciavano il pensionato. Ognuna di quelle ragazze poteva ritenersi fortunata di esserne uscita viva da un incontro così ravvicinato con la morte. – Tanto… non ricorderanno mai nulla di tutto ciò. Damon non lascia mai traccia. - pensò Stefan e quei due piccoli buchi arrossati, su una pelle che si preparava ad accogliere il sole estivo, avrebbero trovato una banale giustificazione. Damon era solito usare scuse del tipo “Oh, mi ha morso un gatto” o peggio “Mentre mi depilavo, mi son tagliata!” per soggiogare le sue vittime. E così lui poteva star tranquillo, mentre le malcapitate si sarebbero, poi, tormentate per cercar invano di ricordare come avessero potuto procurarsi quelle ferite.
Al piano di sotto, un calpestio pesante e sincopato si mescolava alle note dei Depeche Mode. – Forza, rivestiti e fà alla svelta. Non vorrai mica che gli occhi da cucciolo del mio fratellino si scandalizzino troppo, vero?- Una terza ragazza raccolse ed indossòuna camicia blu notte, non sua, poggiata sulla sponda di un letto troppo grande per una persona, forse anche per due. Evidentemente quel letto era abituato a ospitare una piccola folla. Damon le strappò, geloso, la camicia di dosso e le fece segno di mettere su i suoi vestiti, poi uscì dalla stanza con il telecomando dell’impianto hi-fi e, dal piano di sopra, lasciò cadere il silenzio nella casa.
- Hey, fratello. Già di ritorno? Non mi dire.. sei stato a caccia, giusto? Spero tu non abbia lasciato troppe vedove in giro. Siamo nel pieno della stagione degli amori per gli animali del bosco. – ironizzò Damon. – Anche tu sembra sia stato a caccia, fratello. - Trovarsi costretto a rispondere dal piano sottostante a Stefan sembrò un’ironia del destino. Era sempre stato così con il fratello maggiore, doveva subirlo in tutti i sensi. La sua presenza, il suo carisma, le sue follie, i suoi problemi.
- Già. Il menù della casa oggi è stato…delizioso. – commentò Damon, posando gli occhi sul fondoschiena della ragazza, ora completamente vestita, che era uscita dalla sua camera e si avviava giù per le scale e che, nell’uscire dalla casa, si incontrò, quasi scontrò, con Elena.
Ogniqualvolta un viso nuovo, soprattutto se femminile, si aggirava per casa Salvatore, Elena aveva l’abitudine di sottoporlo a un rapidissimo esame visivo, alla ricerca dei segni del vecchio Damon. Doveva ammettere che di recente lui stava seguendo la retta via, limitandosi a ricorrere alle sacche per le trasfusioni rimediate al Mystic Hospital anziché ficcare i canini nella prima che gli capitava sotto tiro. Ma stavolta Elena fu costretta ad un impatto piuttosto brusco con la realtà. Due piccoli fori sbucavano sulla spalla della ragazza che stava andando via, mal celati dalle bretelle del top rosso di cotone che indossava. Sapeva che non poteva esser stato Stefan.
Fu come l’esplosione di un vulcano quiescente da secoli. Elena corse rapidamente su per le scale, mangiando gradini due a due. Con tutta l’energia che riuscì a convogliare nelle mani, diede un violento spintone a Damon, facendolo spostare solo di qualche centimetro. In momenti come quello, Elena malediva di non essere dotata di una forza almeno pari a quella dei vampiri, se non più possente. Continuò a colpirlo, pur sapendo di non potergli far del male. Una volta, due volte, schiaffi persi nel vuoto o ben piazzati sul petto, sul viso di Damon, che rimaneva immobile, voltato verso un punto fisso alla sua destra. Non voleva guardarla negli occhi e leggerne la consapevolezza di essere stata delusa ancora una volta.
Fu una scena muta. Nessuno dei due riusciva a spiaccicar parola. Eppure nell’immobilità dell’uno si leggevano le scuse, nella furia dell’altra il fallimento. Lui non poteva essere quello che lei voleva; lei non poteva trasformarlo in qualcuno che non era.. qualcuno come Stefan. Già, Damon era diverso.
Con il peso della sconfitta che la spingeva verso terra, Elena si lasciò cadere ai piedi di Damon, tirando su col naso per cacciar via quelle lacrime dispettose che le scorrevano sul viso e inumidivano il pavimento.
Stefan era rimasto immobile, ad osservar la scena. Non aveva cercato di fermare Elena, sarebbe stato inutile. Sapeva bene quanto lei potesse essere amareggiata e, per qualche istante, si sentì pervaso dal senso di colpa. Lui non aveva cercato di distogliere Damon dal riprendere le vecchie abitudini né ne aveva fatto parola con Elena. Lei probabilmente ci sarebbe riuscita. Anzi, sicuramente, visto che suo fratello prendeva per legge tutte le parole che fuoriuscivano dalla bocca della ragazza.
Damon non potè restare immobile mentre Elena, a testa bassa, restava a terra. Le poggiò delicatamente una mano sotto il mento e le sollevò il viso, costringendola a guardarlo per un rapido istante. Fissarla troppo a lungo avrebbe significato per lui scoprire le sue carte, e non voleva. Elena fece un cenno di assenso con il capo e si lasciò aiutare ad alzarsi. – Perché? – fu l’unica parola che lei riuscì a dire, in un tono ben diverso da quanto la sfuriata di pochi istanti prima lasciava immaginare. Sembrava rassegnata. Per lei Damon non sarebbe mai cambiato. Forse lo aveva sempre saputo, ma si ostinava a non voler accettare la realtà dei fatti.
- Ne ho bisogno Elena. – Damon le prese il volto tra le mani, senza la piena coscienza che il fratello assisteva passivamente alla scena – Devo farlo per… proteggerti. Ho bisogno di essere al massimo delle mie forze per battermi contro Klaus o chiunque voglia farti del male. -
- C’eri quasi riuscito.. – singhiozzava lei. – Stavi per farcela. –
- Non avresti dovuto fidarti di me. – Damon la lasciò e ritornò nella sua camera, chiudendosi la porta alle spalle.
Stefan raggiunse Elena. Le asciugò le lacrime con le dita. – Ho cercato di impedirglielo, ma in lui non c’è alcuna volontà di ricordarsi della sua umanità, Elena. - Cercò di abbracciarla ma lei si sciolse dalla presa ed entrò nella stanza di Damon senza bussare. Poi, chiuse la porta a chiave, lasciando fuori Stefan da solo.
Trovò Damon alla finestra, con un bicchiere di vino rosso in mano. Senza voltarsi, lui esordì:
- Lasciami solo. – un fiocco di neve sarebbe stato molto meno gelido del suo tono di voce.
Elena rimase immobile, non era intenzionata a lasciare quella stanza senza sapere il perchè di quella sua scelta.
- Ho detto di lasciarmi solo, Elena. - continuò lui, ricevendo come risposta da Elena la stessa fermezza di pochi istanti prima.
- Le sacche di sangue non ti bastavano più? – lo provocò lei, cercando di mantenere un tono più deciso, quasi di sfida.
- Preferiresti della cioccolata calda appena fatta o quella presa nel banco frigo di un supermarket dove c’è rimasta per settimane? – rispose Damon a tono.
Elena mal sopportava la leggerezza solita e il cinico sarcasmo delle risposte di Damon, pur dovendo ammettere che era la caratteristica di lui che più era servita a saldare il loro legame.
- Le sacche di sangue non ti bastavano più? – ritornò a sfidarlo.
- Ahi ahi ahi, manchi di fantasia o ti si è inceppata la lingua? –
- Le sacche di sangue non ti bastavano più? –
Damon si voltò di scattò e le si avvicino a minima distanza in meno di un centesimo di secondo.
- Vedi..io.. quando.. bevo.. da un corpo, assorbo una parte di energia. Devo rinforzarmi, Elena. Non voglio rischiare con Klaus che accada quanto è successo con Elijah. Stavolta voglio essere sicuro di farlo fuori e..non posso prendermi il lusso di farmi trovare impreparato o debole. Non posso. –
Elena rimase in silenzio ad ascoltarlo. – Se la cosa ti può far star bene, non ho ucciso nessuno. – e accennò un sorriso, che non servì ad ammorbidire Elena. Con lei non aveva mai funzionato.
- Hai detto che non devo fidarmi di te. Troppo tardi, Damon. Io mi fido di te, credo in te e so che mantieni sempre la tua parola. Promettimi che non userai più nessun umano per nutrirti, devi prometterlo! – Elena cercò di metterlo con le spalle al muro.
- C’è Stefan lì fuori. Non dovresti farlo aspettare, potrebbe essere geloso. –
Arrivò la seconda esplosione. Ma questa volta era totalmente diversa dalla lava di furia colata su Damon poco prima. Il vampiro non era ben certo di capire cosa stesse succedendo. Sapeva soltanto che si trovava appiccicato alle labbra morbide e rosse di Elena. Ed era stato lei a volere quel bacio. Tante volte lui aveva desiderato farlo con la piena consapevolezza di lei, senza la paura di rimediare un rifiuto. Tante volte lui aveva fantasticato su quelle labbra che avrebbe voluto piacevolmente torturare. Tante volte aveva dovuto rinunciare. Ma ora lei era lì e si offriva a lui.
Elena non ne poteva più di dover contrastare quella continua forza che la spingeva verso Damon. Voleva, invece, lasciarsi totalmente travolgere senza pensare troppo alle conseguenze. Avvicinarsi a lui e baciarlo era la cosa che in quel momento le sembrava più naturale e giusta possibile. Si sentiva soddisfatta come un compositore che aveva appena scritto l’ultimo movimento della sua sinfonia. Non sazia, però. E stavolta fu lui a porre rimedio. Il primo bacio era durato troppo poco e Damon la scrutò negli occhi, chiedendole silenziosamente – Sei sicura? - . Non vi fu bisogno di risposte. Elena lo guardò come mai aveva fatto, un brillio particolare le illuminava lo sguardo e rendeva luminoso anche lui. Damon non indugiò oltre e la baciò. Fu un bacio intenso all’inizio, adorante poi. Tra un continuo sfiorarsi e cercarsi, lui non faceva altro che ripetere il nome di lei, per poi rifiondarsi sulle sue labbra diverse volte.
- Damon, promettimelo. – riuscì a dire lei.
Lui le si appoggiò delicatamente con la testa contro la sua fronte, in modo da poter continuare a perdersi negli occhi di lei. Poi sospirò, rassegnato: - Prometto tutto quello che vuoi, Elena. Quando tutto questo sarà finito, la smetterò. Ma ora devo proteggerti…-
- Allora ti aiuterò io. – e con un gesto che Damon trovò molto allettante, si scostò i capelli che portava sciolti sulle spalle, lasciando scoperto il collo.
- Non posso, Elena. Potrei non trattenermi. Con te sarebbe diverso..insomma..il trasporto che proverei con te..ecco.. potrei non riuscire a fermarmi in tempo. –
- Mi fido di te. –
- Non dovresti. – sorrise e le baciò il collo nel punto in cui, poco dopo, infilò i canini.
  
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