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Autore: KuraCchan    27/02/2011    0 recensioni
[Fanfiction Xaldin/Marluxia]
-"Io sfrutto chi odio, perchè non merita il mio amore."- Marluxia avvicino con dolcezza il proprio volto incassandolo nell’incavo della spalla del feroce lanciere, quasi a volersi proteggere, quasi a volersi nascondere.
-"Quindi a me vorresti dare il tuo amore?"- Chiese.
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01. Rose.
02. Farneticazioni.
03. Vita.
04. Rimani.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Marluxia, Xaldin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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01. Rose.
È il tempo che hai speso per la tua rosa che rende la tua rosa così importante
.

 

Thinkin about us, what we gonna be?
Open my eyes, yeah; it was only just a dream.


La pace regnava pura e calma. La luna a forma di cuore esattamente al centro del cielo, limpida. Una brezza leggera si muoveva, s'insinuava, sensuale come un gatto, sicura e nascosta come un serpente, fra le stanze, le scale, gli ambienti, le sale. E loro sono fermi, l'uno innanzi all'altro.

-"Codardo, Basettone."- ghignò Marluxia all'altro, un ghigno quasi sadico, i suoi occhi si muovevano frenetici, dalle punte dei capelli neri dell'altro, alle punte accuminate delle lance.
L'altro lo fissò, sorridente -"Credi di farmi paura? Tsk!"-
Marluxia mosse qualche passo verso l'altro, che aveva evocato il vento per potere scappare, probabilmente. Brandendo la sua falce decise di scagliare un fendente palesemente in aria, non volendo certamente colpirlo. -"E allora perchè tentavi di scappare, rasta?"-
L'altro sorrideva, lo guardava fisso negli occhi. I suoi capelli neri fluttuavano come immersi nell'acqua. -"Scappare? Piccola Checca, non capire male, prendo soltanto le distanze."- disse, con voce melliflua e roca, tentando di colpire l'altro con parole e toni sprezzanti, fissandolo, con degli occhi diventati fessure.
Nessuna di quelle parole avrebbero colpito mai il suo essere, benchè avesse sofferto, tempo addietro, di ricevere toni del genere, ma sicuramente non quelle parole, dette da Xaldin ed in quel tono, l'avrebbero colpito come il Feroce Lancere desiderava.
-"Umpf, 'Checca'"- sghignazzò fra se e sè, ripetendo le parole dell'uomo, scherando, tentando di imitare il tono roco della voce dell'uomo, quasi come fosse una magia, fece comparire una rosa fra le sue mani. Una bellissima rosa rossa con poche, ma appuntite spine, ed alludendo ad un ricordo passato di quell'uomo, avvicinò la rosa al suo volto: -"Non sei stato picchiato da una donna, tu? Beh, potrebbe accadere un'altra volta."- L'altra mano, mossa da un'istinto previdente, si avvolse e si chiuse salda intorno al manico della falce rosa.
-"Se non fosse che tu non lo sei. Non temo niente del genere. Invece, placa tu, i tuoi viscidi desideri."-
-"Però ti piacerebbe se lo fossi."- Marluxia lo guardò negli occhi. I suoi occhi blu si persero in quelli piaccoli e neri dell'altro.
La malizia, quella malizia che aveva una vena di cattivo all'interno di sè, regnava sovrana sul volto del Sicario.
Lentamente ed inesorabilmente una delle sue lance appuntite venne puntata a pochi centimetri dalla nuca dell'uomo amante del rosa. Lancia mossa dall'aria, l'elemento era totalmente piegato al suo comando, e Marluxia aveva poco da fare per andare contro il suo stesso volere.
-"Sii serio, Ballerino. Credi di farmi paura?"-
-"So di non farti paura" gli rispose calmo, pacato, nonostante avesse la punta di una lancia accuminata puntata alla nuca "così come tu non fai paura a me."-
Il rosa allungò il braccio con la rosa verso il volto dell'altro mentre parlava e gli sorrideva sornione. -"E se io fossi una donna, l'accetteresti questa rosa da me?"-
L'altro sorrise, quasi con la chiara intenzione di sfidarlo o di deriderlo.
-"Neanche se fossi l'ultimo trans nella terra"- rispose secco prendendo la rosa con due dita e sfilandola via dalle dita del ragazzo incurante di tagliarlo con le sottili spine. Una leggera brezza fece alzare il fiore facendo cadere alcuni petali sul terreno, fra i propri piedi e quelli dell'altro.
Con la mano oramai libera dalla rosa, portò due dita alla nuca ed allontanò leggermente la lama. Sapeva che l'altro ne aveva molte altre a portata di mano, ma per adesso allontanare quella che gli impediva qualsiasi movimento all'indietro era il suo primo pensiero.
-"Però l'hai accettata lo stesso"- Lo guardò, assumendo un'espressione quasi apatica.
-"Una rosa è sempre una rosa. Non c'è motivo di sprecarla solo perchè tu l'hai inutilmente colta."- la lama fredda della falce si allontanava silenziosa. Tante erano le cose che poteva fare, se non fosse che la maggior parte erano inutili. Lo guardava con sufficienza, senza dargli la mninima importanza. La rosa sembrava più interessante del tizio rosato davanti ai suoi occhi.
-"Che succede. Ti sei innamorato di una rosa?"- il rosa avvicinò poco la mano e gli diede un colpo sul viso, sulla guancia, con due dita. Sorrideva all'altro che con una smorfia sul volto rispondeva guardandolo negli occhi. -"Assolutamente no."- ringhiò a quel contatto, disgustato. Non provava vero odio per Marluxia quanto un disprezzo per ciò che faceva. -"Fallo ancora..."- l'espressione arcigna. Alcuni petali di quella bella rosa sospesa in aria caddero dentro la sua mano, l'omone li lanciò con l'intento di fare male, contro il viso del compagno d'arme, la lancia di prima rimostrò la sua presenza dietro la nuca pungendolo leggermente. -"E se vuoi ti cambio il colore di capelli in un bel rosso acceso"- il tono duro, sulla difensiva ma che non lasciava via di uscita o scappatoie. Più che farlo andare via voleva allontanarlo anche se la lancia sembrava quasi volerlo fermo lì vicino, accanto a lui. L'altro allungò quasi per giocare di nuovo la mano, quasi a volerlo toccare di nuovo, ma non lo fece.
-"Perchè, perchè mi odi?"- disse sentendo di nuovo la punta della lama gelida contro la sua nuca, l'altro alla domanda, uno scatto del labbro, quasi involontario. -"Io non ti odio"-.
Marluxia volse lo sguardo all'altro sorridendogli spavaldo. Ma sgranò un poco gli occhi nonappena sentì quelle quattro parole, che gli sbatterono addosso inattese. -"Oh, non mi odi? Davvero?"- Era quasi meravigliato di quella reazione. Compiaciuto tentò di spostare la lama puntata alla nuca.
-"Non c'è alcun motivo per toglierla."- Ridacchiò l'altro. Il tono secco, risoluto, ma non più duro. Lentamente la rosa scese dalla posizione sopraelevata che occupava per accarezzare con i delicati petali il viso dell'uomo quasi a regalargi un piccolo attimo di gentilezza dopo quelle parole dure e quasi disprezzanti. La natura di Marluxia era tanto forte quanto eccentrica, e nonostante l'apparenza femminea era molto più rovusto di quanto dava a sembrare,peccato che Xaldin continuava a non ricordarlo, l'altro chiuse gli occhi, assorbendo ogni attimo di contatto con i petali quasi volesse non finisse mai. Ma la vena di arroganza che oramai faceva spesso capolino lo fece ghignare. -"Com'è che sei diventato così dolce tutto in un tratto?"-
Tentava, Marluxia, in maniera fallimentare di smorzare la tensione che quell'azione avrebbe aggrovigliato intonro al suo cuore, se soltanto l'avesse, Xaldin non si rendeva conto di quanto Marluxia lo tenesse effettivamente in pugno, come un abile, abilissimo cacciatore stava spingendo la sua preda verso la trappola designata, senza farsi nessun problema.
Non se ne era mai fatti, di problemi, perchè doveva farsene adesso.
L'omone non se ne rese conto, e tranquillo pensava di avere il coltello dalla parte del manico. -"Dolce? Ti confondi mia cara..."- si rese conto troppo tardi del genere usato nelle precedenti parole, quasi a voler rimediare, con uno sbuffo appena percettibile fece spostare la rosa tanto più vicino al viso dell'altro da graffiarlo appena quanto sarebbe bastato per fare discendere dallo zigomo dell'altro un'unica goccia di sangue.
L'altro era, invece, fermamente convinto di averlo in pugno, decise quasi di "allentare la presa", quasi per permettergli di scappare, tanto era certo che non l'avrebbe fatto. Non appena la rosa sfiorò il suo volto gemette piano, il sangue scendeva dolce lungo la sua guancia, caldo. Quando giunse la punta del suo labbro, lo leccò appena.
La situazione era particolare, sempre lentamente, la rosa cadde come morta fra le dita di Marluxia, mosse dal vento. La lancia si dissolse come una brezza estiva, lasciando un umido ricordo dietro di se.
Xaldin lo guardava fisso negli occhi sottili, blu, contornati da fastidioso rosa, il possessore di quegli occhi blu vedeva chiaramente nel rasta il compiacimento di essere di poco più alto di lui, e quasi sghignazzò, in silenzio. Fece un passo avanti, la guancia macchiata di rosso, lo guardava fisso negli occhi, severo.
Portò due dita della mano alla propria guancia, le macchiò di sangue. Lo stesso movimento lo rivolse alla guancia dell'altro segnando una piccola "m" sgemba sul volto del lanciere dell'organizzazione, l'altro sentì ancora il calore del sangue quando Marluxia gli accarezzò il volto con il dito sporco. Seguì con attenzione i movimenti della sua mano fino a fermarla con un rapido scatto del polso.
-"Che c'è, inizi ad abbassare la guardia?"-
L'altro gli aveva dato la possibilità di fare ciò che voleva, ed ora era il suo turno. Con movimenti lenti alzò il dito di Marluxia macchiato, fino alle labbra, leccando con cura la superficie interessata, sicuro di fare una cosa gradita all'altro. Marluxia fremette sentendo la saliva fredda sul suo dito.Si trattenne forzatamente di non mostrare alcuna emozione, di non far trasparire nulla. Rimase a guardarlo e ritrasse leggermente la mano per poi portarla al volto dell'altro.
-"La guardia? Non necessito di difese con te."-
Il rosa gli accarezzò il volto per poi fermarsi al mento ed avvicinarlo a se. Lo guardò in ogni suo minimo particolare, lo guardò con sufficenza, così come poco prima aveva fatto lui. -"Non giocare con me, non sono una bambolina, io. Ricordatelo."-
L'altro quasi volle ridere a quelle parole, trattenendosi appieno se non per un fugace sorriso e qualche parola. -"Per chi mi hai preso, ballerino. Sei tu quello che, solitamente, sfrutti gli altri, O hai una crisi di identità, oltre che sessuale? Non ti dirò mi dispiace. Io prendo quello che voglio, senza remore."-
Lo guardava fisso negli occhi, quasi a volerlo sfidare, quasi a voler entrare nella sua mente e dentro di lui, per prendere il suo meritato posto. Era vicino, più vicino di poco rispetto a quanto da marluxia desiderato. Non che la cosa dispiacesse ad uno dei due.
Marluxia sorrise, sapeva di stare raggiungendo a poco a poco la meta prefissata, non che non l'avesse sempre saputo.
Per quanto grande e grosso, sapeva che quell'omone innanzi a se non era altro che un pezzetto di pane in mezzo ai suoi denti, e con quasi dolcezza, l'avrebbe mangiato a poco a poco.
-"Io sfrutto chi odio, perchè non merita il mio amore."- Marluxia avvicino con dolcezza il proprio volto incassandolo nell’incavo della spalla del feroce lanciere, quasi a volersi proteggere, quasi a volersi nascondere.
-"Quindi a me vorresti dare il tuo amore?"- Chiese.
Stavano lì a battibeccarsi, ma nessuno dei due voleva questo, Fremette, inspirando tutto l'odore che quelle spalle larghe e tutto quell'essere emanavano. Odore di cucina, odore di pane. Sempre tenendo il volto poggiato contro la sua spalla ed il suo collo, sussurrava quasi farneticando, un sorriso dolce sulle labbra.
-"Se io fossi una donna, non mi ameresti. Se io fossi un uomo, non mi ameresto, eppure io sarei dannatamente sicuro che se in questo petto battesse un cuore, ora starebbe palpitando fino all'esaurimento. Quasi come avrebbe fatot il mio. Ma siamo Nessuno, non abbiamo un cuore."- Il tono della voce divenne sempre più flebile ed impercettibile, soltanto lui doveva sentire quelle parole, soltanto lui doveva decidere se tenerle conservate con cura o gettarle subito nel dimenticatoio. Xaldin si meravigliò di avere un uomo grosso quasi quanto lui, ma dall'emotività di una ragazzina di 18 anni. A sentire le sue parole, il Feroce Lanciere si accorse che Marluxia credeva davvero a concetti come amore, cuore, e simili. Xaldin a fatica riuscì a seguire quelle parole dolci, tanto flebile era diventata la sua voce.
-"Perchè noi siamo ancora Nessuno, vero?"- Si sporse, mordendogli il lobo dell'orecchio. Una mossa impercettibile, visibile soltanto a loro due.
Soltanto.
-"Si, siamo ancora Nessuno. E, vedendo tutto il resto, credo che lo saremo ancora per molto. Non abbiamo un cuore. Forse tu hai ricordi di questi sentimenti, ma io... Troppo tempo è passato da quando avevo qualcosa quì."- Poggiò una mano nel petto dell'amico, ad indicare l'assenza di quella cosa... speciale.


~{Commento dell'autrice:
Bene. Eccoci qui, in una di quelle stanze bianche del palazzo dell'oblio. Parto dal principio che parte di questa fanfiction e l'idea in generale sono frutto di una ruolata nella quale io ho impersonato il nostro lunatico Leggiadro Sicario. Non c'è molto da dire, aspetto commenti e critiche, più che altro.
A~arriverderci!
  
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