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Autore: BitterSweetSymphony    27/02/2011    9 recensioni
Sarek e Amada. Il loro rapporto unico e complicato raccontato in due storie che si intrecciano in un continuo viaggio tra passato e presente, tra speranza e delusione, tra amore e dolore, verso un finale dal sapore agrodolce.
Terra, anno 2229
- Credo, signor Sarek, che lei stia sopravvalutando i suoi interlocutori. - Osservò Amanda, facendogli il verso. - Forse una disquisizione sulla teoria della relatività applicata ai concetti fondamentali della meccanica quantistica sarebbe più appropriata. -
- Sta forse facendo del sarcasmo? -
- Non mi permetterei mai, signor ambasciatore. - Rispose la donna, soffocando una risata.

Vulcano, data astrale 2473.1
Amanda sorrise comprensiva e gli sfiorò la guancia con la mano.
- Tu non sei tuo padre, Spock. -
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Amanda, Sarek, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Pianeta Vulcano, data astrale 2457.2.
Amanda Grayson era senza dubbio una donna notevole.
Un’umana che sposa un vulcaniano, si trasferisce a vivere su un pianeta che non è il suo e, nonostante questo, riesce ad adattarsi perfettamente e a crescere un figlio unico nel suo genere non si incontra tutti i giorni. Sì, Amanda era senza dubbio una donna notevole, e, anche senza conoscerla, lo si sarebbe potuto capire dai gesti sicuri e delicati con cui riempiva di té le tazze dei suoi ospiti, o dal modo sincero e composto in cui sorrideva. Una perfetta padrona di casa vulcaniana, con giusto un pizzico di umanità a condire l’immagine.
- Grazie mille, lady Amanda. - La ringraziò il capitano James Kirk, soffiando sulla sua tazza per raffreddarne il contenuto prima di assaporarne una sorsata.
- É veramente squisito. - Si complimentò il dottor McCoy. - É un vero sollievo non essere costretti a bere qualche intruglio vulcaniano. -
Il primo ufficiale, nonché figlio di Amanda e vulcaniano D.O.C., lo guardò di sottecchi, sollevando un sopracciglio in un muto rimprovero. Il sorriso della donna si allargò.
- Non si preoccupi, dottore, farò in modo che a cena venga servito anche del cibo terrestre. -
- Lei è un angelo, lady Amanda. -
- Madre, - La rimproverò il figlio con tono neutro. - non dovrebbe dar retta alle illogiche lamentele del dottor McCoy, una sana minestra vulcaniana sarà un pasto ideale per tutti. -
Il sorriso sul volto del capitano si sciolse come neve al sole, mentre nella sua mente si faceva strada l’immagine di una minestrina grigia e dal sapore dubbio come unico sostentamento per tutta la durata della licenza. Il medico si voltò a fronteggiare il primo ufficiale, scrutandolo in cagnesco. - Spock... - Sibilò con tono minaccioso.
Il vulcaniano rimase perfettamente impassibile, nei suoi occhi, tuttavia, passò rapido un lampo di divertimento. Far irritare il dottore era uno dei pochi passatempi che si concedeva.
- Tranquilli, avrete la vostra cena terrestre. - Li rassicurò la padrona di casa, sedendosi di fronte ai tre. - Una delle regole base per sopravvivere su Vulcano è non dare mai retta ai vulcaniani. - Spiegò, sorridendo.
- Tutto ciò è altamente illogico, madre. - Commentò Spock, sollevando un sopracciglio.
Amanda sollevò lentamente le spalle, sorseggiando il suo tè.
Fu in quel momento di tranquillità che la porta del salone si aprì e Sarek fece il suo ingresso, avanzava silenzioso e composto e il suo viso non tradì la minima traccia di emozione nemmeno quando unì la punta delle sue dita con quelle della moglie. Vedendo quel gesto così intimo, Spock si sentì per un secondo di nuovo a casa, ma in quel quadretto familiare c’era una nota stonata e la sua parte umana lo notò prima della sua straordinaria mente vulcaniana, avvertendolo con un brivido alla base della schiena. Gli occorse qualche secondo per realizzare dove fosse il problema: Amanda non stava sorridendo.

Pianeta Terra, data terrestre 23/10/2229.
Estratto dal diario personale dell’ambasciatore Sarek.
Ho accetta l’incarico di ambasciatore sul terzo pianeta del sistema della stella Sole, quello che gli abitanti chiamano Terra. Mi trovo qui da quasi una settimana ma ancora continuano a sfuggirmi molte cose sulla natura dei terrestri. Sono esseri emotivi, guidati solo dai sentimenti e incapaci di dominare passioni e pulsioni, tutt’ora non capisco come siano riusciti a realizzare una convivenza pacifica.
L’Accademia delle Scienze Vulcaniana richiede un rapporto sul sistema di vita degli umani e io non sono ancora in rado di fornire dati precisi. Per approfondire i miei studi, ho chiesto di essere accompagnato in una delle loro scuole, forse qualcosa nel loro metodo educativo mi sfugge, impedendomi di cogliere una qualunque logica nei comportamenti dell’uomo.


Sarek aggrottò le sopracciglia come faceva sempre quando osservava un comportamento illogico da parte dei terrestri, il che accadeva molto spesso. Come in quel momento.
Si trovava seduto sul sedile del passeggero in un taxi giallo che vantava almeno trent’anni di onorato servizio e il suo autista stava agitando il braccio in direzione di un’automobile rossa che, a quanto pare, gli aveva tagliato la strada. Non solo sembrava convinto che l’altro guidatore avrebbe prestato attenzione ai suoi gesti, ma sembrava anche credere che l’altro lo riuscisse a sentire, visto con quanta foga continuava ad accusarlo di una sua presunta provenienza dalla città di Troia.
- Brutto figlio di troia! - Stava gridando. - Dovrebbero ritirarti la patente e darti fuoco. -
Il Vulcaniano sollevò ancora di più le sopracciglia, fino quasi a farle sparire dietro all’attaccatura dei capelli, e decise di ignorarlo, osservando le altre automobili, bloccate anche loro nel traffico intenso di San Francisco. Gli umani erano strani. Si ostinavano a muoversi in quel modo illogico, restando chiusi per ore in quelle scatolette di metallo che chiamavano automobili con l’unica compagnia di altri umani che dicevano cose illogiche alla radio. Altamente illogico.
- Allora, signor Sarek, lei è di Vulcano? - Domandò improvvisamente il tassista, probabilmente aveva realizzato di non essere udito dall’occupante della tanto odiata macchina rossa.
- Come poteva logicamente dedurre anche da solo dalla mia pelle olivastra, le mie orecchie a punta, il mio taglio di capelli, le mie sopracciglia e il mio abbigliamento, sì sono di Vulcano. -
Rispose, forse non applicando proprio alla lettera le più basilari regole di cortesia e convivenza civile, ma sputando felicemente (per quanto possa essere felice un Vulcaniano) sull’uomo tutto il fastidio che provava a vivere in quel mondo illogico.
- Non intendevo offenderla. - Borbottò contrariato il tassista, puntando nuovamente gli occhi sulla strada per ritrovarsi ad insultare l’ennesimo automobilista fastidioso.
Sarek appoggiò la fronte al finestrino e chiuse gli occhi, gli serviva un po’ di meditazione per riacquistare il controllo di se dopo il piccolo sfogo che si era concesso con il suo autista. Prima di immergersi totalmente nella trance, non poté fare a meno di calcolare che, se i terrestri non si ostinassero ad utilizzare ognuno un diverso veicolo, sarebbe arrivato a destinazione da almeno 12.4 minuti, risparmiando in totale circa 56.2 minuti. Un sacco di tempo sprecato in modo illogico.
 
Note:
Questa storia è stata praticamente un parto, dovevo postarla entro natale come one shot, poi si sono aggiunti capitoli, poi si è messa in mezzo la scuola, ma, finalmente, eccomi qui a postare!
In parte sono riuscita ad evitare quella che stava diventando ormai la mia firma, ovvero il finale tragico, ma non del tutto. Mi dispiace, è più forte di me, ma almeno non muore nessuno. Ora siete avvisati, Buona lettura.
I capitoli (4 + l’epilogo) arriveranno circa una volta a settimana, forse più in fetta.  
P.S. Ho aggiunto anche l’avvertimento slash perché è impossibile scrivere su Star Trek senza metterci nemmeno un accenno di slash.
P.P.S. Come al solito, se avete consigli, correzioni ecc, non esitate, purtroppo non sono ancora brava come le scrittrici che affollano questo fandom, ma datemi tempo e dominerò il mondo. U.U
  
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