“Pain! Pain! Pain!You know you’re right! You know you’re right! You know you’re right!”  Kurt urlava queste poche parole al microfono che teneva stretto in pugno, liberandosi da quella rabbia e  di quella frustrazione che lo stavano ormai soggiogando. Urlava contro di lei, lei che gli aveva incasinato la vita più di quanto non lo fosse già prima, lei che lo vedeva solo come una macchina per fare soldi da poter usare per avere quella splendida borsa firmata, lei  la prima persona che aveva amato veramente e da cui ora cercava disperatamente di scappare sparandosi ogni sera una dose in vena…Quante volte ormai era andato vicino al suicidio?
 
Saltava per la stanza di un albergo newyorkese incurante di chi potesse sentirlo, i capelli biondi a caschetto gli sferzavano il viso per il movimento e gli occhi erano rigorosamente chiusi. Nella sua mente scorrevano le immagini di tutta una vita, un’esistenza buttata letteralmente nel cesso. Con questi pensieri Kurt buttò il microfono sul letto provocando un forte rumore metallico che probabilmente sarebbe stato sentito per tutto l’Hotel. Con fatica si trascinò fino all’amplificatore spegnendolo, buffo come non appena la sua voce si era spenta nell’aria il suo corpo era tornato ad essere nuovamente pesante e la testa gli scoppiava. Stanco morto si buttò sul letto rimanendo per alcuni minuti ad osservare il soffitto completamente bianco; lui odiava il lusso, lo sfarzo, i soldi..voleva solo cantare, voleva solo scrivere e sfogarsi con quelle note che l’avevano aiutato a rendere la vita più sopportabile. Con un sospiro aprì il cassetto del comodino e afferrò una bottiglietta contenente alcune pillole bianche e ne ingerì cinque o sei, subitò scivolò in un sonno profondo. Sapeva che drogarsi faceva male, non era così stupido, ma lo aiutava a tranquillizzarsi, a dimenticaree… a proposito chi era lui? Qual era il suo nome? Ah si Cobain…Cobain e poi? Cobain e qualcosa ma la gente lo conosceva solo per il cantante dei Nirvana, bello come un angelo ma dal carattere di un diavolo..Ma sapevano chi c’era veramente dietro quel viso?
Si risvegliò la notte successiva erano quasi le 3 del mattino e nessuno lo aveva cercato.. perché si stupiva di questo? Dopotutto chi teneva davvero a lui? Era sempre stato solo e sempre lo sarà..

”Boddah..credi davvero che io chieda così tanto? È come dici?” una risata roca gli sconquassò il petto facendolo muovere nel letto, un po’ di saliva gli scese dall’angolo della bocca ma subito si asciugo le labbra “Cazzo hai ragione! Ma che dovrei fare? Andare davanti a loro e sul palco urlare: non me ne fotte un cazzo di voi schiappe di merda! Per me non siete nulla crepate stronzi!..”l’espressione da divertita mutò in triste, chiuse gli occhi con violenza serrando i pugni e mettendosi seduto cacciò un urlo disperato, probabilmente la sicurezza sarebbe arrivata ma non gliene importava nulla…

Lui poteva fare tutto, anche perché la gente lo considerava solo come il solito cantante tossicomane e alcolizzato dal bell’aspetto…