Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: special needs    01/03/2011    0 recensioni
Avevo soltanto sette anni quando, una notte, qualcuno lassù decise di punire anche me e mia madre
per ciò che mio padre stava facendo, per come si stava distruggendo.
[...]
Mi chiamo Elizabeth Davis, e ogni notte mi sveglio pensando ad una data, con il sudore freddo che mi imperla la fronte:
quattordici luglio 2001.

- Non avevo idea di che avvertimento mettere.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~ Shattared.
Image and video hosting by TinyPic



Avevo soltanto sette anni quando, una notte, qualcuno lassù decise di punire anche me e mia madre per ciò che mio padre stava facendo, per come si stava distruggendo.
Mio padre, Aaron Davis, era un ex impiegato di una fabbrica automobilistica.
La ditta aveva tragicamente chiuso lasciando sul lastrico più di mille famiglie, compresa la nostra, che basava il suo reddito unicamente sul lavoro di mio padre, poiché i miei genitori avevano deciso che finché non fossi stata abbastanza grande mia madre non avrebbe ripreso il suo lavoro di insegnante.
Da quel momento mio padre era totalmente cambiato, in peggio si intende.
Mia madre cercava di consolarlo, di accendere in lui un barlume di speranza che potesse fargli capire che era ancora giovane, potevano ricominciare. Io sarei stata per un po’ da mia nonna, a passare tranquilla i pomeriggi, e prima o poi la situazione si sarebbe ristabilita di nuovo.
Mia madre. Era sempre stata ottimista, non aveva mai visto del marcio in niente o nessuno, e io l’amavo per questo.
Da piccola era davvero il mio mito, la mia supereroina, e da grande speravo di essere come lei.
Ma mio padre, con il suo menefreghismo, la sua depressione del cazzo, il suo lasciarsi trasportare inerme dal dolore senza aprire gli occhi e guardare che al di là di quella sofferenza aveva una famiglia, una moglie e una figlia che lo amavano, che sopportavano le sue sbronze, i suoi momenti critici… che sopportavano i suoi gesti violenti, le brutte parole, si addossavano colpe che non avevano…
Aveva rovinato tutto, aveva rovinato la nostra vita per sempre.
Mi chiamo Elizabeth Davis, e ogni notte mi sveglio pensando ad una data, con il sudore freddo che mi imperla la fronte: quattordici luglio 2001, la notte in cui mio padre ha incendiato la nostra casa. Ricordo che dormivo con mia madre quella sera, perché lei era davvero stanca di piangere e sapeva che se ci fossi stata io non avrebbe potuto.
Aspettavamo mio padre, aspettavamo che tornasse dall’ultima delle sue sbronze, ignare di tutto.
Poi ricordo poche cose, ma molto vivamente.
Le parole sconnesse di mio padre, una tanica con un forte odore di benzina, lo sguardo disperato di mia madre mentre ci baciava entrambe e poi chiudeva a chiave la porta della loro camera.
Un forte scoppio, le urla di mio padre e mia madre che, disperata, mi dice di calarmi dalla finestra, spingendomi con le mani tremanti, in un gesto estremo per tentare di salvarmi la vita.
L’ultima cosa che vidi fu il suo corpo avvolto dalle fiamme mentre cadevo dal tetto, incapace di urlare, e poi… Tante, tante urla… E una sirena, quella dei vigili del fuoco.
L’unica sopravvissuta a quel “ terribile incidente scaturito da problemi mentali di cui nessuno si era mai accorto” – come lo definirono i media –, sono io.
Vivo con mia nonna da quel momento, esattamente dieci anni.
E sono dieci anni che ogni notte sogno il volto di mia madre, ustionato e deforme mentre mio padre – vestito di nero e anche lui sfigurato – bagna il suo volto con altra benzina.
In quest’incubo io ho ancora sette anni e non riesco a fare niente per salvare mia madre, è colpa mia se mio padre riesce sempre ad appiccare il fuoco.
E’ come se le mie gambe fossero bloccate da un peso insormontabile, e quando mi sveglio, capisco che è perché è la mia situazione, è il mio inconscio che crea quest’immagine.
Quella dannata sedia a rotelle, e i dolori provocati dalle cicatrici dell’ustione alla schiena, sono ciò che mi riportano alla realtà, e con un pugno in faccia mi ricordano che mia madre è morta, mio padre è un assassino, e io… Io aspetto soltanto di morire.
Ogni. Singolo. Giorno.



~

Quindi, che dire di questa breve introduzione?
... Non ascoltate mai i Trading Yesterday per più di mezz'ora, ecco ciò che dovrei ficcarmi io in testa!
Seriamente, è la mia prima long.
La prima con cui trovo il coraggio di presentarmi e... Forse sarà banale, forse sarà persino orribile, ma io ci provo comunque.
Grazie per essere arrivati fin qui, spero vivamente di riuscire a portare a termine questa storia, ad appassionarvi e, infine, lasciarvi un posticino “ piccino-picciò ” nel cuore.
Margot.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: special needs