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Autore: Milli Milk    01/03/2011    1 recensioni
Mi chiedo a cosa pensi oltre a finire il livello, a cosa pensi di solito, mentre fumi la tua sigaretta assorto fuori dalla finestra a guardare gli altri edifici, palazzi, grattacieli, che bloccano la vista dell'orizzonte.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MattxMello Io non ti capisco

Te ne stai lì, con la sigaretta tra le labbra e la PSP stretta tra le lunghe dita che frenetiche e veloci pigiano i tasti di quella console provocando un rumore ripetitivo che entra in testa.
Ogni tanto ti lasci andare ad uno sbuffo sconsolato, ogni tanto butti fuori il fumo, ti fermi, cicchi e riprendi a pigiare i tasti.
Mi chiedo a cosa pensi oltre a finire il livello, a cosa pensi di solito, mentre fumi la tua sigaretta assorto fuori dalla finestra a guardare gli altri edifici, palazzi, grattacieli, che bloccano la vista dell'orizzonte.
Ti ho visto guardare il cielo ogni tanto, un cielo velato dallo smog, dove nemmeno i raggi solari sono abbastanza forti da spaccare quella distesa piatta e grigia.
Mi sono permesso, di tanto in tanto, di scrutarti mentre bevevi un caffè e guardavi con noia, o altre volte con sconsolato interesse, il muro davanti a te.
Chissà cosa ci trovi di interessante in quel muro bianco.
Mi sono preso la libertà di guardarti con interesse cercando di scrutare i tuoi pensieri. Sono giunto a delle conclusioni, a volte sconclusionate, a volte ho dovuto io stesso ricredermi.
Nella tua impassibilità, nella tua placidità, riesci a spiazzarmi, riesci a confondermi le idee, riesci ad abbattere la mia presunzione sull'avere sempre una risposta a tutto.
In verità, sin dall'inizio mi hai affascinato, sin da quando ci siamo presentati la prima volta alla Wammy's House.
Un bambino tranquillo ma allo stesso tempo vivace. Un bambino dagli occhi furbi ma dal carattere limpido e gentile.
Mi ha sempre incuriosito il tuo modo di essere così mite e pacioso, non hai mai cercato di metterti a confronto con nessuno, non hai mai voluto avere nemici e hai sempre cercato di rinchiuderti in un mondo tutto tuo, un mondo a cui nessuno era permesso di entrare, non perché tu fossi geloso di quel tuo mondo, ma perché nessuno, a parte me, ha mai pensato di voler entrare nel tuo mondo.
Tu sei sempre stato un bambino attento ai sentimenti altrui, sempre pronto ad aiutare gli altri per quella tua natura benevola, al contempo invece non lasciavi via di scampo a coloro che approfittavano della debolezza altrui.
Sai essere tanto buono quanto cattivo, io lo so, ti conosco bene, perché tu mi hai lasciato aperta la porta del tuo mondo interiore, io ho voluto entrarci, forse anche egoisticamente, e non hai creato alcuna barriera tra me e te, ti sei lasciato andare, limpido e trasparente, e ho finito per credere che io sapessi ogni cosa di te come tu sapevi ogni cosa di me.
Sì, è vero, tu sai ogni cosa di me, in fondo non è poi molto difficile scoprire il mio io una volta che ti è stato mostrato e una volta che anch'io ti ho lasciato avvicinare a me, per diventare quello che tutti direbbero "migliore amico".
Non è propriamente così, o almeno è solo un sentimento non corrisposto, ma io con il tempo ho capito che non ti volevo semplicemente come amico.
Ho sempre nutrito per te un sentimento che va oltre la semplice amicizia, ma da bambini l'innocenza e l'ingenuità facevano da barriera all'amore, l'infantilità non può allontanarsi, ha dei limiti ben precisi che si rompono poi con la consapevolezza, la crescita fisica e mentale per le esperienze che ad una ad una si susseguono, si addossano una alle altre, si incastrano e creano un tessuto difficile da strappare, forse solo Dio e la morte sono tanto potenti da riuscir strappare quel tessuto. L'amore quando arriva, quando si concretizza nella mente, diventa pericoloso e quando l'ingenuità di bambino si spezza sembra che la vita declini pericolosamente e che rimanga in un equilibro instabile sul filo di una lama: se si perde l'equilibrio allora si cade e non si sa mai se si arriverà in fondo, non si sa che qualcosa possa sporgersi in tutto quel buio per farti aggrappare nella speranza di tornare a vacillare in quel buio con il rischio di cadere nuovamente giù. 
La vita è pericolosa e fa paura.
Nonostante credessi di aver esplorato da cima a fondo quel tuo mondo, non sono mai riuscito a capire veramente cosa ti passasse per la testa, quali fossero i tuoi pensieri e cosa nascondessi dietro quegli occhi e quei sorrisi.
Io amo i tuoi occhi e i tuoi sorrisi, amo ogni cosa di te, il tuo essere prevedibile e al contempo imprevedibile, il tuo essere contemplativo, la tua gentilezza e anche la tua stronzaggine, perché sei anche stronzo quando ti ci metti.
Sei testardo e un po' ingenuo e quelle si fondono al tuo essere all'infinito, al tuo essere genuino e pacato, al tuo essere a volte insofferente a volte sentimentale, a volte dolce, a volte irascibile.
Sei in continuo mutamento per chi non ti conosce, perché non sa che ogni sentimento ed emozione che esterni è parte integrante del tuo Io, un tuo Io che non è stato mostrato completamente e forse nemmeno tu sai dove può arrivare.
Spicca però, tra la miriade di emozioni che fanno parte del tuo spirito, il tuo essere sempre in pace con te stesso.
Mi hai mostrato tutto ciò che potevi, la tua dolcezza e clemenza, la tua severità e serietà, nonostante volessi lasciarti andare all'infantilità gioiosa.
Sei sereno ed allegro, ti piace giocare, non solo ai videogames, ma anche con le parole, nessuno ti ha mai etichettato come una persona antipatica, sei sempre riuscito a strappare un sorriso a chi ti stava attorno.
Sei travolgente in ogni fibra del tuo essere e io ho finito per essere travolto da te.
Sei riuscito a calmarmi quando mi arrabbiavo. Mi sei sempre stato accanto quando credevo che il mondo mi fosse contro, sei riuscito a trovare la positività nella negatività.
Il tuo ottimismo ha sovrastato il mio pessimismo, sei riuscito a non farti colpire dalla mia alterigia.
La nostra sintonia ha fatto sì che ci ritrovassimo dopo che ti ho abbandonato, perché il mio smisurato orgoglio mi aveva accecato.
E poi di nuovo mi hai fatto riscoprire i sentimenti che avevo represso semplicemente per il mio astio verso il mio rivale eterno.
Tu, sempre tu, mi hai tirato fuori dalla malinconia che con testardaggine non ammettevo di avere.
Mi guardi, ti sei accorto che ti sto fissando, anzi, ti sto contemplando.
Alzi un sopracciglio e ti interroghi probabilmente sul perché il mio sguardo è fisso su di te in cerca di una conoscenza di te stesso a cui nemmeno tu potrai mai arrivare.
Sembra che il tempo si fermi mentre mi guardi con quello sguardo confuso. Chissà cosa ti stai chiedendo veramente. Chissà per quale motivo pensi che ti stia guardando.
Ti interroghi sulle miriadi di possibilità. Forse pensi che sia assorto nei miei pensieri. Forse pensi che il pigiare frenetico dei tasti mi infastidisce, perché posi la PSP sul divano e poi con l'indice e il pollice della mano destra, prendi la sigaretta che tieni stretta tra le labbra, quelle labbra perfette ai miei occhi, quelle labbra da cui esce del fumo grigiastro, nebbia nociva, e fai cadere la cenere nel posacenere e di nuovo porti alla bocca il filtro di quel mortale cilindro.
Hai iniziato a fumare così, senza nessun motivo, hai portato la sigaretta alla bocca ed hai aspirato il fumo, tossendo per inesperienza, poi hai continuato e il sapore del tabacco e della nicotina ti hanno inebriato e per te è diventata una droga, una dipendenza da cui non potrai mai staccarti. Sei diventato un tabagista e questo, lo sai bene, ti ucciderà.
Ti sei mai chiesto se questo non sia egoismo? Non pensi che io senza di te non sarei nulla?
Ma guardati. Sorridi senza apparente motivo, un sorriso divertito, derisorio. Chissà ancora a cosa pensi.
-A cosa pensi Mel?- Me lo chiedi come se stessi chiedendo ad un bambino cos'è per lui l'arcobaleno: un misto tra curiosità e derisione, la curiosità di venire a conoscenza della fantasia e del contorto e ingarbugliato giro di pensieri. Derisione data dalla consapevolezza che un arcobaleno è un normale fenomeno meteorologico.
Aspiri la sigaretta, a cui ancora manca una buona metà per essere consumata del tutto e aspetti una mia risposta senza alcuna fretta, come se già sapessi la risposta, solo che vuoi una conferma.
Non è così, io lo so, è solo che non hai mai fretta, i momenti potrebbero anche essere eterni per te, tanto non hai fretta.
Il fatto è che tu chiedi a me a cosa penso guardandoti e pensando a cosa tu pensi.
Quindi potrei porre lo stesso quesito a te e a differenza mia, non ti infastidisce quando ti si pone una domanda ad un'altra domanda.
-A qualcosa...- Ovvio, è prevedibile una prossima domanda, come non saperlo? La mia è una risposta troppo generica per avere un punto.
D'altronde un pensiero chissà a cosa può essere riferito e chissà fin dove si può spingere.
La mia risposta oltretutto è stata come benzina sul fuoco, so bene di aver alimentato ancora di più la tua curiosità.
Silenzio. Sorridi di nuovo, mi mostri tutto il tuo divertimento, aspiri la tua sigaretta e senza finirla, la spegni, ti alzi e ti avvicini a me con quel sorriso ironico stampato sul tuo bel volto e non stacchi nemmeno per un secondo i tuoi smeraldini occhi dai miei.
Intravedo un luccichìo nei tuoi occhi, una curiosità bambinesca e giocosa, come se ti si fosse parato dinanzi un divertente gioco a domande.
Ti abbassi, sedendoti sui talloni, per arrivare alla mia altezza per guardarmi come se aspettassi la risposta ad una tua domanda muta a cui non c'è bisogno di dar voce, sai bene che l'ho colta in pieno.
-Sei bello Matt...- Oh, forse per te sarà un complimento come gli altri, forse una dichiarazione sconvolgente, mi prenderai per pazzo facendo finta di nulla, oppure accoglierai il mio complimento assecondandomi.
So bene che tu hai capito, non puoi fare finta di nulla, quello no, però puoi non assecondarmi.
Lo accetterai? La tua imprevedibilità mi lascia sempre con un punto interrogativo vagante nella mente e ciò mi affascina.
Il sorriso scompare dal tuo volto lasciando spazio ad uno sguardo che dal serioso poi si trasforma in interrogativo e poi in confusione.
Abbassi lo sguardo, per quello che è meno di un secondo. Conosco questo tuo modo di fare, quando ti sforzi di trovare una soluzione e quando non sai cosa fare, lasci che il tuo sguardo cada a terra per poi rimbalzare nuovamente sul soggetto, o oggetto, dei tuoi problemi.
Mi osservi attentamente, sai che sono impaziente e sai anche che voglio che tu risponda, con qualsiasi cosa.
La nostra sembra quasi una sfida, ci conosciamo tanto bene da dover mettere sempre in confronto ogni pensiero e ogni parola con ciò che potrebbe o non potrebbe pensare l'altro.
Però tu mi conosci meglio di quanto io possa conoscere te Matt, o forse, anzi potrei anche metterci mano sul fuoco, io conosco te più di quanto possa conoscere me stesso e tu conosci me più di quanto possa conoscere te stesso.
-Pensavi a questo?- Ecco, è questo che mi spiazza di te, il riuscire sempre a trovare una soluzione alternativa alle cose.
Sai meglio di me che è inevitabile, quando mi metto in testa una cosa non c'è via di scampo.
Quasi scappi, forse vuoi girarci attorno, ma il perché mi è ignoto.
Ciò che mi fa vacillare pericolosamente è sempre questa tua tranquillità e quel sorriso ora leggero che riesce ad illuminare i tuoi occhi, il verde risalta e mi colpisce in pieno petto andando a riempire il mio cuore.
-No, pensavo a qualcosa di più...- Ti spiazzo, di nuovo entri in confusione, lo vedo perché nuovamente abbassi lo sguardo, questa volta resti a contemplare un po' di più il basso e poi di nuovo mi guardi e quasi sembra che le tue labbra tremino e non capisco se lotti per rimanere serio o se vuoi trattenerti dal dire qualcosa.
Le tue mani si alzano e vanno ad appoggiarsi lateralmente ai miei fianchi, sposti il peso e ti bilanci cercando di accomodarti come meglio puoi in quella posizione.
-Ah sì? A cosa di preciso?- A volte questo tuo modo di girare attorno alle questioni non mi piace, se devo dire la verità mi irrita, ma in questo momento, con quel sorriso sornione stampato in faccia, quella domanda formulata in modo tanto machiavellico, mi provoca una scossa che dal cervello arriva fino alla punta dei piedi, un brivido tanto piacevole che mi scappa un sorriso smaliziato.
Ti piace prendermi in giro a volte, ti diverti a vedermi arrabbiato per delle frecciatine velenose che mi lanci assieme a dei ripetitivi sorrisi beffardi, ma questa volta non hai intenzione di giocare, lo leggo nei tuoi occhi, un baluginìo che s'intravede nell'iride chiara e piena di emozioni.
In quegli occhi io mi ci perderei volentieri.
Alzo la mano destra e vado ad intrecciare le mie dita nei tuoi capelli lisci e morbidi.
Sai che non mi piace questo tuo modo di fare, più che altro la mia superbia non vuole farsi denigrare e non posso permettere un affronto tale da parte tua nonostante quell'affronto mi abbia fatto rabbrividire di piacere.
Stringo quei fili rossi tra le dita e tiro la tua testa all'indietro.
Sul tuo volto è evidente una smorfia di dolore, gli occhi si stringono leggermente e i muscoli elevatori del naso e della bocca si contraggono assieme al muscolo frontale, tutto questo in poco meno di un secondo.
Oh, Matt, io non mi lascio scappare nemmeno il minimo gesto da parte tua e sai, hai dei difetti, forse dovrei elencarteli, tanto per prenderti in giro e iniziare un botta e risposta che non avrebbe mai fine.
Siamo entrambi testardi, sai però che la mia testardaggine supera la tua, ma al contempo non ti fai mettere i piedi in testa e in un modo o nell'altro riesci sempre a farmi arrivare ad un punto di non ritorno cercando di rispondere a tutte le tue provocazioni e tu di rispondere alla mie, io con una faccia irritata e tu con una faccia divertita, l'inizio di un apocalisse che sarebbe stata dimenticata nel giro di pochi minuti, o ore, dipende.
Sai però che i tuoi difetti mi piacciono? A me piace tutto di te, ogni cosa.
Mi guardi e sorridi, un sorriso di sfida e pieno di malizia, ora hai voglia di giocare, a differenza di quel che credevo prima, questo è evidente, ma sai bene che giocare con il fuoco è pericoloso, sopratutto quando il fuoco è troppo grande per poter essere spento con un bicchiere d'acqua.
Mi avvicino pericolosamente al tuo volto, guardo le tue labbra per un paio di secondi e poi torno su quegli occhi terribilmente belli e vivi.
Io non ti capisco, non capisco il tuo modo di fare così ambiguo, non capisco se la tua è una negazione o meno, non capisco se hai solo voglia di giocare, oppure forse credi che io stia scherzando.
Sai, non capisco nulla di te, mi mandi ai matti.
-Mi fai impazzire.- Non mi trattengo dall'esporre il mio pensiero a te, almeno non mi trattengo perché in questo momento l'unica cosa che vorrei fare è assaggiare queste tue labbra, sembrano così deliziose che quasi sarebbe un peccato non saggiarle.
Ridi, ridi divertito, non per deridermi. Alzi una mano per stringerla attorno al mio polso come per volermi far staccare, o forse solo allentare la presa della mia mano sui tuoi capelli e non mi faccio pregare, lascio che le mie dita scivolino via dai tuoi capelli per andare a posarsi sulla tua spalla: questa volta mi lascio andare al tuo volere.
Chiamala gentilezza, magnanimità, sai bene che non è facile farmi mollare se mi metto in testa qualcosa.
Tu mi fai vacillare, sì, lo devo ammettere, tu mi fai vacillare la mente e il corpo, mi fai sentire sperduto ma al contempo pieno, pieno di te, di questo tuo sorriso gioioso e alo stesso tempo malizioso, ci vedo tante di quelle cose nel tuo sorriso che la lista si prolungherebbe oltre un'orizzonte in cui ci sei tu, sempre tu, che mi guardi con quegli occhi vispi.
Non so come fai ad essere sempre così dannatamente solare, tu irradi la tua luce ovunque, sei sempre stato un ragazzo solare, forse all'inizio ti ho anche ritenuto fin troppo gioioso e allegro.
Eppure io so, so che tu non hai avuto vita facile ed è questo che non mi spiego: avere un sorriso nonostante tutto quel male che ti tieni dentro, quel dolore che io forse posso capire in parte, entrambi non abbiamo avuto una vita felice sin dalla nascita, però io non sono mai riuscito a superare del tutto il mio passato.
Non so se tu sei riuscito invece a superarlo, oppure se fai solo finta, solo una volta ci siamo chiesti da dove venissimo, che nome avessimo e come fossimo arrivati alla Wammy's House, però da quel giorno in poi abbiamo taciuto, come se avessimo avuto paura a tirare di nuovo in ballo il discorso delle nostre infanzie prima dell'arrivo all'orfanotrofio in cui poi siamo cresciuti come piccoli geni, fino a diventare quello che siamo ora.
Matt, cosa siamo noi in realtà?
-Eppure non ho fatto nulla...- Mi rispondi con un tono di voce basso, l'ho colto però quel tuo intento di coprire la vibrazione delle corde vocali in un suono sensuale, l'hai fatto di proposito? Giochi ancora, giochi con il fuoco e, lo vedo nei tuoi occhi, non ti importa se ti bruci, se in mano hai solo quel misero bicchiere d'acqua. Questo gioco pericoloso ti piace più di quanto tu stesso possa capire e immaginare.
Hai ragione certo, tu non hai fatto nulla apparentemente, ma Matt, la tua sola presenza mi fa impazzire.
La mia mano, poggiata sulla tua spalla, si alza per andare a carezzare con il dorso la tua guancia morbida e calda.
Mi perdo ad osservare la mia mano che scivola poi dietro la tua nuca  e piano avvicino il tuo volto al mio.
Matt, cosa penserai?
In ogni attimo che mi avvicino sento sempre più il tuo respiro, i tuoi occhi ancora curiosi e la tua bocca che non è più ricurvata verso l'alto ma sembra esser tornata seria.
Il tuo volto assume una maschera che ai miei occhi è confusa, di nuovo mi ritrovo a pensare a cosa tu stia pensando e non solo la tua maschera è confusa ma anche la mia mente.
-Non sto giocando.- La mia voce è come un soffio. Sento il tuo respiro fondersi con il mio.
Matt, io non sto giocando ed ho dovuto per forza dirtelo, oppure era solo un'affermazione di circostanza? Matt, non lo so nemmeno io perché l'abbia detto.
Tu mi mandi fuori di testa, non capisco più nulla, il mondo attorno a me non è altro che semplice aria, aria che non riesco a respirare.
Voglio il tuo respiro Matt, voglio respirare nel tuo respiro come ora.
Voglio assaporare quelle tue labbra immobili che quasi sfioro mentre ancora mi avvicino, ma tu sembri sempre più lontano.
Matt, perché ti stai allontanando proprio ora?
Allora era veramente necessario farti capire che stessi facendo seriamente?
No, Matt, non voglio credere che tu non l'abbia capito subito, ma allora dimmi perché ti allontani proprio ora mentre io stavo per mettere un punto alla questione?
Non ti capisco, non riesco a capirti e forse non ti capirò mai.
Nel tuo mondo c'è così tanta nebbia che non riesco a vedere ad un palmo della mia mano. Tutto è sfuocato e faticosamente mi tiro avanti.
Non vedo nulla, ma il mondo reale torna ad essere nitido: la luce grigia del pomeriggio, l'odore di smog, sigaretta e fritto, il rumore di clacson e di macchine, i palazzi al di fuori della finestra.
Non ci sei tu davanti a me ma solo una figura mascherata, una maschera che ha i tuoi tratti, il costume con i tuoi stessi vestiti che mi ha illuso che fossi tu.
Matt non capisco nemmeno me stesso.
Mi sono illuso forse? Mi sono illuso che tu potessi ricambiare o sei stato tu ad illudermi?
-Non va bene- sei tu che mi parli, sì, è la tua voce che è quasi un sussurro, ma che è ben udibile e arriva alle mie orecchie come destandomi dal sonno.
Ti guardo e questa volta ti riconosco.
Sei tu Matt. Non c'è nessun altro, solo io e te che ci guardiamo e sembra che nemmeno tu capisca cosa realmente stia accadendo.
Sei confuso forse quanto me, se non di più.
Ma cosa non va bene Matt?
Abbassi lo sguardo e sono sicuro che non lo rialzerai per molto, forse fino a quando non avrei risposto. Ma c'è una risposta ad una affermazione simile?
Non riesco nemmeno a parlare.
Sono stato rifiutato. Ma è veramente questo che mi fa sentire così male? 
Mi hai rifiutato e sembri dispiaciuto.
No, io non ti capisco, mi sarei aspettato una faccia delusa forse, ma non dispiaciuta.
Ti conosco, so che in questi casi sei sempre stato molto chiaro: o sì o no.
Le tue risposte sono sempre state chiare, cristalline, non sei mai stato indeciso, lo so bene, ma cosa è tutta questa esitazione? Io non ti capisco, non riesco a scrutare nei tuoi pensieri.
-È sbagliato- continui a rifiutarti di guardarmi.
Sento le mie mani tremare e prudere, mi sento sconfitto e sono anche arrabbiato, non tanto per il tuo rifiuto, no, ma quanto per quella tua esitazione, un'esitazione che rare volte hai avuto in vita tua e mi arrabbio sai perché? Perché non ti capisco.
Sei un estraneo per me in questo istante, sei lontano e tutta quella nebbia finisce per travolgermi, cammino ma non vedo nulla e poi cado, cado in un profondo baratro scuro e continuo a non vedere nulla.
Qualcosa si incrina nel mio petto, no, non puoi farmi questo.
Non ti capisco e non mi capisco, non capisco perché sto così tanto male, sì, Matt, forse questo mio sentimento per te è anche più forte di quel che immaginavo.
-Sei il mio migliore amico- mi guardi di nuovo e leggo tutta la tua titubanza, la tua confusione.
Sei come un bambino sperduto quasi incapace di intendere e di volere, sei tanto spiazzato che non capisci veramente ciò che sta succedendo.
Posso quasi essere sicuro che in questo momento pensi che tutto ciò sia solo un sogno, o un incubo, questo non lo so, e vorresti svegliarti subito.
Matt, in queste superficialità ti conosco bene, anche troppo bene, perché questi tuoi lati infantili traspaiono dai tuoi occhi e coprono tutto il resto dei tuoi pensieri, i più profondi, quelli che non riesco a percepire.
Capisco cosa intendi con la tua affermazione sussurrata e tremolante, capisco che non è facile ciò che ti ho appena mostrato.
Questo prima o poi doveva accadere, non potevo nascondere in eterno i miei sentimenti, Matt, sai bene che non potevo farlo, non posso vivere nell'ombra, ma al contempo non avrei mai immaginato che quella negazione potesse essere tanto dolorosa.
Ma non ti capisco quando tu vacilli in questo modo, non capisco quale sia il significato di fondo, non capisco cosa tu stia pensando e quali possano essere i tuoi pensieri.
Potrei dedurre in modo semplicistico qualche tuo pensiero, quelli che potrebbero fare tutti, ma io so bene che tu in fondo tieni un peso che non riesci ad esternare, qualcosa ti blocca, lo vedo e e lo sento, nonostante sia invisibile e muto.
-Matt.- Ti chiamo come se tu non mi stessi guardando o come se volessi attirare il tuo sguardo già puntato nel mio, ma perso nei tuoi pensieri, è quasi come se io per te fossi invisibile, anzi l'immagine del tuo problema.
Come risolverai questo tuo problema questa volta? Abbasserai nuovamente lo sguardo forse, nella tua mente si susseguiranno serie e serie di fili colorati che si attorciglieranno tra di loro alla ricerca del proprio gemello, la soluzione a tutto.
Sembra che questa volta però non ci siano soluzioni per te, sembra come se non volessi né una cosa né l'altra, o forse una delle due la vorresti e credi che sia sbagliata.
Non arrivo ad una conclusione, tu mi guardi ancora come un bambino sperduto e la mia mente si ribalta, l'intero mio corpo va in sobbuglio e sento il vuoto mentre continuo a precipitare nel buio baratro in cui sono caduto.
-Esco.- Te ne vuoi andare, vuoi andare lontano da me, scappi.
Non è questa la soluzione Matt, no, a questo non ci avevo nemmeno lontanamente pensato.
Di nuovo mi spiazzi, di nuovo mi ritrovo a capire che in ogni caso tu trovi un pensiero a cui non penserei mai.
Tu sei capace di cogliermi di sorpresa sempre.
-No!- Sento riecheggiare la mia voce nel mio cervello, rimbalza sulle pareti e non c'è modo di fermarlo se intorno c'è il nulla.
Tu mi guardi quasi sconsolato, quasi spaventato, desideroso di trovare una via di scampo.
Non posso lasciarti scappare, sai meglio di me che se mi metto in testa una cosa allora la devo fare e se devo fare una cosa la faccio fino a fondo e cerco sempre di superare i limiti della perfezione.
Voglio trovare un punto, lo sai bene, non hai via di scampo e nei tuoi occhi leggo tutta la tua confusione, so bene che stai cercando un modo per fuggire ancora, so bene che non la troverai come tu sai che io non ti avrei lasciato andare via fin quando non avessimo trovato una soluzione a quel punto che si affila sempre di più e punge sul vivo.
Sai bene che devi darmi una risposta precisa, solo con quelle riesco a convincermi, solo con quelle riuscirai a restare o andare via.
La decisione è tua e leggo il peso che ti porti schiacciante sulle spalle, un peso caduto dal nulla che ti ha fatto piegare la schiena.
-Mello, non posso...- Abbassi gli occhi di nuovo.
Cosa non puoi? Perché sei così desolato? Non c'è motivo di essere così triste, come se la colpa di tutto ciò fosse tua.
Pensa a come è beffardo e strano il destino ed il tempo: fino a pochi minuti fa mi sorridevi beffardo e giocavi ad un pericoloso gioco e quasi mi hai assecondato e in una sola frazione di secondo, con poche parole, tutto è crollato.
Lo vedi Matt, come è maligno il destino?
Lo vedi come è veloce il tempo?
Lo vedi come sono determinanti le parole ed i gesti?
So che è difficile, capisci anche me, non è facile per nessuno dei due.
Non ricordo nemmeno il momento in cui ho capito i miei sentimenti per te, ma stanne certo che non è stato per nulla facile accettarlo, sopratutto per il mio orgoglio.
Solo il mio orgoglio mi bloccava dicendomi che la mia tendenza era sbagliata, che l'amare una persona dello stesso sesso era errato, ma l'orgoglio sbagliava.
La mia mente era divisa in due, quelle due parti con cui combattono tutte le persone tutti i giorni: la parte razionale e la parte irrazionale. Una mi diceva che era sbagliata la mia tendenza, l'altra diceva che era sbagliata la mia tendenza verso di te. Ciò che capii poi era che entrambe quelle parti erano imprigionate dal mio orgoglio, come il resto dei miei pensieri, sentimenti ed emozioni.
Non è stato per niente facile liberarmi del mio orgoglio, come puoi vedere non ci sono riuscito a pieno, ma sono riuscito ad accettarmi per quello che sono, capendo che non è veramente sbagliata la mia attrazione verso di te, ma ancora non del tutto convinto che ciò possa determinare negativamente sul nostro legame che ci portiamo dietro fin da bambini.
-Cosa non puoi?- Lo vedi Matt? Vedi come divento fragile per te? Mi frantumo, mi sminuisco e porto sotto i piedi il mio orgoglio per te.
Mai e poi mai mi sarei spinto tanto oltre da farti questa domanda, forse nemmeno tu te lo saresti aspettato perché mi guardi curioso e con una virgola di stupore, questione di una frazione di secondo.
Oh Matt, se solo capissi quanto mi sto sentendo male in questo momento forse mi rideresti in faccia, perché io non sono una persona fragile, io non ho mai mostrato debolezza e mi sono sempre creduto superiore a tutti.
La mia alterigia non era altro che una maschera, questo forse lo sai o forse no, anche io ho tante debolezze al di fuori del mio perdere la testa, l'ira che mi porto sempre dietro e quel difetto di voler sempre essere il primo, forse queste sono le mie peggiori debolezze, le altre non sono altro che piccole briciole, ma sono così tante che nemmeno io riesco a numerarle, forse sono infinite.
L'uomo è debole dalla nascita, non si può porre rimedio, io ho cercato di non essere debole e per risolvere questo non ho fatto altro che coprirmi il volto con una solida e spessa maschera che tu riesci sempre a spezzare e non è facile per me accettarlo, perché tu mi fai sentire tanto debole da alleggerire ogni mio peso, tanto debole da non farmi più pensare ad altro che a te e per me tale cosa non è accettabile, no, perché io devo pensare solo alla successione di L, io devo solo pensare a battere Near, non posso avere altri pensieri.
Matt, io non potrei starti accanto, ma non posso farne a meno.
Cado e cado in quel buio baratro.
Matt, io non posso fare a meno di te perché il tuo rifiuto per me è peggio di una sconfitta da parte di Near, il solo pensare di poterti perdere o di allontanarti inevitabilmente mi preme più della successione a L.
No Matt, lo so che non dovrei reagire così, lo so che non ti piace quando mostro la mia debolezza, non perché ti irriti in particolar modo, ma perché anche tu ti senti fragile, vero Matt?! Me lo dissi una sola volta e io cercai di non essere più fragile, però è difficile, maledettamente difficile, tu mi rendi tutto difficile.
-Sei il mio migliore amico.- Ripeti con voce grave e bassa, lo sguardo serio e opaco che malcela tristezza.
No Matt, non devi reagire così, non mi piace vederti triste, a differenza tua mi irrita vederti così triste, perché non riesco mai a farti sentire meglio, non riesco a farti sorridere, riesco solo a stare muto, come se una consolazione o una parola potessere infrangere il mio orgoglio e la tua tristezza potrebbe cadere in pezzi facendoti sanguinare copiosamente il cuore. Non credo di essere capace a consolare, non ci ho mai provato e mai ci proverò.
Mentre ti guardo e vedo tutta questa tua tristezza, non posso fare a meno di sentire una forte nausea risalire dalla trachea e bloccarsi in mezzo alla gola facendomi mancare il respiro, perché non solo sembra che tu mi stia rifiutando, oltretutto scappi, non vuoi vedermi e infatti abbassi lo sguardo, sei triste perché senti qualcosa che ti blocca. 
Matt, lo vedo che qualcosa ti blocca, lo vedo che anche tu lo vuoi, perché non cerchi di abbattere quell'ostacolo che ti si para invisibile davanti al corpo? Perché ti lasci trascinare via da quell'ostacolo che ti spinge via, lontano da me, per farci soffrire entrambi, per allontanarci e dargli il tempo di creare una gelida barriera tra noi due? Perché non reagisci, Matt, io non ti capisco. Non ti capisco e in quel baratro in cui cado non c'è nessuna sporgenza a cui mi possa aggrappare, non vedo nulla, non vedo più nemmeno te, i tuoi occhi brillanti come smeraldi che ora sembrano solo palle di marmo verde, lo sguardo piatto e opaco riverso a terra e quella tua bellissima bocca stesa in una linea amareggiata con il volto contorto da una tristezza che ti arriccia la fronte. Non sei nemmeno tu cosa pensare, nemmeno io lo so.
-Matt...- Mi alzo e sento perfino le gambe molli, ma faccio di tutto per nascondertelo e mi posto davanti a te. Non mi guardi negli occhi, ti guardi attorno cercando qualcosa che possa attirare e catturare la tua attenzione. 
Io con i miei occhi cerco di attirare il tuo, ti guardo tanto intensamente che è impossibile non sentire l'affondo del mio sguardo su di te. Non so che effetto possa farti, calore o gelo, sinceramente non mi importa, forse perché sono un po' egoista, ma non posso soffarmarmi troppo su ciò che potresti pensare dopo che ti dirò le parole che mi stanno uscendo fuori dalla bocca. Matt, non hai via di scampo e nemmeno io ce l'ho, siamo sul punto di non ritorno entrambi. 
Stiamo cadendo giù insieme, però non ci vediamo, è troppo buio e sembra di essere soli in quel continuo cadere, così potente che persino il suono della voce sembra rimanere lì sospeso sopra le nostre teste, troppo lento per poter contrastare quella caduta libera in quel buio infinito.
Matt, voglio che mi guardi, perché non vuoi incontrare il mio sguardo? Potremmo cadere insieme. Non è una cosa bella, lo so, tutto ciò è un po' macabro, a pensarci fa venire i brividi, eppure se cadiamo insieme io non mi sentirei tanto male, per me andrebbe bene anche se continuassi a cadere senza toccare fondo, l'importante è che ci sia tu accanto a me.
La tua presenza è come una droga per me, mi entra nel cervello, mi fa sentire bene, mi fa impazzire, mi fa anche sentire male, eppure ne ho sempre più bisogno.
-Matt.- Ti richiamo nuovamente, mi stai anche facendo spazientire, lo sai bene che odio ripetermi, però tu hai sempre avuto il coraggio di affrontare il mio sguardo e le mie urla superbe e irate, non ti fai sovrastare, no, e questo, per quanto mi possa irritare, lo ammiro.
Torni a guardarmi, volti lentamente la testa e mi guardi con quegli occhi irriconoscibili, non riesco nemmeno a specchiarmi nel tuo sguardo, tanto sono opachi e densi. 
-Tu mi stai rendendo la vita un inferno- mi fermo un attimo, giusto il tempo di gustarmi il tuo sguardo che muta in stupore, illumina di nuovo gli occhi per farli tornare poi di nuovo opachi e bui in un'espressione che cela la confusione e mostra seriosità, malcela ancora l'amarezza e trabocca di infinito.
Sai Matt, mi provochi un senso di vertigine, quando ti guardo intensamente negli occhi mi pare di perdermi e fluttuare in quel verde, non è una bella sensazione, perché perdermi equivale a non vederti e io vorrei guardarti senza volare.
-Ti credevo il mio migliore amico, evidentemente però oltre ad essere quello sei anche di più- lo so, so che ti metto sempre di più in difficoltà.
Guardarmi negli occhi non è mai stato difficile quanto in questo momento, vero Matt? Ti capisco, capisco quanto può essere difficile, tu sai quanto può essere difficile anche per me.
Mi guardi come potresti guardare qualcuno che ti sta ponendo una domanda di importanza vitale. Sì, Matt, la mia affermazione pretende una risposta e ancora sai bene che non puoi fuggire, è evidente, è chiaro come il sole, che tu non puoi trovare alcuna via, non in questo momento almeno.
Mi avvicino ancora, tu rimani fermo lì dove sei e aspetti che ti venga incontro. Se riuscissi a capire ogni sfumatura dei tuoi occhi sarebbe tutto maledettamente facile, eppure se avessi conosciuto ogni tua sfumatura, ogni tuoi pensiero ed ogni tuo gesto, sicuramente non ci saremmo trovati qui adesso in questo luogo e in questa situazione.
Non aspetti che mi avvicino, abassi lo sguardo e mi prendi la mano. 
Il mio cuore rischia di scoppiare dallo stupore. Sembra quasi che tu lo faccia di proposito a stupirmi, però al contempo sembra quasi che nemmeno tu sappia quanto ogni tuo gesto sia così spiazzante.
-Io ti amo...- Mi guardi e di nuovo non posso far a meno di pensare a quanto il tempo e il destino giochino costantemente con le persone, senza che quest'ultime se ne accorgano. 
Mi accorgo che ancora in una frazione di secondo, i ruoli si sono invertiti, perché se fino a pochi secondi fa ero io a cercare di dirti ciò che provavo, tu in un solo gesto e in una sola frase, sei riuscito a precedermi. 
E no, Matt, non sono felice di questo, sai quanto mi arrabbio quando qualcuno mi precede, lo sai bene, eppure lo fai apposta lo so. Ormai è un vizio il tuo e per me è anche un grande difetto, quel tuo volermi cogliere alla sprovvista e oltretutto irritarmi e precedermi, mi da ai nervi.
Lo fai sempre e sempre lo farai e io sempre lo accetterò, perché sì, anche io ti amo e ti amo anche per questo, per quel tuo volermi aizzare contro di te, trovando sempre un pretesto per litigare, per poter guardarmi negli occhi intensamente, per vedere i miei occhi infuocati.
Matt, però tante volte questo tuo difetto mi ha salvato, non l'ho mai ammesso, non ti ho mai ringraziato, però capiscimi, sai bene che non lo farò mai quanto però sai bene che io lo penso, me lo leggi negli occhi.
-Era a questo che pensavo.-




Bene, bene. Questa storia l'ho scritta molto tempo fa, stava prendendo la muffa nella mia cartella, ho deciso di rileggerla e mi sono decisa a pubblicarla.
Mi rendo conto che non è un granché, è un po' troppo ripetitiva, troppo prolissa e non ha una vera e propria conclusione. Ho preferito lasciarla in sospeso un po' perché probabilmente non necessita di una conclusione e un po' perché ho voluto lasciare libertà al lettore di immaginare la conclusione.
Probabilmente, anzi quasi sicuramente, ho fatto rammollire un pochino Mello, però ho voluto provare ad immaginarmi quel Mello scosso da forti emozioni e allo stesso tempo ancora un po' confuso e arrabbiato per questa sua confusione. Matt me lo sono immaginato così, anche perché nell'opera originale non sappiamo proprio nulla di lui se non che gioca ai videogames e fuma.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che riusciranno ad arrivare alla fine di questa storia.
Perdonatemi se ci sono orrori ortografici e/o verbali, però l'ho riletta al volo e sicuramente ho letto mozzi per mazze.

Detto questo, vorrei ricordare che i personaggi purtroppo non mi appartengono.


  
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