DEDICATA A FIORE DI PESCO E ALLA SUA STRAVOLGENTE VITALITA’
 
Era l’alba e la fresca brezza primaverile trasportava i petali dei fiori di ciliegio in una vorticosa danza che sembrava voler portare ogni cosa con sé, le foglie tenere e verdi che nascevano dalle piante si affacciavano timidamente alla vita e gli uccellini cantavano beati nel loro volo.
 
Una giovane passera volava alta nel cielo alla ricerca di qualche verme da portare con sé al nido per i propri piccoli. Tutto sembrava perfetto e armonioso ma si sa, a questo mondo nulla è eterno e anche le sensazioni svaniscono in fretta.
In un grande villaggio poco distante dal bosco il giorno iniziava con apparente tranquillità, le donne lavavano i kimoni colorati in tinozze di legno di pesco, gli uomini si accingevano ad andare a pesca o a caccia, molti in verità uscivano di casa solo per non udire tutto il giorno le voci delle mogli petulanti.
 
I guerrieri seduti sulle rocce affilavano le loro spade.
 
Nell’aria si respirava serenità ma quando una giovane donna si affacciò timidamente dall’uscio della sua piccola dimora tutti si voltarono nella sua direzione. I volti degli abitanti del villaggio si corrucciarono in rigide espressioni di disprezzo e odio profondo.
 
I bambini intanto giocavano felici a palla corda nell’ampio giardino.
 
Risate di bambini vagavano nell’aria fino a raggiungere l’udito sensibile di un piccolo bambino avvolto in una strana veste rossa.
Lui non si avvicinava agli altri, non voleva, ci aveva tentato piu’ volte e troppe era stato allontanato e schernito.
 
Una mano sottile e pallida si poggiò sulla sua spalla già robusta e muscolosa per la sua età.
 
“vai a giocare piccolo… provaci magari oggi ti accettano”
 
Non voleva,non poteva, sapeva già come sarebbe andata a finire ma non poteva tradire sua madre,l’unica che gli stava sempre a fianco e che nonostante la sua natura di ibrido lo stringeva forte a sé come fosse il gioiello piu’ prezioso al mondo.
 
“Ok”
 
Lentamente si avvicinò ai bambini e prese la palla che era loro caduta dalle mani, questi lo snobbarono fuggendo via e urlandogli parole piene d’astio… lo chiamavano ibrido e scherzo della natura.
 
Sconfitto per l’ennesima volta si girò per tornare sui suoi passi ma questa volta la figura di sua madre non si ergeva fiera e sprezzante ma era accovacciata a terra e con le mani si teneva il grembo insanguinato.
 
Un uomo davanti a lei teneva ancora tra le mani un pugnale insanguinato e allontana dosi disse: “ hai avuto ciò che meritavi puttana per l’oltraggio che hai fatto alla nostra gente. Un’umana e un demone…tsè… che stolta…”
 
Il piccolo hanyou incredulo si avvicinò alla madre e con le piccole mani artigliate tentò di arrestare il flusso di sangue dal ventre materno, il suo tentativo seppur coraggioso e pieno d’amore si rivelò invano.
 
Rimase lì seduto a contemplare il corpo morto per ore finchè non si fece forza e prese tra le sue braccia la madre per darle una sepoltura.
 
Non sapeva come fare l’istinto lo guidò. Attraversò il bosco e una volta giunto sulle rive di un fiume scavo una fossa e vi pose dentro delicatamente il corpo dell’unica persona che gli avesse mai voluto bene.
 
Lei era morta per causa sua e lui ne era consapevole…
 
“madre perdonatemi giuro che vi vendicherò… diventerò forte come mio padre e vi vendicherò…”
 
Con questi pensieri e con la rabbia nel cuore incise sulla pietra la parola –mamma- e la pose sul cumolo di terra per poi correre incontro al suo destino.