Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: SilverAngel    04/03/2011    0 recensioni
Nabiki nasconde un oscuro segreto, tenuto nascosto per quattro lunghi anni. Il passato la perseguita come un ombra celata nel buio dietro di lei, che la osserva, la spaventa. E' il suo senso di colpa a prendere forma come punizione per i suoi peccati? O è davvero qualcuno che cerca le risposte a ciò che accadde quattro anni prima in casa Tendo? Scoprirete che tutte le leggende nascondono un fondo di verità. Vi auguro una buona lettura.
Genere: Drammatico, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Nabiki Tendo, Ranma Saotome
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
4) “Il passato bussa alla porta”
 
Nabiki era ancora sotto shock mentre seduta in cucina sorseggiava distrattamente una tazza di camomilla bollente, a farle compagnia davanti a lei non era Kaori, bensì una sua vecchia conoscenza, chiamarla vecchia sembra quasi un eufemismo, meglio dire decrepita conoscenza.

“Perché sei qui vecchio?” Domandò Nabiki

“Piccola insolente, ti sembra questo il modo di rivolgerti ad un anziano?” Rispose Happosay senza degnarla di uno sguardo.

Il vecchio posò la tazza vuota ma ancora calda sul tavolo, prese la sua vecchia e rovinata pipa, e dopo averla accesa cominciò a disegnare cerchi di fumo sempre più grandi che salivano fino al soffitto per poi scomparire nel  nulla, lasciando solamente un odore insopportabile di tabacco da quattro soldi. Fissò negli occhi la sua nipotina acquisita con aria malinconica.

“Cosa mi racconti Nabiki-chan? E’ passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti, o meglio, intravisti dato che al funerale sei stata la prima ad andartene, e subito dopo tua sorella Akane”

Nabiki incrociò lo sguardo di Happosay senza ricambiare lo stato d’animo nostalgico, assumendo invece un aria infastidita
“Dimmi vecchio, sei tu che continui a seguirmi da un paio di giorni a questa parte?”

Happosay mise via la pipa e incrociò le braccia “Non so di che diamine stai parlando, sono arrivato stamattina con il primo volo” Cominciò a guardare la ragazza molto seriamente. “Sono venuto per avvisarti che le condizioni di tuo padre stanno peggiorando, speravo che ti andasse ti tornare a casa almeno per le vacanze di natale”

Nabiki cominciò a stritolare il tovagliolo che aveva in mano, abbassando lo sguardo cominciò ad avere dei piccoli flashback di quattro anni prima, ricordò il giorno in cui andò via di casa con i soldi che aveva risparmiato per un intera vita lasciando soli Akane, Kasumi e suo padre. Cambiando scuola aveva tagliato completamente ogni contatto con la sua famiglia, i suoi amici e i suoi compagni di classe, vivendo in un monolocale facendo alcuni lavori part-time fino al diploma. Poi con la borsa di studio riuscì a trovare un appartamento nel dormitorio a un paio di isolati dall’università, dividendo la stanza con quella strana ragazza, un po’ svampita, un po’ ingenua di Kaori che cercava a tutti i costi di diventare la sua migliore amica, senza riuscirci.

“Happosay, mi spiace che tu abbia fatto tanta strada per niente, non ho nessuna intenzione di tornare in quella casa”
“Quella casa” Inarcò il vecchio “E’ anche casa tua, tuo padre sta male, tua sorella Kasumi ha il cuore a pezzi, Akane…
Non riuscì a finire la frase, in quel preciso istante Nabiki scagliò contro di lui la sua tazza ancora mezza piena di camomilla, riuscì ad evitarla con un balzo verso l’alto, è sorprendente pensare che alla sua età riuscisse ancora a muoversi così agilmente. I cocci di ceramica sembravano un enorme puzzle fatto di minuscoli pezzi monocromatici triangolari sparsi sul pavimento inzuppati dentro una piccola pozza giallastra.

“Ma certo, ora hanno bisogno di me, prima però ero sempre la ruota di scorta, la figlia indesiderata, Miss Acchiappasoldi. La piccola Akane la figlia preferita di papà, quella che doveva ereditare la palestra sposando il trasformista, e la grande Kasumi, la ragazza che ha sacrificato la sua vita per farci da finta mamma dopo che quella vera è morta, entrambe non riescono a consolare il paparino?”
Nabiki cominciò a lacrimare

“Dimmi vecchio, ti sei mai chiesto perché mettevo da parte tutto quel denaro?”
Happosay scosse la testa facendo segno di no

“Avevo 7 o 8 anni quando è successo, mio padre era in sala da pranzo, circondato da lettere postali, erano tutte bollette, conti da pagare, prestiti da risarcire.  A quell’ora dovevo già essere a letto da un pezzo, ma il suo pianto non mi faceva chiudere occhio, la sua disperazione era troppo grande, mia madre era molto malata, e i soldi per le sue medicine costavano parecchio, nonostante questo era sempre dietro mio padre a incoraggiarlo, a sostenerlo, gli diceva che tutto si sarebbe svolto per il meglio. Passavano i mesi e i conti da pagare si moltiplicavano, cominciai a risparmiare i miei spiccioli per dare il mio contributo all’economia della casa, quando la mamma ci portava fuori evitavo sempre di chiedergli di comprarmi qualcosa, vedevo le mie due sorelle mangiare il gelato mentre io lo rifiutavo, a scuola digiunavo risparmiando i soldi per il pranzo, vedevo gli altri bambini abbuffarsi come maiali sui loro cestini colmi di cibo, gettando a volte anche pasti interi, tanto spreco, tanta ignoranza. Alla fine del mese ero riuscita a racimolare 7.850 Yen, parlandone ora sembrano una sciocchezza ma per una bambina piccola quello era un vero tesoro. Tornando a casa non trovai nessuno, era completamente vuota, stetti fino a sera tardi seduta al tavolo da pranzo aspettando con impazienza che gli altri tornassero, stringendo in mano quella piccola fortuna che ero riuscita a procurare con molti sacrifici. Sentendo la porta dell’ingresso aprirsi mi precipitai in corridoio vidi solo mio padre e le mie sorelle, in lacrime. “Dov’è la mamma?” chiesi, ma era come se già mi aspettassi la risposta. Mia madre era morta quella stessa mattina, papà mandò Kasumi a prendere Akane a scuola per portarla in ospedale, dove mia mamma stava esalando l’ultimo respiro, c’erano tutti attorno a lei, tutti… tranne io.

La ragazza piantò i pugni sul tavolo della cucina provocando un brivido al vecchio Happosay e cominciò ad urlare

“Io ero stata dimenticata, ho passato quella fottuta giornata sola come una stronza a casa  ad aspettare che quegli ingrati rincasassero per mostrargli il mio sacrificio, mentre erano tutti in ospedale attorno a mia madre negli ultimi istanti della sua vita, nessuno si era ricordato di me!”

Nabiki si asciugò le lacrime che correvano veloci come auto da formula uno su quelle piste chiare che erano le sue guance, Happosay prese il suo bagaglio a sacco, lo legò dietro la schiena e dirigendosi verso la porta d’ingresso salutò la ragazza

“Quando chiuderai le porte del passato e vorrai aprire quelle del presente e del futuro, sappi che ci sarà sempre un posto per te a casa Tendo, io sono solo un povero vecchio che non ha mai avuto moglie, figli o nipoti, ma ho sempre considerato voi come la mia famiglia e con quello che è successo quattro anni fa a Ranma vedo i componenti della mia famiglia disintegrarsi sempre di più, quando invece in momenti come questi dovrebbero rimanere più uniti e farsi forza a vicenda.”

“Happosay”

“Si?”

“Prima di andartene ti dispiacerebbe rimettere a posto la biancheria che mi hai rubato?”
Dalla tasca posteriore del vecchio usciva la stoffa rosa delle mutandine di Nabiki

“Accidenti, si vede che sto invecchiando, sono proprio diventando lento, che brutta cosa l’anzianità”

Dopo aver posato le mutandine di Nabiki sul suo letto andò via, lasciando nella stanza solo vecchi ricordi, molto dolore e un insopportabile odore di fumo. Nabiki non era stupida, Happosay non dava segni di cedimenti in fatto di velocità, andò subito a controllare la merce sottratta al vecchio, dentro le mutandine c’era una vecchia foto della loro gita alle terme, c’erano tutti, suo padre e Genma, Akane, Kasumi, lei e…

“Ranma…”

Alla vista di quella foto riaffiorarono in mente altri ricordi dolorosi, ma soprattutto un grande senso di vuoto nel cuore, un oscurità infinita che si faceva strada poco alla volta circondandola di un alone più freddo del ghiaccio. Con l’unghia del pollice abbastanza lunga ed affilata come un artiglio bucò il volto del ragazzo col codino, il buco in quella foto le ricordava molto quello che aveva nel petto, che si porta dietro da quasi quattro anni, l’unica differenza è che dietro quel foro si poteva intravedere cosa c’era dietro la foto, mentre il foro che portava dentro di lei non faceva intravedere nulla, il buio più totale, come un ricordo svanito nel tempo.


Silver Angel’s Note: Il prossimo capitolo sarà quello finale, godetevelo mi raccomando. Non so quando potrò tornare a scrivere una nuova storia, a presto con il numero 5: “Rivelazioni”
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: SilverAngel