Your skin and bones turn into something
beautiful.
-Ragazzo,
mi daresti una mano con la cerniera?-
John
distolse lo sguardo dalle pareti rivestite in legno e si diresse verso la voce
che l’aveva chiamato, allentandosi un po’ la cravatta.
Scostò
con la mano quelle poche ciocche ramate che erano sfuggite dalle dita della
ragazza, e indugiò sulla cerniera; non appena questa fu abbassata del tutto,
scoprì una schiena bianca, quasi di marmo, non fosse stato per la miriade di
lentiggini che la costellava.
John si
trovò a pensare che quello fosse uno degli spettacoli più belli a cui avesse
mai assistito: le lingue di fuoco che le fluttuavano morbide intorno al viso
contrastavano con la stoffa scura, e l’opera era completata dalle efelidi che,
come stelle, parevano splendere in un cielo irrealmente chiaro, quasi lattiginoso.
Tracciarle
un arabesco immaginario sulla pelle fu un gesto puramente meccanico, così come
il tremare della ragazza sotto il suo tocco.
Quest’ultima
si voltò a fissarlo prepotentemente, gli occhi scuri con un velo interrogativo,
il naso arricciato che sottolineava ancor di più le lentiggini.
-Cos’è, devo prenderla
come un’avance?-
La sua
voce, seppure un po' rotta dall’imbarazzo, risuonò comunque autoritaria per
tutto l’appartamento, ancora vuoto per via del recente trasferimento.
Al
contrario, John non riusciva a spiccicare parola; gli pareva di aver perso
l’uso della lingua, così stette un po’ lì, a sostenere lo sguardo perentorio
della giovane, fin quando i suoi occhi nocciola non ressero più e dovettero
concentrarsi sulle venature delle pareti, onde evitare l’arrossimento delle
guance che era prossimo ad arrivare.
Il
fruscio del vestito scivolato in terra lo fece ricredere e gli mostrò il corpo
della giovane, in tutto il suo splendore.
Non se
lo fece ripetere due volte.
Ogni
volta in cui le loro labbra si separavano, John si riprometteva mentalmente di
chiederle il nome, e ogni santissima volta doveva rimandare i suoi intenti,
dato che la bocca della ragazza continuava a cercare insaziabile la sua.
Le
sfiorò con le dita ogni singola vertebra, forse con la mera speranza di poterle
lasciarle un segno di cui si sarebbe potuta ricordare il giorno dopo, forse per
accertarsi che non fosse frutto della sua fantasia o di un viaggio finito male.
Ma il profumo… Poteva, un profumo simile, essere soltanto un’invenzione
della sua mente?
Eppure
lui lo poteva sentire mentre si faceva prepotentemente strada tra le sue fibre,
sino a giungere ai polmoni, lo poteva sentire vibrare di fragole, notte e vento.
E fu così
che quella notte John andò a letto con una ragazza di cui non conosceva il
nome.
Non che
fosse una novità ma, per la prima volta, gli dispiaceva non poterlo sapere, ed
era totalmente consapevole del fatto che la mattina seguente si sarebbe
mangiato le mani per non averglielo chiesto.
Il
raggio di luce che filtrava dalla persiana lo colpì dritto in faccia,
facendogli arricciare il naso prima e tirare una mezza bestemmia dopo.
John
aprì a fatica gli occhi, sbattendo più volte le palpebre, e la prima cosa che
vide fu il suo inseparabile cappello, che si trascinava appresso dalle riprese
di A Hard Day’s
Night, sul comodino.
La
seconda cosa che i suoi occhi misero a fuoco fu il suo riflesso nello specchio,
il riflesso di un ragazzo che aveva passato una notte piuttosto movimentata e che ora si apprestava ad alzarsi
da quel letto sfatto e vuoto.
Vuoto.
-Cazzo,
la ragazza!- imprecò, alzandosi con foga e cercandola nel bagno; ritornò nella
piccola camera con il capo chino, cercando di fare mente locale su quello che gli
aveva raccontato la sera prima, mentre stavano bevendo vino sul tappeto.
Ricordava
poche parole, forse lei gli aveva detto che sarebbe dovuta andare a lavoro, ma
poi era saltata fuori con quella storia che il legno delle pareti era pregiato
e lui l’aveva provocata dicendo che era soltanto segatura, e così avevano
finito con il discutere animatamente e abbandonare l’argomento precedente.
John se ne
andò in cucina in cerca di un po’ di caffè, ma in quella casa pareva non
abitarci nessuno, così decise di optare per una capatina al bar all’angolo,
anche se questo significava doversi lasciare alle spalle quell’appartamento e
la sua proprietaria.
Con lo
sguardo cercò velocemente la giacca, che giaceva in un angolo, dato che non
c’era nemmeno una sedia su cui appoggiarla, quando vide qualcosa di chiaro sul
tavolino, che da lontano aveva tutta l’aria di essere un foglietto.
Lo
prese in mano e lesse le parole scritte con una bella calligrafia
rotondeggiante:
L’uccello è volato via.
Istintivamente
lo sguardo gli cadde sui pantaloni, ma poi si sbatté la mano in fronte e rise
forte, prima di accorgersi della lettera che c’era alla fine, una N piuttosto grande.
Si
cacciò il messaggio in tasca e, mordendosi un po’ il labbro, cercò il blocco
notes che portava sempre con sé.
Strappò
un foglietto, vi scrisse qualcosa molto velocemente e ci poggiò sopra un
bicchiere per tenerlo fermo; poi, quando fu sulla soglia dell’appartamento,
stette a rimirarlo un altro po’ per l’ultima volta e, profusosi in un inchino,
si chiuse la porta bianca alle spalle.
La
porta si aprì cigolando, dandole così modo di scalciare le scarpe verso un
punto indefinito; entrò con passo lieve e gettò le chiavi sul tavolo, per poi
dirigersi verso la camera da letto.
Si
bloccò a metà strada, camminando a ritroso verso il cucinino: il foglietto che
aveva lasciato la mattina non era mica giallognolo?
È legno norvegese, vero?
La
ragazza guardò fuori dalla finestra e, percorrendo il profilo del porto con lo
sguardo, sospirò.
-Segatura,
vecchio mio. È solo segatura.-
Sorrise
e strinse il foglietto a sé, mentre a qualche chilometro di distanza un ragazzo
stava contando le sue stesse stelle, ripensando a quelle che aveva potuto
toccare con mano la notte prima.
Liberamente ispirata a
Norwegian Wood.
Isn’t it good?
Buondì to evribadi; sarò breve e
indolore (spero).
Volevo solamente
ringraziare Thief_ per avermi
sostenuto: so che questo scritto non è un granché ma lei mi ha convinto a
pubblicarlo u.u
Per questo
vorrei ringraziarla di cuore, perché mi sopporta ogni giorno ed è sempre buona
e cara avec moi <33
Bene,
ora lo spazio tendresse è finito.
Perdonatemi
ancora per ‘sta cosa e, se avete un po’ di pietà, recensite pure ^^
Peace&Love,
Dazed;