Sacrifice
My
fall will be for you
My love will be in you
If you be the one to cut me
I'll bleed forever
(Ghost
Love Score, Nightwish)
Dense nuvole
di fumo si alzarono
da svariate direzioni della città, senza seguire un ordine
preciso che potesse
dargli qualche informazione utile, mentre l’odore della
battaglia si mischiava
a quello del sangue dei morti a terra.
Ciò
che era nata come una
semplice ed innocua discussione, era sfociata in una vera e propria
guerra tra
Famiglie mafiose, ed ora lui e i suoi sottoposti, nonostante non
fossero
nemmeno del tutto a conoscenza del motivo che aveva scatenato tutto
ciò, si
trovavano coinvolti negli scontri, in nome dell’accordo
stipulato tra Vongola e
Cavallone.
Non che gli
importasse qualcosa,
effettivamente.
Nella sua
mente, mentre correva
per le vie della città con il cuore in gola,
l’unico pensiero lucido che gli
era rimasto, a fianco del repentino ordine di sopravvivenza del suo
corpo, era
quello di trovare lui.
Ovunque
fosse.
E poteva
essere davvero in
qualsiasi luogo di quella città, combattendo una battaglia
serrata contro
nemici forse troppo numerosi –sarebbe stato così
da lui- senza perdere quell’espressione fredda e
altera dal suo volto, come
se ritrovarsi a combattere una guerra non sua fosse la cosa
più naturale e
noiosa del mondo.
Sarebbe
stata un impresa ardua
per chiunque, trovarlo, tra quelle macerie e il fuoco incrociato, ma
lui non
era un banalissimo chiunque.
Lui
conosceva il Guardiano della
Nuvola della Famiglia Vongola ancor più di quanto conoscesse
se stesso.
Così
ora correva, dirigendosi
verso il luogo in cui lo avrebbe trovato.
Quel luogo
che per anni era stato
la sua casa e che avrebbe protetto fino alla morte.
E mentre le
sue gambe si
muovevano veloci lungo la strada, nella sua mente c’era
spazio solo per la
strategia che avrebbe adottato per aiutare il compagno.
Niente
inutili preghiere o
speranze.
La Fiamma
della Nuvola bruciava
ancora, lui lo sapeva, era una certezza. Così come era certo
che non si sarebbe
spenta tanto facilmente.
Forse
nemmeno aveva bisogno del
suo aiuto, dopotutto, ma il suo cuore aveva già deciso la
direzione da prendere
prima ancora che il suo cervello cominciasse a ragionare.
Non ci mise
molto a trovarlo, a
dispetto delle aspettative.
Lui era
esattamente dove aveva
immaginato fosse. Completamente circondato.
Le sue
labbra erano appena
incurvate in un sadico sorriso divertito, mentre, armi alla mano,
abbatteva ad
uno ad uno i suoi avversari.
Gli venne da
ridere, per essersi
precipitato così inutilmente di corsa da qualcuno che
riusciva a divertirsi combattendo.
Ma ormai era
lì, tanto valeva
partecipare ai giochi. Così, con un rapido colpo di frusta
si unì alle danze,
mandando fuori gioco due avversari in un attimo.
"Che ci fai
qui?"
La voce
tagliente dell’altro lo
raggiunse, mentre i suoi occhi chiari lo trafiggevano con la loro
freddezza per
pochi secondi, prima di tornare a concentrarsi sul suo avversario.
"Mi
mancavi…"
scherzò, sorridendo mentre abbatteva un altro nemico
"….e comunque non
potevo lasciarti tutto il divertimento, no?"
Il Guardiano
si limitò ad un
suono stizzito, come risposta, che, nella sua lingua, significava
pressappoco
“Fai come ti
pare, Stupido Cavallo”.
Naturalmente
l’insulto era una
sua esclusiva.
Ci misero
poco a liberarsi degli
uomini che li circondavano: sebbene entrambi preferissero combattere
singolarmente, le tante battaglie l’uno contro
l’altro avevano accentuato la
loro capacità di coordinazione.
"Beh…è
stato
facile!"
Il Boss dei
Cavallone sorrise al compagno
che, di rimando, lo ignorò, avviandosi verso un luogo non
meglio precisato –non
precisava mai, lui- con la tranquillità e la compostezza di
chi sa di aver
vinto.
E forse fu
proprio questo suo
attimo di umanità a renderlo più vulnerabile.
Un uomo
apparve dal nulla,
spuntato da chissà quale angolo nascosto tra le macerie, e
fece fuoco.
Un solo
proiettile rivolto verso
il Guardiano, troppo veloce e improvviso per essere schivato, ma si sa,
l’amore
e la disperazione a volte fanno compiere gesti sciocchi e ritenuti per
lo più
impossibili, che sono in grado di cambiare lo scorrere della storia.
Così,
mentre la sua camicia si
macchiava di sangue, il Primo Boss dei Cavallone sorrise, fiero di aver
cambiato quel piccolo e insignificante frammento di storia e
stupidamente
contento di morire tra le braccia di chi amava più di se
stesso.
E mentre
chiudeva gli occhi e la
vita lo abbandonava nella sua mente risuonava un solo nome.
Alaude.
******
Dino
spalancò improvvisamente gli
occhi, il cuore che batteva frenetico nella cassa toracica come se
volesse
esplodere da un momento all’altro.
Nella
penombra della stanza, in
cui filtravano i pochi raggi del sole appena sorto, si
scoprì a tendere una
mano verso il soffitto, come a voler afferrare qualcosa di impossibile
da
raggiungere.
Lentamente
abbassò il braccio,
mentre il ricordo del sogno appena vissuto si susseguiva nella sua
mente come
un film.
Cavallone
Primo. Aveva sognato il
suo avo. O meglio, nel sogno lui era il
Primo Boss della sua Famiglia.
Ma non era
solo.
C’era
qualcuno con lui.
La Nuvola
dei Vongola, Alaude.
Ma chi era
Alaude?
"Smettila di
agitarti,
Stupido Cavallo"
Una voce
fredda e leggermente
impastata dal sonno lo raggiunse, interrompendo il suo ragionamento. O
forse
chiudendo semplicemente il cerchio.
Eccolo,
Alaude.
"Scusa
Kyouya…Ti ho
svegliato?"
Chiese
gentilmente, ben conscio
di quello che gli sarebbe successo ad una risposta affermativa
dell’altro.
Hibari si
sollevò leggermente dal
letto, voltandosi verso di lui per poterlo osservare meglio –
o più
verosimilmente per cercare di ucciderlo con gli occhi.
"Se fosse
così ti avrei
già ucciso."
Dino
sorrise, sollevandosi a sua
volta.
Kyouya era
l’Alaude del sogno.
La cosa non
lo sorprese.
L’attuale Guardiano della nuvola assomigliava in maniera
impressionante al
sottoposto di Vongola Primo.
Tuttavia lui
non era Cavallone
Primo, e tantomeno Kyouya era Alaude.
Entità
distinte.
Persone
completamente diverse.
Ma
c’era una sensazione
nell’aria, uno strascico dell’inconscio onirico,
che gli faceva sentire come se
ci fosse qualcosa di ineluttabile in tutta quella situazione.
Come se
fosse scritto da sempre
che il cavallo si sarebbe innamorato dell’allodola.
Come se il
loro destino fosse il
perfetto riflesso di quelle vite vissute così tanti anni fa.
Cavallone
Primo si era innamorato
di Alaude.
Lui si era
innamorato di Hibari.
Cavallone
Primo combatteva con
Alaude per divertimento.
Lui
combatteva con Hibari per lo
stesso motivo.
Cavallone
Primo aveva donato
tutto se stesso ad Alaude, arrivando a morire per salvare la persona
che amava…
"La vuoi
smettere di
fissarmi come un idiota?"
Dino sorrise
ad un Hibari
stizzito per non sapeva bene quale suo comportamento troppo umano,
mentre si
chinava a sussurrargli uno “scusa” a fior di
labbra, prima di baciarlo.
Dino
Cavallone non avrebbe esitato a donare tutto se stesso, perfino la sua
vita, ad
Hibari Kyouya, se, in futuro, se ne fosse presentata
l’occasione…
°Free
Talk°
Emh…ok
dopo questo direi che
potete liberamente picchiarmi.
L’università è un luogo malvagio
dove la noia regna sovrana e mi induce a produrre cose del
genere….forse dovrei
smettere di andarci, per il bene della grammatica italiana e tutti i
suoi
derivati…
Bè, ormai è andata.
Come avrete capito (si è capito? Boh…)
la prima parte è il sogno di Dino e i protagonisti sono
Alaude e Cavallone
Primo (Come sempre lui è frutto della mia perversione), che
però rispecchia
anche la realtà (O almeno quella di questa fanfic e quindi
della mie mente
malata). Dopotutto sono una delle sostenitrici più incallite
della teoria “Prima
generazione = Decima”, ma lasciamo stare le teorie malate.
Ringrazio chiunque abbia avuto il
coraggio di leggere, recensire, preferire e chi più ne ha
più ne metta!
Baci, Seki.