Erano le 7 del mattino, quando Nicole venne svegliata da sua madre. «Nicole, forza svegliati! Dobbiamo partire! L’aereo di certo non aspetta te. Svegliati su!» disse mia madre. «Mamma altri cinque minuti, per favore. Sono stanchissima, ieri ho fatto tardi. Fai alzare prima Lucas!». La madre, così, le tolse le coperte di dosso e andò a svegliare suo fratello Lucas. Nicole moriva di freddo, per questo si affrettò sia nel lavarsi che nel vestirsi. Indossò una semplice maglia a maniche corte con sopra una felpa; un jeans scuro e le sue converse bianche e nere. Si diede una spazzolata ai capelli, e controllò che nella valigia non mancasse più niente. Afferrò il suo mp3, e andò da suo padre, in macchina. Assieme aspettarono il resto della famiglia, che si presentò dopo ben un quarto d’ora. Suo padre mise in moto la macchina, e si diressero verso l’aeroporto. Il volo era previsto verso le 9, ma visto che c’era molto traffico e avevano già perso una buona mezz’ora, di sicuro sarebbero arrivati in tempo. «Non voglio andarmene, non voglio abbandonare questa bellissima città. Non voglio abbandonare le mie amiche, i miei nonni, la mia scuola.» dissi io, già con la lacrima pronta. «Andiamo Nicole! Non fare la bambina. Ormai sei grande, hai 16 anni! Sai benissimo che stiamo facendo tutto questo per tuo fratello, e sta tranquilla, appena finita la cura ritorneremo qui.» rispose lei mentre accendeva la radio. La ragazza abbassò lo sguardo, e iniziò a pensare, ma venne interrotta. “Broken hearts and last goodbyes Restless nights by lullabies helps make this pain go away I realize I let you down, told you that I'd be around Building up the strength just to say.” «Oddio mamma sono i Jonas! Guai a te se tocchi qualche tasto!» dissi io sorridendo. Iniziò a cantare come una matta, tanto chè i suoi genitori dissero che non doveva urlare troppo. «E sarei io quello malato?!» disse con aria seria mio fratello. Nicole lo fulminò con lo sguardo, dopo di chè riprese con il “concerto”. Ovviamente la canzone finì. E finì anche il loro viaggio. Erano, finalmente, arrivati all’aeroporto. Scesero dalla macchina, aprirono il cofano, e presero le valigie. Dopo aver fatto vedere il biglietto, salirono sull’aereo. Tutti e quattro spensero i cellulari e si misero a sedere. Nicole si sedette vicino al finestrino, accanto ad una signora mai conosciuta. Era molto “giovane” per la sua età. Bionda, occhi azzurri, e nemmeno una ruga. La pelle liscia come la seta. «Sei sola, tesoro? » chiese lei con un tono al quanto dolce. «No no, dietro ci sono i miei genitori e mio fratello.» risposi indicandoglieli. «Ho capito. Scommetto che ti hanno costretta a partire, vero?» disse. «Esattamente! Mio fratello è affetto da una grave malattia, quindi per me è un’abitudine spostarmi da un luogo all’altro.» risposi io. «Mi dispiace per lui. Anche mio marito era malato. Aveva il tumore, ma, purtroppo non ce l’ha fatta. Così, ho deciso di andarmene dall’Italia. Voglio andare a vivere in un posto del tutto nuovo. Sò perfettamente che i miei acciacchi non mi faranno fare molta strada, ma almeno morirò col sorriso sulla faccia.» disse lei. Nicole rimase un po’ colpita da queste parole, sembrava davvero una brava donna. Le dispiaceva per suo marito, sicuramente deve essere davvero brutto quando una persona rimane sola. «Wow, mi dispiace molto signora. Ma stia tranquilla, di sicuro le farà bene respirare aria nuova.» le risposi mettendole una mano sopra alla spalla. Lei fece un sorriso bellissimo,ringraziò, e si diresse un secondo al bagno. Quando tornò, continuarono a parlare, a mangiare e a fare un mucchio di cose. Mentre Nicole ascoltava la musica, la signora leggeva qualche rivista di Gossip. E così passarono il tempo. Ovviamente non potevano mancare le dormite! Lunghe ore a dormire. Nicole russava di brutto. Talmente tanto, che l’hostess la dovette svegliare per poi poterle dare uno spray apposta. Imbarazzata,poi, riprese a dormire. Mancava soltanto una mezz’ora, e il viaggio sarebbe terminato. Fortunatamente non ci furono perturbazioni o dirottamenti! Anche questi pochi minuti, volarono. E il pilota atterrò. “Che bella Los Angeles!” pensò la ragazza. Quasi quasi non le dispiaceva rimanere lì. Ma naturalmente non lo disse ai suoi, altrimenti si sarebbero montati la testa! Scendono dall’aereo e Nicole saluta la signora. La ringrazia, e dopo di chè la donna domandò: «Aspetta! Qual è il tuo nome? Non te l’ho mai chiesto.» - «Nicole. E il suo?».- «Jennyfer. Chiamami Jenny però! Oh scusami, ora devo proprio scappare. E’ stato un piacere Nicole, alla prossima!» - La ragazza ricambiò il saluto. Chissà se un giorno l’avrebbe rivista, pensa tra se e se. Poi inizia a correre verso i suoi genitori, e saltando urla: “Los Angeles, dammi il benvenuto!”.