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Autore: Shari Deschain    05/03/2011    6 recensioni
Stefan e Damon sono una famiglia: una famiglia molto disastrata e decisamente poco convenzionale, per carità, ma comunque una famiglia. E probabilmente la cosa più tragica in tutto questo è che lo saranno per sempre, piaccia o meno ai diretti interessati.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'He ain't heavy. He is my brother.'
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N/A: Scritta per il mio bellissimo team orgiastico angelico del COW-T e più precisamente per la missione #2, con il prompt famiglia.
─ Idealmente l'ultima parte è ambientata in un futuro a breve termine, ma senza più casini con lupi mannari, Antichi, e qualsiasi altra cosa verrà in mente ai produttori dopo di questi. Just sayin'
─ Sì, ommioddio, quanto è banale questo titolo. Ma chi se ne frega, in fondo XD




Family ties





Stefan e Damon sono una famiglia: una famiglia molto disastrata e decisamente poco convenzionale, per carità, ma comunque una famiglia. E probabilmente la cosa più tragica in tutto questo è che lo saranno per sempre, piaccia o meno ai diretti interessati.
Ad essere onesti nessuno dei due si è mai fermato a riflettere molto sul quel vincolo di sangue che li lega per l'eternità, ma entrambi si limitano ad accettare la sua esistenza con rassegnata filosofia: sono fratelli, e il loro legame non può essere reciso. Non possono certo divorziare l'uno dall'altro, per dire.
Non che ovviamente non ci abbiano provato.
In realtà hanno provato a dividersi sia a forza di pugni, sia a forza di non vedersi: si sono voltati le spalle talmente tante volte nel corso dei decenni, che è da matti anche solo cercare di ricordare tutti i loro litigi terminati con una rissa e con solenni promesse da entrambe le parti di non rivedersi più fino al giorno del giudizio, perché chi se ne frega, in fondo non è mica colpa mia se siamo nati dagli stessi genitori.
Nessuno dei loro tentativi ha mai funzionato, comunque. Anche se molti ci sono andati pericolosamente vicini.

La prima volta che si separano dopo la loro trasformazione, è Damon ad andarsene. L'odio che prova per Stefan è troppo grande, la sconsideratezza di suo fratello troppo stupida da sopportare: Damon non vuole morire di nuovo a causa di Stefan. Una volta sola è più che sufficiente, a suo parere.
Di quella notte ricorda solo la rabbia, le preghiere di suo fratello di non lasciarlo, e la promessa strappata a Lexi perché lo aiutasse.
A volte Damon domanda a sé stesso se senza quella promessa da parte della vampira, avrebbe avuto davvero il coraggio di andarsene e lasciare suo fratello da solo e senza controllo, con la consapevolezza che nel giro di due o tre settimane la città si sarebbe organizzata per scovarlo ed ucciderlo.
Si risponde di sì, per il semplice fatto che è la risposta più semplice da darsi, e quella che lo fa stare meglio con quella parte di sé che rifiuta totalmente qualsiasi sentimento anche solo vagamente umano.

Si rivedono per la prima volta cinque o sei anni dopo quella disastrosa notte, e Stefan è già una persona completamente diversa. Anche Damon è cambiato parecchio, ma se per Stefan il cambiamento è stato tutto in positivo, per Damon è l'esatto contrario.
Se credessero nel destino direbbero che è quello che li costringe ad essere sempre l'uno l'opposto dell'altro; ma sono entrambi troppo intelligenti per dare la colpa ad altri che non siano loro stessi.
« Fratello... », sussurra Stefan, sgranando gli occhi per la sorpresa. Non si aspettava che Damon venisse a cercarlo. Nemmeno lo stesso Damon se lo aspettava, ad essere onesti.
« È bello rivederti, fratellino », risponde il maggiore con un ghigno, ed un attimo dopo è già sparito nel buio della notte; ma il suo sorriso rimane impresso negli occhi di Stefan per qualche attimo ancora, e il ragazzo capisce immediatamente che c'è qualcosa di molto, molto sbagliato.
Quando torna alla pensione dove divide la camera con altri tre ragazzi conosciuti lì all'università locale, li trova riversi sul pavimento con la gola squarciata.
Non erano suoi amici, sapeva a stento i loro nomi, quindi Stefan immagina che il profondo senso di vuoto all'interno del suo petto non abbia niente a che vedere con loro.

Il copione si ripete più volte, e Stefan impara a non farsi degli amici che non possano difendersi efficacemente dalla furia omicida di Damon. Il che limita il campo delle sue amicizie alla sola Lexi, praticamente.
In tutta onestà, confessa Stefan alla sua migliore ed unica amica, gli importa molto meno di quanto sarebbe normale aspettarsi. È troppo occupato con sé stesso, con la propria coscienza e i propri sensi di colpa, per prestare attenzione ai machiavellici piani di suo fratello per rendere miserabile la sua vita.
Vorrebbe dirgli che è già abbastanza bravo a farlo da solo, grazie mille lo stesso, ma sa che per Damon non avrebbe alcuna importanza, perché è ferma convinzione di suo fratello che nessuno possa efficacemente infliggergli dolore a parte lui.

Nonostante tutto questo, Stefan e Damon non smettono mai di essere una famiglia.
A volte rimangono insieme per mesi, addirittura anni, prima che il maggiore decida di inventarsi un nuovo modo per mandare tutto a puttane.
La convivenza non è mai facile, questo bisogna dirlo. Pochi arredamenti sono sopravvissuti alla loro permanenza rimanendo completamente integri.
Il fatto è che continuano ad odiarsi, sì, ma anche ad essere fratelli. È una strada senza via di uscita, e lo sanno entrambi. Così si abituano all'odio e alla presenza reciproca senza domandarsi altro.
È più facile di quanto si possa pensare.

L'unica vera regola che vige in quella specie di gioco perverso, è che Damon è sempre il primo ad andarsene. Il vampiro si assicura personalmente che non ci siano eccezioni.
Il motivo è semplice, anche se a nessuno dei due è chiaro, almeno non a livello cosciente: Damon, presto o tardi, torna sempre a cercare il fratello.
Stefan no.
Quando Stefan decide di andarsene non si volta indietro, e Damon lo sa. È per questo che preferisce sempre essere lui il primo ad allontanarsi.

Arriva il momento in cui anche a Mystic Falls tutto è quiete, e nonostante alcuni mostri vadano ancora in giro per le strade della città, nessuno di loro è veramente pericoloso.
Damon decide che è il momento giusto per andare via.
Non ci mette molto a preparare le valigie – non possiede poi così tante cose con cui riempirle –, e decide di non prendersi il disturbo di salutare nessuno.
In fondo non ritiene che ce ne sia il bisogno.
Quella sera, mentre trascina la valigia nell'atrio, Stefan lo osserva, appoggiato allo stipite della porta del salone, e non dice assolutamente nulla almeno fino a quando lui non apre la porta.
« Resta », sussurra, rivolto alla schiena del fratello. Non aggiunge “per favore” o “ti prego”, o “prometto che mi comporterò meglio”. Questa volta non ne ha bisogno.
« Resta », ripete ancora, sottovoce.
Damon vorrebbe chiedergli perché: perché dovrebbe costringersi a restare lì, accanto a lui e ad Elena, a contemplare ciò che desidera e che non potrà mai avere, quando potrebbe riempirsi le braccia e la gola di donne e di sangue che forse non desidera, ma di cui ha comunque bisogno. Vorrebbe chiedergli perché dovrebbe costringersi a confrontarsi ogni giorno con quello che non è e che non sarà mai, quando potrebbe vivere in un mondo dove può tranquillamente essere sé stesso e non avere rimpianti, perché per tutti gli altri sarebbe solo uno sconosciuto e nessuno si aspetterebbe niente da lui.
Vorrebbe chiedergli tutto questo, davvero, ma in fondo conosce già la risposta che gli darà Stefan.
« Perché siamo una famiglia », direbbe, e Damon non troverebbe più la forza di andarsene.
Così non chiede nulla, non si volta nemmeno a guardarlo, ma stringe con più violenza la maniglia di ottone, e un attimo dopo si sbatte violentemente la porta di casa alle spalle.

Stefan sa che suo fratello tornerà. Non è una speranza, ma una certezza: lo conosce fin troppo bene, e ha alle spalle anni e anni di prove che confermano la sua convinzione.
Il problema è che non sa come tornerà. Non vuole credere che Damon sia capace di sputtanare tutto quello che ha conquistato in quei pochi anni passati a Mystic Falls, ma non si sa mai con lui. Uno dei suoi peggiori difetti è che riesce sempre a sorprenderlo.
Stefan decide di essere stanco di quel gioco, e che non può permettersi di perdere di nuovo suo fratello. Non adesso, non più.
Così, per la prima volta nella sua vita, è lui a dare la caccia a Damon.
Non è una caccia serrata né particolarmente difficile, a dire il vero, visto che Damon è partito in macchina e non più di dieci minuti prima di lui, ma anche se lo raggiunge quasi subito non può certo tamponarlo ripetutamente per costringerlo a fermarsi.
Così guidano quasi tutta la notte, fino a quando Damon capisce che il fratello non mollerà la presa e quindi decide che insultarlo davanti a un caffè sia molto più produttivo che lanciargli invettive attraverso il finestrino.
Ovviamente, dopo aver passato l'intera nottata a maledirsi a vicenda, ognuno chiuso nella propria auto, quando si ritrovano faccia a faccia nessuno dei due ha la minima intenzione di parlare, così sorseggiano in silenzio i loro caffè, guardandosi a malapena.
Quando i primi raggi dell'alba illuminano il loro tavolo attraverso le vetrate sporche della locanda dove si sono fermati, Stefan pensa che tra meno di due ore lui dovrebbe trovarsi a scuola e naturalmente non ce la farà mai, quindi Elena si preoccuperà a morte non vedendolo, e lo chiamerà per sapere cosa sta facendo, e lui non saprà cosa dirle.
Ciao amore, sono da qualche parte vicino al Texas, credo, a cercare di convincere mio fratello a tornare indietro, anche se non so bene come fare. Male che vada penso che mi farò prestare un lazo e lo legherò al tetto della Porsche.
Stefan alza lo sguardo sul fratello, ora intento a sorridere lascivamente alla cameriera dietro al bancone, e pensa che da qualche parte deve pur cominciare.
« Ti darò il tormento fino a quando non tornerai a casa », mormora, ed è assolutamente serio e convinto delle sue intenzioni, anche se non sa bene cosa potrebbe costituire un tormento per Damon: spera che la sua sola presenza fisica sia sufficiente.
Damon lascia perdere la cameriera e torna a voltarsi verso di lui, ma il suo sorriso non svanisce. Non è esattamente come quello che gli ha rivolto quella notte, quando ha dato il via al suo piano di rendergli la vita un inferno, ma gli assomiglia più di quanto Stefan vorrebbe.
« E quale sarebbe la novità? Mi dai il tormento da quando sei nato »
« Non di proposito »
« Questo lo dici tu »
« Scoprirai la differenza a tue spese »
« Sto tremando dalla paura », lo deride Damon, ma improvvisamente la piega delle sue labbra si fa più seria. « Non c'è niente per me a Mystic Falls », continua poi, guardandolo dritto negli occhi, come per sfidarlo a contraddirlo. Stefan accetta la sfida con un piacere che si potrebbe definire quasi masochistico.
« Ci sono io. C'è Elena. Ci sono tutti gli altri. C'è la tua─ »
« Non dirlo! », lo interrompe bruscamente Damon.
« Perché no? », insiste Stefan, testardo. « A che serve fare finta del contrario? Fingere che le cose non siano quello che sono? A Mystic Falls c'è la tua famiglia, Damon. La tua casa, la tua famiglia e i tuoi amici. Che ti piaccia o no »
Damon non ribatte perché, proprio come aveva previsto, non ha proprio nulla da contestare a quell'affermazione, e Stefan quasi non riesce a credere di avere davvero avuto l'ultima parola su suo fratello. Decide saggiamente di non esultare troppo.
I due vampiri si alzano stancamente, pagano i due caffè alla cameriera – che non perde l'occasione di fornire a Damon il suo numero di telefono –, e poi si dirigono verso le loro auto, constatando di essere praticamente dispersi nel bel mezzo del nulla.
« Non ho la più pallida idea di come tornare a casa », confessa Damon, guardandosi intorno come se cercasse di riconoscere qualche riferimento utile in quel deserto di sassi e sabbia.
« Un modo lo troveremo », ribatte prontamente Stefan, molto più fiducioso di quanto forse dovrebbe essere, visto che non sa nemmeno in quale Stato si trova.
Ma in fondo, pensa, un modo per tornare a casa lo hanno sempre trovato.


   
 
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