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Autore: ivi87    05/03/2011    4 recensioni
Dopo la conclusione della serie Harm è a Londra senza Mac e con l'aiuto di Booth e Bones risolverà l'ennesimo caso e forse anche i suoi problemi d'amore...
Genere: Comico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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# 1 – The Case

Apro la porta e getto la sacca a terra. Nell’avanzare inciampo in uno scatolone, oggi non è proprio giornata. Lo sposto con un calcio e mi dirigo in camera gettandomi sul letto. Credo che non mi alzerò fino a domani mattina. Mi faccio pena da solo, ma voglio solo cancellare il ricordo di questa giornata.

Nemmeno la palestra mi ha aiutato. Non riuscivo a concentrarmi e a momenti mi casca il bilanciere addosso. Non infilo un pensiero coerente da settimane, ormai e la cosa mi irrita da morire. Ma oggi è andato tutto male dall’ufficio alla palestra, e di solito qui invece me la cavo ancora bene per non avere più vent’anni! Mi sembrava di sentire ancore le risate dei miei ufficiali e avevo l’impressione che tutti mi stessero a guardare. “Le serve una mano, signore?” mi ha chiesto uno sbarbatello quando ho perso per un secondo la presa del bilanciere. A me? Sono un Capitano di Vascello degli Stati uniti d’America, sono stato in Vietnam a cercare mio padre, ho combattuto la guerra del golfo, santo cielo… ma non credo che al ragazzo interessi particolarmente. Mi guardava come se fossi un vecchietto arteriosclerotico!

Non ho nemmeno fame, spengo la luce sul comodino. O meglio, ci provo. Non ho ancora perso le abitudini di Washington, nel mio loft avevo un’abat-jour; qui è tanto se ho attaccato il frigorifero e fatto mettere l’elettricità. Spengo la luce principale e mi addormento esausto.

Sono agitato. Mi divincolo nel letto ma non riesco a svegliarmi del tutto. Sento un suono lontano, un telefono. È lei, lo so. È lei che mi chiama, ma non riesco a prendere l’apparecchio. Il telefono si allontana sempre di più e io mi allungo più che posso, ma è tutto inutile. “Non riattaccare, aspettami” mi sento gridare, rivolto verso il telefono, sempre più lontano. E mentre diventa un puntino piccolissimo mi sveglio di soprassalto con il trillo del telefono che mi perfora un timpano.

“Pronto..” credo di aver detto, ma la voce dall’altro capo del telefono continua a chiedere se c’è qualcuno in linea. Allora stavolta lo dico più forte, uscendo definitivamente dall’ennesimo incubo.

“Pronto” accendo la luce nel medesimo istante in cui sollevo il ricevitore.

“Mi scuso per l’ora, Capitano Rabb, sono il Comandante Burke, della Polizia Metropolitana” mi dice con un accento inglese spiccatissimo.

Scotland Yard? Alle cinque di mattina? Penso gettando un occhio all’orologio al mio polso. Cosa vuole da me?

Glielo chiedo. Vorrei risultare seccato per il disturbo recatomi, da perfetto inglesino quale non sono, ma temo di sembrare piuttosto un arrogante americano che sbraita al telefono al capo del Met.

Mi spiega, impeccabile, l’accaduto; un cadavere ritrovato, un ufficiale di marina sospettato. Non so perché, ma non mi suona affatto nuovo, penso sarcastico.

Vuole vedermi nel mio ufficio tra un’ora. Rispondo affermativamente riacquistando il mio tono militaresco. Riattacco, mi alzo e mi dirigo in doccia.

 

Sono le sei. Il parcheggio del Jag è vuoto e ci sono pochissime persone in strada. La guardia di vigilanza fuori dal portone mi riconosce e mi fa il saluto militare. Ricambio e mostro il tesserino come vuole la prassi. In ascensore penso al mio sogno, devo chiamarla, lo so che devo farlo. Sognare telefoni in continuazione deve voler dire questo. Oppure che ho una segreta passione per loro e dovrei cominciare a collezionarli!

Entro nel mio ufficio e mi distendo un attimo sulla mia sedia e ogni volta che lo faccio mi rammento di non cadere, come gia una volta mi capitò. Questa volta non potrei avere visioni su Mac.

Dall’interfono la voce della guardia mi avvisa che il Comandante Burke è arrivato.

“Lo autorizzi a salire e gli spieghi a che piano arrivare” dico premendo il pulsante di risposta. Mi alzo e vado ad attenderlo all’ascensore per fargli strada.

Siamo nel mio ufficio ora. Mi spiega nei dettagli la vicenda e mi porge il fascicolo della vittima. Un corpo non ancora identificato, o meglio uno scheletro con pochi brandelli di carne addosso, a giudicare dalle foto, è stato ritrovato in un parco. Leggo meglio la scheda. Non un parco qualsiasi però, ma il più famoso di Londra.

“Hyde Park è indubbiamente sotto la nostra giurisdizione Capitano.” Mi dice senza scomporsi di un millimetro “ovviamente non ostacoleremo le vostre indagini legali nell’accusa di colpevolezza del vostro marinaio”

“Presunta colpevolezza” replico calmo guardandolo negli occhi. Antipatico di un automobilista che guida dalla parte sbagliata della strada e dal lato sbagliato della macchina, già lo hai dichiarato colpevole?

Mi guarda torvo per averlo contraddetto. Con chi credi di avere a che fare? Mi è stato spiegato da subito che è necessario mantenere dei buoni rapporti con la Polizia Londinese, ma darvela vinta così facilmente, non rientra proprio nel mio carattere e nei miei principi soprattutto! Cavoli mi sento meglio. Mi sento, in parte, di nuovo me stesso. Forse mi serviva solo una bella sfida, per riacquistare un po’ di fiducia e di grinta. Mi dispiace solo che una persona ci abbia rimesso la pelle per questo.

NOTE DELL'AUTRICE: Eccoci qua con il secondo capitolo!!! A presto e buona lettura!!

   
 
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