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Autore: NonnaPapera    05/03/2011    4 recensioni
Ermanno è un mediocre che ama la sua vita abitudinaria. Per via di questa sua fissazione al disimpegno si farà sfuggire l’occasione della sua vita, spaventato da un assurdo sogno.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LE DISAVVENTURE DI ERMANNO

Quella mattina Ermanno stava guidando il camion mentre borbottava un po’ infastidito improperi al suo capo. Chissà cosa gli era saltato in testa a quello sbarbatello figlio di papà di cambiargli il turno e il giro. Appena rientrato si sarebbe andato a lamentare con il “vero” suo principale. Il vecchio sig. Motta avrebbe certamente capito le sue esigenze, mica come il figlio che aveva zittito le sue proteste con un’alzata di spalle e mormorando un:
“Se ti va bene è così, altrimenti quella è la porta”
Assurdo! Dopo anni di onorato servizio venire trattato così da un bambino troppo cresciuto era un vero affronto.

Ermanno non era mai stato un uomo con grandi ambizioni o grande spirito di iniziativa. Aveva sempre cercato di affrontare la propria vita con facilità e con leggerezza. Nessun impegno, nessuna responsabilità, nessuna preoccupazione.
Non era propriamente uno scansafatiche… lavorava ogni giorno e il suo dovere lo svolgeva in modo preciso e puntuale, però non faceva mai nulla di più di ciò che gli competeva. Insomma era un mediocre come ce ne sono tanti, ma non aveva l’animo cattivo o avvizzito. Semplicemente stava bene da solo, bastava a se stesso e non gli importava di nient’altro.

Di mestiere faceva l’operatore ecologico, comunemente chiamato spazzino. Era un lavoro relativamente semplice, senza responsabilità che gli permetteva di vivere agiatamente (essendo solo) e che non lo faceva tornare a casa troppo stanco la sera… insomma proprio il lavoro adatto a lui.
Erano ormai quindici anni che la sua esistenza trascorreva tranquilla e immutata, senza che nulla di davvero rilevante gli capitasse.

Ora chissà come mai avevano deciso di cambiargli il giro per il ritiro della spazzatura. Non che volesse per forza fare quello vecchio… ma il nuovo percorso era di un bel pezzo più lungo e di certo sarebbe tornato a casa tutti i giorni, una buona mezzora più tardi alla sera. Ecco, era questo che proprio non voleva. La sua routine quotidiana si sarebbe irrimediabilmente incrinata. Tanto più che non c’erano vantaggi. Insomma, avrebbe lavorato mezzora in più per cosa? Cinque euro al giorno in busta paga! Mica gli occorrevano soldi, tanto più che cento euro al mese non gli avrebbero certamente cambiato l’esistenza.

Sbuffò infastidito per l’ennesima volta quel giorno. Ormai era quasi al termine del suo giro ed erano già le cinque e mezza di sera. Si apprestò a scendere dal camion, per caricarci su gli ultimi sacchi di spazzatura., quando d’improvviso qualcosa attirò la sua attenzione.
Uno strano oggetto che riluceva alla luce del tramonto faceva bella mostra di sé attraverso le grate di un tombino, come se stesse dicendogli : prendimi sono tuo.
Si avvicinò curioso con il cuore che palpitava, a vederlo da lontano sembrava una grossissima collana d’oro e diamanti. Si avvicinò ancora di più e, spiando tra le strette sbarre della grata, la sua prima impressione venne confermata. Sì, era certamente un gioiello di enorme valore.
La luce del sole trafisse di nuovo la superficie della collana che brillò nuovamente.
Ermanno la guardò ammirato e allungò la mano nel tentativo di prenderla, purtroppo però le sbarre impedivano alla sua mano di raggiungere il bramato oggetto.
Passò così più di mezz’ora , tempo nel qual Ermanno cercò di ingegnarsi in tutti i modi per recuperare la tanto agognata collana, ma ovviamente fallì miseramente ad ogni tentativo.

Quello stupido gioiello era lì, che faceva mostra di sé in modo arrogante e strafottente, quasi lo sbeffeggiasse e  deridesse. Ermanno fissò a lungo quel tesoro a pochi passi da lui e ringhiò infastidito:
-Se non fosse per le sbarre ti avrei già preso- mormorò, ma  poi si rese conto che stava parlando al vuoto .

Ormai era tardi e il sole stava calando, doveva riportare il camion al magazzino e timbrare l’uscita.
Arrivato al capannone c’era il vecchio sig. Motta che lo attendeva.
“Ermanno, ciao! Senti ti volevo parlare… mio figlio mi ha comunicato la sua decisione di cambiarti il giro, io gli ho detto che non era una cosa giusta nei tuoi confronti prendere una decisione simile senza chiederti che ne pensavi… Io non mi voglio intromettere ma domani se ti va, mio figlio ascolterà le tue richieste”
“Oh no si figuri va bene il giro nuovo” disse risoluto Ermanno.
Figurarsi… il giro era perfetto, altrimenti come avrebbe fatto a recuperare quel prezioso?
Una volta nel suo appartamento si lavò e si addormentò con la mente sempre rivolta al gioiello che lo attendeva dietro le sbarre di ferro, immaginandosi cosa sarebbe potuto cambiare nella sua vita una volta divenuto ricco.

La mattina dopo Ermanno si svegliò completamente sudato e terrorizzato da un sogno che aveva fatto durante la notte. Celermente si vestì è senza perdere tempo a fare la sua abituale colazione e uscì di casa per raggiungere al più presto il posto di lavoro.
Appena fu arrivato davanti all’ufficio del suo giovane capo, entrò -senza bussare- come una furia.
“Oh Ermanno” il giovane, che stava seduto dietro all’imponente scrivania, lo salutò perplesso da tanta irruenza.
“Capo le devo parlare di una cosa importante!”
“Ah si mio padre mi ha già detto tutto… sono felice che tu voglia continuare il nuovo giro che ti ho assegnato…”
“Nooooo” Ermanno urlò senza permettere all’altro di terminare la frase.
“Ma come? Io avevo capito…”
“Perché mi vuole così male? Cosa le ho fatto per farle desiderare di rovinarmi la vita?”
Il giovane lo fissò basito  senza capire a cosa l’uomo si riferisse.
“Scusa ma davvero non ti seguo!”
“Allora glielo spiego… Continuando a fare quel giro nuovo, io riuscirò a diventare ricco grazie ad una scoperta fatta in un tombino. Così mi licenzierò e comincerò a fare la bella vita. Si sa, gli uomini ricchi sono molto appetibili, così finirò per cadere nelle grinfie di una donna bellissima. Mi creda ancora mi si attizzano i sensi se ripenso a lei. Però quella benedetta donna mi tradirà in continuazione. Io nel frattempo diventerò sempre più ricco, investendo in immobili ed aprendo dei ristoranti alla moda… Sarò talmente occupato dal lavoro da non avere più il tempo per fare nient’altro. I miei due figli un maschio ed una femmina, gemelli nati dalla mia seconda moglie -che però ai tempi del parto era ancora la mia amante-, cresceranno immersi nella bambagia. Una volta grandi mi creeranno un mare di problemi, il maschio cercherà più volte di soffiarmi l’impero da sotto il naso; così assieme ai miei avvocati troverò delle cose compromettenti per farlo incriminare ed incarcerare. Non le dico le tragedie, per questo arriverà anche il secondo divorzio. Mia figlia invece collezionerà vestiti e mariti, mentre la mia terza moglie –amica di mia figlia perché coetanee- si ammalerà di un male incurabile. Una tragedia, il funerale, lo straziante dolore, mi riavvicineranno alla mia prima e mai dimenticata moglie… Però alla fine scoprirò che quella donna malefica è in combutta con mio figlio per allontanarmi dalla direzione della mia multinazionale creata nel giro di un decennio di lavoro… perciò sarò costretto a farla assassinare.
Ovviamente mi arresteranno, e senza altri eredi  il mio patrimonio passerà nelle mani di mia figlia, l’unica senza pendenti penali… che ovviamente sperpererà tutto. I miei avvocati mi faranno uscire dal carcere, ma ormai povero, tornerò qui a supplicarla di lavorare ancora per voi... però a quei tempi avrò ottant’anni e  lei mi caccerà dall’ufficio ridendo. Finirò i miei ultimi giorni in uno spoglio letto d’ospedale…”
Ermanno aveva il fiato corto e il viso rosso, pareva che da un momento all’altro potesse coglierlo un infarto.
Il suo capo lo fissò spaventato e sconvolto, suo padre non gli aveva mai detto che Ermanno era schizofrenico… evidentemente doveva aver dimenticato di prendere i farmaci. Sì, era l’unica spiegazione logica.
Terrorizzato dal timore che l’uomo potesse fare gesti inconsulti si affrettò a balbettare un:
“C-certo certo… anzi sai che ti dico? Data la tua dedizione ti darò anche un aumento”
A quelle parole Ermanno parve calmarsi di colpo e sorrise rilassato.
“Grazie capo, lei si che è un tipo in gamba… bene io vado a prendere il camion, altrimenti faccio tardi” e così dicendo uscì dall’ufficio tutto soddisfatto.
Si avviò al suo mezzo e una volta davanti al volante sospirò come se si fosse tolto un peso mormorando:
“Meno male che sta notte ho fatto quel sogno premonitore sul mio futuro… stavo per infilarmi in un incubo”.

La giornata passò tranquilla e alle cinque e mezza in punto Ermanno ritornò al capannone.
Una volta sceso dal camion notò un gruppetto di altri operai che si accalcava in un angolo.
“Che succede?” domandò curioso
“Sapessi Giulio è uno degli uomini più fortunati che conosca” gli rispose con un po’ di invidia un collega “Pensa che ha trovato una collana che deve valere un sacco di soldi in un tombino” concluse.
Giulio per tutta risposta gli mostrò il gioiello sorridendo.
Ermanno gli si avvicinò con fare di compatimento e sussurrò, battendogli una pacca sulla spalla:
“Mi dispiace… però meglio a te che a me” e si allontanò lasciandosi dietro tutti i colleghi sconvolti per quell’affermazione assurda.
Si stava facendo tardi, se non si sbrigava a tornare a casa in fretta il suo programma preferito sarebbe cominciato senza di lui, rovinando la sua amata routine quotidiana.

END

PICCOLO SPAZIO PRIVATO:
Volevo dare alla storia un tono leggero, benché il protagonista sia un perdente che ha paura di vivere e per questo suo timore perde un’occasione importante. Anzi si feliciterà con se stesso per averla scampata. E’ fondamentalmente una storia amara, anche se scritta in tono semplice e quasi surreale.
Scritta per il contest  Pirates of the Carribean quotes  
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