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Autore: Nyappy    05/03/2011    2 recensioni
Ti chiedi perché abbia preso i vestiti della sorella, eppure apprezzi i leggins scuri con i glitter che gli fasciano le gambe –sono così gay! Gli hai già detto- la maglietta larga
che enfatizza il suo fisico magrissimo e… oh, no. Niente pensieri perversi sugli stivali da cowboy. Stupide, dannate sexy borchie.
[One-shot vagamente nonsense, slash e molto sperimentale]
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Poi ti fermi all’improvviso e il mondo si ferma con te.
Immobile, lui ti sorride, e prima di farlo a tua volta ti chiedi come abbia fatto quel ragazzino a diventare così maledettamente importante per te.
E’ in bilico su una sedia, le gambe appoggiate alla ringhiera del tuo terrazzo, la luna che si riflette sul bicchiere vuoto che stringe ed un Mikado tra le labbra.
Ti chiedi perché abbia preso i vestiti della sorella, eppure apprezzi i leggins scuri con i glitter che gli fasciano le gambe –sono così gay! Gli hai già detto- la maglietta larga
che enfatizza il suo fisico magrissimo e… oh, no. Niente pensieri perversi sugli stivali da cowboy. Stupide, dannate sexy borchie.
Ti ritrovi ad accendere il fuoco dentro un vecchio vaso di coccio, solo per creare l’atmosfera e distinguere meglio la ricrescita scura di quei capelli biondi così finti.
Tuo malgrado, butti al diavolo la tua quasi - tendinite ed inizi svogliatamente a suonare la chitarra, una canzone d’amore che conoscete entrambi, lui è la voce.
Non te la vuole far cantare perché se che ammetteresti di avergliela dedicata, vero?
E poi ti fermi, gli sfili gli occhiali che ha assicurato allo scollo della maglia e li indossi: la sua miopia è minima, ma la tua vista perfetta potenziata da quelle lenti te lo fa se
possibile ammirare ancor di più. Che strane idee che vengono di notte in riva al mare, in due su una terrazza polverosa.
-Vuoi vedere le stelle?-
Lui ti evita, ti evita sempre. Forse sa che quando ti avvicini tendi a stringerlo troppo, a fargli male, a lasciagli le labbra sanguinanti da quanto sono violenti i tuoi baci.
Senza forse, l’ha sperimentato più e più volte.
E gli piace, ma non vuole ammetterlo, così come non ammetterà mai che il suo bicchiere vuoto conteneva solo acqua –perché la vodka fa più figo, ma lui non è figo, è solo
fottutamente carino e lo vuoi tutto per te.
-No.-, rispondi, ma lo accontenti e non gli dici la verità. Sarebbe capace di andarsene.
Ti viene in mente una delle tue idee strane, quegli esperimenti bislacchi che non sai se provare o no.
Cinquanta e cinquanta. Che dici, proviamo?
Gli porgi la mano e lo fissi negli occhi, togliendoti quegli occhiali che ti stanno facendo venire il mal di testa, e con tua sorpresa lui ti accetta, la stringe con la sua.
Inizi a tirarlo piano verso di te, e anche se ti tiene delicatamente fa un po’ di resistenza.
Prima un piede a terra –e relativo tonfo per l’alto tacco dello stivale. Maledetti affari, dannatamente provocanti- poi l’altro, si sporge su di te e ti scivola sopra, seduto all’amazzone.
Ghigni: per uno abituato a stare tra il muro e la bocca di un altro quel cambio di posizione dev’essere per forza un grande cambiamento.
Ti guarda, sa cosa lo aspetta:  avrà di nuovo le labbra tumefatte per una settimana perché sei dannatamente così, violento e geloso.
E allora lo stringi forte, così forte da stritolarlo, da annullare i contorni del suo esile corpo, e come sempre inizi piano, maestro, a tormentargli le labbra, mentre le tue dita scorrono tra
le sue costole, giocherellando fino all’ombelico.
Poi è un po’ il tuo topos: sciogli l’abbraccio, tenendolo sempre costretto a te e gli appoggi una mano sul ventre piattissimo, iniziando con l’indice a stuzzicarglielo. Non sai perché lo adori,
ha la curiosa forma di un bottoncino.
Funziona sempre, e lui si concede il primo gemito: è fatta.
Il fratellino, lo chiama lui, in modo deliziosamente naïf.
Attraverso i leggins glitterosi di sua sorella senti che il fratellino si è svegliato, e saresti tanto tentato di proseguire se lui non si scostasse all’improvviso e tornasse sulla sedia,
con i capelli arruffati e la lingua che lecca il sangue fresco.
Ti sfugge sempre in questo modo, e tu lo lasci fare.
-A cosa pensi?-, gli chiedi senza imbarazzo, e lui non esita a risponderti, indicando il bicchiere che teneva in mano e che è finito a terra, scheggiandosi.
Toh, non ve n’eravate nemmeno accorti.
-Niente considerazioni filosofiche? Stasera sei a corto d’idee?-, lo sfotti sperando che lui s’incazzi e faccia come fai tu di solito, baciandolo con desiderio.
-Stasera sì.-, o forse la sua mente è ancora inebriata di te, hai questo strano potere.
-Dovrai ridare i vestiti a tua sorella.-
-Lo so.-
-Fallo tra un paio di giorni, però.-

Brevissimo. Davvero, non so come mi sia venuto in mente. O forse sì: il biondino è il mio uomo ideale. Gusti. Non ho voluto dare loro dei nomi, così come ho inserito diversi vezzi
linguistici da ggiovani, come i continui poi. E anche la vodka, che a quanto pare fa molto figo. Bah, io sono astemia.
Lo stile è assolutamente sperimentale: mai usato il tu in qualcosa che non sia una drabble introspettiva. Quindi...
Mi farebbe davvero piacere che ne pensate :D anche se sì, è un esperimento. Spero che questi due sciocchini vi abbiano almeno strappato una considerazione.
Baci & love,
Nyappy
   
 
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