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Autore: Sonoqui87    05/03/2011    0 recensioni
Ci ho provato, in tutto questo tempo ci ho provato. Mi è stato impossibile, però, dimenticarti del tutto.
Mi tornavi in mente in ogni cosa che facevo, che toccavo, odoravo e vedevo.
Eri il mio mondo e sei improvvisamente crollato. Quando, in un compito in classe, mi hanno spiegato se credessi nell'amore, se l'avessi mai provato sulla mia pelle... ho consegnato il compito in bianco. Il dolore mi ha nuovamente inghiottita. Ci ho provato, davvero. Ma a dimenticarti non ci sono mai riuscita.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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" Ci ho provato, davvero. Ma a dimenticarti non ci sono mai riuscita. "

Mi manchi più di prima.

 

 

 

" Ciò che è più amaro, nel dolore di oggi, è il ricordo della gioia di ieri. "

Gibran

 

 

 

 

 

 

Un banale compito in classe, mi sono affrettata a completarlo. Il tema di quel giorno era : credi nell'amore? Se sì, perchè? L'hai mai vissuto in prima persona? Se sì, parlane.

Stupida domanda, ridicola costatazione. Non erano temi da fare, quelli; cosa diavolo c'entrava con il compito di Italiano? mi domandai irritata, quel giorno uggioso di Novembre.

Improvvisamente, i ricordi mi assalirono come un fiume in piena. Ogni istante, rumore, profumo e paesaggio mi venne in mente, con prepotenza, quei ricordi, mi appannarono gli occhi.

Diapositive di una vita passata, vissuta senza pensieri e risentimenti. Spezzoni di vita messi in disparte, chiusi per non essere visti. 

Trattenni il respiro dinnanzi al tuo viso, che mi passò come un flash colorato nella mente. Quel vuoto che avevo cercato di colmare era ricomparso. Quei ricordi che avevo cercato di eliminare erano ritornati. Quanto era difficile dimenticare.

Guardo la mia bic nera tremare nella mia mano; quella domanda mi rombombava nella mente. Tirai su con il naso e cominciai a vomitare parole sconnesse, sputare come acido frasi senza senso. Il dolore mi divorava ma nessuna lacrima usciva dai miei occhi scuri e duri.

Un traverso di bile mi assalii la gola, mi rivoltò lo stomaco. Il cuore si frantumò in mille pezzi, ancora mi faceva questo fottuto effetto.

La penna scorreva fluida su quelle righe, la mia calligrafia - distorta dalla furia di scrivere - non lasciava via di scampo, proprio come le parole insensate che stavo scrivendo.

Il sentimento più forte che avevo provato era stato spezzato dall'egoismo umano. Il principe azzurro delle favole non esisteva, lui non esisteva.

Ero stata fidanzata per ben quattro anni; avevo deciso di fidarmi nuovamente di un uomo, nonostante non avessi pienamente fiducia nel loro genere. Gli uomini della mia vita mi avevano fatto troppo male, non volevo che un'altro mi recasse tanto dispiacere.

Non mi faceva bene piangere di nascosto e soffocare i singhiozzi nei cuscini.

Avevo deciso di affidarmi a lui, all'inizio ero andata con i piedi di piombo. Tutto e sottolineo tutto mi piaceva di lui. Il suo sorriso mi trasmetteva serenità, i suoi occhi dolcezza ed il suo viso amore. Adoravo il suo carattere permissivo ma geloso, la sua immensa gioia di vivere. 

Avevamo condiviso tutto, perfino la mia prima volta. 

Poi...poi è arrivata la batosta. Dopo quattro anni non mi ha definito alla sua altezza. Ero troppo poco per lui, pensavo diversamente da lui, io non ero per lui.

Quel giorno ruppi tutto. Sbattei il cellulare sul pavimento, buttandolo poi nell'immondizia. Tagliai i suoi maglioni, - odoravano troppo di lui - strappai le sue foto. Cancellai ogni cosa di lui, come lui aveva cancellato definitivamente me dalla sua vita.

La depressione, in poco tempo, inghiottii i colori veraci della mia vita. Ogni cosa mi ricordava lui. Perfino respirare mi ricordava il suo viso. Avrei voluto spronfondare nel nulla che aveva inghiottito il mio cuore. 

Ero a pezzi. Nulla più contava. Non distinguevo più cos'era il bene ed il male, la vita dalla morte. 

Non dormivo, incubi funesti invadevano la mia mente. Non mangiavo, il mio stomaco rigurgitava ogni sostanza che cercassi d'inghiottire.

Ero stata tradita. Di nuovo.

Stesa in quel letto pensavo, pensavo, pensavo. Lui regnava nella mia mente, il suo nome si ripeteva come una cantilenia tra le pareti del mio cervello.

Stavo diventando pazza.

Non andavo più a scuola; troppe persone, il mio dolore sarebbe stato evidente. Non parlavo con nessuno, nemmeno con mia madre che preoccupata mi guardava sfiorire giorno dopo giorno.

Di solito, non mi alzavo nemmeno per lavarmi. La mia era diventata una malattia, un ossessione, provavo morbosità nei suoi confronti. Ero pazza, completamente folle.

Avevo imparato a mie spese, nuovamente, che fidarsi di un uomo non è mai saggio. L'amore... l'amore portava solamente dolore e sofferenza. Sangue e lacrime. 

Era tutto finito. Non mi davo pace, lui era più forte di me. Aveva preso possesso delle mie facoltà mentali. 

Non esisteva più un io. Un lui. Un noi. Avevo tolto ogni specchio dalla stanza, qualsiasi oggetto che potesse rimandare la mia immagine.

Non volevo guardarmi, avrei visto una persona che non avrei riconosciuto.

Quella non era nemmeno sopravvivenza. Ero un fottuto vegetale. 

Non morire, mi pregava la mia mente. Odiavo quando il mio cuore stava zitto, da troppo tempo non parlava. Da troppo tempo era diventato muto. Da troppo tempo aveva smesso di battere.

Fu mia madre a mettermi dinnanzi al mio riflesso : pallida, smunta, invisibile. Ero davvero io, quella? Oramai non sapevo nemmeno se esisteva un io interiore, che fossi sparita dall'Universo?

Forse l'allunnamento sarebbe stato meno doloroso.

Mi ripresi grazie ad uno strizzacervelli, grazie a dei calmanti. Sì, ero malata. Volevo che mi estirpassero quel fottuto cuore, che mi dessero un antitodo per quella malattia chiamata comunemente amore.

L'amore non è come ne parla la Disney, il per sempre non esiste. Il principe azzurro era una fottuta illusione. Cazzo, amare era doloroso come ferirsi con un'arma contudente. Senti la lama gelida penetrarti nella carne, il sangue scorrere... ma la ferita non è chiara agli altri.

L'amore non è gioia, tenerezza e tanto altro. L'amore era fatto di lussuria, egoismo e libidine. Le più sporche emozioni erano incentrate in quei sentimenti.

Non avrei mai più rischiato così tanto; avrei chiuso il mio cuore in una gabbia di ferro, nessuno sarebbe arrivato a toccarlo mai più.

Quel giorno, consegnai il compito in bianco. 

Ci ho provato, davvero. Ma a dimenticarti non ci sono mai riuscita.

   
 
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