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Autore: titania76    06/03/2011    5 recensioni
[La nuova versione, più ampia e meglio strutturata è già in fase di pubblicazione su fanworld.it col medesimo titolo e rating alzato]
Come si sarebbe svolta la guerra se non fosse mai stato vissuto l’evento che ha fatto da caposaldo all’intera storia? E se prima di Hades, altre divinità fossero venute a sfidare Atena?
La notte degli inganni non è mai avvenuta, Shion continua a guidare il Santuario con saggezza e benevolenza; tutti i Santi d’oro sono pronti a fare il loro dovere; Saori è stata fatta crescere ugualmente nel mondo civilizzato per farle assaporare una vita normale prima del suo risveglio. Nessuna lotta intestina è mai sorta.
Questa è la mia versione della storia, di come l’avrei voluta. Forse un po’ di parte, sicuramente meno epica, forse un po’ ingenua.
Quella che presento è la conclusione delle due precedenti one-shot, “Speranza” e “Nuova vita, speranza infranta”. Non è Saint Seiya, non quello classico, non lui come protagonista, anzi, neanche compare praticamente. Una visione adulterata, cinica, forse immatura… forse è solo il sogno di una fan. (ma non è forse così per tutte le fanfiction?)
[conclusione di "Speranza" e "Nuova vita, speranza infranta"]
N.B.
Vecchia versione, sospesa.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Shion, Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amaro prezzo della devozione'
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ricomincia tutto da capo

Un’altra tetra e afosa notte che quella soffocante ed implacabile estate elargiva, un’altra notte senza luna a rischiarare il passo e senza stelle ad indicare la via. Un qualcosa di insolito per quel periodo. Anche quella notte, come nelle ultime notti ormai accadeva, un uomo scrutava la volta celeste, pregava gli astri, invocava gli Dei in cerca di risposte o un segno che potesse guidarlo. Ma quell’ostinato silenzio gli opprimeva l’animo, i suoi quesiti rimanevano senza risposta. I tempi stavano maturando, lo sentiva, allora perché tacevano?
Un improvviso chiarore. Un infinito e dolce cosmo a rivelare una presenza. Una immensa sensazione di soavità a rigenerare l’animo. Durò solo un attimo, ma sufficiente a permeare l’intera zona di amore e speranza.
Ecco la risposta tanto cercata.
Accorse il vecchio Shion, là dove aveva intravisto quello strano fenomeno; ai pieni della gigantesca statua della sua Dea vi trovò rannicchiata una piccola creatura. Ancora un lieve residuo di quell’immenso e amorevole cosmo ad avvolgerla fino a sparire completamente. Prese a muoversi la piccola, ad agitarsi, a piangere. Shion la prese fra le braccia alzandola al cielo in un tacito ringraziamento. 

La Dea è tornata fra noi…”

 

Un senso di incommensurabile gioia per quell’arrivo così tanto atteso ma inaspettato, un senso di inquietudine anche, la consapevolezza e la conferma che il tempo stava davvero terminando, il periodo di “pace” era agli sgoccioli, presto dunque un nuovo e terribile conflitto fra Dei sarebbe venuto. Presto il mitologico nemico sarebbe venuto a reclamare la terra degli uomini.
Non era pronto Shion, le schiere dei Santi protettori della Dea non erano complete, i predestinati ancora troppo giovani e la loro preparazione ancora incompleta. Ma c’era tempo… sì, c’era ancora tempo.
 

Non vi erano ancora state avvisaglie di pericoli immediati né il risveglio di antichi nemici. La Dea, la sua Dea, l’avrebbe fatta crescere nascosta e al sicuro fino al momento di prendere posto alla guida dei suoi Santi.
Decise che sarebbe vissuta al di fuori del Santuario, come una bambina normale, perché potesse vivere a contatto con gente normale, quella stessa gente che avrebbe ricevuto un giorno la sua benevola protezione. Perché vivesse quel mondo che avrebbe protetto con tutta se stessa come in passato aveva fatto e come sempre avrebbe fatto. L’avrebbe dunque affidata ad un uomo che conosceva quel mondo segreto, un uomo di assoluta fiducia, che l’avrebbe protetta e cresciuta come una figlia.
Intanto Shion avrebbe continuato a vegliare, protegge e guidare come meglio poteva il Santuario fino al quel giorno. A preparare quei giovani per mandarli incontro alla morte per preservare la giustizia e il futuro.
 

 

Trascorsero 5 anni dal ritorno di Atena sulla terra, 5 anni in cui la bambina a cui era stato dato il nome di Saori, cresceva amata e troppo viziata, lontana dalla terra di Grecia. Viveva negli agi più sfrenati accanto a quell’uomo a cui era stata affidata ignara della sua origine e del suo destino. Un uomo fedele sì ma anche ambiguo e ambizioso, un abile affarista pronto a sfruttare ogni minima occasione. L’uomo aveva trasceso i suoi compiti. Aveva riunito a sé da ogni parte del mondo bambini che potessero un giorno difendere quella fanciulla e ciò che avrebbe rappresentato. Voleva trovare fra essi dei prescelti che potessero in futuro lottare a fianco della Dea Atena e difendere anche il proprio mondo. Li aveva poi nuovamente divisi quei bambini, mandati in luoghi segreti nel mondo perché apprendessero, perché venissero addestrati e trasformati. Perché crescessero consapevoli del proprio destino e del sacrificio che sarebbe stato loro richiesto.
Il destino beffardo aveva poi richiamato a sé quell’uomo all’improvviso, stroncandolo con una malattia cardiaca, senza dargli il tempo di adempiere appieno al suo compito, lasciando incompleto il suo progetto, abbandonando la bambina all’oscuro di tutto e ad una vita non sua. 

 

*****

 

Due giovani ragazzi appena ventenni, due fratelli, identici nell’aspetto, complementari nel carattere, cresciuti fianco a fianco nella devozione alla loro Dea; stavano seduti su di un altopiano spalla contro spalla aspettando l’alba. Erano sempre stati uniti l’uno all’altro fronteggiando gli ostacoli sostenendosi a vicenda, avevano affrontato anni di duro addestramento ed erano divenuti parte dell’elite. Erano sempre stati una cosa sola. Apparivano sereni anche se molti erano i pensieri che affollavano le loro menti, molti i sentimenti contrastanti che agitavano i loro cuori. Quello che si stava dipanando davanti a loro era un giorno importante. Quel giorno si sarebbe compiuto il loro destino. 

- sei nervoso per oggi?... 

- solo triste… dopo oggi le cose cambieranno… 

- no… non cambierà nulla… staremo sempre insieme… 

- ma per gli abitanti del Santuario sì… e anche gli altri… hanno sempre mal visto questa situazione… 

- gli altri sono giovani… e invidiosi perché sono soli… 

- e se dovesse risolversi nuovamente in un pareggio?... 

- ne sarei contento… 

- questa volta sarà diverso… mi batterò fino alla fine per conquistarlo… 

- ne sono sicuro… 

 

Tutto il Santuario era in agitazione da giorni e giorni per l’importante evento che si sarebbe svolto. I preparativi erano frenetici, gli addetti alla manutenzione dell’arena erano in fermento per terminare il loro lavoro in tempo.
La grande arena principale, adibita per le competizioni e le cerimonie ufficiali, era gremita fino all’inverosimile, era palpabile la grande eccitazione che si stava vivendo. Era la prima volta che si sarebbe assegnato il titolo di Santo d’oro con uno scontro diretto come invece avveniva di norma per i Santi d’argento e Santi di bronzo. Nella tribuna d’onore, alla sinistra della piccolo palco riservato al Grande Sacerdote, il Santo d’oro del Sagittario aspettava in trepidante attesa, seduto accanto ai giovani compagni d’arme del Cancro, del Capricorno e dei Pesci ancora poco più che ragazzi; di conoscere l’esito di quello scontro eccezionale e di festeggiare la consacrazione ufficiale del nuovo compagno che avrebbe preso posto al suo fianco nella più alta casta delle schiere della Dea Atena.
Accompagnati dal boato della folla fecero il proprio ingresso i due giovani contendenti, sicuri e determinati, fieri.

Tutti erano in attesa di ascoltare le parole del Grande Sacerdote che avrebbero dato il via a quell’evento: 

- Oggi, con la benevola protezione della nostra amata Dea, assisteremo alla consacrazione di un Santo d’oro…
- questo è un giorno importate per voi due… per cinque anni avete condiviso la carica di Santo dei Gemelli, per cinque anni avete presidiato la terza casa.
- siete stati riconosciuti entrambi degni di ricoprire il ruolo di Santo dei Gemelli ma uno soltanto di voi potrà beneficiare della protezione delle Sacre Vestigia in battaglia… soltanto il vincitore avrà il pieno titolo… oggi si dovrà compiere il vostro destino…
- di medesima forza, equivalenti in destrezza e di eguale lealtà e devozione alla nostra Dea… solo il fato stabilirà chi fra voi due sarà il legittimo possessore di queste Sacre Vestigia…

 

Lo scontro si fece da subito teso e difficile, entrambi i contendenti erano abili, la loro forza si equiparava. Dapprima uno scambio di colpi atti a studiare le strategie l’uno dell’altro, erano scontri fisici in rapida successione per saggiare velocità e prontezza. Poi colpi sempre più forti, decisi, implacabili. Stavano dando fondo ad ogni grammo della loro energia fisica e mentale. Sembrava dovesse terminare come sempre in un pareggio. Era innegabile che si stessero impegnando con tutto loro stessi, la loro forza e la loro determinazione era senza paragoni.
Un momento di pausa. I due fratelli si guardarono negli occhi. Occhi carichi di determinazione e fiducia, un sorriso sincero. Il respiro affannoso pian piano si regolarizzava. Erano concentrati al massimo. Si preparavano per l’ennesima volta al loro colpo più potente. Una fortissima esplosione, una immensa deflagrazione. L’onda d’urto generata dal cozzare dei due colpi portati al massimo della loro potenza residua scaraventò con estrema violenza i due ragazzi, già provati, a terra; ai lati opposti di quel campo di battaglia. Rimasero entrambi immobili, feriti e stremati per interminabili attimi, poi, uno dei due si rimise in piedi, a fatica, barcollando un poco. Era dunque il vincitore.
 

L’altro ragazzo non si rialzò più. Esanime era riverso su quella terra rossa, intrisa del sangue di tanti giovani che prima di loro avevano combattuto per il proprio destino, imbrattata ora anche del suo stesso sangue.
Le urla e gli incitamenti che fino a poco prima riempivano l’arena cedettero il posto ad un irreale silenzio. Nessuno osava più proferire parola.
Il fato aveva operato la sua scelta.
Le sacre vestigia erano andate a coprire le stanche e tremanti membra del vincitore.
Quel giovane ora ricoperto d’oro, che dava ancora le spalle al Sommo Pontefice, cadde in ginocchio con il capo chino e gli occhi chiusi a trattenere lacrime di dolore. Quale vittoria amara era stata quella. 

Dagli spalti, mescolata alla folla ancora sbigottita di giovani allievi, servitori e ancelle, saltò giù sul rosso terreno dell’arena una figura ammantata e con il volto quasi del tutto coperto, solo la bocca era visibile. Si avvicinò al giovane a terra, si chinò su di lui, gli accarezzo dolcemente il volto infine lo cinse fra le proprie braccia. Volgendo poi lo sguardo verso l’altro giovane gli rivolse un lieve sorriso.
Una intensa vibrazione nell’aria, un improvviso e pulsante bagliore dalle vestigia che si staccarono improvvisamente dal corpo del ragazzo per ricomporsi nuovamente nel totem al centro dell’arena. Una lieve aura minacciosa avvolse la figura sconosciuta che strinse a sé convulsamente il giovane esanime fra le proprie braccia fissando quell’effigie d’oro con astio digrignando i denti. Con un leggero scarto del capo volse poi l’attenzione al Pontefice che era scattato in piedi allarmato da quella strana intrusione e dal seguente inusuale fenomeno che si era verificato nell’arena. Quasi un impercettibile movimento della bocca ora più rilassata a pronunciare parole non udibili.
Un vento improvviso nacque dal nulla sollevando nugoli di terra, un impetuoso e innaturale turbinio rosso avvolse i due che svanirono nel nulla lasciando tutti i presenti attoniti. 

*****

 - ero sicuro di trovarti qui… 

- lasciami solo… Aiolos… 

- Sono ormai quasi due mesi… dal giorno dell’investitura ufficiale… tutte le notti vieni qui… espandi il tuo cosmo per ore ed ore fino a sfiancarti… lui non c’è più…non ti risponderà… è morto… fattene una ragione… 

- tu non puoi capire… 

- ti stai isolando sempre di più... siamo tutti preoccupati per te… anche il vecchio Shion lo è… 

- tzè… quanta falsa preoccupazione… siete tutti ben felici che non ci sia più… 

- non è vero… siamo i tuoi compagni… la tua famiglia… 

- voi non siete niente per me… 

- questo atteggiamento non ti appartiene… ti prego… torna in te… Saga

 

Desistette infine Aiolos, incerto su come fare per riportare in sé l’amico. Tristi pensieri nella sua mente erano rivolti a quell’amico non più gioviale e cortese ma assente e apatico, che si stava chiudendo sempre più in se stesso. Certo lui non poteva comprendere quel profondo dolore, il fratellino adorato lui lo aveva ancora al suo fianco. Mentre scendeva dall’altopiano con le prime luci dell’alba ad illuminare il suo cammino vide il Sommo Shion che attendeva, la preoccupazione come una maschera sul volto. 

- Sommo Shion… non so cosa fare… 

- lasciagli ancora tempo, è difficile per lui…
- si sente in colpa per la morte del proprio fratello… non è facile vivere con un peso del genere… non ha nemmeno un corpo da piangere… 

- lui non si rassegna… lo crede ancora vivo… Sommo Shion… ditemi… cosa è accaduto realmente quel giorno? 

- non lo so…
 

Percorsero assieme il sentiero che li riportava verso le case dello zodiaco pronti a tornare ognuno ai propri doveri.
Aiolos a capo chino dispiaciuto per il suo migliore amico che sentiva sempre più lontano ma allo stesso tempo determinato ad aiutarlo e il vecchio Shion consapevole di non poter lenire la tristezza e la sofferenza di quei giovani Santi che considerava un po’ come figli suoi. 

- sento che qualcosa si sta ridestando… ma ancora non mi è chiaro…
- Aiolos… avverti gli altri maestri… bisogna accelerare i tempi di addestramento dei giovani… dobbiamo essere pronti…

 
Apprestandosi infine a tornare alla tredicesima casa, il passo stanco per il peso della vecchiaia e delle preoccupazioni, la mente a ripercorrere dolorosi ricordi di un lontano passato…
“la storia è destinata sempre a ripetersi… dunque quelle vestigia sono davvero maledette?… perché un fratello deve essere la causa della morte del suo stesso sangue?
Così accadde per Aspros e Deuteros… così accadde per lei… ed ora… Credevo di aver fatto la scelta giusta… lasciarli assieme, riconoscere il diritto ad entrambi… il fato è davvero ineluttabile?
No… basta incertezza, basta timori… io ho fede nel volere della mia Dea, credo nel sacrificio dei miei compagni, dei miei fratelli. Credo in questa nuova generazione di Santi che porteranno con fierezza sulle loro spalle il peso della giustizia.”

 

Il tempo era dunque agli sgoccioli, la sensazione appena provata lo aveva messo a disagio, la piccola Saori, era ancora troppo giovane, la Dea in lei non si era ridestata, non aveva ancora preso coscienza di sé.
Loro non erano ancora pronti. Quanto tempo avrebbe avuto? Un pensiero al suo compagno Dohko, dedito al suo compito di sorvegliare quella torre maledetta dove erano sigillate le anime asservite ad Hades, non aveva dato notizie di sé e questo era un buon segno, voleva dire che Hades ancora non si era ridestato.

*****

 
Sul promontorio Sounion ad una settantina di kilometri da Atene, dove si stagliano maestose le rovine del tempio dedicato al divino Poseidone, dal nulla comparve un forte bagliore prima, una lieve scossa di terremoto in seguito. Infine l’apertura di un antico passaggio che conduce nelle profondità della terra. Al centro di una angusta cavità ricavata nella nuda roccia, al cospetto di un tridente d’oro che da tempo immemore emana una potenza senza eguali stava una figura misteriosa incurante del sacrilego gesto che si accingeva a compiere. Strappando con noncuranza un antico sigillo liberò il potere insito nel tridente, permettendo così l’accesso al passaggio per il regno sottomarino, dominio assoluto del divino Poseidone.
Il tempio era diroccato e avvolto in un silenzio surreale, un ambiente statico. Probabilmente era disabitato fin dai tempi della fondazione di Atene, lasciato in rovina dopo il violento scontro degli eserciti delle due Divinità che si erano contese l’egemonia sulle terre emerse.
All’interno della grande sala del tempio principale, fra tronconi di colonne semidistrutte sparse ovunque, ai piedi dell’effigie del possente Dio e circondato dalle preziose Vestigia dei sui generali, si trovava una reliquia. Anch’essa sigillata con lo stesso sigillo che era stato posto sul tridente. Dall’apertura di quell’antica anfora fuoriuscì un’entità di immensa grandezza e di schiacciante presenza pronta a reclamare quello che era suo.

   
 
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