Un
bacio vero
Siamo corsi a
casa tua.
Non abbiamo
tempo da
perdere e casa tua è più vicina. E più
attrezzata.
Siamo stati
sbattuti
fuori dall’ennesimo caso. Succede spesso ultimamente, e anche
questa volta,
forse più di allora, non possiamo ubbidire. New York sta per
essere devastata.
Hai fotografato
la
lavagna, al distretto, ed ora colleghi il tuo cellulare al proiettore.
“La
nostra lavagna
riprodotta su una costosissima tenda da doccia” mi dici
mentre lo accendi.
Si, sicuramente
casa tua
è più attrezzata.
Ed eccola
lì, proprio di
fronte a noi, come se Fallon non ci avesse affatto esonerati dal caso.
Ci sediamo sul
divano di
fronte alla lavagna e comincio a fissarla.
Poi prendi in
mano il
tuo portatile “E qui, ho il percorso fatto da Amir con il
taxi. È come un mini
distretto!”
“Anche
se profuma di
più” accenno un sorriso. Ti stai dando
così da fare pur non essendone
obbligato.
Potresti
benissimo
raggiungere tua madre e tua figlia. Chiunque lo farebbe.
Ma tu resti
invece.
Resti per me. E mi sento in colpa per questo. Ma anche se te lo
chiedessi, se
ti supplicassi, so che non te ne andresti. Sei il mio braccio destro
coraggioso
in fondo.
“Grazie”
Ripercorriamo i
fatti e
gli elementi in nostro possesso. Ci sfugge qualcosa, come sempre. Mai
avuto tra
le mani un caso che si sia risolto nel giro di un paio d’ore.
E forse non lo
vorrei neanche.
Con un caso
semplice non
ti avrei mai incontrato.
Sospiri e ti
volti verso
di me.
Il tuo sguardo
è così
triste.
“E se
non arrivassimo in
tempo?” mi domandi.
Tergiverso. Non
mi piace
la piega che stai prendendo. Non è da te. “Non
dire sciocchezze, certo che
arriveremo in tempo” rispondo abbozzando un sorriso tirato.
Ma non lo guardo
negli occhi, preferisco fissare il computer.
Mi sfiora un
ginocchio
per costringermi a guardarlo.
“Se
non dovessimo
arrivare in tempo? Ci hai pensato?” non posso reggere il tuo
sguardo quando è
così serio. Fa male. Ho bisogno di un tuo sorriso per non
pensare alla
possibilità di morire stanotte.
“Si,
ci ho pensato” lo
ammetto, come non pensarci, c’è una bomba
radioattiva da qualche parte a New
York e non riusciamo a capire dov’è. Certo che ci
ho pensato.
Ho pensato che
non
potrei non rivederti più.
Ho pensato che
non
vorrei aver sprecato tutto questo tempo.
Ho pensato che
sto
prendendo in giro Josh. E me stessa.
Ho
pensato…
“Ci
sono molte cose che
vorrei fare prima di morire” dici ad un tratto interrompendo
il filo dei miei
pensieri.
Annuisco.
Capisco cosa
intendi.
“Ma
c’è una cosa…” ti
interrompi per qualche istante ed è come se ti prendessi il
tempo di imprimerti
nella mente il mio volto. La mia espressione di questo preciso momento.
Poi
prosegui “c’è una cosa di cui mi
pentirei amaramente, se dovessi morire senza
averla fatta”
E il tuo
sguardo è
praticamente incatenato al mio.
Mi piace. Mi
piace da
morire questa cosa. Sono come ipnotizzata.
Non riesco
nemmeno a
chiedertelo. Cosa? Cos’è che devi assolutamente
fare prima di morire, Rick?
Probabilmente
mi leggi
nel pensiero, perché ti avvicini e mi dai un leggerissimo
bacio sulle labbra.
Delicatissimo. Quasi impercettibile. E poi ti scosti subito.
Impercettibile?
L’ho
sentito eccome, invece. Ogni cellula del mio corpo ha reagito al tuo
tocco!
Ti sei
allontanato di
pochissimo. Mi sfiori il naso col tuo, dolcemente, strappandomi un
sorriso.
“Voglio
un tuo bacio
prima di morire. Un bacio vero. Un bacio che significhi che io voglio
baciarti
e che tu vuoi baciarmi.”
Mi abbracci
avvicinandomi di più a te. Appoggi la tua fronte alla mia,
attendendo una
risposta.
Chiudo gli
occhi
godendomi il momento. Non mi sono mai sentita così, tra le
braccia di Josh o di
chiunque altro.
Alzo il viso e
ti
restituisco il bacio. Leggero quanto il tuo.
A fior di
labbra
sussurro “baciami Rick”
E per la prima
volta in
tre anni ubbidisci ad un ordine.
E il ricordo di
noi due
fuori da quel magazzino è prepotente nella mia testa.
Ma ora
è molto meglio.
Ora è vero. È vero perché non
c’è nessun criminale da distrarre. E vero
perché
tu lo vuoi e io lo voglio. Dio se lo voglio.
Mi aggrappo
alla tua
camicia. Tu mi passi una mano tra i capelli e non sono mai stata
così contenta
di aver deciso di lasciarli crescere.
Ci baciamo come
se non
ci fosse un domani. E probabilmente non ci sarà.
Poi a fatica ci
separiamo. Respirando profondamente.
“Se
invece ce la
caviamo..” fai un altro respiro “sentiti pure
libera di spararmi” mi dici
sorridendo. Sei tornato tu.
“Se
invece ce la
caviamo..” gli sorrido maliziosa, ricomponendomi
“sentiti libero di rifarlo..”
Il volto gli si
illumina.
Ed è bellissimo.
Se questa notte
la
fortuna ci assiste, avremo tanto di cui parlare.
Ma ora dobbiamo
sbrigarci a risolvere il caso.
E se la salvezza di New York non bastasse, ora abbiamo un nuovo, meraviglioso motivo in più per farlo.
L'ANGOLO DELL'AUTRICE:
eccomi qua, di nuovo con una oneshot! spero che vi piaccia, ho leggermente modificato la 3x17... XD
Un grazie mille a Mari e Paola che mi hanno aiutata a scegliere il titolo e a correggere qua e la.
Cate, non ci sei perchè sei a fare gli allenamenti, ma se ci fossi stata te l'avrei fatta leggere XD
sbaciotti e buona lettura!
Ivi87