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Autore: RikkuEchelon94    08/03/2011    3 recensioni
Cosa succede quando l'amore che ti eri sempre immaginata non è tutto rose e fiori come pensavi?
Quando la realtà sembra volerti abbattere, rovinando tutto?
L'amore incondizionato di una ragazza per l'uomo che una volta era il suo idolo, un uomo irraggiungibile.
L'eterna lotta tra sogno e realtà, amore e dolore.
"Il dolore che provavo era indescrivibile, smisi di baciarlo per stringere i denti. Appoggiai la testa sulla sua spalla, abbracciandolo, così che i suoi occhi così azzurri non potessero vedere le lacrime che scendevano dai miei o leggere il dolore nei miei.
Ci amammo. Che cosa stupida dire così, ma non esprimerlo diversamente sarebbe quasi equivalente ad una bugia. Ci amammo.
L’acqua calda portò via le lacrime dal mio volto.
Guardai Jared e gli sorrisi. Mi baciò dolcemente e mi sorrise.
“Ti Amo” sussurrò.
Lo guardai, non me l’aveva mai detto. Sentii le lacrime tornare a scorrere sulle mie guance, questa volta non era il dolore a farmi piangere, ma l’amore. Un’altra stupida frase fatta, ma era così.
“Anche io Ti Amo, Jared Joseph Leto”. ".
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Was it a dream?



2. Pancake, Cannella e Rabbia



Vi ringrazio per le recensioni positive che mi hanno spronato ancor di più a continuare a scrivere questa storia e, spero, che anche tutte le persone che hanno letto il Prologo anche senza lasciare un commento siano rimasti soddisfatti e continuino a leggere… :)
Grazie Ancora :D

RikkuEchelon94



 

Camminai scalza diretta verso la cucina indossando una delle sue canottiere. La annusai, sentire il suo profumo mi fece girare la testa. I miei passi producevano un lieve rumore che fu presto coperto dalla voce di Jared. Stava ancora parlando al telefono, quello stramaledetto Blackberry. Mi appoggiai all’isola della cucina e mi misi ad osservarlo affascinata mentre mi stava preparando la colazione e allo stesso tempo litigava al cellulare. Non so con chi stesse discutendo, ma dalla rabbia con cui Jared rompeva le uova per fare i pancake, mi preoccupai seriamente della buona riuscita del pasto. Ma che importava, mi stava preparando la colazione! Caddi in brodo di giuggiole e continuai a seguirlo con lo sguardo, era così dannatamente sexy. Ad un certo punto Jared si accorse della mia presenza, alzò lo sguardo e mi sorrise. Quel sorriso, quanto lo amavo. Seppur stesse litigando con qualcuno, riusciva sempre a sorridermi, come se non volesse che io mi preoccupassi per lui. Spostò di nuovo lo sguardo continuando a tenere d’occhio la padella, aggiungendo sempre più spesso un “No!” secco alla discussione. Improvvisamente appoggiò la mano alla padella calda. La ritrasse subito, ma non riuscì a contenere del tutto un urlo strozzato di dolore. Scattai in piedi e mi avvicinai a lui preoccupata. Presi la sua mano tra le mie girandola per vedere il danno e la misi sotto il getto dell’acqua fredda. Jared fece un sospiro sofferente, ma riuscì a chiudere la discussione con tono dolce “Shan ti richiamo dopo… E’ tutto ok, non ti preoccupare.” e riattaccò.
Mi allungai un po’ per spegnere il fuoco del fornello per poi tornare a guardare la mano di Jared. “Va meglio, non ti preoccupare. Adesso è tutto ok!” mi sorrise.
Lo guardai adirata, “No! Tu non riuscirai a liberarti di me tanto facilmente, con una frase fatta. Io sono qui davanti a te, non dall’altra parte di una cornetta.”.
Lui mi guardò e mi sorrise di nuovo “Sei davvero carina quando ti preoccupi” mi baciò e si avvolse la mano con un panno bagnato. Lo guardai, non riuscivo ad essere arrabbiata con lui e quando mi baciava e mi guardava in quel modo… Mi dimenticai perfino cosa era successo. Si legò con un nodo improvvisato la fasciatura della mano e lanciò via il panno umido.
“Ok, la colazione è da buttare via…” si avvicinò a me con uno sguardo malizioso e mi cinse i fianchi con le braccia “Che ne dici di riprendere da dove siamo stati interrotti?”. Risi e lo baciai allungandomi sulle punte dei piedi. Mi prese di peso e ricominciando a baciarmi mi adagiò sul tavolo della cucina. Sentii la sua mano sotto la canottiera, sui miei seni, aveva un tocco gentile. Mi sedetti e iniziai a sciogliere la cordicella del suo pigiama. Fremetti quando mi morse il lobo dell’orecchio e baciai le sue spalle mentre continuavo a cercare di togliergli i pantaloni. Un rumore assordante ci bloccò, DLIN DLON!
Sbuffai e mi lasciai cadere sul tavolo, Jared mi guardò, e ridacchiando si avviò verso la porta. Lo sentii aprire, poi dei passi pesanti nell’ingresso. Mi alzai e andai in camera a mettermi qualcosa di più coprente, ascoltando la conversazione.
La voce di Shannon era allegra, curiosa e inconfondibile “Fratellino! Buongiorno, io e Tomo eravamo preoccupati e così abbiamo..”
“Hai…” intervenne subito Mofo per puntualizzare.
Shannon riprese con tono offeso “…così HO insistito, per venire a vedere se era tutto apposto da queste parti”.
Jared chiuse la porta sbuffando “Venite, andiamo di là…”.
Si spostarono in cucina ed io li raggiunsi poco dopo, indossando un paio di shorts e una maglia, presa a caso per la furia dal cassetto tra le tante.
Shannon si girò e, venendomi incontro allegramente, si allungò e mi baciò velocemente a stampo sulle labbra. Cominciammo a ridere, ma l’avventatezza del fratello provocò in Jared un forte schiarimento di voce. Tomo mi si avvicinò e mi abbracciò stringendomi forte, quell’uomo era così dolce, anche se non sembrava. Sorrisi, “Buongiorno!”.
Shan annusò l’aria “Cos’è questo buon odore?”
Tomo lo imitò e azzardò in tono beffardo “Cannella?”. Ridemmo tutti insieme, ma lessi un po’ di preoccupazione negli occhi azzurro ghiaccio di Jared. Si accorse che lo stavo guardando così alzò lo sguardo incrociando il mio e mi sorrise per tranquillizzarmi. Mi avvicinai a lui e lo baciai, poi girandomi verso gli altri due membri del gruppo inventai sul momento una scusa plausibile per lasciarli soli, “Bene ragazzi, io vado a fare un po’ di shopping. Così voi potrete parlare delle vostre questioni da uomini” sorrisi e loro m’imitarono, Jared cercò di farlo, ma era notevolmente poco convincente.
Andai in camera e chiusi la porta per cambiarmi. Rimasi ferma qualche secondo, poi mi lasciai scivolare lungo lo specchio, sedendomi a terra. Appoggiai la testa sulle ginocchia e le cinsi con le braccia, iniziando a pensare. Vedere Jared che stava così mi stava logorando, ma non avevo idea di cosa stesse succedendo, e lui non me ne avrebbe sicuramente parlato. Trovai la forza di alzarmi e vestirmi, avrei parlato con lui da sola, al mio ritorno. Mi misi le scarpe, presi la borsa e le chiavi di macchina. Uscii chiudendomi la porta alle spalle e con essa anche le forti grida di rabbia che provenivano dalla sala, ignorandole con difficoltà.

  
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