-Ho l’AIDS.-
Gelo. Non nei tuoi confronti, Freddie. Era semplicemente troppo, troppo presto per capire.
-Cosa?-
-Ho l’AIDS,- hai ripetuto tu, guardandoci negli occhi uno per uno, come per dire “Ok, ve l‘ho detto. Tocca a voi, ora”.
-Allora era questo,- ha sbottato Deaky alla fine, dopo una pausa di silenzio atterrito.
-Sì.-
AIDS. E tu pensavi davvero di potercela spacciare come una semplice influenza?
-Perché non ce l’hai detto prima?- ha chiesto Brian.
-Perché non sapevo come avreste reagito,- hai ammesso, spostando un basso.
-Fred, sei nostro amico!-ho ribattuto, serio e preoccupato ma, per quanto mi era possibile, anche comprensivo. -Secondo te, d’ora in poi smetteremo di parlare con te solo perché non sei al massimo della forma?-
A quel punto ricordo che ci hai abbracciato e ci hai mormorato un “grazie”, seguito subito da un “andiamo in studio, dai”.
 
Quello è stato di sicuro il giorno più brutto della nostra vita, almeno fino a questo momento.
Vederti sdraiato in un letto, quasi incapace di usare la tua adorata voce, è devastante. Fa male sapere che questo è l’ultimo giorno che passerai su questa terra, Freddie.
Al tuo capezzale ci siamo io, Deaky, Brian e Mary, come ti siamo stati accanto in ogni momento della tua vita.
-Rog, non guardarmi così,- mi sgridi, sorridendo di nuovo. Cazzo, Freddie. Sei conciato da buttar via, però riesci ancora a sorridere. Come fai?
-Non ti sforzare a rimproverarmi, tanto non serve,- ribatto io, ricambiando il sorriso con uno sforzo immane.
Mancherai a tutti, Fred. A me, a Brian, a Deaky, a Mary e a tutti i tuoi fan.
-Mi è venuta in mente un’idea per l’arrangiamento di Too much love will kill you… Deaky, vai a prendere il basso,- gli dici,e lui corre via, impaziente di ubbidire a quello che potrebbe essere il tuo ultimo desiderio. Non gli passa neanche per l’anticamera del cervello che tu possa stare fingendo. Sei sempre stato unico sotto tutti i punti di vista, e abbiamo imparato a convivere con le tue stranezze molto tempo fa.
-Sentite, ragazzi, fatemi una cortesia,- riprendi tu. -Fate un altro album, dopo che  me ne sarò andato, ok? Non voglio che i Queen muoiano solo perché sono morto io.-
“Solo”perché sei morto tu. Morto tu, siamo morti tutti noi, e con noi la nostra musica.
-Venite più vicini, per favore… credo sia la fine, ormai.-
-E John?- tenta di protestare Mary, ormai con più lacrime sul volto che voce in gola.
-È troppo giovane per assistere alla morte di un amico,- decidi. Deaky ha appena due anni meno di me, e io ne ho quarantadue, ma è sempre stato considerato come quello più piccolo, quello da proteggere, quello più fragile. Nonostante la sua età, credo che tu abbia ragione. Lui è davvero il più dolce e il meno resistente di noi, e io, che sono considerato la “roccia” dei Queen, mi sento come se mi stessi frantumando in mille pezzi, impotente di fronte al corso della tua malattia.
-Brian, Rog, un’ultima stretta di mano?-
Nell’ora della morte, non vuoi sentirti solo, come non hai mai voluto esserlo in vita.
Ti stringo la sinistra e Brian fa altrettanto con la destra, ma dopo pochi istanti smetti di opporre resistenza.
Una lacrima, traditrice del mio dolore, mi scivola lungo la guancia.
Ora non ci sei più.
 
And so I raise my glass in a last goodbye
Sleep in peace old friend, for me you'll never die
The best thing I can say, after all this time, is
You were a real friend, of mine
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
Ho scoperto i Queen da pochissimo, e me ne sono innamorata. Anche se sono nata cinque anni dopo la sua dipartita, ancora non riesco a capacitarmi che uno come Freddie possa essere davvero morto… il brano in inglese che ho messo alla fine fa parte della canzone “Old friends” di Roger Taylor.
Spero che vi piaccia, ci ho davvero messo l’anima.
Freddie, we miss you.
 
Starinlove