Scatola
di sabbia
Tripoli
osservò spaventato i soldati, stringendo più
forte il bastone che usava come
arma; erano arrivati circa un anno prima, e avevano facilmente
sconfitto le
poche truppe che lo difendevano, costringendolo alla resa.
Aveva
sperato che Sadiq arrivasse a salvarlo, che brandisse minaccioso la sua
spada e
scacciasse per sempre gli invasori dalla sua terra.
Ma
Sadiq non era
mai arrivato.
Infondo
aveva ragione, perché scomodarsi per un’inutile
scatola di sabbia? Molto meglio
starsene in panciolle e lasciare che qualche europeo lo colonizzasse.
Era
sempre stato così, fin da quando Roma aveva conquistato
l’africa nessuno
l’aveva preso in considerazione, era sempre stato solo un
pezzo di terra
stretto tra gli eredi delle più grandi nazioni della storia.
Lui era solo
quello che li collegava.
– Vee~ ciao
piccolino! – una voce squillante e
allegra distolse Tripoli dai suoi pensieri. Il bambino
sollevò lo sguardo,
trovandosi faccia a faccia con il suo invasore.
D’istinto
fece qualche passetto indietro, tremando come una foglia; si accorse
solo
allora che stava piangendo e subito tentò di asciugarsi le
lacrime con una
mano, cosa che non sfuggì all’uomo davanti a lui
che gli si avvicinò e lo prese
delicatamente in braccio – Vee~ perché stai
piangendo? – chiese, mentre Tripoli
tentava inutilmente di liberarsi dalla “stretta”
del suo aggressore – Tu devi
essere Tripolitania, vero? Io sono Feliciano Vargas, l’Italia
del Nord, ma se
vuoi puoi chiamarmi Feli. – continuò Italia,
sorridendogli – Tu come ti chiami?
Tripoli
smise di divincolarsi, e guardò timoroso Italia –
Io... io sono solo Tripoli...
– disse piano, ancora un po’ spaventato. Feliciano
gli rivolse un espressione
triste – Vee~ Turchia non ti ha dato neanche un nome? Allora
ci penso io, dato
che ora sei una mia colonia ti chiamerò Libia, come faceva
nonno Roma, ti
piace? – chiese eccitato. Tripoli fece per ribatte, ma Italia
non aspettò una
sua risposta e prese a correre verso la costa – Romano,
Romano! Vieni a vedere,
ho trovato Libia! – gridò l’italiano
mentre correva, agitando un braccio verso
il fratello.
Alla
fine Tripoli preferì limitarsi a sorridere, senza far notare
a Feliciano che
gli aveva affibbiato un altro nome da nazione.
Lovino
sbuffò quando la voce squillante del fratello gli
arrivò alle orecchie. Non
stette neanche ad ascoltare ciò che diceva (sicuramente
qualcosa di stupido e
fuori luogo) e tornò a concentrarsi sui cadavere
sparpagliati per terra – Bah,
tutti questi morti per una stupida scatola di sabbia!
Dedicato
a Libia, sperando che il Vecchio Scemo non lo uccida
ù.ù
Era
da un po’ che volevo scrivere questa cosa, ma ho avuto il tempo di postarla solo ora (eh sì, pigrizia!).
Se
vi fa schifo prendetevela con Gheddafi! È tutta colpa sua!
*scappa*.