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Autore: waferkya    08/03/2011    2 recensioni
Solo gli sciocchi credono che il viaggio per l’Inferno sia di sola andata; ci sono così tante maniere di ritornare che l’esistenza stessa del regno di fuoco e fiamme è quasi ridicola, e questa è una cosa che s’impara col tempo, con l’esperienza, oppure passando la vita a dare la caccia a cose che dall’Inferno sono palesemente scappate.
Genere: Dark, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Terza stagione
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— Scritta per il prompt attesa, gen, per la terza settimana della Cow-T di maridichallenge.

~ There's plenty ways back
(from Hell).


Solo gli sciocchi credono che il viaggio per l’Inferno sia di sola andata; ci sono così tante maniere di ritornare che l’esistenza stessa del regno di fuoco e fiamme è quasi ridicola, e questa è una cosa che s’impara col tempo, con l’esperienza, oppure passando la vita a dare la caccia a cose che dall’Inferno sono palesemente scappate.
È per questo che John s’incazza, peraltro. Incatenato ad una ruota delle torture, le caviglie inchiodate tra loro e le braccia appese ai due lati, come la più patetica e umana e viva riproduzione del Cristo in croce, tormentato come neppure un martire, scarnificato, magrissimo, il suo corpo ormai solo un’ombra di quello che è stato sulla Terra, John s’incazza perché sa che scappare dall’Inferno è facile come soffiarsi il naso, e non c’è nulla che lui possa fare per impedirlo, o per approfittarne.
Gliene hanno parlato, comunque. Le centinaia di anime e demoni e mostri che hanno occupato la ruota accanto alla sua, nell’ultima eternità – che non è un’eternità per davvero, John lo sa e si aggrappa a questo pensiero con tutto quello che gli resta di sé, ma sicuramente sembra che lo sia, – gliene hanno parlato fino a farlo stare male, fino a fargli venire la nausea perché, cazzo, da Satana ti aspetti un po’ più di furbizia, un po’ più di attenzione.
E invece no.
Sottrarsi all’Inferno è facile, facilissimo, così tanto che tempo un paio d’anni e la useranno come prova di ammissione ai corsi dei Marines. È veramente, assurdamente facile, a quanto pare. Si può, per esempio, acquattarsi in un angolo al riparo dalle eruzioni di ceneri e lapilli, e star lì tranquilli, ad aspettare che una delle Porte venga aperta; oppure si può far impazzire diavoli e dannati con quel genere di scherzi del cazzo che a Dean piacevano tanto, finché quelli non decidono di liberarsi di te ricacciandoti a calci in culo sulla terra. L’Inferno è praticamente un gigantesco liceo dell’orrore, se chiedete a John, e la cosa che lo fa più incazzare è appunto che si tratta dell’Inferno, maledizione, dovrebbe essere una prigione di massima sicurezza – non gl’importa che, poi, le condanne vengano distribuite secondo giustizia e tutte le cazzate, purché agli stronzi che ci finiscono dentro sia impedito con ogni fottutissimo mezzo di tornare a imbrattare il mondo col sudiciume delle loro anime.
Cristo.
E invece no, invece demoni e creature disgustose e vecchie divinità che abitavano la voragine prima ancora che Lucifero venisse intellettualmente concepito si ritrovano a sgusciare via dalle crepe della terra, praticamente, come insetti, scarafaggi primordiali assetati di sangue, senza che nessuno li controlli, senza che nessuno faccia qualcosa. Senza che nessuno.
John ha visto anime umane spezzarsi e scegliere spontaneamente vite aberranti: suonare il campanello della casa della Morte ogni giorno e prenderci tè e biscotti, conducendo un’esistenza di cui la Vita non si avvede e di cui l’Inferno neppure si cura. John l’ha visto, com’è che nascono i vampiri, e si è incazzato ancora – Alastair trova la sua rabbia deliziosa, tra l’altro, – e non la finirà mai di incazzarsi, e lo capisce, grazie tante, che è precisamente questo travaso di bile furiosa che sente inacidirgli il fondo della gola a tenerlo non vivo, non sano, ma cosciente di sé e di quello che è, non di cosa è giusto o sbagliato in assoluto, ma di cosa va bene fare e cosa, invece, bisogna rifiutare sempre e sempre e sempre, anche se in cambio ti promettono oro e salvezza eterna.
Quello che John non vede, quello che non vuole vedere, è che tutta la sua rabbia è nella direzione sbagliata. Non è con Lucifero che deve incazzarsi, se ogni giorno l’Inferno libera immondizia nel suo mondo: a Lucifero non importa, anzi, Lucifero è contento che succeda così. Più o meno. Quello che John non vede è che non c’è giustizia, nel mondo, e nessun desiderio di tenere il male al guinzaglio, se non nel suo cuore; ed è giusto che non lo veda, che non lo sappia, che resti incatenato alla sua piccola ruota a continuare ad incazzarsi e urlare e aspettare – aspettare, aspettare, aspettare che qualcuno lo senta, o che una Porta si apra, o semplicemente di esplodere e smettere di esistere, che sarebbe forse la cosa migliore, – perché se lo vedesse, se lo sapesse, se lo potesse sapere cadrebbe, e non sarebbe John ma sarebbe Dean, e all’Inferno tocca aspettarlo ancora per un po’, il suo Dean.
  
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