L'assassino era in sella al suo cavallo
che galoppava veloce, diretto ad Acri. Si teneva basso, con le mani
stringeva con forza le redini e teneva le gambe strette, la presa
salda ai fianchi dell'animale per evitare di cadere per via della
velocità.
Le sue iridi castane con delle pagliuzze distintamente
gialle scrutavano l'orizzonte. La sua pelle era liscia, ambrata. I
suoi lineamenti decisi e virili, le labbra carnose spezzate sul lato
destro da una cicatrice verticale.
La tunica bianca svolazzava a
seconda del vento. L'assassino poteva sentire il respiro affannoso
del cavallo, oramai probabilmente stanco. Volse lievemente il capo e
notò con piacere che aveva seminato le guardie dietro di
lui. Era
già qualcosa...
“Vai!” Comandò al cavallo, calciandogli
i
fianchi. Doveva sbrigarsi: un terribile presentimento lo stava
assalendo.
Tornò a guardare dritto di fronte a sé, vedeva
avvicinarsi sempre di più la città di Acri. Era
ormai arrivato e
quasi si sentì sollevato fin quando non notò il
fumo nero che si
alzava dalle tende alle porte della città e da Acri stessa.
Cominciò
a temere il peggio.
“Vai, vai!” Sempre più vicino. La puzza
di bruciato cominciava a diventare insopportabile e davanti a
sé
c'era uno stuolo di persone morte. Arrivò con il cavallo
fino alle
porte della città, apparentemente disabitata.
Smontò dal cavallo e
cominciò a guardarsi intorno, tra i cadaveri a terra...
Sperava di
non trovarla tra quei corpi privi di vita. Lo sperava con tutto se
stesso.
Appoggiò una mano all'impugnatura della spada, pronto a
qualsiasi evenienza. Superò l'entrata della
città, la situazione
non faceva che peggiorare: morti. Morti ovunque. Acri sembrava una
città fantasma, il fuoco aveva cominciato a bruciare i
banchi di
legno dei mercati, i cumuli di paglia... E di lei non c'era
ombra.
“Adha??!” Chiamò lui a gran voce,
guardandosi intorno.
“ADHA?!?!” Tentò, nuovamente. Era
pericoloso esporsi così, se
qualche guardia avesse sentito sicuramente lo avrebbe
raggiunto.
L'assassino tentò di tenere i nervi saldi, camminava
praticamente sui corpi morti delle persone... Se l'avesse ritrovata
morta non se lo sarebbe perdonato mai. Mai e poi mai. Glielo aveva
promesso. Le aveva promesso che l'avrebbe salvata dai
Templari.
Passarono circa dieci minuti nei quali il giovane
assassino non si diede pace, girando per la città e cercando
la
ragazza fin quando quello che fin'ora era stato il suo incubo
peggiore se lo ritrovò davanti, trasformato in
realtà: la vide da
lontano, il suo corpo era fasciato da una veste bianca. Era sporca,
ferita... Priva di sensi. I suoi capelli neri ricadevano dolcemente
sul terreno, i suoi occhioni verdi erano chiusi. Lui sentì
una
stretta al cuore, rallentò il passo. Era morta..?
Furono solo
delle voci confuse e lontane a distoglierlo da quell'orribile
visione. Voci che si avvicinavano. Voci di nemici.
“ASSASSINO!”
Si sentì gridare contro alle spalle.
Le sue labbra appena
schiuse si serrarono facendo assumere al viso un aspetto più
che
determinato. Rimase fermo sentendo i passi delle guardie alle sue
spalle, non si voltò fino all'ultimo istante, fin quando non
tirò
fuori la lunga spada e si voltò, facendola roteare e
squarciando la
pancia di una delle guardie. Ve n'erano ancora due.
L'assassino
balzò indietro. Doveva sbrigarsi e raggiungere la sua Adha.
Forse
non tutto era perduto, forse era ancora in tempo.
“Getta le
armi!” Lo intimò una delle guardie, lui non
sembrò nemmeno
sentirlo che gli si fiondò addosso, accecato dall'ira.
Cercò di
colpirlo subito, tentando un affondo ma quello davanti a lui
deviò
il colpo. L'altra guardià attaccò l'assassino,
riuscendo a ferirlo
ad una spalla.
Dolore. Sentì dolore, fisico. Non era equiparabile
a quello morale che stava provando, ma fu abbastanza forte da farlo
ragionare: non poteva continuare ad agire guidato dall'ira; lo
avrebbe portato ad una morte certa.
Prese tempo e spazio, facendo
un altro salto indietro, preparandosi ad un eventuale attacco da uno
dei due. Non ci volle molto prima che una delle due guardie gli corse
incontro, tentando un attacco. L'abile assassino riuscì a
schivarlo,
scansandosi di lato, poi caricò la spada con entrambe le
mani,
infilzando la guardia mentre dava il colpo a vuoto.
Soddisfazione.
Sì. Pura soddisfazione... Nel vedere la faccia di quel cane
bastardo
contorcersi dal dolore, sentendo sopraggiungere la morte. Rimase
fermo, con la spada che passava da parte a parte dello stomaco di
quell'uomo, lui con una gamba più avanti dell'altra,
leggermente
piegato. Il capo era chino, il tempo sembrava essersi fermato. Il
lieve vento gli spostava la veste bianca da assassino. Ne mancava
uno.
Alzò il capo con uno scatto, concentrandosi sulla sua
prossima ed ultima preda. Sfilò la lunga lama della spada
dallo
stomaco della guardia, ormai morta. Cadde a terra mentre l'assassino
si lanciò contro l'ultimo uomo rimasto. Tentò un
nuovo affondo che
venne deviato dalla guardia ma gli basto per aprire le sue difese e
procedere con un fendente, aprendogli il petto di sbieco, di
netto.
Silenzio. Il rumore di una lama cadere a terra. Un tonfo
sordo.
Lenti passi che si facevano sempre più veloci per
raggiungere il corpo inerme della donna. Della sua amata. Si
inginocchiò accanto a lei, portandole una mano sotto il
capo,
tirandola su, più vicino a sé. Respirava.
“Adha??” La scosse
appena.
Respirava, sì... Ma il suo vestito bianco era macchiato
di sangue. Molto sangue. Troppo sangue.
“... M-mhh....” La
ragazza sembrava stesse acquisendo nuovamente i sensi.
“Adha..?
Adha, apri gli occhi...” Mormorò lui. Sentiva il
cuore stretto in
una morsa.
“....” Lei aprì lentamente gli occhi, ci
vide
sfocato... Il cappuccio calato sul volto, quella pelle, quel profumo,
quelle labbra... “... A... Altair...”
Sussurrò, cercando di
abbozzare un sorriso.
Il ragazzo cercò di ricambiarlo anche se il
viso suggeriva il suo stato d'animo distrutto.
“Adha... Come...
Come stai?” Che idiota. Come doveva stare? Lo vedeva come
stava.
Male.
“... Non... Non ce la farò...” Rispose
lei a bassa
voce, poi però gliela rivolse come domanda. “...
Vero..?”
Aggiunse appena.
“Ti.. Ti porto via. Ti porto a Masyaf.. Lì ti
cureranno!” Disse Altair, facendo per alzarsi e per tirarla
su.
“N-no!” Tossì. Sangue. “...
No... E'.. Troppo
tardi...”
“No Adha, no! Non dirlo. Non te ne puoi
andare...”
“... Temo sia giunta.. La mia ora...”
Mormorò
lievemente, con le poche forze che le rimanevano. “... In...
In
realtà.. Credo di essere già.. Morta... Ma quando
ti ho sentito
arrivare.. Il tuo passo.. Il tuo profumo... Mi ha riportata qui...
Per poterti vedere un'ultima... Volta... Per salutarti
Altair...”
Adha allungò lentamente una mano, tremando, raggiungendo la
guancia
dell'assassino.
Gli occhi di Altair si riempirono inevitabilmente
di lacrime. Non aveva mai versato una lacrima per nessuno...
“Adha...
Non te ne andare..” La pregò.
“.. E'... Tardi... Altair...
Avrei v-voluto solo.. Avere più.. Più
tempo...” Deglutì,
prendendo forza e cercando di andare avanti. “.. Ma... Morire
tra
le tue braccia... E' la morte migliore.. Che un umano p-possa..
Desiderare...” Sussurrò. Il suo sguardo cominciava
a tremare. La
mano sulla guancia di Altair era fredda, terribilmente fredda.
L'assassino la afferrò, stringendola.
“Adha, no! Ti amo! Resta
con me! Ti prego! Resta con me...!” Disse prima di chinarsi
ulteriormente su di lei e appoggiare le labbra su quelle della
donna.... Ormai fredde. Quando socchiuse gli occhi per baciarla, due
lacrime gli solcarono le guance, raggiungendo le loro labbra
unite.
Sembrò infinito quel tempo in cui le sue labbra erano
delicatamente poggiate sopra quelle di lei.
Altair si tirò lentamente
su, tenendola ancora tra le braccia. Aveva le guance umide, le labbra
salate. Le serrò, assaporando quell'ultimo bacio, il sapore
delle
labbra della sua amata, mischiato a quello delle sue stesse lacrime.
Perché il destino gliel'aveva portata via? Perché
il destino aveva
portato via una creatura così bella e dolce, angelica?
Così candida
e pura? Non era giusto...
La guardò, in silenzio, tenendola tra
le braccia. Non voleva lasciarla. Di certo non la avrebbe lasciata
lì, le avrebbe riservato una degna sepoltura in un luogo nel
quale
sarebbe sempre potuto tornare a trovarla. Un posto solo per loro
due.
Cercò di deglutire ma gli venne difficile, segno che
l'impulso di piangere ancora non era passato del tutto. La
adagiò un
istante a terra, facendole una carezza e spostandole una ciocca di
capelli dal viso. Non notò nemmeno che qualcuno si era
avvicinato
alle sue spalle.
“No, Altair!!!” Sentì una voce, gridare
alle
sue spalle. Gli ricordò molto quella di Malik. Che ci faceva
lì
Malik? Così allarmato poi... D'istinto si alzò di
scatto,
voltandosi. Si ritrovò un uomo davanti che senza pensarci
due volte
lo pugnalò con violenza allo stomaco. Sentì un
bruciore. Un
bruciore terribile, più di quello che dovrebbe portare un
semplice
pugnale... Che forse era avvelenato?
L'assassino sgranò gli
occhi, portando entrambe le mani sul polso dell'uomo che lo aveva
appena pugnalato. Sentì i passi svelti di Malik, raggiungere
i
due.
Che questa forse era anche la sua fine? Tra breve avrebbe
forse rivisto Adha? Magari... Non gli importava più di
vivere,
oramai.
L'uomo ritirò il pugnale dallo stomaco di Altair,
probabilmente per lottare contro Malik, ormai dietro di
lui.
L'assassino cadde all'indietro, non tentò nemmeno di
reggersi in piedi. Sentì un tonfo, il suo stesso tonfo... E
un forte
dolore al capo che sbatté violentemente per terra. Vedeva il
cielo,
sopra di lui, grigio... Si sfocò, fino a divenire nero.
Silenzio.
Alcuni passi. Sentì un panno umido strofinato contro la sua
fronte.
“... U-uhh....” Altair era a casa, finalmente, a
Masyaf. Malik si era preso cura di lui, era riuscito ad evitargli la
morte.
L'assassino era sdraiato sul letto, aveva addosso solo i
pantaloni. Una benda sporca di sangue gli fasciava l'addome. Aveva la
fronte imperlata di sudore, la febbre, per via del veleno.
Altair
aprì gli occhi, vedendo il viso sfocato di Malik, sopra di
lui. Gli
teneva il panno fresco sulla fronte.
“... C... Come...”
“Shh.
Non parlare.” Sussurrò Malik.
“... Io... Devo.. Parlare...
T-tutti noi... Siamo programmati per.. Rilasciare le nostre
informazioni.. In caso stiamo per morire...” Rispose Altair,
a
fatica. La febbre era alta, il dolore all'addome forte.
“Non
stai per morire.” Lo rassicurò Malik.
“... Magari... Non lo
puoi sapere..”
“Non stai per morire.” Ripeté Malik.
“Ti
ho bendato le ferite, ora hai solamente un po' di febbre.”
“Ma
il.. Veleno..”
“Non ti ha ancora infettato, starai
bene.”
“... Ma lo farà....” Sussurrò
Altair, chiudendo gli
occhi.
Malik sospirò, “Farò un antidoto non
appena smetterai
di sanguinare."
Altair rise, appena, triste.. Venne però smorzata
da un colpo di tosse. “C'è qualche cosa... Che non
puoi curare..?”
Chiese l'assassino.
“La tua voglia di morire. Ecco cosa non
posso curare.” Disse Malik, guardando Altair negli occhi.
Il
giovane assassino non rispose, si limitò a contraccambiare
il suo
sguardo, in silenzio. Adha... Era morta. Lui si sentiva distrutto,
sia fisicamente che moralmente. Che sciocco. Aveva ragione. L'unico
che poteva lottare contro la sua 'voglia di morire' era lui
stesso.
“Ora riposa, Altair..” Gli suggerì
Malik, ritirando
il panno e sciacquandolo in una bacinella, ripiegandoglielo e
riposandolo sulla fronte dell'assassino. “Starai bene,
vedrai.”
Disse prima di uscire dalla stanza.
Ora non stava bene Altair.. E
probabilmente non voleva nemmeno. Voleva crogiolarsi nel suo dolore.
Adha... Sarebbe stata l'unica donna che avrebbe amato. L'unica donna
nel suo cuore.
Evviva le mie FF deprimentiii, yuppieee!!! Hahahah, prima o poi riuscirò a scriverne una happy? Si spera!
Intanto vi lascio con questa one-shot che volevo scrivere da un po', sperando vi piaccia *-*
Se vi va lasciate pure una recensione, bella o brutta che sia mi fa sempre piacere :)
Dedicata alla mia Merlina e a Vesa290 che mi seguono sempre <3
Grazie anche a tutti voi che leggerete :D
Bacioni, Tchusssss!!!