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Autore: Sashy    09/03/2011    6 recensioni
Azimio non riusciva a spiegarsi questi strani comportamenti di Dave, ma solo perché lui non gli aveva detto niente. Il vecchio bullo, infatti, ormai trentenne, si accorse circa a vent’anni di essere in grado di modificare il tempo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Volevo postarla venerdì ma, visto che da giovedì questa pagina credo sarà piena di fic Brittana, volevo lasciare una piccola fic di arrivederci alle fan di Karofsky, perché credo che rimarrò a lutto per un bel po' (è morta la mia Santy-bitch.) Inutile chiedermi a chi mi sia ispirata per fare una one-shot proveniente da una canzone.
Il testo finale non è fedele alla traduzione data dalla Fox.
Buona lettura!
Le recensioni sono amate.

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I wanna break every clock,

The hands of time could never move again.

We could stay in this moment for the rest of our lives.

 

I wanna be your last, first kiss, that you'll ever have.

I wanna be your last, first kiss, for all the time.*

 

 

«Ehi, mi stai ascoltando?»

Dave tornò dal mondo delle nuvole.

«Sì. Solo, ricordami qual è il nome di questa psichiatra da cui devo andare?»

Azimio sbuffò: «Wendy Staulen. Cristo Dave, te l’ho detto cinque minuti fa.»

 

Questo è quello che credi, pensò Dave. In realtà me lo avrai detto almeno tre ore fa.

 

Azimio non riusciva a spiegarsi questi strani comportamenti di Dave, ma solo perché lui non gli aveva detto niente. Il vecchio bullo, infatti, ormai trentenne, si accorse circa a vent’anni di essere in grado di modificare il tempo.

Non quello climatico, ovviamente –come stupidamente Hudson aveva pensato quando glielo dovette confessare, per motivi che era meglio dimenticare–, ma il flusso temporale. Era capace di tornare indietro nel tempo, di vedere (senza condizionare, però) il futuro, ma, soprattutto, di poter fermare il presente.

 

Una cosa per la quale Dave si era sempre odiato era la sua debolezza. Non era capace di reagire bene alle situazioni difficili: così, da quando aveva scoperto di poter fermare il tempo, prima di compiere qualche gesto, lo fermava, vedeva come sarebbe variato il futuro a seconda delle azioni che avrebbe compiuto, e poi faceva scorrere di nuovo il flusso del tempo, prendendo la decisione più adatta. A volte le decisioni erano immediate, a volte fermava il mondo anche per, calcolando in ore, settimane. A volte, assieme all’universo circostante, poteva bloccare anche se stesso, per quanto voleva. Una volta si era bloccato per un paio di minuti, assieme al resto dell’universo, solo per poter sentire a lungo il gusto della caramella al gusto di plasmon (fenomenale!) che Azimio gli aveva regalato.

Fermare il tempo era quello che aveva fatto poco prima. Mentre Azimio gli parlava di psicanalisi, di problemi psicologici e cazzate simili, Dave lo aveva visto.

 

Kurt Hummel. Dall’altro lato del marciapiede. Baciare un altro uomo.

 

Essendo, dopo il liceo, diventato amico di Hudson, Dave ebbe varie occasioni di vederlo, ma mai di parlargli. Non conosceva la sua vita privata: dunque, vederlo baciare un altro uomo, nonostante lui l’avesse continuato ad amare dopo tutti questi anni, era stato come affondare in un abisso.

 

Non aveva mai cambiato il tempo per Hummel. Aveva sempre avuto paura di dover affrontare “L’argomento Kurt”. Certo, ormai aveva accettato di essere gay e non lo nascondeva più, ma aveva paura di lui. Non era ancora capace di esternare i suoi sentimenti, ma Hummel era effettivamente in ogni suo pensiero. Non c’era niente che Dave avrebbe desiderato e amato di più, se non poter invecchiare con lui, magari dopo essersi sposati, e aver passato tante notti e tanti giorni insieme, e aver camminato a rallentatore mano per la mano su una di quelle spiagge Italiane favolose che si vedono sulle riviste da crociera.

 

Le labbra di Kurt erano attaccate a quest’uomo biondo –e orrendo, per Dave– che sembrava ricambiare amorevolmente il gesto. Dave era perfettamente consapevole di averlo guardato per ore. Soprattutto le labbra. Nonostante sapesse che faceva male vederle attaccate a quelle di qualcun altro.

 

Quando il dolore dentro di sé aveva superato il desiderio di fissare l’amore della sua vita, tornò da Azimio e sbloccò il tempo. E da qui sapete com’è andata.

 

«Scusa Az, lo sai che ho vuoti di memoria. Prometto che ci andrò.»

 

*

 

«Questa seduta è gratis, giusto per farti vedere come lavoro.»

«Grazie, Mrs. Staulen.»

La donna si sedette di fronte a lui. Dave pensava che, come nei film, si sarebbe sdraiato da qualche parte e avrebbe iniziato a parlare della sua infanzia e del primo criceto che era morto quando aveva cinque anni, ma una seduta è ben diversa. Semplicemente, si parla.

 

E Dave non parlò di niente se non di Hummel. Confessò alla psichiatra della sua storica cotta, di come questo dolore e questo amore ormai fossero marchiati nel suo cuore, di come avrebbe dato qualsiasi cosa solo per vederlo tutti i giorni, possibilmente non con le labbra attaccate a quello di un altro. Non ne aveva mai parlato con nessuno perché stava male solo a pensarci. Era pentito. Si pentiva ogni giorno di essere stato un cazzone al liceo, di aver maltrattato l’unica persona che gli facesse spuntare un sorriso quando suo padre lo insultava per l’ennesima volta per via dei suoi cali scolastici, di averlo minacciato di morte, di averlo costretto ad andarsene lontano.

 

«E perché non cerchi di cambiare le cose? Chiedi a questo Hummel di perdonarti e di ricominciare. Sarebbe un inizio.»

«Ho paura.»

«E di cosa, ormai? L’incubo del liceo è finito.»

«Sì, ma lui mi schifa ancora.»

«Vedrai che, se ti mostrerai pentito, scomparirà tutto l’odio che prova per te.»

«Non è odio, mia cara Mrs. Staulen» Karofsky si stava spazientendo, un po’ per disperazione, un po’ perché quella donna sembrava lo stesse trattando come un adolescente confuso «È proprio disgusto. Lui mi schifa. Ho visto come mi guarda quando vado a casa sua per suo fratello. Ho capito solo dallo sguardo che mi trova orribile, sia fisicamente che psicologicamente. Ogni volta che mi vede arriccia il naso, e i suoi occhi diventano gelidi come il ghiaccio, e una volta l’ho sentito bisbigliare vicino alla sua amica ‘speriamo che se ne vada. Oggi volevo passare una bella serata’. E lui…lui mi dirà anche un sacco di cose orribili.»

La psichiatra a quel punto cercò di domandargli cosa stesse dicendo, ma Dave ormai aveva iniziato a parlare e nessuno più lo avrebbe potuto fermare.

«Lui un giorno dirà che mi odia. Mi dirà che odia il mio corpo, Mrs. Staulen, che odia il mio odore, il mio modo di parlare, di gesticolare. E mi dirà anche che, a volte, odia i suoi occhi, perché sono verdi esattamente come i miei –i suoi sono cangianti–, e non vuole avere in comune qualcosa con me. Mi creda, Mrs. Staulen, lui mi schifa. E il disgusto è molto peggio dell’odio. Il razzismo nasce dal disgusto, non dall’odio, e guardi cosa ha portato. È il sentimento peggiore che qualcuno possa provare per il prossimo.»

«Mi perdoni Karofsky, ma, anche se non ho capito bene come faccia a sapere che un giorno gli dirà queste cose, tutti questi dettagli a me sembrano più di una persona che non vuole ammettere di provare sentimenti positivi.»

«E scusi, cosa glielo fa sembrare?»

«Se ti schifasse, non conoscerebbe il tuo odore,  né i tuoi modi di parlare e gesticolare, né tantomeno penserebbe ai tuoi occhi quando vede i suoi.»

Karofsky, ancora più irritato perché la donna gli stava dando del tu, fermò il tempo. Vide quale sarebbe stato il miglior futuro da seguire e, dopo pochi minuti, decise.

 

«Lei dice, Mrs. Staulen?»

«Sì. Io le direi di cercare almeno di farsi perdonare. Certo, non sa come andrà a finire, da quel che ho capito lei si aspetta una sua dichiarazione di disgusto da un momento all’altro, ma in amore bisogna sempre rischiare.»

Dave capì subito, quindi, che lui non veniva trattato dalla donna come un adolescente. Era la donna stessa ad essere rimasta con una mentalità da adolescente.

 

Dopo vari ringraziamenti, Dave uscì finalmente da quel posto.

 

Si concentrò al massimo su Kurt, per vedere ogni tipo di futuro che avrebbe potuto avere con lui. Li vide tutti: quello dove lui avrebbe chiesto perdono, dove avrebbe regalato un mazzo di fiori, dove avrebbe iniziato semplicemente ad attaccare bottone, dove gli avrebbe cantato improvvisamente una serenata sotto casa sua. Ma tutti i futuri finivano sempre con un Dave Karofsky che beccava un Kurt Hummel baciare qualcuno –non sempre il biondo, per giunta–.

 

Dave si appoggiò ad un muro e si mise a piangere. Bruciava di gelosia per Hummel. Non voleva vederlo baciare nessuno. Era stato nei suoi pensieri per così tanti anni che vedere che, invece, lui era sempre stato felicissimo, lo feriva a morte.

 

Fu allora che divenne consapevole di quel che voleva. Voleva essere solo lui a baciarlo. Voleva essere legato per sempre a lui. E sapeva come fare.

 

*

 

Dave Karofsky chiuse gli occhi, riavvolse i suoi pensieri e, con enorme fatica, si ritrovò nel suo corpo da sedicenne, girovagando per i corridoi della McKinley High School.

 

Kurt stava camminando verso di lui. Aveva il cellulare in mano e sorrideva. Karofsky agì come doveva: fece cadere il cellulare e lo spinse contro gli armadietti, per poi dirigersi negli spogliatoi.

 

“Ehi! Sto parlando con te!”

Quanto aveva desiderato di risentire quella frase, ogni volta che lo aveva rivisto a casa di Hudson.

“Il bagno delle ragazze è alla porta accanto.”

“Qual è il tuo problema?!”

Ti Amo.

“Scusami?”

“Cos’è che ti fa così paura?!”

“A parte che potresti venire qui dentro per spiarmi l’uccello?”
”Oh giusto! L’incubo di ogni etero è che i gay possano segretamente molestarvi e convertirvi. Ma indovina un po’, ciccio bello? Non sei il mio tipo.”

“Ma davvero?”

“Già. I paffuttelli che sudano troppo e a trent’anni saranno pelati non mi attirano per niente!”

“Non stuzzicarmi, homo.”

“Mi colpirai? Fallo.”

“Non stuzzicarmi!”

“Colpiscimi, perché non cambierai mai ciò che sono. Non puoi tirare via la mia omosessualità a suon di pugni, così come io non posso tirar via a suon di pugni l’ignoranza che c’è in te!”

“Sparisci dalla mia vista!”

“Non sei altro che un ragazzino spaventato  che non riesce ad ammettere il fatto di essere straordinariamente ordinario –– ”

 

Finalmente, Dave lo prese per il viso e lo baciò improvvisamente, assaporando di nuovo, dopo quegli infiniti anni di astinenza, quel celestiale, unico gusto che lui avesse mai voluto sentire sulle sue labbra.

 

Da allora l’Universo non si mosse più.

 

 

*Voglio rompere ogni orologio,

le mani del tempo non si potrebbero muovere mai più.

Potremmo rimanere in questo momento per il resto delle nostre vite.

 

Voglio essere il tuo ultimo, primo bacio, che tu abbia mai avuto.

Voglio essere il tuo ultimo, primo bacio, per tutto il tempo.

  
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