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Autore: speranza19    09/03/2011    3 recensioni
"Era stato stupido. Un completo e totale idiota. Non aveva ascoltato se stesso, non aveva ascoltato la logica che la sua testa gli aveva suggerito. Il suo cuore aveva vinto."
Traduzione di una fiction pubblicata su Fanfiction.net, concentrata sul personaggio di Dave e il suo conflitto interiore prima e dopo il celebre bacio dato a Kurt in Never been kissed.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Kurt Hummel
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Titolo originale: A perfect denial ; Autore: SecretLifeOfAChemNerd; Data di pubblicazione: 11/11/2010; Sito: www.fanfiction.net; Lingua originale: inglese; Conteggio parole: 2297; Genere: Angst/Romance;  Pairing/ Ship: Dave Karofsky/ Kurt Hummel; Rating: giallo; Avvertimenti: One shot (completa), Slash, Traduzione.

Una perfetta negazione

Dave Karofsky NON era gay.

Anche solo accennare a qualcosa di così ridicolo avrebbe portato ad avere la faccia spaccata per gentile concessione della Furia e, come risultato, lui trascorreva la maggior parte del suo tempo desiderando di prendersi a pugni in faccia per i sogni che faceva la notte tardi, quando tutti quanti in casa dormivano.

Aveva tredici anni quando iniziarono. E potete scommetterci che lo spaventarono veramente a morte. Tutto a causa di quel cazzo di Kurt Hummel e i suoi pantaloni da donna e la sua vocina acuta.

Era tutta colpa sua.

Se lui fosse stato semplicemente normale ed eterosessuale non avrebbe mai fatto provare a Dave quelle strane emozioni.

Perché tutto questo non era normale, quei sogni che stava facendo.

Si risvegliava sudando freddo, con gli occhi spalancati e così eccitato; era davvero fottutamente assurdo. Perché nessun ragazzo avrebbe dovuto fargli perdere la testa in quel modo. A lui piacevano le ragazze e quell’irritante piccolo ragazzino gay non lo avrebbe cambiato.

Ogni sera prima di andare a letto, ripeteva a se stesso di non sognare Kurt.

Non ci fu mai una notte in cui non ci riuscisse o non cedesse, perché quando era sveglio poteva negare i suoi sentimenti, dicendosi che non erano reali o che non contavano, che era solo la sua mente che si stava prendendo gioco di lui; ma di notte, mentre dormiva e i suoi sogni lo portavano a credere che avesse Kurt... beh, non poteva negarlo.

Non poteva dire che era nulla perché quando aveva quelle visioni oniriche lui era davvero felice. Felice per quei pochi momenti di gioia che il sogno riusciva a rubare alla sua parte razionale. Non importava quanto duramente provasse a disconoscere il fatto che volesse Kurt: il suo subconscio sapeva che era una stronzata.

Così Dave si ripeteva il suo mantra, ogni sera prima di dormire: "Tu stanotte NON sognerai Kurt ". Se lo sussurrava mentre si rannicchiava sotto le coperte nel letto, pregando che la sua mente lo ascoltasse e non lo torturasse con immagini che avrebbero combattuto per avere l'attenzione nella sua testa tutto il giorno, se avesse poi fatto il sogno.

E nonostante se lo dicesse ogni notte, questo non significava che funzionasse sempre.

C’erano ancora notti in cui si risvegliava in uno stato altamente confusionale, pieno di dolore a causa del desiderio, della voglia e dell’amore che provava.

Perché, sì, forse lui sentiva una specie d’amore ogni volta che lo sguardo di Kurt incontrava il suo, anche se lui lo guardava con astio e odio, e ultimamente Kurt lo aveva guardato a quello stesso modo MOLTE VOLTE, ma era il modo in cui le cose dovevano essere.

Non poteva fare a meno di strapazzare il piccolo soprano. Aveva bisogno di qualche tipo di contatto, di qualsiasi tipo e, se questo significava spingere Kurt in un armadietto o gettarlo nei cassonetti, lui lo avrebbe fatto.

Non tanto da fargli del male veramente, perché non avrebbe mai voluto fare del male a Kurt, e se gli avesse mai fatto del male fisico, pensava che si sarebbe ucciso. Ma poi si ricordava che lui era il ragazzo che gli faceva provare sentimenti strani, confusi e improvvisamente non gliene fregava più nulla. Perché tutto quanto era colpa di Hummel.

Se non lui fosse stato così maledettamente irresistibile, Dave non avrebbe mai avuto nemmeno un problema, non avrebbe mai provato alcun tipo di attrazione per lui, ma no, Kurt doveva andare in giro ed essere tutto out and proud svolazzando in giro come se lui fosse il cazzo di padrone della scuola.

No, Dave non poteva sopportare tutto questo. Lui non ce la faceva; qualcuno doveva ficcare un po’ di sale in zucca a quel ragazzo.

Così egli si assunse il compito di farlo. Se Kurt fosse stato etero allora non avrebbe avuto il suo problema, non avrebbe avuto paura di chiudere gli occhi per la paura che lui infestasse i suoi sogni. Gli piacevano le ragazze. Gli piacevano i capelli morbidi e i fianchi, non i ragazzi, non spalle squadrate e braccia forti ma, d’altra parte, Kurt non era come la maggior parte dei ragazzi.

La cosa che provò a negare più di ogni altra cosa era il fatto che, sì, forse non era solo Kurt che lo faceva sentire più caldo del normale. Qualche volta nello spogliatoio capitava che uno dei suoi compagni di squadra potesse essere svestito e lui riusciva a non guardare. Non poteva fare a meno di arrossire, tentava disperatamente di non far colorare la sua faccia. Si ripeteva più e più volte Ti piacciono le ragazze. Le ragazze. ogni volta che tutto questo accadeva, perché quella era la verità.

Doveva essere la verità.

Non funzionò mai, perché quando Santana e Brittany volteggiavano assieme per i corridoi agganciate per i mignoli e il resto della squadra di football provava a sollevar loro le gonne (non che fosse così difficile: la lunghezza di quelle cose erano praticamente non esistenti, comunque), Dave si scopriva disinteressato, disgustato anche solo al pensiero di baciare una di loro due. Baciare Kurt d'altra parte non gli sembrava poi così male. E questo lo spaventava. Perché lui non era gay. Non poteva essere gay.

Era etero. Doveva essere etero.

Vide come tutti trattavano Kurt; dannazione, vide come lui stesso trattava Kurt. La loro città non era fatta per persone come lui, persone che erano diverse. Se avesse dovuto subire ciò che Kurt aveva sopportato ogni giorno a causa delle sue preferenze sessuali… si sarebbe semplicemente ucciso. Cavolo, non capiva come mai Kurt non si spezzasse sotto il peso del continuo bullismo, delle immersioni nei cassonetti e degli slushie lanciati in faccia.

Eppure, Kurt aveva rivelato di essere diverso. Aveva abbracciato la sua anormalità e, di fatto, avuto il coraggio di proclamare la sua differenza al mondo intero. E Dave pensò che Kurt probabilmente fosse stato il ragazzo più coraggioso sulla faccia della terra per essere stato in grado di farlo. Ma ciò gli fece anche odiare se stesso per non avere lo stesso coraggio. D’altronde, lui non era manco gay. Era etero, non avrebbe dovuto essere geloso di Hummel. Era lui quello nei casini. Era lui quello sbagliato.

Perché, fin da quando era piccolo, i genitori di Dave gli avevano messo in testa che essere gay fosse sbagliato, che era una cosa cattiva, e che tutti i froci del mondo sarebbero bruciati all'inferno per il fatto di essere così diversi. E, sinceramente, lui pensò che avrebbe anche potuto sopravvivere ai compagni a scuola se avesse avuto il suo sostegno della sua famiglia, ma non lo aveva. Loro lo avrebbero cacciato di casa. Non avrebbe avuto nessun posto dove andare, nessuno ad aiutarlo.

Così si attaccò ai suoi precetti, ripetendoli perennemente nella sua testa, adottando l'atteggiamento che, se ripetuti abbastanza,  sarebbero diventati veri. Non sognerai Kurt. Non ti piacciono i ragazzi. Ti piacciono le ragazze. Non c'è nulla di diverso in te. Tutto questo é colpa di Hummel.

Ma più andava avanti, più diventava difficile mentire a se stesso. Era alla disperata ricerca di un minimo contatto, di un po’ di sollievo, di un minimo di compassione e comprensione. Aveva bisogno di qualcuno che sapesse cosa stava passando, aveva bisogno di qualcuno con cui entrare in empatia. E l'unica persona che gli venne in mente fu Kurt.

Kurt Hummel.

La sua cotta segreta, l’unico che voleva più di ogni altra cosa in tutto il mondo.

Non che lui lo avesse mai ammesso, nemmeno a se stesso.

Questa era la condizione in cui si ritrovava, dopo aver spinto Kurt contro il suo armadietto per l’ennesima volta; ma questa volta il ragazzino lo seguì, correndo nello spogliatoio, sbraitandogli contro.

Sto parlando con te!

 Dave teneva gli occhi puntati sul suo armadietto, tirando le sue scarpe fuori e appoggiandole sulla panchina.

Lo spogliatoio delle ragazze è nella stanza accanto- disse, la voce inespressiva, priva di emozione, sapendo bene ciò che quel ragazzo avrebbe potuto fargli nelle immediate vicinanze. Era ciò che voleva. Aveva voluto che Kurt lo seguisse e gli chiedesse di sapere quale fosse il problema con lui. Voleva abbattere i muri e ammettere qualcosa che non aveva neppure ammesso ancora a se stesso.

Ma che hai che non va?- gridò Kurt, avvicinandosi a lui.

Come scusa?

Dave provò a coprire la sua incontrollabile voglia con la collera, spaventato all’idea di lasciarsi andare, non importava quanto ne avesse bisogno. Non importava che questo fosse ciò che voleva.

Come è che hai così paura?

A parte tu che ti intrufoli qui dentro per sbirciarmi il pacco?

Oh, giusto. L'incubo di ogni maschio etero e' che noi gay miriamo segretamente a molestarvi e convertirvi. Ma indovina un po', ciccio bello? Non sei il mio tipo!

Ok, questo non avrebbe dovuto ferirlo così tanto come fece. Il suo cuore non si stava spezzando. Non si stava sentendo come se fosse stato preso a calci nello stomaco. E il pensiero di non essere il tipo di Kurt Hummel furiosamente NON gli fece desiderare di strisciare sotto le coperte e piangere come una bambina.

Ma davvero?"- disse di nuovo, usando la rabbia per coprire il suo dolore e la sua confusione.

Già, i paffutelli che sudano troppo e che a trent'anni saranno pelati, non mi piacciono per niente.”

 E anche provocatoriamente non aumentò la sensazione di vuoto che stava crescendo nel suo petto.

Non scherzare col fuoco, Hummel!- disse Dave, alzando la sua mano serrata come avvertimento.

Mi darai un pugno?

Gli occhi di Kurt andarono sulle dita chiuse di Dave. E dopo ritornarono alla sua faccia; sfida e sicurezza emanarono dal suo aspetto.

Fallo!

Non scherzare col fuoco!- sbatté chiudendo l’anta del suo armadietto, desiderando che Kurt scappasse, perché non sarebbe riuscito a colpirlo. Non con quei grandi occhi celesti che stavano fissando i suoi, animati da un fuoco che non aveva mai visto prima.

Colpiscimi pure, tanto non cambierà la persona che sono. Non puoi spazzare via la mia omosessualità a suon di pugni, come io non posso spazzare via a pugni l'ignorantone che c'e' in te!

"TI HO DETTO DI SMETTERLA!"- urlò, sapendo come sarebbe finita se ne avessero continuato a quel modo.

Kurt era troppo vicino, troppo potente, era troppo forte di una presa stretta intorno a lui senza nemmeno saperlo.

"Non sei altro che un ragazzino spaventato che non riesce ad accettare il fatto di essere straordinariamente ordinario!"

E all'improvviso, Dave non ne poté più.

Lasciò che la parte di lui che aveva fatto del suo meglio per annullare ogni giorno uscisse. La parte che aveva negato con i suoi mantra e i suoi precetti. Lasciò che il vero lui emergesse in superficie.

E prima ancora che potesse comprendere quello che aveva fatto, le sue labbra erano su quelle di Kurt, le sue mani a coppa sulla faccia del soprano.

Non era stato come baciare una ragazza. Era stato giusto, era stato bello, era stato... naturale, come se tutto questo fosse stato come avrebbe dovuto sempre essere.

Ma Dave avrebbe anche potuto dire che Kurt si raggelò sotto il tocco delle sue mani. Non ci fu reciprocità.

Lui aveva scioccato Kurt.

Era ovviamente l’esatto opposto di ciò che pensava sarebbe successo. Così si allontanò e guardò dentro quei bellissimi occhi, che si erano riempiti di choc, terrore e dolore. Ma non riuscì a farne a meno: Dave si tese di nuovo, pronto a catturare le labbra di Kurt ma, prima che potesse, venne spinto via con una forza che non avrebbe mai pensato potesse uscir fuori dal piccolo ragazzo.

E allora capì cosa aveva fatto.

Aveva appena baciato Kurt Hummel, negli spogliatoi, nel bel mezzo di una giornata scolastica. Aveva sbagliato. Davvero, davvero sbagliato. Tutto questo avrebbe rovinato la sua vita, si sarebbe fatto cacciare di casa e sarebbe rimasto senza amici.

Era stato stupido. Un completo e totale idiota.

Non aveva ascoltato se stesso, non aveva ascoltato la logica che la sua testa gli aveva suggerito. Il suo cuore aveva vinto. E pensò di aver sempre saputo da qualche parte dentro di sé che sarebbe finita così.

Kurt portò la sua mano alla bocca, si formarono delle lacrime in quei suoi bellissimi occhi. Lacrime che lui stesso aveva causato. E questa volta non per un soprannome o per dei vestiti rovinati. Era perché lo aveva baciato. Perché gli aveva mostrato ciò che era troppo impaurito nel rivelare a qualcun altro. L’unica persona che avrebbe potuto aiutarlo era disgustata da lui e non poteva riuscire a reggerlo.

Così, scappò via. Colpì il suo armadietto e fuggì, non voltandosi mentre il suo cuore gli faceva male nel petto. Non preoccupandosi che fosse a scuola e che avrebbe dovuto essere in classe.

Doveva allontanarsi da lì. Uscire. Andare dove le cose avrebbero avuto senso.

Ma le cose non avevano senso. Non importava dove andasse, lui sarebbe stato sempre circondato dalla confusione e da domande a cui rispondere troppo difficili per un liceale. Sperava più di tutto di poter tornare indietro a un momento in cui niente di tutto questo gli importava, quando era piccolo e poteva far passare la sua ripugnanza per le ragazze dicendo “Hanno i germi” e nessuno poteva contestarlo.

Più di tutto, voleva solo tornare a un tempo e a uno spazio dove fosse felice. Perché, lì, non era affatto felice. Era al confine tra la depressione dichiarata e il disprezzo di se stesso.

Mai nella sua vita avrebbe voluto più prendersi a pugni in viso come in quel momento, perché non riusciva più a negarlo, non con il bacio che vedeva in replay nella sua testa come se fosse stato un film, non quando aveva ancora il sapore di Kurt sulle labbra, non quando poteva ancora richiamare alla mente il modo esatto in cui l’aveva fatto sentire.

Lui era gay e si odiava per questo.


***
Angolo della traduttrice

Hi everybody! Prima volta che posto da fin troppi mesi e prima volta che lo faccio in questo fandom (che dalle storie KurtxDave che ho lurkato qui in modo alquanto disperato negli ultimi tempi, qui c'è un livello altissimo di storie Kurtofsky e me ne compiaccio moltissimo come lettrice *_*); ovviamente, il mio cuore shipper batte per Dave e per Kurt assieme. Mi hanno veramente preso tanto ultimamente e spero davvero che questa storyline fantastica venga approfondita bene dal signor Ryan Murphy (hai capito Mr. RM? Non fare come a tuo solito, che lasci le cose a metà e non sprecare questo potenziale immenso pieno zeppo di sexual tension, chemistry - eh sì, il Klaine lo trovo irrimediabilmente poco dotato di chimica, sorry ù_ù - e angst) entro questa stagione o nella prossima *fingers crossed*. 

Questa storia l'ho trovata davvero ben sviluppata e in IC (tranne qualche accenno out of character svirgolato qua e là che ho perdonato LMAO) e spero che la mia prima traduzione (avvenuta per tutto il tempo sotto le note di Born this way, chissà come mai - fischietta...) venga apprezzata. Specifico che il dialogo nello spogliatoio (meraviglioso... ringraziamo in coro lo sceneggiatore Brad Falchuck *.*) è tradotto seguendo le battute inserite nella puntata da Subsfactory.it. Grazie a chiunque leggerà questa mia opera! ^_^

Ps: traduzione dedicata alla mia gioia, Klaine dichiarata ma comunque ben orientata verso un possibile risvolto Kurtofsky (fondamentalmente perchè la costringerò muahahahah- scherzo!). Je t'aime mon amour!
Ps del ps: l'icon che vedete è fatta da moi. Credits to speranza19@livejournal.net. ^^
  
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