“Tante
volte
ho pensato
di appallottolarvi
come carta.
Per donarvi al vento
della cenere.”
Coricato
sull’erba ancora un po’ umida dopo una giornata di
pioggia estiva, rimirava il cielo stellato. Nel corso degli anni il
cielo era
l’unica cosa a non esser cambiata: d’inverno,
d’estate, era sempre rimasto lo
stesso.
Il
cielo era ormai l’unico appiglio al passato che gli rimaneva,
oltre a quell’orologio da taschino, una miriade di ricordi e
i rimorsi, che
soffocava continuamente, ma che inesorabilmente non tardavano a
presentarsi di
nuovo. Pensava di esser riuscito a chiuderli in quel cassettino dove
sperava di
averli relegati, di cui credeva di aver buttato via la chiave
… invece eccoli
lì.
Non
era solo questo, peggio erano i sentimenti che si agitavano
nel petto e in fondo allo stomaco, che non gli permettevano di dormire
la notte.
I
sentimenti che lo avevano portato a scegliere fra la giustizia
–o
almeno, il suo modo di interpretarla- e lui.
Alla fine aveva optato di seguire i suoi ideali piuttosto che il
proprio cuore,
costatando che tutto
sarebbe cambiato, e la sua vita non sarebbe più stata la
stessa. Aveva un po’
paura, ma allo stesso tempo non riusciva in alcun modo a rattristarsene.
Ma
alla fine anche Giotto l’aveva tradito, era
colpevole quanto lui, meritava di vivere il suo stesso Inferno. Giotto
gli
aveva promesso che l’avrebbe seguito all’Inferno,
dicendo che anche una persona
piena d’ideali come lui, era colpevole … era un
peccatore.
L’uomo
che odiava.
L’uomo
che ha cercato di portare alla rovina.
L’uomo
che probabilmente l’avrebbe ostacolato
anche questa volta, attraverso il suo discendente. In quel ragazzino
aveva
visto le medesime paure, la stessa determinazione, persino lo stesso
odio misto
a quella patetica aria di compassione – odiava quello sguardo
perché lo faceva
sentire un perdente, lui non aveva bisogno della compassione degli
altri.
E
sebbene tutto questo facesse male, non
poteva cedere. Questa era una battaglia troppo importante, non poteva
abbandonarla ora.
Per
questo l’avrebbe distrutto un’altra
volta, con le sue stesse mani, avrebbe distrutto ogni traccia della sua
discendenza, finché persino le ceneri miste al sangue delle
battaglie non
sarebbero state trascinate via dal vento.
«Vada all’Inferno da solo, Primo.»
Stringendo
l’orologio da
taschino fra le dita, aveva mormorato quelle parole con disprezzo, ma
chissà
perché ogni volta che cercava di liberarsi di quel ricordo
… qualcosa lo bloccava.