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Autore: pleinelune    10/03/2011    4 recensioni
Ma chi era katherine Pierce prima di diventare la spietata vampira che tutti conosciamo?
Le origini di Katerina, la giovane dama bulgara.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Katherine Pierce
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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9.  I’m coming home, let the rain wash away all the pain of yesterday.

 
Un raggio di sole penetrò dalle tende della finestra e si andò a posare proprio sul volto di Katerina, svegliandola dal sonno profondo in cui era caduta dopo aver trovato la rosa, e dopo aver perso tempo facendo congetture su chi potesse averla lasciata sul suo letto, trovando sempre la stessa risposta.
Sapeva che non era giusto, ma provava gratitudine verso quella persona che era entrata nella sua stanza per lasciargliela. Non avrebbe dovuto essergli grata, avrebbe dovuto temerlo, avrebbe dovuto odiarlo, eppure, nel profondo del suo cuore, avrebbe voluto vederlo la notte scorsa, avrebbe voluto fargli domande, avrebbe voluto che lui gli raccontasse ogni cosa.
Quella mattina però l’avrebbe spesa in altro modo, alzandosi vide il suo profilo nello specchio accanto all’armadio e si vide diversa, le pene sul suo viso sembravano svanite, lasciando spazio a un sorriso che affiorava dalle labbra rosee. Gli occhi frangiati di ciglia castane sembravano di nuovo rilassati e senza preoccupazioni, e lisciandosi la vestaglia di pizzo analizzò la figura snella e sensuale del suo corpo, compiacendosi della sua avvenenza.
Mentre giocherellava con una ciocca ribelle aprì l’armadio, in cerca di un vestito che si potesse intonare con il suo umore felice e con la giornata soleggiata che l’aveva svegliata tanto dolcemente. Trovò quasi subito l’abito adatto, un vestito giallo paglierino, con dettagli bianchi, scollo quadrato e maniche al gomito. Il pizzo bianco adornava decollette e la fine delle maniche e delle gonne, donandole un aspetto da bambina.
Contenta si quella scelta lo indossò, tirando su i capelli in un’acconciatura semplice, non troppo elaborata.
Boccoli le ricadevano sul viso, alimentando l’idea della bambina dentro di lei.
Appena fu pronta spalancò la porta della sua camera, dirigendosi di corsa verso la stanza degli ospiti, pronta a svegliare anche Celine, per andare a fare colazione, ma trovò la porta della camera aperta, e udì provenire un canto dall’interno della stanza.
Il suo sorriso si spalancò e varcò la soglia della stanza, trovando Celine che canticchiava di fronte alla specchiera, intenta a indossare gli orecchini del giorno prima.
“Lascia che ti aiuti, carissima”, disse Katerina con un sorriso, raggiungendola.
“Buongiorno Katerina”, disse Celine smettendo di cantare.
“Oh, no. Continua te ne prego. Il tuo canto fa invidia agli usignoli appollaiati sugli alberi, in questa così bella giornata.”, la supplicò Katerina, sempre più felice.
“Come desiderate”, ribattè Celine, facendo echeggiare la sua risata cristallina nella stanza.
Il canto ricominciò, per essere concluso quando si sedettero a tavola, pronte per una fresca e sostanziosa colazione.
“Buongiorno signorine,”, disse entrando nella sala il padre di Katerina, prostrandosi in un inchino. “Non ho avuto il piacere di vedervi la scorsa sera, a cena. Dove siete state, di grazia?” chiese, curioso, sedendosi a capotavola.
“Prego padre, prendete pure una fetta biscottata”, disse Katerina porgendogli il cestino del pane.”Siamo state a casa di Celine, mio caro padre. Vogliate perdonare la nostra scortesia nel non avervi avvertito in precedenza.” Mentì Katerina, Dando un colpetto sulla gamba di Celine, seduta di fronte a lei. Celine capì che non era nelle intenzioni di Katerina dire la verità al padre, e sorrise a quest’ultimo, alimentando la storia dell’amica. Mangiarono di corsa e presto si ritrovarono in giardino, a godersi il sole e la bella giornata.
“Katerina, sarà meglio che torni a casa anche io quest’oggi. E’ sempre un piacere stare in vostra compagnia, nella vostra casa, ma sapete bene che.. ne ho una anche io.”, concluse con la solita risata cristallina.
“Potete andare quando volete, mia cara amica. Vi tengo qui perché amo la vostra compagnia. Ma prima di andare, raccontatemi, ieri come siete stata con il vostro.. amante?”, chiese, abbassando il viso, mentre un rossore appariva sulle guance.
Non aveva mai avuto pudore, o timore di quello che le diceva l’amica, sempre immischiata in qualche storia passionale, ma ora che sapeva la verità su Klaus, immaginava che anche Elijah facesse parte della stessa “specie”, e quindi si chiedeva se Celine sapesse tutto.
“Abbiamo parlato tanto, cara. Averlo ritrovato qui mi ha infuso una gioia grandissima.”, disse, guardando l’amica con occhi lampeggianti di felicità e, in un sussurro, si lasciò scappare: “Credo di essermi innamorata, Katerina.”
L’amica la guardò, e nonostante provasse felicità per Celine, non poteva fare a meno di pensare alle conseguenze di ciò che lei provava, innamorarsi di una creatura di quel genere poteva significare solo guai, guai seri. Vide in un attimo la sua amica scomparire, nella sua mente, vide il dolore nel sapere che non sarebbe più tornata, vide Elijah ucciderla, succhiandole tutto il sangue che aveva in corpo, la sua mente viaggiò e i suoi occhi si spalancarono in un attimo, terrorizzati.
Celine vide lo stato d’animo di Katerina palesarsi sul suo volto e non seppe cosa fare, capì che sapeva, sapeva anche troppo, e cercò un diversivo.
“Tu hai passato una bella serata ieri?”, chiese, tornando a camminare, stavolta verso la porta di casa. Voleva condurla in casa, per poi esser libera di andarsene da lei e da quel terrore che l’attanagliava. Non poteva farle credere che anche lei potesse c’entrare qualcosa con i vampiri.
“Oh..” si riscosse Katerina. “Si si, Sr. Klaus mi ha portato gentilmente a vedere ogni statua e ogni anfratto di quel giardino, ieri sera.” E un risolino arrivò prontamente a allentare la situazione, evidentemente tesa, tra le due.
“Siamo arrivate davanti casa. Carissima, posso prendere la vostra carrozza? Prometto che appena sarò arrivata la rimanderò indietro.”, chiese, sorridendo.
“Ma non sono nemmeno cose da domandare, prendetela e tenetela quanto volete, mio padre neanche se ne accorgerà, sbadato com’è.” E le amiche si abbracciarono, congedandosi da quella strana conversazione.
 
 
“Dove sei stato stanotte?”, la voce di Elijah arrivò alle orecchie di Klaus come uno scherno, sapeva perfettamente dove l’uomo fosse stato, eppure voleva sentire la frustrazione dell’altro mentre ammetteva la debolezza, mentre diceva di essere andato da lei.
La risposta non giunse, e girandosi per uscire in giardino aggiunse Elijah: “La storia non si ripeterà, fratellino.”
E scomparve tra le porte svettanti dell’ingresso di casa Arcaiel.
 
 
“Padre, esco. Tornerò prima di cena, tranquillo.”, con queste parole, urlate in direzione dell’ufficio del padre al piano superiore, Katerina uscì di casa.
La fresca giornata l’aveva invogliata ad uscire già dalla mattina, la partenza di Celine, inoltre, le aveva permesso di realizzare i suoi progetti della giornata.
Ricordava ancora il viso della vecchia donna che l’aveva toccata quel pomeriggio in erboristeria, e voleva rivederla, parlarle e scoprire cosa aveva visto.
Aveva già avuto a che fare con delle visioni, sua nonna ne aveva di continuo, anche se Katerina non sapeva bene cosa fossero, ma ora che sapeva ciò che sua nonna era, poteva solo sperare che quella donna le avrebbe confessato le sue visioni.
In men che non si dica arrivò in città, incontrando conoscenti e amici perse tempo, in cerca del vecchio negozio. Il terrore che potesse essere arrivata in ritardo l’attanagliava a tal punto da farla tremare, e le persone attorno a lei non facevano altro che farla agitare ancora di più, facendole perdere tempo in discussioni inutili. Strinse forte il ciondolo che aveva al collo e si diresse verso una stradina, una stradina che conosceva bene, era quella che faceva con sua nonna ogni volta che andavano in quel vecchio negozio, e la fiducia, la speranza che aveva nelle parole di sua nonna le dettero forza, la forza necessaria per varcare la soglia del negozio.
Appena entrò un odore acre e nauseabondo la fece quasi svenire, ricordò in un attimo il profumo che le giungeva alle narici ogni volta che entrava con la nonna, e capì che non era tutto a posto, qualcuno, o qualcosa, era stato li prima di lei.
Guardandosi attorno in quell’angustio spazio notò che tutte le cassettine contenenti ogni tipo di erbe erano state febbrilmente aperte e gettate a terra, come alla ricerca di qualcosa in particolare che non fosse in nessuna di quelle scatoline. Gli occhi le si colmarono di lacrime mentre si accovacciava a raccogliere una piantina, caduta a terra nella foga della situazione e calpestata, schiacciata senza ritegno. Il posto magico che era una volta era stato distrutto, e con lui la bambina che era Katerina ogni volta che vi entrava.
Nella confusione non si era accorta che una figura nera e scomposta era accovacciata al di la del bancone, e appena se ne rese conto il terrore la assalì nuovamente, credendo che fosse li per farle del male. Rimase immobile dov’era senza aver la forza di muoversi, annientata dalla paura, ma la figura non si mosse.
D’un tratto Katerina si rese conto che quella figura non si sarebbe mossa, che quella sagoma nera non respirava, e guardandola attentamente scorse dei capelli grigi, e capì che era una donna. La donna che l’aveva avvertita molto tempo prima. Come aveva temuto era arrivata in ritardo, la donna era stata uccisa per evitare che parlasse, e con lei sarebbero state uccise tutte le persone che avrebbero cercato di aiutare Katerina. Per un attimo pensò a chi potesse aver intenzione di farle questo. Dopotutto Klaus le aveva detto la verità, non avrebbe avuto alcun motivo per uccidere una persona innocente, poi i suoi pensieri volarono a quel pomeriggio.
Si ricordò che gli occhi della donna avevano guardato con estremo terrore Celine, per poi posarsi di nuovo su Katerina. D’un tratto si rese conto di ciò che aveva creduto impossibile fino a pochi istanti prima, e i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime, capendo che Celine non era poi l’amica che credeva fosse.
Celine era una vampira.
 
 
Nella penombra del suo studio, Klaus cercò invano conforto alle sue preoccupazioni, massaggiandosi la fronte con una mano, cercando di alleviare il  mal di testa che gli imperversava in testa da quando si era destato quella mattina.
Le parole di Elijah erano state sempre le stesse, e i fatti successi quasi mille anni prima riconfermavano ciò che lui era disposto a fare, andando anche contro suo fratello.
 

In una giornata soleggiata – 1756

 
“Oh, mio caro, credete davvero di potermi prendere?”, la risata cristallina della donna che aveva pronunciato quelle parole inondò l’aria di buonumore ed allegria, sapeva come far piacere a un uomo, quella donna.
“Signorina Elisa, non crederete voi, invece, che io vi insegua per tutto il giardino, spero”, rispose quel ragazzo, ancora troppo giovane per capire i meccanismi della vita.
“Provate a prendermi, Sr. Elijah.”, disse la dama, nascondendosi dietro a una statua e esponendo solo il volto, quel volto tanto dolce e provocante.
L’avrebbe seguita in capo al mondo, di questo era convinto, Elijah.
“Non la segui fratellino?”, sentì una voce alle spalle, e di colpo si voltò, Klaus era dietro di lui, intento a guardare con occhi quasi affamati la dama. La stessa dama che lui stesso bramava.
“Sappi che se non lo fai te, lo faccio io.”, rise, salutando con un inchino Elisa.
“Che bella giornata per una passeggiata in giardino, vero Mrs. Elisa?”, chiese, ammiccando nella sua direzione.
“Assolutamente, ma, ahimè, Elijah non vuole unirsi a me nei festeggiamenti per questa bella giornata. Mi farebbe l’onore di seguirmi lei?”, chiese provocante Elisa, uscendo dal nascondiglio offertole dalla statua e andando a posare una mano di fronte a Klaus, che prontamente la prese e la sfiorò con le labbra.
“Senza alcun dubbio,” sorrise, sorpassando il fratello. “Sr. Elijah, se vuole unirsi a noi è libero di farlo.” Disse infine Elisa, prima di scomparire al di la di una siepe, con Klaus.
Gli occhi di Elijah bruciarono mentalmente la scia che aveva lasciato quella donna al suo passaggio,e con lei l’immagine del fratello in sua compagnia. Il fratello, che aveva sempre avuto tutto, non avrebbe avuto anche la donna che lui desiderava.
Li lasciò andare soli, senza dimenticare quel giorno.
 
 
La mente di Klaus scacciò i pensieri dalla mente, rivedendo il volto di Elisa aveva avuto una fitta al cuore, l’amore provato per quella donna era stato immane, e non era ancora assopito, nonostante tutto il tempo passato. I ricordi erano ancora li, pronti ad annientarlo ogni qualvolta li avesse rievocati, vividi e presenti come appena vissuti.
In un attimo pensò al fratello, avrebbe dovuto trovarlo, parlargli, di quello che era accaduto e che non sarebbe più riaccaduto, così si alzò, e in un battito di ciglia scomparve, lasciando dietro di se solo un profumo intenso, la scia della sua presenza.
 
 
Katerina era sconvolta da ciò che aveva scoperto, si trascinava per le strade, aveva bisogno di chiarezza, niente più era al sicuro, nessuno, tanto meno lei.
Celine sapeva tutto, sapeva chi fosse Klaus e sapeva cosa fossero quei due uomini insieme, erano quello che era lei stessa.
Non era al sicuro più da nessuna parte, neppure tra le mura della sua casa. In un attimo si rese conto di ciò che aveva procurato alla sua famiglia invitando ad entrare Celine, e si chiese come mai non avesse ancora fatto del male a nessuno, nemmeno a lei.
Sentì il bisogno, incondizionato, di vedere sua nonna, di sentirla vicina, di sapere che lei era dalla sua parte, che qualcuno lo era. Presto, trascinandosi per le strade della città, si ritrovò al cimitero cittadino, e capì che non era una casualità trovarsi li. Era li per un motivo esatto, li era stata sepolta sua nonna, li avrebbe capito cosa doveva fare ora, che niente era più sicuro.
Entrò nel cimitero, stava facendo buio e le lapidi creavano strane ombre attorno a lei, ma Katerina non aveva paura, non più. Sapeva che qualcosa le sarebbe accaduto comunque, che avesse paura o meno, avrebbe accettato ciò che le sarebbe successo. Si diresse a passo spedito alla tomba di sua nonna, guardo la foto, e si inginocchiò davanti alla lapide, mentre lacrime iniziavano a sgorgare dai suoi occhi, inconsciamente si ritrovò a gemere e a piangere, mentre la bocca pronunciava parole che erano albergate nella sua mente per troppo tempo. Le parole uscirono senza che nemmeno se ne rendesse conto, raccontavano di Klaus, di Elijah e di Celine, di tutto ciò che le era capitato in quel periodo. D’un tratto un’ombra si fece più invadente delle altre, oscurando improvvisamente la foto della nonna, Katerina quasi non se ne accorse, per i lacrimoni che le offuscavano la vista, ma una mano le si poggiò sulla spalla e in uno scatto di girò, in preda al panico, credeva fosse arrivata la sua ora, ora che aveva scoperto tutto e che non c’era più niente e nessuno a salvarla.
Gli occhi le si spalancarono e le lacrime smisero di cadere, come rispettose della persona che si trovavano davanti. Le parole smisero di uscire e lasciarono la bocca vuota e spalancata, stupita.
“Ciao piccola mia.”, disse una voce familiare, dolce e allo stesso tempo ruvida, rinfrancata dal tempo e dal dolore provato.
“Nonna..”, furono le uniche parole che riuscì a pronunciare Katerina, prima di svenire, sopraffatta dagli eventi. 






-Spazio Autore-

Buonaseraaa :) Ci ho messo tanto per scivere questo capitolo che mi piace molto xD Scritto tutto molto Jane Austen ahaha 
Allora, prima di tutto la quotes è la canzone Coming Home - Ditty Dirty Money.  E per questo vorrei ringraziare Giuls per avermela ricordata e per avermela fatta risentire *w* E' stupenda e la amo u.U
bene, spieghiamo un po' il capitolo, come vedete si scopre che alla fine la storia si ripete, si ripete, e si ripete ancora, chissà che non sarà nel gene delle Petrova comportarsi come tali U.U 
A me piace troppo sta cosa che riprendo i flashback del TF perchè li posso raccontare scrivendoli e comunque prima o poi arriverò a raccontare quelli veri quindi mi piace. La mia idea sarebbe di partire da Elisa, poi passare per Katerina, e da Katerina arrivare ai giorni nostri e quindi a Elena. Chissà se riuscirò mai in questa impresa, verrebbe fuori proprio un bel malloppo aahsuahsuahua. 
Comunque come avrete capito c'è il flashback del flashback quando Elisa si nasconde dietro alla statua, c'è anche nel TF, U.U 
Farei notare che Elijah rappresenta Stefan e Klaus rappresenta Damon U.U Capirete poi perchè xD  Elijah alla fine è come Stefan, si, ma solo per ora, perchè non è proprio martire Santo Stefano U.U 
Poooi, E' TORNATA LA NONNAAAAAAAA XD, io sono felicissima di sta cosa perchè presto arriveranno altri personaggi e si vivrà un po' meglio xD
ci sono molte cose che la nonna sa e che dirà a Katerina, vabbè ma non sto a dirvi tutto... mm.. che altro devo dire..
poveraccia la veccchietta del negozietto è stata ammazzata -.- E ora si è scoperto che anche celine è vampira u.U Chissà come reagiranno entrambe nel rivedersi xD
Insinuo in voi il dubbio aahaha. Ahhh, presto tornerà anche Justin, Yep. Vi ricordate quell'allocco che ci provava con Katerina a inizio FF? Proprio luiiiiiiiii.. xD

Quindi aspettatevi grandi cose xD Bene basta con questo spazio poco serio.. 
Ringrazio che passa e chi va, che lascia un commento e anche chi non lo lascia ç__ç 
Ringrazio specialmente quelle che commentano, cioè Giraffetta ** Grazie grazie grazieee **
Le mie amore del forum che io amo alla folia e che già lo sanno ma lo ripeto U.U
e Sekunden che ringrazio che commenta semrpe *w*
GRRRRAAAZZIIIIEEEE *u*
   
 
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