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Autore: noriko    11/03/2011    2 recensioni
Ed era patetica anche la situazione in cui si trovava: non "patetica" perchè piena di dramma e di pathos, ma piuttosto perchè se si fosse visto dall'esterno non avrebbe esitato a ridere fino allo sfinimento per la pietà.
[leggero usuk]
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Stava male. Di nuovo. Che strano.
Mosse leggermente le gambe, facendo frusciare la coperta: sentire i muscoli contrarsi e stendersi in risposta alla sua volontà fu una sensazione strana, come se ormai non gli appartenessero più. Strana, forse nauseante.
Ecco, gli veniva un po’ da vomitare. E da piangere, anche, perché si sentiva molle e rotto, patetico. Ed  era era patetica anche la situazione in cui si trovava: non "patetica" perchè piena di dramma e di pathos, ma piuttosto perchè se si fosse visto dall'esterno non avrebbe esitato a ridere fino allo sfinimento per la pietà.
C’era una lacrima tra le sue ciglia, una sola, e non si decideva a scendere, rimaneva lì intrappolata e faceva aumentare il malessere e la nausea. Chiuse gli occhi.
- Hai paura? Tranquillo, ci sono io! – la sua risata arrogante e anche leggermente acuta fu perfino più devastante del suo braccio intorno alle spalle.
Arthur si mosse, a disagio, non riuscendo a decidere se allontanarsi da quel contatto, fin troppo intimo, intossicante e decisamente pericoloso, o se invece stringersi ancora di più a quel calore. Intimo, intossicante e decisamente pericoloso. – Sono solo stanco.
Lo disse piano piano, quasi sperando che Alfred non lo sentisse. Che non facesse domande e non chiedesse spiegazioni, anche se forse, al di là della sua responsabilità in quanto eroe, non gli importava più di tanto come Arthur si sentisse.
- Tra venti minuti è finito, resisti. – fu la risposta, sporcata da una nota di supplica.
Ah, certo. Non voleva che lo lasciasse da solo: non “senza di lui”, solo. Aveva semplicemente paura e voleva qualcuno vicino, chiunque. Contrasse le labbra in una smorfia e amara di scherno verso se stesso.
Alla fine, tuttavia, non era affatto giusto arrabbiarsi così con Alfred e incolparlo di colpe che in fin dei conti non aveva: non era certo sua la responsabilità se Arthur era deciso nel non rivelargli nulla riguardo a come si sentisse, a non farlo nemmeno trapelare se possibile.  Perché, finchè il dolore era solo suo era anche molto più gestibile: odiava il modo diverso in cui ti guardano le persone quando sanno che stai male.
E poi, diciamocelo, non avrebbe neanche saputo cosa dirgli, sinceramente. Stava male, ma era più dovuto alla sua situazione (patetica) in generale che non a una causa specifica: un malessere diffuso, come il mal di mare. Come se fosse una barca in una giornata relativamente tranquilla e, perché potesse sfogare tutta la sua nausea (di vivere, per parlar fuor di metafora), necessitava quanto meno di una piccola tempesta. Non poteva certo mettersi a piangere o urlare così, all’improvviso. Chiuse ancora gli occhi e appoggiò la testa sulla spalla di Alfred, sentendosi incredibilmente stanco.
- Aspetterò. – rispose semplicemente.
  


Note
Non sono per niente soddisfatta di questa fic, anche perchè è terribilmente OOC e mi sembra anche piuttosto inconcludente. Detto questo, l'ho scritta in un momento molto forte per me, per cui ci tenevo a pubblicarla lo stesso. I commenti sono sempre graditi :)
  
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