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Autore: Araiha    11/03/2011    1 recensioni
Il rumore stridulo di una sveglia squarciò il silenzio. La povera ragazza presa alla sprovvista, cadde senza alcuna grazia dal letto sbattendo con il sedere sul pavimento. “ Per le mutande di pizzo di Giacomo Leopardi, che sempre sia lodato” sbraitò, lanciando con violenza quell'aggeggio infernale contro il muro. Il rumore cessò di colpo. Ovviamente l'idea di resettare la sveglia premendo l'apposito pulsante, non le aveva neanche sfiorato la mente.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, allora questa è la mia prima ff, quindi sono ancora alle prime armi, il secondo capitolo come vedete l'ho scritto molto in fretta e spero che anche i prossimi aggiornamenti siano così rapidi. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e se sono un totale disastro XD. Spero che questo piccolo racconto vi piaccia.

Baci Araiha.

 

Dopo che furono usciti dal condominio, come delle furie salirono sulla 500 verde acqua. Galatea si stese sul sedile posteriore con i piedi appoggiati al finestrino. Fissava stancamente le punte sporche delle sue all stars sbrindellate. Adorava quelle scarpe, erano state un ottimo compagno di viaggio. Fissò la fantasia a stelle e strisce, e i lacci sfilacciati in più punti, e la investì un moto di tenerezza.

Sul sedile anteriore, nel frattempo, i due amici urlavano a squarciagola una canzone dei Nirvana, sembravano due ubriachi. Le venne da ridere.

Abbassò di poco lo sguardo e incontro una piccola macchia di cappuccino sulla maglietta bianca che indossava, sbuffò, ma poco male l'avrebbe coperta con la giacca.

Scivolò ancora di più sul sedile, piegando le ginocchia e osservò il tettuccio nero. Ultimamente si sentiva strana, più del solito, forse era solo paranoia. Persa com'era nei suoi pensieri, non si accorse che erano giunti a destinazione.

Avanti infatti, era in corso una furiosa lite su dove avrebbero dovuto parcheggiare. Riccardo indicava a destra e Lara girava a sinistra. Il più delle volte per dispetto. Continuarono così per circa 15 minuti fino a quando parcheggiarono, relativamente vicino all'istituto.

La rossa scese e si calò sugli occhi i rayban gialli. A passo di marcia riuscirono ad giungere in aula, con un banalissimo ritardo di 10 minuti. Si sedettero svelti nei posti in fondo e cercarono di prendere il filo del discorso. Le piccole mani pallide di Gala si infilarono nella tracolla, ed estrassero un quadernino a fiori, e una bic dal tappo mangiucchiato. Iniziò velocemente a prendere appunti con una calligrafia minuscola e ordinata. Non si sarebbe detto, ma era molto studiosa. la sua media era molto alta, non era stata mai rimandata e i suoi voti non scendevano mai al disotto del 28.

la testa china sul quaderno, lo sguardo concentrato e fisso, e le labbra arricciate. Quindi non si accorse immediatamente che qualcosa le aveva colpito la testa, poi però vide una pallina di carta fucsia spiccare sul tavolo, e si decise a posare la penna. Aprì con cautela il foglietto e lesse una sola riga scritta con una calligrafia frivola e svolazzante:

 

Quell'idiota slavato dietro di te ti sta fissando da più di un'ora!

 

Si giro di scatto verso il biondino due posti più in là che alzo le spalle con noncuranza e continò ad arricciarsi una ciocca di capelli attorno al dito. Poi lentamente rivolse i suoi occhi blu alle sue spalle, dove notò l'idiota slavato in questione. Era Lorenzo , un loro compagno di corso, da sempre innamorato di Galatea che probabilmente non sapeva neanche dell'esistenza di altri esseri umani sulla Terra. Appena vide che la ragazza di cui si era invaghito le aveva rivolto uno sguardo, perplesso, ma pur sempre uno sguardo. Si esibì in un largo sorriso. Lei presa alla sprovvista rispose con un sorriso di circostanza, forse un po' troppo ampio, visto che si delineo sulla sua guancia sinistra la sua solita fossetta. Poi con lentezza ritornò a fissare difronte a se.

Ma un'altra pallina di carta le colpì la tempia, e non riuscì a trattenere uno sbuffo, che incuriosì la ragazza asiatica che le era capitata di fianco. Prese il nuovo foglietto e lesse:

 

Non dargli corda, oppure si farà strane idee,

e non te lo staccherai più di dosso.

Dammi retta, io me ne intendo!

 

Si girò di nuovo verso Riccardo, che le fece l'occhiolino. Non cercò neanche più di seguire la lezione, ormai l'intera analisi della poetica cortese era andata a farsi friggere, preferì quindi poggiare la testa sul banco e aspettare la fine dell'ora.

Dopo la fine delle lezioni, si erano catapultati fuori dalla facoltà, e con lo stomaco che brontolava, lei e Riccardo, aspettavano che Lara si congedasse dall'ennesimo ammiratore. Era molto ambita tra gli studenti, era alta bionda e formosa, di famiglia ricca e sempre issata su spropositati tacchi a spillo. Possedeva tutto ciò che si poteva desiderare in una donna: bellezza, eleganza, intelligenza, e un portafogli coi fiocchi. Proprio per questo Galatea ancora non si capacitava come un ragazzo avrebbe potuto interessarsi a lei., quando era sempre stata oscurata dall'ondeggiare voluttuoso della sua amica. Certo non era da buttare, era magra e piccolina, anche il suo viso non era male, i suoi due occhioni blu erano incastonati su un visino pallido e levigato, che comprendeva un nasino alla francese e un bocca piccola e curvilinea. Era una bambola di porcellana, ma nulla che si potesse definire sensuale e provocante. Aveva avuto alcuni pretendenti, anche al liceo, ma non si era mai fidanzata, le erano sempre stati stretti i legami, proprio per questo era andata vivere da sola. Ora nella sua testa si aggiravano una serie di pensieri nuovi e agitati, ma erano attenuati dal morbido calore delle braccia di Riccardo intorno alla sua vita, e il respiro lento che le solleticava il collo. “ se non si sbrigano a finire di tubare, vado li e metto in scena una dimostrazione pratica su come sia possibile accoltellare qualcuno con un tostapane” sbuffò velocemente lui, mentre la rossa rideva tra i baffi. “ ho fameee” si lamentò di nuovo, come un bambino. Ma prima che potesse iniziare la ricerca del tostapane, Lara corse verso di loro.

lo amo” cominciò la biondina, con aria sognante, mentre stavano raggiungendo la pizzeria dove mangiavano sempre.

dici sempre così, poi vedrai che tra un mese già ti sarai stancata” la corresse l'amico. Lara aprì la bocca per replicare, ma fu interrotta “ questa volta è diverso” le fece un imitazione impareggiabile. “risparmiati tesoro, la storia la sappiamo già” poi con grazia entrò nel locale, seguito dalle due amiche che ancora ridevano per la superba imitazione.

Un'oretta dopo erano tutti e tre seduti attorno ad un tavolino di legno scuro ad ingozzarsi di pizza e patatine fritte. Andavano sempre lì a mangiare ogni settimana, sia perché facevano una pizza strepitosa e anche a dicembre faceva un bel calduccio, ma anche perché ormai erano diventati amici del proprietario che gli faceva sempre un po di sconto. Erano ancora intenti a ingurgitare patatine e a chiacchierare circa il nuovo spasimante dell'amica, quando “raise your glass” di Pink perforò l'aria.

Velocemente Galatea prese il suo cellulare dalla tracolla e rispose, stoppando la canzone all'inizio. “ Pronto” “ salve, chiamo per l'annuncio che era esposto in bacheca, sarei interessata” la voce melodiosa e femminile dall'altro lato della cornetta la blocco un secondo, poi sempre cordialmente rispose “ certo, quando vuole può venire a vedere l'appartamento, sono sempre disponibile” i due ragazzi di fronte a lei continuavano a sghignazzare e a fare smorfie, tentando di farla scoppiare a ridere, ma lei mantenne con successo un certo contegno. “ allora, sarebbe possibile venire oggi pomeriggio verso le 4?” la ragazza parlò di nuovo. “ oh, certo nessun problema” rispose fissando il bicchiere sporco di birra che le si parava davanti, “ allora perfetto ci vediamo, questo pomeriggio, grazie e arrivederci” “ arrivederci” riuscì solo a dire prima che la chiamata si interrompesse. era una persona molto concisa ed arrivava subito al sodo, non le era sembrata molto simpatica, a dire il vero, ma non si sa mai.

dovresti mettere in ordine quel mercato Peruviano che chiami casa, se vuoi che qualcun altro ci venga ad abitare” Lara la distrasse dalle sue elucubrazioni mentali. “ oh, no di certo, se vuole venire, deve adattarsi. E comunque sono sicura che la casa le piacerà così com'è”, ed addentò l'ultima patatina. Gli sguardi dubbiosi dei due amici furono l'eloquente risposta.

   
 
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