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Autore: Aurora_Maria1004    11/03/2011    0 recensioni
- Ammetto che il viaggio fosse lungo, e che mi stesse innervosendo il fatto di dover rimanere rinchiusa a lungo dentro quest'auto.
- Che era bella forse già lo sapeva, ma mai incontrai una ragazza di tale bellezza. Forse per la prima volta potrei rimaner affascinata da questa ragazza, forse potrei scoprire chi è, forse ...Potrei innamorarmene realmente!
- Che male c'è dannazione Leyla , apri gli occhi. Non sono una bambina, impara a crescere!
- Ashley, ti voglio bene, davvero, ma ora, il mio lavoro è importante, cerca di capirmi.
- Forse è il caso che io vada via, che cambi aria, intanto a te non dispiacerà. Hai scelto per entrambe.
- Non m'importa. Voglio amarti. Voglio baciarti davanti a tutti, tenerti per mano, farti sentire amata Ash, e non m'importa chi dice che sia sbagliato, perchè queste emozioni loro non le sentono, non le capiscono, non capiscono l'intensità. Voglio vederti sorridere ogni giorno insieme a me. Voglio te, qualunque cosa la gente dica, noi lotteremo.
- Forse non son più pronta a lottare visto che tu mi hai abbandonata senza troppi pensieri e senza curarti di cosa dovesse passare io per entrambe!
Storia omosessuale se v'infastidisce non leggete,semplice.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quanto fosse lungo il viaggio con certezza non lo sapevo. Insomma, di certo non era molto lontano, ma neanche molto vicino. So solo che non vedevo l'ora di giungere a destinazione, o al massimo di rincasare.
Vedevo i paesi , già visti da volte passate, scorrermi tutti insieme, e non c'era un ricordo che mancai di rimembrar. E odiavo il fatto che con me ci fossero i miei genitori, perchè se ora , fossi stata sola, sarei scoppiata a piangere senza nessun freno.
Era un anno che non tornavo li, non tornavo nel posto dove avevo vissuto giorni indimenticabili per il mio cuore, con la persona che tutt'ora son certa di amare.
Non importava quanto tempo passasse, con chi stavo, chi frequentavo o dove andavo, era sempre li, nella parte remota della mia testa, ma ben visibile al mio cuore.
Ma avevo un cuore bastardo, constatai , e non c'era persona che ormai mi passasse inosservata, ma lei rimaneva sempre li, parte di me anche se le nostre strade s'erano divise brutalmente, un pò per colpa mia, un pò per la sua.
Ma ora, sentivo solo il mio cuore correre più della macchina, e pensavo a quanto fosse alta la probabilità che mi potesse venir un attacco di cuore, ma ahimè, niente.Meno male! Eravamo partiti vero le otto e mezzo e ormai eran le nove e quaranta o giù di li.

Per gran parte del tempo vidi solo montagne, e innumerevoli auto, ma ora , proprio adesso se mi giro intorno posso vedere finalmente il mare e il suo paese che vi si è insediato. Abbassai il volume della musica, visto che non avevo voglia di sentire mia madre e mio padre parlare, diciamo più mia madre , credo che in un ora abbia parlato gran parte del tempo, ma infondo , è una donna, e gran parte d'esse non fan altro che parlare. Beata lei e la sua voglia. Una volta entrati in paese, o meglio dire, città, mi guardai intorno con curiosità, nostalgia e speranza.
Curiosità di poter vedere qualche cambiamento avvenuto nell'ultimo anno; nostalgia dei momenti passati, della mia stupidità per via delle mie paure, insicurezze , e speranza , per poterla rivedere , anche di sfuggita. Gira che rigira alla fine siam arrivati all'ospedale, il primo, dove bisognava pagare il ticket. Io più che altro avevo bisogno di una sigaretta, ma siccome prima di partire il tabacchino , non so come, era chiuso non ho potuto prenderle, anche perché la mia tessera sanitaria era rotta e scaduta, e Dio sa solo quando si avranno le nuove, sinceramente spero presto visto che non posso aspettare ogni volta i comodi del tabaccaio , anche se credo che a lui non dispiaccia avermi ormai come cliente abituale. Eh, il caro vecchio Luca che la mattina ormai sa già a che ora vado.
Comunque, tornando a noi, una volta che trovai un bar potei finalmente comprare le mie Lucky Strike nere, essendo da venti di solito dovrebbero costare sui quattro euro e venti , ma questo pacchetto veniva solo quattro euro e aveva la giusta dose di nicotina per farmi star buona e calma, perciò mi andavano perfette. A parte il fatto che erano più fini e compresse, ma vabbè, si fa quel che si può! Io e mio padre eravamo fuori fumando, io seduta all'ombra visto che odio altamente il sole e la sua luce troppo forte, insomma, amo il sole, ma che bisogno c'è starci sotto? A parer mio nessuno!

Dicevo, io fumavo all'ombra , mentre mio padre si leggeva il giornale. L'avrei letto anch'io, ma per fortuna non lo feci, sarà la mia ultima spiaggia nel caso mi annoiassi. Non molto lontano da noi c'era una donna, sulla mezza età che chiedeva l'elemosina. Un tempo da bambina tali persone mi facevano pietà, ma ora , seppur mi spiaccia che siano così penso che se alzassero il culo dal pavimento o camminassero nella giusta via, e si trovassero un lavoro o qualcosa di degno e forse che le faccia guadagnare più di quanto racimolino in una settimana buon per loro. Ma no, preferiscono chiedere soldi a chi si fa il mazzo lavorando mattina e sera.
Strana gente. Dall'ospedale, o il banco ticket uscivano almeno una decina di persone ogni cinque minuti, erano veloci. Una volta finita la sigaretta entrai per vedere se mia madre avesse finito, ma lei era il numero novantaquattro e il tabellone stupido indicava solo novantatré, fortuna che attimi dopo toccò a noi.
Quando il tipo, abbastanza vecchio , con capelli bianchi , un pò robusto e dall'aria seria disse il prezzo stavo per cambiare idea sul fare la visita. Insomma venti euro e sessantasei ha pagato! Ladri! Una volta pagato uscimmo fuori, cercammo mio padre, che era seduto ancora leggendo quello stupido giornale, salimmo a pochi metri di distanza nel vero ospedale dove avevo la visita. Ovvio che trovare un infermiera o un banco informazioni fu un impresa. Ma per fortuna ne trovammo una prima che chiudesse la porta senza neanche calcolarci. Vai doct!

-Volevamo sapere per questa visita , dove dobbiamo andare?- Chiese educatamente mia madre.

- Primo piano.- Rispose l'infermiera.

Peccato mia cara signora che non era al primo piano ma ben si al secondo, ma vabbè, puoi passarla per stavolta! Una volta arrivati al secondo piano entrammo nel reparto. Ammetto di aver guardato un pò male l'insegna e borbottavo insulti senza neanche pensare a chi mi potesse sentire o meno. Insomma, ero nel reparto di neuropsichiatria infantile, e sotto c'erano altre categorie. Mamma , dove diamine mi hai portata? Davvero, pediatria?Andiamo, faccio diciott'anni tra meno di quattro mesi, perché son così burocratici?Non ne ho proprio idea.
So solo che non appena aprì la porta vidi un bambino correre, uno piangere un altro buono e silenzioso ,come se avesse paura. Non nego che stare li terrorizzava anche a me, ma ormai ci sono no? Sempre educatamente mia madre chiese informazioni. Dai mamma, so che anche tu non vedi l'ora di andar via di qui, perciò non potresti esser un pò più sbrigativa? Una volta data l'impegnativa e la ricetta dovemmo aspettare. E mai prima di allora la mia attesa fu ripagata così bene.

Tre o quattro ragazze entrarono da una porta verde un po vecchiotta e mi camminarono affianco. Erano a dir poco stupende. Non erano delle dottoresse vanitose, come se sapessero tutto, non erano autoritarie , erano delle giovani dottoresse , forse entrate da poco in quel campo , che volevano far bene il loro lavoro e i loro sorrisi non falsi ma sinceri verso i pazienti e i bambini e i loro genitori, dimostravano quanto potesse piacergli tale lavoro. Ma poi , eccola li, la giovane che per mezza mattina , a mia insaputa avrebbe rubato la mia attenzione.

- Sei tu Ashley Morrison?- Disse una voce a me sconosciuta.

Alzai lo sguardo dal mio cellulare e la vidi. Inutile dire che mi colpì senza troppi giri di parole.

- Si.- Risposi flebilmente. Non so come ma in quel momento mi trovai a disagio nella mia sedia e sapevo anche che le mie guance avevano preso a diventar più rosse di quel che erano.

- Bene, dovresti compilare questo modulo, è abbastanza semplice, lo diamo a tutti i nostri pazienti. Non dovresti aver problemi, in caso se si vuole puoi consultare un genitore. Appena hai finito lo puoi consegnare all'infermiera oppure a me. Va bene?- Mi spiegò guardandomi e sorridendo.
Oddio, che bel sorriso che ha. Okay, concentrarsi sul modulo che ho di fronte! Lo guardai un paio di volte e mi venne da sorride. No ,dai, davvero?Le crocette?Bene doctor, come vuole lei.
Iniziai a compilarlo e dopo un pò mia madre si sedette accanto a me, ok, forse era meglio un aiutino, infondo, che ne sapevo chi soffriva cosa? Di certo non io! Passarono si e no una decina di minuti e finii di compilarlo. Mi girai intorno in cerca della dottoressa , ma a parte qualche persona che aspettava il proprio turno non vidi nessuno che potesse aiutarmi.

- Dallo all'infermiera li.- Disse mia madre indicandomi un'infermiera di mezza età seduta compilando alcuni moduli. La guardai e dopo un pò entrai timidamente dentro la stanza.

- Dovrei consegnare questi fogli,- Le dissi con un fil di voce.

- Chi era la dottoressa?-

- Non saprei.- Che era vero, era venuta, rimasta per poco e poi sparita.
Non so perchè ma quando poi tornai in sala d'attesa, anche se sala non lo era mica tanto, mi sentivo agitata come se rivederla era qualcosa che era sbagliato o non so, in un certo senso mi sentivo a disagio ,nervosa e agitata, e il mal di testa e nausea che sentivo non aiutavano. Comunque sia dopo massimo un quarto d'ora tornò, e ripeto era bellissima.

-Ashley se ora mi seguite, i genitori possono ovviamente entrare, inizieremo.- Disse sorridendomi.

Oddio, questa donna sarà la mia morte, ne sono sicura!
   
 
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