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Autore: suni    12/03/2011    3 recensioni
Caroline, una delusione sentimentale e il più improbabile dei consolatori, con tanto di Scotch e considerazioni filosofiche.
Il divano dei Salvatore può essere un rifugio inaspettato...specialmente col cuscino giusto.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Altro giro, altra scemenza.
Questa qui mi è uscita da sola l'altra sera. Si allaccia più o meno alla 2x16, è sciocca e piuttosto insulsa ma nasce perché mi piace la dinamica che si crea tra i personaggi di Damon e Caroline, una specie di equilibrio stortignaccolo tra il fastidio, la comprensione e la condiscendenza reciproci.
Spero funzioni almeno un po'.
Buona lettura.


Pillow boy


Cercava soltanto di guardare la strada, tenere gli occhi aperti e guardare la strada, mentre stringeva spasmodicamente le mani sul volante e i singhiozzi la scuotevano, nonostante tutto. Per quanto si sforzasse, non riusciva a evitare che le lacrime le appannassero la vista e traboccassero lungo le sue guance.
Non poteva essere. Non doveva andare così, non era giusto che finisse così. E singhiozzava ancora più forte, ripiegata su se stessa, sconfitta. Non era giusto. Lei era solo una ragazza come tutte le altre, fino a poco tempo prima. Una ragazza innamorata e normalissima, e poi innamorata, e ora invece era tutto finito. Era orribile. Non le serviva a niente essere diventata più forte, se questo era il risultato. Non voleva esserlo. Voleva disperarsi.
Emise un gemito sollevato, e insieme disperato, quando svoltando intravide nel crepuscolo la massa imponente della casa, e parcheggiò con una frenata brusca lì dov'era, in mezzo alla strada privata, scagliandosi fuori dall'abitacolo con un più violento accesso di pianto, finalmente libera dall'impiccio di guidare. Si accasciò per qualche secondo contro il cofano della macchina, poi scosse la testa, trattenne il fiato e si passò le mani sul viso per asciugarlo dalle lacrime, ritrovandosele sbavate di mascara colato. Riprese a piangere con nuova foga, come se quell'insignificante particolare avesse avuto un peso che non aveva affatto, e lei lo sapeva, e barcollò verso la porta per suonare il campanello. Sperava che venisse Elena direttamente ad aprirle, e potersi abbandonare nel suo abbraccio affettuoso e piangere Matt finché non le fosse scappato fuori tutto quel dolore, rassicurata dalla sua amica.
E invece la porta si aprì e Caroline si lasciò sfuggire un lamento di frustrazione.
Buonasera, Barbie Vamp...” Damon aggrottò la fronte scrutandola perplesso, il suo sorriso sfacciato si spense lentamente e le sue sopracciglia si corrugarono. “...ira Piangente.” Caroline singhiozzò più forte, mordendosi le labbra. Proprio lui. Tra tutti, proprio lui.
El...ena?” balbettò, tentando di dominarsi.
Fuori con Stefan,” rispose lui, laconico. Caroline chinò la testa sussultando silenziosamente, vinta e lui la osservò vacuo. “Va bene, d'accordo, cos'è successo adesso? Ti si è spezzata un'unghia? I pantaloni nuovi non ti vanno bene?”
Caroline rialzò il capo, rabbiosa, digrignando i denti.
Tu!” strillò, lanciandogli una borsettata. “Tu! Odioso essere! Questa è tutta colpa tua! E' tutto colpa tua!” strillò inviperita, avventandoglisi contro per cercare di colpirlo alla cieca.
Ehi, ehi!” Protestò Damon, intrappolando facilmente i suoi polsi tra le proprie mani. “Calma, Barbie! Se vuoi saltarmi addosso non c'è bisogno di...”
E smettila!” strillò Caroline, divincolandosi. “Ti odi...e lasciami!”
E tu piantala!” ribatté Damon, allontanandola da sé. “Non sono nemmeno ancora uscito di casa oggi, come posso aver provocato...qualunque cosa sia? Voi dovete smetterla di pensare che qualsiasi evento spiacevole si verifichi sia dovuto a me, seriamente,” osservò, sarcastico.
Caroline si placò quasi all'istante. Continuò solo a piangere sommessamente, a due passi dalla porta ancora aperta.
Damon la scrutò inespressivo per un paio di secondi, prima di emettere un sospiro drammatico.
Ok, allora,” concesse stancamente. “So già che non mi interesserà assolutamente, ma cosa è successo?”
Lei serrò di nuovo le labbra in una smorfia disperata.
Matt...” mugugnò con strazio. “Ha d-detto che... Basta.”
Damon distese la fronte, con sorpresa. Caroline si abbandonò a nuovi singhiozzi soffocati, e lui sospirò piano.
Mi...dispiace, Barbie,” espulse in qualche modo, senza sembrare né troppo convinto né molto certo di cosa dire. Allungò una mano per appoggiarla sulla sua spalla, e a quel semplice tocco Caroline cedette, si lanciò in avanti e precipitò contro il suo torace dando sfogo al pianto.
...Bene,” mormorò Damon, rassegnandosi ad abbracciarla. “Shh, shh... Va tutto bene. Tutto bene,” commentò sottovoce, senza particolare convinzione.
No!” bofonchiò Caroline con foga, dritta contro il suo giubbotto. “Non va bene niente!”
E ti farebbe sentire meglio se io ripetessi questo?” osservò Damon, caustico.
Caroline lo ignorò nel suo dolore, rimanendo annidata in sé.
Io lo amo! Come posso vivere senza di lui adesso? Non...” E s'interruppe di nuovo, con nuovi singulti.
Questa è una buona domanda,” commentò lui assorto, con una carezza distratta ai suoi capelli. “Va bene, senti,” aggiunse, staccandola delicatamente da sé nel lasciare solo un braccio intorno alle sue spalle, per pilotarla verso il salone. “Permettimi di presentarti due ottimi amici con cui ti troverai molto bene in questo momento,” annunciò con brio.
Caroline lo osservò perplessa, lo sguardo appannato, mentre lui la conduceva verso il divano e la faceva sedere. Prese un respiro fremente e spezzato asciugandosi di nuovo il viso con la mano senza spostare lo sguardo dal vampiro, che aveva fatto un paio di passi.
Eccoci qua, questi sono Mister Bicchiere,” continuò lui, prendendo un calice dal tavolino e sollevandolo nella sua direzione, “e Mister Scotch,” aggiunse, alzando la bottiglia con un'aria da sommelier. “Carissimi amici, davvero preziosi.”
Caroline scrollò la testa rassegnata, emettendo una sorta di gorgoglio divertito che lui dovette interpretare come un incoraggiamento, dal momento che le servì il whisky tornando verso di lei. “Ora tu fai conoscenza con loro mentre io sbrigo una cosa, e poi mi potrai annoiare coi particolari del tuo romantico amore adolescenziale.” Sbuffò. “Che sono ansiosissimo di conoscere nei dettagli,” precisò sarcastico.
Caroline si accigliò e fece per rispondere a tono, ma nel rialzare lo sguardo dal bicchiere a lui, un po' tranquillizzata, notò allora che era vestito di tutto punto, con tanto di sciarpa. Si soffermò sul suo giubbotto, tirando su di naso.
Stavi uscendo?” chiese, ma Damon aveva già il telefono all'orecchio e le fece cenno di tacere.
Andie,” esordì all'apparecchio, col suo miglior tono accattivante. “Sì, tutto a p... Oh, davvero? Magnifico.” diede una sorsata dalla bottiglia, mentre dall'altro capo la donna continuava a parlare. “Mi fa piacere... Sì, naturalmente... Ecco, a proposito di questo... No, è soltanto che, sai, c'è stato un imprevisto e seriamente, mi dispiace moltissimo ma non credo di poter venire a cena. Desolat... Oh, niente, il mio fratellino e i suoi amici. Problemi adolescenziali, niente di grave... Sì, anche a me. Ci tenevo. Forse possiamo sentirci più tardi, e rimandare la cena a domani... Ti va?”
Caroline lo ascoltò sciorinare le sue storielle con tono affabile e premuroso da fidanzato perfetto, mentre lei sorseggiava rapidamente lo scotch cercando di non rimettersi a piangere nonostante i suoi occhi rimanessero umidi e le labbra le tremassero pericolosamente, finché Damon non si fu ricacciato il telefono in tasca.
Sistemata.” Le sorrise ampiamente, tornando verso di lei e allungandosi a sedere. “Dunque...”
Caroline si guardò intorno, smarrita.
Dov'è la stronza?” chiese accigliandosi.
Damon fece spallucce.
Katherine è con John e Alaric, a occuparsi delle ricerche per il problema rogo. Spero sopravviva solo Rick,” rispose asciutto. Caroline gorgogliò di nuovo. “Allora, stavamo dicendo? Oh, sì, il tuo toy boy...”
Non è il...!” protestò Caroline rabbiosa.
Comunque.” E Damon sottolineò la propria noncuranza tracannando un'altra robusta sorsata, indifferente al suo sguardo astioso.
Lei si rassegnò a lasciar correre il suo pessimo atteggiamento. Aveva appena annullato la sua cena per starla a sentire, dopotutto, perciò il suo umorismo al vetriolo era doppiamente inevitabile.
Matt...” iniziò, la voce tremante. Damon reclinò la bottiglia per colmarle ulteriormente il bicchiere. “L'altro...giorno gli ho detto che sono un vampiro. E'... uscito di testa, per via della morte di Vicki e tutto il resto e...credeva che io fossi coinvolta, non... Era fuori di sé.” Singhiozzò piano, e bevve un altro sorso.
Sì, Elena mi ha detto qualcosa al riguardo, ma sai,” Damon storse le labbra, “non stavo veramente ascoltando.”
Caroline prese un fazzolettino dalla borsetta, per soffiarsi il naso.
Ho cercato di farlo ragionare e di spiegargli, gli ho detto di non parlarne a nessuno, ma poi lui se n'è andato via guardandomi come...un mostro, veramente. Un mostro.” singhiozzò di nuovo.
Perché...è quello che sei,” osservò Damon serrando le labbra.
Puoi smetterla di essere così?” protestò lei, stizzita, prima di sbuffare. “Comunque, l'ho rivisto l'indomani. Era più calmo, e sono riuscita a raccontargli meglio le cose.”
Damon si accigliò.
Quali cose?”
Del...fatto che sono diventata un vampiro, e che non c'entro con la morte di Vicki, e che...lo amo e...”
Sa che io e Stefan siamo vampiri?” la interrogò gravemente lui.
Caroline lo guardò confusa.
Gli ho spiegato tutto, sì... Damon!” esclamò accorata, vedendo la piega truce presa dalle sue labbra. “Ti prego...” sussurrò.
Il vampiro allargò le braccia con espressione di esemplare innocenza.
Stavo solo chiedendo,” affermò benevolo, come se la sola idea che lui potesse uccidere qualcuno per una cosa del genere fosse stata completamente assurda. “Poi?” aggiunse, bevendo di nuovo.
Caroline prese faticosamente fiato, con il cuore in gola.
Mi ha ascoltata e mi ha presa sul serio. Era così sconvolto...” Deglutì a fatica, con le lacrime che pungevano la gola. “Mi ha detto che...aveva bisogno di stare per conto suo e...assorbire la cosa.”
Mi sembra comprensibile,” commentò Damon, senza sbilanciarsi.
Sì,” confermò Caroline. “Mi sono tenuta alla larga e... E oggi...” singhiozzò. “Mi è venuto a cercare e mia ha detto che...” singhiozzò ancora. “Che...mi crede e che crede che io non sia coinvolta nella morte di Vicki ma che...tutto questo è...troppo. E perciòcheètuttofinitotranoiecheluinonpuòstareconme!” eruppe in un trillo disperato, afflosciandosi su se stessa nel pianto.
Damon reclinò il capo, roteando la bottiglia prima di piegarla di nuovo verso il bicchiere stretto nella mano di lei.
Non ho capito tutte le parole ma credo di aver compreso il concetto di fondo,” ironizzò. Poi prese fiato. “Senti, Barbie, mi dispiace. Capisco che sia... Okay, no, non so. Voglio dire, è solo un umano.”
Caroline si voltò verso di lui con sguardo torvo, esasperato.
Tu mi stai veramente dicendo questo? Tu?” commentò.
Lo vide irrigidirsi istantaneamente, come se tutt'a un tratto fosse scattato sull'attenti o si fosse preparato a balzare su una preda. Ma durò un secondo, prima che Damon scrollasse le spalle.
Sì, io. Il cattivo, ricordi?” replicò ironico. “Perché?” aggiunse di getto, con aria vaga.
Caroline si limitò a guardarlo grave per qualche secondo. Poi pensò che in fondo non avrebbe avuto alcun senso parlare di Elena, perché non c'era motivo di affondare il coltello. Non sarebbe servito a nessuno, né a lei, né a lui, e probabilmente l'avrebbe solo ferito l'idea che persino lei, la vampira bamboletta, avesse capito.
Scrollò soltanto la testa, e questa volta gli prese la bottiglia di mano per riempirsi di nuovo il bicchiere. Prese un lungo respiro, osservando lo scotch attraverso il vetro.
Sapevo che prima o poi sarebbe successo. Matt è un essere umano, e io non più. Ma...” Inghiottì l'angoscia, con lo sguardo che di nuovo le si offuscava. “Non credevo...non pensavo...adesso. Pensavo solo prima o poi. Capisci?” concluse, con la voce che di nuovo vibrava di pianto.
Damon si riprese la bottiglia dalla sua mano senza variare di un'oncia la sua espressione aggrottata, dandole una lunga gollata.
Sì.”
Caroline si asciugò di nuovo velocemente gli occhi.
Come posso fare? Cosa, posso fare?” gemette con altre lacrime, rendendo vano il proprio gesto.
Damon scosse la testa.
Non lo. Forse niente.” stiracchiò un sorriso di circostanza. “Forse è meglio così.”
No!” singhiozzò Caroline, versandosi in gola il bicchiere. “Non può essere! Matt è la cosa migliore che... Senza Matt io sono solo...” pianse più forte, “...un'inutile e superficiale ragazzetta vampiro con la mania del controllo e le unghie laccate! Non sono assolutamente niente!”
Damon aggrottò ulteriormente la fronte, ascoltando per qualche secondo il suo pianto. Posò la bottiglia con un colpo secco.
Ora sì, ora sei solo stupida, Barbie,” asserì seccamente. “E lo sai benissimo. Tu non sei solo questo...” Prese fiato, pazientemente. “Senti, lo so che...forse avrei dovuto dirtelo prima, ma immagino di non aver voluto rovinare la mia immagine di stronzo totale. Sai che ci tengo.” Smozzicò un sorriso.
Cosa...stai dicendo?” sfiatò lei col fazzoletto sugli occhi occhi.
Dannazione, Caroline,” sbuffò Damon. “Sto dicendo che sei stata in gamba, ok? Per la storia di Tyler e dei licantropi. E poi tua madre. Sei stata...veramente forte.”
Caroline cessò di singhiozzare, puntandogli in faccia due chiari occhi tremuli.
Davvero?” mormorò toccata.
Damon spalancò le braccia, abbandonando per un istante la testa indietro.
Dai, odio complimentarmi con te. Ma, in qualche modo, diciamo, mi hai stupito. Favorevolmente.” La fissò dritta negli occhi, serio. “Sei stata brava, Caroline. Sul serio.”
Lei rimase solo ferma a guardarlo, con quegli occhioni così smarriti, e speranzosi, e poi il suo labbro tremò sempre più visibilmente e gli occhi le tornarono di nuovo lucidi, poi gonfi, poi umidi.
Oh no,” gemette Damon. “Perché parlo?”
Caroline si affrettò a sventolare le mani verso il proprio viso, cercando di contenersi.
Scusa,” miagolò querula. “E' solo che...pensavo di essere sembrata ancora più stupida, cioè, Tyler avrebbe potuto uccidermi e...”
Hai fatto quello che ritenevi importante e lo hai fatto fino in fondo. Questo non è stupido,” osservò lui, deciso.
Lei abbassò lo sguardo, stringendo le labbra, quasi in imbarazzo.
Grazie,” mormorò.
Oh, per favore,” sbottò Damon. “Credi davvero che l'abbia detto per farti un favore? Non ne avrei motivo. Tu non mi piaci. Non ti sopporto,” affermò brutale.
Caroline scrollò la testa con un lievissimo accenno di riso, colpendogli debolmente la spalla col pugno. E Damon non si ritrasse e non protestò, ma sorrise appena.
Lei respirò profondamente, avvilita.
Sarà sempre così...orribile?” chiese a mezza voce.
Peggio,” ribatté lui, noncurante.
E' triste,” commentò Caroline, assorta.
Damon si strinse nelle spalle, la osservò e poi allargò il braccio.
Qua,” la invitò.
Caroline espirò rumorosamente, svuotandosi dell'aria che le ostruiva i polmoni mentre si adagiava indietro, andando a posare la testa contro la spalla di lui.
L'amore fa schifo,” affermò enfatica, con tutto quello Scotch che le pesava dritto in testa.
Assolutamente,” concordò lui, accarezzandole quasi meccanicamente i capelli. “Sai perché? Perché è egoismo travestito.”
Caroline ridacchiò debolmente, affondando più comodamente nel suo piacevole giaciglio umano. O quasi. La sua mano, abbandonata a lato, si adagiò sullo sterno di lui.
Forse. O forse è solo che non ha senso,” meditò.
Di sicuro non ce l'ha,” puntualizzò il vampiro, serrandola più strettamente.
Caroline volse la testa indietro, verso di lui, e socchiuse le labbra senza poi aggiungere nulla. Lo guardò soltanto, e Damon le regalò una smorfia paziente.
Poi la porta di casa si aprì.
L'arrivo di Stefan e Elena sembrò avere l'effetto di riportare d'improvviso Mystic Falls nel salone dei Salvatore. Comparvero sulla soglia e li trovarono così, mezzi allacciati sul divano, e alticci, e il braccio di Damon intorno ai fianchi di Caroline. Per qualche secondo rimasero tutti e due lì immobili a fissarli sconcertati, mentre la reginetta di Mystic Falls si affrettava a scostarsi dal vampiro cattivo, e Stefan aggrottò le sopracciglia e gli rivolse quello sguardo così Stefan, così colmo di quieto rimprovero, quello sguardo odioso che, sebbene non l'avrebbe mai ammesso nemmeno con se stesso, riusciva a far sentire Damon perfettamente in torto anche le rare volte in cui non aveva fatto nulla di particolare
Buonasera,” esordì Stefan.
Caroline!” esclamò Elena lanciandosi verso di lei per abbracciarla. “Abbiamo...visto Matt al Grill. Mi dispiace,” mormorò, stringendola.
Lei si fece solo serrare dall'amica, con le ciglia di nuovo umide. Annuì mordendosi le labbra, prima di allontanarsi leggermente.
Lo so. Grazie,” sussurrò.
Possiamo fare qualcosa?” aggiunse Stefan, gentile.
Caroline scrollò la testa con riconoscenza.
Elena sospirò, partecipe. Poi voltò su Damon uno sguardo pericolosamente truce, al quale lui cercò di rispondere con un sorriso ineccepibilmente amichevole e immacolato.
Puoi venire un momento?” chiese lei con tono controllato.
Damon annuì sicuro.
Certo.” E mentre si alzava, sporgendosi verso Caroline, “ti lascio qui col fratello buono.”
Seguì Elena nella stanza adiacente, mentre lei si passava nervosamente le mani tra i capelli lucenti e poi si voltava verso di lui corrucciata, severa.
Cosa...stava succedendo di là?”
Damon sgranò gli occhi, come cadendo dalle nuvole.
Allora... Barbie Vampira è arrivata qui in lacrime, e io l'ho fatta entrare. Poi ha sentito la necessità di sfogarsi e raccontare tutto, e sono stato a sentirla mio malgrado. Poi era triste, e l'ho abbracciata. Ecco. Totalmente in modalità bravo ragazzo,” puntualizzò pratico.
Oh, davvero?” sibilò Elena, grondando scetticismo.
Lui sembrò indignato, ritraendosi.
Ehi! Il suo ragazzo oggetto l'ha piantata, così ho pensato di farle da ragazzo cuscino.”
Come sei magnanimo,” fece Elena, asciutta.
Lo pensi anche tu?” approvò lui, con convinzione.
Damon...”
Cosa? Siamo amici, no?” affermò lui accigliandosi. “Sto solo cercando di essere un amico. Sinceramente, questo non è un modo costruttivo di incoraggiarmi.” L'espressione di lei si ammorbidì, rimanendo sempre un po' diffidente. “Elena, la biondina piangeva e io ho cercato di confortarla. Fine. Credevo avresti approvato, ho adottato il tuo metodo.”
Lei si risolse a sbuffare, concedendosi un breve sorriso.
Va bene,” affermò, prima di sfiorargli l'avambraccio con la mano dopo una breve esitazione, quasi volesse scusarsi di averlo accusato. “Sei stato... Grazie.”
Si strinse leggermente nelle spalle, continuando a guardarlo con quel mezzo sorriso, e poi si voltò per tornare dagli altri; e Damon rimase lì, fermo, scombussolato, con una cosa tiepida nello stomaco, la sensazione delle dita di Elena sul suo braccio e la consapevolezza di aver ricevuto una quantità insolita di ringraziamenti per una sola sera.
   
 
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